Il gabbiano Giovanni Tagliapietra
di ROBERTO FIORENTINI ♦
Il gabbiano Giovanni Tagliapietra era sempre stato uno dei più furbi del suo stormo. Gli avevano detto che un tempo, molto prima che nascesse suo padre, quelli della sua specie erano uccelli marini. Giovanni Tagliapietra era un giovane adulto di 5 anni e non aveva mai vissuto ciò che si racconta tra gli anziani. Sembra che stessero sempre in mare aperto, che volassero a pelo d’acqua prima di atterrare sulle sue increspature. Un po’ per riposarsi, un po’ per cercare cibo. Seguivano le barche da pesca, per cercare cibo facile. Va premesso che il gabbiano di per sé risulta essere una specie opportunista. O almeno così dicono. Sarebbe questo uno dei principali motivi che li ha portati ad abbandonare le coste, loro habitat naturale, per spostarsi verso i centri urbani più interni. I gabbiani sanno che l’uomo è una fonte di cibo quasi assicurata. L’hanno imparato nei secoli. Basti pensare ai pescatori attorniati spesso anche al largo. Una rete issata equivale a un banchetto. Una questione di sopravvivenza, insomma, con i gabbiani che si aggirano tra le barche nella speranza di potersi nutrire con gli scarti della pesca. Seguendo la stessa logica opportunista i gabbiani hanno imparato che anche negli insediamenti umani si trova cibo in abbondanza. In città il cibo non manca mai. Mercati, cassonetti dei rifiuti e discariche, topi e piccioni. La città è una tavola imbandita. E poi, nei centri urbani c’è un habitat perfetto dove vivere. Al di là del cibo, infatti, ci sono tetti e balconi che sono davvero luoghi ideali dove costruire il nido e deporre le uova. Giovanni aveva vissuto sempre così e i racconti degli anziani dello stormo, sui gabbiani che seguono le barche e nidificano sulle scogliere, gli sembravano persino leggende, chiacchiere di vecchi che mitizzano il passato. Giovanni era un gabbiano reale: lunghezza dalla punta del becco alla coda 58 cm, apertura alare 150 cm, aspetto massiccio e fiero. D’inverno il collo e la testa erano bianchi con strie di colore marrone sparse mentre il dorso e le scapolari erano grigio-bluastre; il sopraccoda, il groppone, la coda e le parti inferiori del corpo bianche. In abito nuziale, invece, cioè durante l’estate, la testa, il collo, la gola e il petto rimangono di un colore bianco puro. Il becco è massiccio, lungo circa 6 cm, e termina con una punta adunca; è di color giallo con apice biancastro e con una macchia rossa sulla mandibola. Le zampe sono di colore giallo intenso. Rispetto ai suoi parenti e amici Giovanni era uno dei più belli ed anche uno dei più intelligenti. Si era detto: ma per quale motivo devo andarmi ad azzuffare con gli altri, per aspettare l’una, quando svuotano il Mercato e la zona si riempie di succulenta frutta e verdura abbandonata e persino di rifiuti di pesce e carne in abbondanza? E se trovassi un posto tutto mio, dove me ne sto tranquillo e mi danno da mangiare? Chi me lo fa fare di volare fino a Fosso Crepacuore per rovistare nella discarica? In fin dei conti il gabbiano è un animale territoriale. Così Giovanni Tagliapietra cercò un posto dove sarebbe stato il re, dove lo avrebbero rispettato, nutrito e, forse, persino amato. Anche se, di quei buffi esseri grandi e senza piume, gli uomini, non è che ci sia troppo da fidarsi. In fondo se i gabbiani stanno in città, almeno sempre secondo gli stessi anziani, è perché c’è stato l’innalzamento delle temperature climatiche che ha portato a spostarsi in profondità determinati tipi di pesce. E quello era il pesce che mangiavano i gabbiani. Giovanni non ci credeva fino in fondo, ma loro dicevano così. Comunque, dopo alcuni esperimenti, Giovanni Tagliapietra trovò il suo posto speciale e si trasferì lì. In una, tutto sommato, tranquilla stradina del centro di Civitavecchia, non lontana dal mare, dove comunque ogni tanto era bello tornare, e neppure dal mercato. Anche se non sempre aveva bisogno di muoversi, perché c’erano molti uomini gentili che gli passavano cibo e lo lasciavano tranquillo, quando se ne stava sui tetti delle auto a curiosare sulle persone che passavano. In fondo se questi buffi esseri senza piume si danno tanta pena per nutrire e curare quei bruttissimi esseri pelosi, quegli antipatici di cani e gatti, perché non dovrebbero prendersi cura di un meraviglioso gabbiano reale come Giovanni Tagliapietra? E così fu. Da allora Giovanni se ne sta lì, a camminare impettito in mezzo alla strada, oppure sui tetti delle auto, fiero e regale, a guardare negli occhi gli uomini che passano, in Via Annovazzi a Civitavecchia.
ROBERTO FIORENTINI
Credo di averlo visto qualche volta…. Anche con un bel gruppo di amici.. 🙂
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❤️
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