IL PASSATO CHE NON HA FUTURO

di CARLO ALBERTO FALZETTI

Un certo tipo di Italietta vuole un presidente patriota. Peccato che Garibaldi non è più!

Un certo tipo di Italietta di fronte al dramma ecologico riprende l’eroico furore:  semaforo verde per il nucleare. Felice Ippolito, subito santo! Donat Cattin? Che uomo: 20 centrali almeno da progettare. E Scajola? Con i suoi reattori francesi da acquistare, un gigante!

Three Miles Island, Chernobyl, Fukushima  e fu subito notte!! (Vittorio Marletto, Rinnovabili.it)

Scellerati referendum promossi da radical chic (Cingolani) ebbero la meglio. Addio atomo buono.

Ma ecco che la Divina Provvidenza tutto provvede. Le rinnovabili sono solo misera  energia intermittente, perché esposte  al rischio clima che è poi influenzato dal combustibile non rinnovabile che inquina: un circolo vizioso da cui si deve uscire. Ma come?

Semplice: una “transizione ecologica” verso il passato non quello remoto (vento e calore) ma quello prossimo, ovvero il nucleare!

Ed ecco spuntare come funghi gli avvocati dell’atomo e magnificare che l’energia che si strappa alla forza nucleare attrattiva dei protoni e neutroni  è l’unica fonte di energia pulita e nel contempo efficiente. Ed ecco Macron far visita all’Italia. Coincidenza? Per capire bene il perché del tour considerate il presidente francese come un  lussuoso venditore, non di champagne, ma di reattori (la Francia è famosa per questo).

A questo punto basta con le frivolezze e parliamo serio. Questo il problema dell’energia nucleare.

  • La quota di energia nucleare è in discesa da anni: dal 17,5% del ’96 si è giunti all’attuale 10%. I reattori complessivi nel mondo sono 415. I reattori chiusi sono pari a 196 per un totale di energia sospesa di 90 MW. L’età media del parco reattori ha raggiunto i 30,9 anni. Nel trentennio prossimo si ritireranno circa dai 5 ai 10 reattori.
  • La causa di tale diminuzione sta nel costo di costruzione delle centrali e nel costo di manutenzione. Si può calcolare un aumento pari ad oltre il 30% nell’ultimo decennio. In più per costruire una nuova centrale si impiega una decina di anni. L’emergenza climatica è tale che il tempo diventa una variabile strategica. Il costo di un KW fornito dal nucleare era nel 2010 inferiore di 1/3 rispetto all’eolico off-shore. Oggi la situazione è ribaltata: l’eolico off-shore ha costi dimezzati rispetto al nucleare.
  • Al contrario di tale tendenza l’energia delle fonti rinnovabili in termini di investimenti ha superato di un valore pari a 17 volte l’investimento in energia nucleare.
  • Valutando in termini di rischiosità a fronte di una probabilità bassa di incidente (comunque diversa da zero, dati i tre disastri più famosi) si deve considerare il fattore danno che è di natura irreversibile. Il prodotto fra i due fattori da come risultato un valore enorme.
  • Uno dei problemi che pesano enormemente sul sistema dell’energia nucleare è la lunghezza dello smantellamento (decommissioning) ovvero passare dalla fase di demolizione delle strutture e posizionamento temporaneo dei materiali radioattivi (brown field) alla fase di trasferimento in un deposito nazionale (green field) con restituzione finale del terreno decontaminato alla collettività. Ebbene la durata media di decommissioning è valutabile in 20 anni con valori molto che vanno da un minino di 6 anni a valori posizionati sui 40 anni. Dunque, il costo della gestione del fine vita è elevatissimo . A titolo di esempio il costo della bonifica di 17 impianti in U.K. supererà i 200 miliardi di euro nei prossimi 120 anni.
  • Situazione non ancora risolta e che costituisce il punto più grave dell’energia nucleare è il “cimitero delle scorie radioattive”. Il costo di creazione e manutenzione del deposito sarà più pesante del costo di smantellamento! (stima francese). Per le scorie di 3° livello non esiste una soluzione definitiva che possa essere al riparo delle attuali normative della sicurezza (il deposito geologico di profondità sembrerebbe l’unica soluzione ma il costo è proibitivo ed il luogo non è stato ancora individuato dai vari paesi. Negli Usa le scorie si stanno accumulando in 75 siti di 35 Stati).

(Gianni Silvestrini, Quale energia.it).

Questa la situazione del nucleare inteso come fonte energetica, un fallimento!!

 Però…….

Una  soluzione si va sempre più consolidandosi in taluni ambienti della nostra classe politica: il nucleare fin qui adottato presenta tutti i problemi esposti ma è di vecchia generazione. Esiste “una quarta generazione che risolve tutti i problemi, comunque li minimizza. E su tale aspettativa più non valgono i referendum del popolo perché “erano basati sul vecchio nucleare” (Cingolani)

Hanno ragione i nostri  eroi?

Le considerazioni  che si possono fare su questi “reattori di quarta generazione” (Small Modular Reactors, SMR) sono le seguenti.

  • Un conto è il reattore “nella testa del progettista”, un conto è quelle che dall’idea si trasformerà nella realtà ( George Rickover, Marina nucleare USA).
  • “Reattore immaginato”: semplice, costa poco, leggero, facile da costruire, flessibile, si possono riutilizzare componenti già esistenti. (Il ministro Cingolani agli studenti espone perfettamente l’immaginario)
  • “Reattore reale”: molto costoso, molto il tempo per costruirlo, grande e pesante, complicato, ancora allo studio (e ci vorranno ancora molti anni). Lo SMR è” parte del problema non la soluzione” (Cooper “The economic failure of nuclear power”).
  • Esiste un circolo vizioso: necessita che esistano commesse imponenti per  ridurre i costi degli SMR attraverso economie di scala. Ma senza la riduzione dei costi poche saranno le commesse. Dove cominciare?
  • Infine, un motivo di strategia globale che interessa tutte le volte che si tenta l’arricchimento dell’uranio. Il pericolo dell’uso bellico (il pensiero va sempre all’Iran).

Dunque, sintetizzando: “signor ministro della transizione, tutti s’era dell’idea che il transito fosse  verso le rinnovabili. S’è capito male noi o ha fatto Ella inversione di marcia?”.

Perché allora insistono sul nucleare?

Giro di denaro immenso!

Alibi per giustificare i successi non impetuosi sulle rinnovabili.

Monocultura tutta e solo tesa agli studi fatti .

 L’Italietta è sempre riconoscibile, e non sempre è questione  di colori!

CARLO ALBERTO FALZETTI