Le madri costituenti

a cura dell’ANPI ♦
Pochi giorni fa si è svolto, in modalità on line, un prezioso incontro,  promosso dalla sezione Anpi di Civitavecchia, nel ricordo delle Madri Costituenti, ovvero delle famose 21 donne elette al Parlamento per la prima volta.

il 2 giugno del 1946 è una pietra miliare nel percorso di ricostruzione democratica dell’Italia.

Gli italiani e le italiane furono chiamati a scegliere, infatti, non solo per la scelta istituzionale formale, tra Monarchia e Repubblica, ma anche per l’assemblea costituente di 556 componenti che avrebbero dovuto redigere la Carta Costituzionale.
Viene anche ricordata come la data in cui le donne votarono per la prima volta per le elezioni politiche, avevano infatti già potuto votare per le elezioni amministrative del marzo e dell’aprile precedenti, alcune furono anche elette sindache o nominate assessore.
Quindi, dal punto di vista legislativo, il voto alle donne, ha dei precedenti.
Nel gennaio del 1946, infatti, viene concesso il diritto di voto attivo alle donne, ad esclusioni delle prostitute “visibili”, mentre potevano votare quelle delle case chiuse.
Nel marzo del 1946, però, dopo numerose contestazioni, viene promulgato il suffragio universale diretto.
Sempre nel marzo del 1946 il luogotenente Umberto II di Savoia, erede al trono sabaudo, firma il famoso decreto 98, con il quale vengono indette libere elezioni per la domenica del 2 giugno 1946.
Per l’Italia inizia il periodo della campagna
elettorale, della riappropriazione della libera presenza in piazza, i partiti antifascisti inventano nuovi linguaggi politici, indirizzati anche e soprattutto a quelle categorie che non avevano mai a partecipato al voto, le donne appunto, ma anche quei giovani che erano bambini o, addirittura nati, durante il ventennio fascista.
Dal punto di vista dei mezzi di comunicazione di massa, anche la stampa è al suo banco di prova dell’informazione libera e della propaganda politica trasparente.
Pier Paolo Luzzatto Fegiz fonda a Milano la Doxa il primo istituto di rilevazione demoscopica.
Il 29 maggio del 1946, il “Sole 24 ore”, pubblica il primo sondaggio libero che ricalcherà quel risultato che le urne consegneranno pochi giorni dopo.
Il 5 giugno, infine, Giuseppe Romita, ministro degli interni, proclama i risultati elettorali e la vittoria della Repubblica, il tutto avviene in un periodo di forti tensioni sociali, basti ricordare i fatti di Napoli.
Ma, fu solamente dopo l’esilio degli eredi della casa sabauda in Portogallo, che la Cassazione può proclamare come definitivi i risultati.
Nasce la Repubblica Italiana.
Le elezioni proporzionali per l’assemblea costituente saranno vinte dalla Democrazia Cristiana, seguita dal Partito Socialista e dal Partito Comunista. Dei 556 eletti, 21 saranno donne.
Ed è qui che la relazione di Marina Pierlorenzi, vicepresidente dell’Anpi provincia di Roma inizia ed entra nel vivo della discussione, facendosi interessantissima, con il suo alto valore storico e formativo.
“L’ ingresso delle 21 in Parlamento irrompe sulle testate giornalistiche con lo stesso registro e la stessa vena folkloristica con la quale si commentano i look delle soubrette”-
inizia Marina- “Bianca Bianchi, era soprannominata la “Biondissima”, altre erano menzionate solo per il loro abbigliamento o per le loro storie d’amore, come ad esempio, la contemporanea presenza di Rita Montagnana e Nilde Jotti, prima moglie e attuale compagna di Palmiro Togliatti.
La Resistenza, la lotta partigiana aveva segnato per la maggior parte di loro, invece, un’esperienza di vita fortissima che le aveva portate fuori dalla vita quotidiana a contatto con una realtà promiscua, con le armi, il sangue, la guerra, la distruzione fisica e morale delle persone.
Alcune di loro avevano partecipato attivamente e direttamente alla Resistenza: Adele Bei, condannata a diciotto anni di carcere per attività antifascista, Teresa Mattei, detta Chicchi, torturata e violentata dai nazifascisti, Teresa Noce, Estella, deportata in Germania fino alla conclusione della guerra, Rita Montagnana, che visse a lungo in esilio tra la Francia e l’Unione sovietica.
Delle 21 costituenti nove erano comuniste, oltre le già citate, Nadia Gallico Spano, Leonilde Jotti, Angiola Minnella, Elettra Pollastrini, Maria Maddalena Rossi.
Nove le democristiane: Laura Bianchini, Elisabetta Conci, Filomena Delli Castelli, Maria Federici, Angela Gotelli, Angela Guidi Cingolani, Maria Fiorini Nicotra, Maria De Unterrichter Jervolino, Vittoria Titomanlio.
Due le socialiste: Angiolina (Lina) Merlin e Bianca Bianchi.
Una della lista “Uomo qualunque” Ottavia Penna Buscemi, che fu contrapposta, come candidata alla Presidenza della Repubblica a Enrico De Nicola, ottenendo 32 voti contro i suoi 396.
Quattordici di loro erano laureate, per lo più in materie umanistiche, una, Maria Maddalena Rossi in chimica, due maestre elementari, alcune giornaliste pubblicitarie, Lina Merlin in varie testate ”Eco dei lavoratori”, “Difesa delle lavoratrici”, “Eco di Padova”, Laura Bianchini in “Brescia libera”.
Due furono particolarmente impegnate nel sindacato. Adele Bei e Teresa Noce. E sono quattordici quelle sposate, alcune con figli.
Sotto i venticinque anni Mattei, Jotti, Bianchini, Bianchi, Rossi. Due trentenni: Delli Castelli, Gallico Spano.
Tutte insieme avevano attivato l’eterno tema della lotta per i diritti delle donne a partire dalla rappresentanza.
Un cammino non ancora concluso e a loro dobbiamo il fatto che “ancora parliamo della necessità di dare equilibrio alla rappresentanza di uomini e donne” diceva la Rossi Doria aggiungendo “..questa incompiutezza è la spia di qualcosa che non funziona, che il diritto alla rappresentanza delle donne non è ancora realizzato”
Ciò che vorrei rimanesse dopo queste riflessioni nella mia e nella vostra testa e nel cuore è il tratto di grande sobrietà, di determinazione di autorevolezza raggiunto dalle Costituenti, che le ha portate ad agire con competenza equilibrio e concretezza, pur tra le forti tensioni dovute agli schieramenti di appartenenza.”
Mi parlano, ci parlano di una politica alta, pulita, popolare che ha consentito di realizzare la “Costituzione più bella del mondo”, tanto e troppo spesso attaccata, vilipesa, strumentalizzata, cui l’A.N.P.I. dedica il suo costante impegno e che, per dirla con il nostro Presidente” è la base e il fondamento della nostra convivenza civile ed è documento per il quale tante donne e tanti uomini hanno sacrificato i propri interessi, la propria famiglia la propria vita”
Non dimentichiamolo mai.
Cosa ci lascia questo prezioso contributo formativo di Marina? Non solo la consapevolezza della necessità di parlare ancora di presenza di genere nelle istituzioni, ma soprattutto di come la presenza delle 21 abbia solcato in modo indelebile la nostra Costituzione, negli articoli che ne fanno la meravigliosa carta che è. Gli articoli di uguaglianza, del rispetto del lavoro, sua convivenza civile, ma soprattutto nella sue irriducibile scelta di pace.
ANPI di Civitavecchia