“ Donna, vita , libertà “  – la libertà delle donne è la libertà di tutti

di ANNA LUISA CONTU

C’è una ragazza in una sala d’aspetto. Il suo capo coperto con il velo (lo hijab ) come tutte le donne che siedono o aspettano in quella sala. Masha, questo il suo nome, si alza e inizia a passeggiare . Il velo le  scivola un po’ e scopre i suoi bei capelli corvini. Non fa in tempo a rimettersi in ordine, o forse vorrebbe tenere un po’ il capo scoperto, provare a sentire la naturalezza di scuotere il  capo e sentire il movimento di quella massa lunga e folta che desta pensieri peccaminosi in maschi  repressi che odiano come sono fatte le donne.

Agenti della polizia morale le si fanno contro, pretendono da lei contrizione e ubbidienza, la arrestano e la portano via. Dopo tre giorni si viene a sapere della sua morte come conseguenza di abusi, maltrattamenti, percosse subiti in carcere.

La notizia scuote il paese e le donne insorgono, scendono in strada, tolgono il velo come se si scrollassero di dosso le catene e lo bruciano pubblicamente. È l’inizio di una rivolta che sta scuotendo l’Iran da oltre un mese.

Non solo ribellione di ragazze giovani ma delle donne di ogni età, e persino delle anziane che postano sui social i video in cui si liberano del velo. E con loro i ragazzi, stanchi di non poter avere relazioni normali con le loro coetanee , stanchi di non poter esprimere la loro giovinezza, di cantare, ballare , bere una birra  perché la polizia morale è sulle strade con i manganelli, le fruste, le armi a rimettere in riga i riottosi.

E insieme alle donne , ai giovani, anche i lavoratori , gli operai del settore petrolchimico che si ribellano contro i salari bassi, la crisi economica che colpisce i più poveri, la corruzione dell’oligarchia clericale.

Nel 1979 la ribellione contro lo Scià fu la ribellione di un intero popolo che rifiutava una omologazione culturale con l’Occidente e una modernizzazione imposta dall’alto e a colpi di repressione.

“ L’ ayatollah Khomeini e il clero sciita  andò al potere, dopo l’epurazione delle componenti socialiste, progressiste e democratiche spinto dall’entusiasmo rivoluzionario di un intero popolo.  Instaurarono un regime che praticava una brutale repressione su base religiosa e sessuale“ ( M Notarianni ) .  Oggi come allora.

Solo le donne compresero, fin dall’inizio, che cosa sarebbe stato il futuro. Nelle loro manifestazioni esse denunciavano: “ All’alba della libertà, noi non abbiamo libertà”.  Avevano capito quello che si approntava: la riduzione in uno stato di minorità e di ferreo controllo della loro vita. La negazione della propria autodeterminazione.

Anche oggi le donne reclamano libertà di autodeterminarsi: la questione di genere è al centro delle rivolte in tutta l’Iran , non solo nelle grandi città , e capace di scuotere e di far tremare il regime . Sono le donne che si pongono come avanguardia della rivolta e sui loro obiettivi di lotta contro il patriarcato vanno a fondo sui meccanismi dell’oppressione e dello sfruttamento.

Nell’ultima fase delle sua vita e del suo pensiero Rossana Rossanda ragionava su questo. Si interrogava se il soggetto portatore della trasformazione fosse ancora la classe operaia e non le donne che erano il movimento più rivoluzionario e persistente nella contemporaneità, non solo in Occidente.

Il movimento femminista non è un movimento estenuato e fagocitato dal trionfante neoliberismo; esso è innovativo, proteico, multiforme , non ha modelli da imitare, è non violento, non aspira alla presa del potere ma alla sovversione dell’intera società patriarcale che genera oppressione, sfruttamento , violenza, ineguaglianza tra gli esseri umani. Le donne lottano non solo per il pane ma anche per le rose. La libertà delle donne è la libertà di tutte le persone.

Non ho paura di dire una sciocchezza se affermo che il movimento femminista è l’unico movimento internazionalista rimasto. La reazione alle violenze contro le donne in Iran è stata in tutto il mondo condotta dai gruppi e dalle organizzazioni femministe. Anche a Civitavecchia.

Lo scambio e  la capacità di contaminazione tra le donne in ogni parte del mondo, favorito anche dall’uso dei social, rendono le questioni di genere di immediata presa .

“El violador es tu” , cantano le donne cilene contro lo Stato che le opprime e le reprime, e il loro canto viene ripreso e ballato in tutte le piazze del mondo. Anche il movimento del “me too” diventò globale e mise a nudo i rapporti squilibrati di potere tra i generi.

Quello che accade in Iran deve essere un monito per noi italiane.  Nessun diritto è acquisito per sempre.

Sembra uno sberleffo della Storia se la prima  donna italiana Presidente del Consiglio sia a capo di un governo reazionario di estrema destra.

Dai ministri e dalle nuove denominazioni dei ministeri, dalle seconde e terze cariche dello Stato abbiamo poco da  stare tranquille. Sappiamo che il morente patriarcato è capace di torsioni e reazioni pericolose.

Ma  ho speranza che non si possa tornare indietro rispetto alla consapevolezza  che le donne hanno acquisito in tutti questi decenni. E che le donne iraniane vincano la loro battaglia per tutti gli iraniani .

ANNA LUISA CONTU

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