“CHE AMBIENTE CHE FA” DI LUCIANO DAMIANI –  SCORDANDOCI DELLA GUERRA….  IL DECRETO SUL RISPARMIO ENERGETICO

di LUCIANO DAMIANI

Mentre i fumi delle bombe e degli incendi vagano per l’aria, mentre nuvole di metano percorrono i cieli dell’Europa é difficile, per chi volesse farlo, parlare di ambiente, sembra qualcosa di veramente fuori luogo. In effetti tante voci ambientaliste si sono spente, non si sentono più, o meglio, parlano della guerra e della pace. Eppure occorre pur parlarne, magari come ‘effetto collaterale’. La crisi energetica ha portato alla redazione di un decreto, pubblicato il 6 ottobre, che detta le regole del ‘risparmio energetico’. Che c’entra l’ambiente? C’entra, come effetto collaterale, la riduzione dei consumi si traduce anche in una riduzione delle emissioni inquinanti. Poco o tanto? Non importa, prendiamola così come una sorta di codificazione dell’uso etico ed intelligente delle risorse energetiche. Prendiamola così invece di considerarla una imposizione antidemocratica che ci nega il diritto a scaldarci o ad illuminare. Vediamola così, vediamo il lato buono della faccenda.

Ci si affida oggi al buon senso ed alla buona volontà della gente, visto che non ci sono controlli, prendiamola così, come un invito a comportamenti virtuosi. In fondo farà solo un po’ più freddo, o forse, un po’ meno caldo.

Ma quali sono gli obiettivi del ‘Piano’ che é all’origine del Decreto Ministeriale 383 del 6/10/2022?

Si tratta di ridurre di qualche miliardo di metri cubi il consumo di gas:

“nel suddetto Piano, è stato valutato che l’Italia, in relazione all’obiettivo di riduzione volontaria del 15% definito nel Regolamento, deve ridurre i consumi di gas di 8,2 miliardi Sm3”

Verrebbe da dire: “un piccolo sacrificio di tutti per un grande risultato”, ma c’é da chiedersi quanto questo sacrificio volontario verrà accettato, la gente osserverà questi limiti? Forse una qualche statistica ce lo dirà. Sarà un buco nell’acqua come le tasse sugli extraprofitti? Non lo sappiamo, forse lo immaginiamo, ma comunque sia ci tocca prendere atto e capire in cosa consiste questo decreto e cosa significa per noi osservarlo.

Per realizzare questo piano il decreto interviene sui giorni nei quali é ammessa l’accensione degli impianti, sulle ore di funzionamento e sulla temperatura massima ammessa. Tutto viene articolato nei commi dell’art. 1. Per prima cosa si dice che il totale dei giorni nei quali si possono accendere i riscaldamenti é ridotto di 15 giorni e che la temperatura massima é ridotta di 1 grado.

Il secondo comma specifica nel dettaglio: i 15 giorni in meno sono distribuiti in 8 giorni che posticipano l’accensione e 7 che anticipano lo spegnimento. Segue il dettaglio per le ‘zone climatiche’ che suddividono il paese, appunto, per il clima. La nostra città é in ‘zona C’ per cui potremo tenere accesa la caldaia dal 23 novembre al 23 marzo per 9 ore al giorno.  É stato anche abbassato di un grado il valore della temperatura massima consentita, ora dovremo regolare i nostri termostati a 19°.

Nel decreto all’art. 2 si parla anche di controlli ma rimandando ad altra legge che rimanda ad altra legge e via dicendo, ma in questi giorni più volte é stato detto che l’applicazione non sarà soggetta a controlli, per lo meno non ci si aspettano controlli a livello di abitazione. Eccezioni e regole diverse sono previste per specifiche situazioni, ospedali asili ecc…

Gli impianti interessati sono quelli alimentati da gas naturale, ovvero metano. Ciò non dovrebbe farci sentire autorizzati ad usare i condizionatori per fare i ‘furbi’, ma sappiamo quanto gli italiani siano ‘furbi’

Mettiamo che gli italiani siano cittadini modello e si attengano scrupolosamente alla regola, avremo così un risparmio di gas di “8,2 miliardi di Sm3”. Debbo essere sincero, ho cercato di capire quanta CO2 produce la combustione di un metro cubo di metano, ma mi é riuscito davvero impossibile, tante sono le variabili, una per tutte la tipologia delle caldaie, per cui mi limito a pensare che un risparmio di 8,2 miliardi di Smc corrisponda ad una altrettanto importante riduzione di emissioni di CO2.

Quello su cui mi piace però mettere l’accento non é la quantità di CO2 risparmiata quanto l’atteggiamento ‘virtuoso’ che siamo chiamati a mantenere. In fondo si tratta della questione etica della riduzione dei consumi, che inevitabilmente ha il suo ruolo importante nella questione ambientale, la somma di tanti fa sempre grandi valori e, non ultima, fa anche testimonianza.

Siamo chiamati dunque a consumare meno, un atteggiamento che dovremmo tenere anche in altri momenti del nostro quotidiano, come usare meno la macchina, ad esempio, oppure limitare l’uso della plastica e degli usa e getta. L’inverno fra poco arriverà e vedremo come risponderemo.

La domanda da farsi é: “noi, come siamo abituati a regolare il riscaldamento?”. La risposta la sappiamo, ora bisognerà capire se saremo in grado di rispettare queste direttive, Certo, chi ha il riscaldamento centralizzato é quasi impotente, ma chi lo ha autonomo dovrà fare i conti con se stesso, sarà cittadino corretto oppure farà dispetto alla politica gestendo il riscaldamento oltre i limiti? Pensiamo all’ambiente e forse potremo trovare consolazione. Io mi sono già fatto l’idea che starò in casa con il maglione, magari mi farò regalare da mia moglie una calda giacca da camera….

Se vediamo la cosa nell’ottica dei comportamenti virtuosi, magari, eviteremo di farci sangue amaro pensando a questa vicenda come il prodotto della speculazione, della guerra, della mala politica e quant’altro, cosa che bene non ci fa.

Per chi volesse leggere il decreto:

Aggiornamenti su altre vicende.

Ambienta Lazio, la società che ha chiesto il permesso per la realizzazione del biodigestore anaerobico, che si è vista negare la possibilità di incrementare i volumi lavorati, possibilità prevista in base al decreto che permette agli impianti di superare i limiti posti per sopperire alla mancanza del gas, ha fatto ricorso al TAR per poter lavorare, appunto, una massa di rifiuti superiore a quanto precedentemente autorizzato. Ciò in prospettiva futura in quanto l’mpianto non é stato ancora realizzato.

Si torna a parlare di isole ecologiche, ovvero di collocare cassonetti “intelligenti” in alcune zone della città (30?). Le esperienze in molti centri hanno dimostrato che tali isole non hanno funzionato fra guasti e degrado. Preferiremmo piuttosto che si migliorasse la raccolta porta a porta, magari con specifiche modifiche laddove la modalità attuale é scarsamente funzionale, penso magari alla sostituzione di quei “gallinai” poco decorosi con strutture più idonee, oppure a modifiche nella tempistica o altri interventi utili a migliorare il servizio. Da ricordare che le direttive regionali del “piano rifiuti” vieta l’uso di sistemi diversi dalla raccolta porta a porta, con pochissime ed inevitabili eccezioni.