IL PANE CON LA FARINA DI GRILLI….? COSTA TROPPO!

di LUCIANO DAMIANI

Arrivato il via libera alla commercializzazione di altri due insetti e loro derivati per l’alimentazione umana, ma nessuno ci obbliga a mangiarli.

In questi giorni é arrivato a conclusione l’iter autorizzativo per la commercializzazione, per l’alimentazione umana, di un paio di insetti, per la precisione il ‘grillo comune’ (Acheta domesticus) e il ‘verme della farina minore’ (Alphitobius disperinus), già inseriti tempo fa nel regolamento “Novel Food”. Questo regolamento é lo strumento che utilizza la Comunità Europea per regolamentare l’iter autorizzativo per i ‘nuovi alimenti’. Il regolamento ha come tema tutti quei cibi che, a far tempo da una certa data, non siano in uso comune sul territorio comunitario ma che vorrebbero entrarvi sotto la spinta della globalizzazione alimentare. Rientrano nei ‘novel food’ anche quelle sostanze ‘inventate’ ovvero non presenti in natura al momento della formulazione del regolamento. Questi due insetti sono dunque stati inseriti nell’elenco dei cibi ammessi, e non sono né i primi né gli ultimi, altri insetti fanno già parte del paniere ed altri sono in via di approvazione.

Per la cronaca é utile rilevare come il regolamento risalga, nella sua prima versione, al 2015 ma poi rivisto, in una seconda versione, per rispondere principalmente ad una criticità che rendeva assai difficile l’ottenimento dell’autorizzazione alla commercializzazione dei tanti prodotti extraeuropei per i quali c’era una certa pressione all’importazione in Europa. Pur essendo assolutamente diversi, sia i cibi comunemente utilizzati fuori dall’Unione, definiti ‘cibi tradizionali’ (ad esempio l’alga nori ed appunto gli insetti) che i cibi ‘inventati’ (ad esempio integratori alimentari ed altre sostanze prodotte dall’ ingegneria chimica) prodotti all’interno della comunità Europea, sono soggetti alla stessa disciplina che prevede che l’onere della prova di salubrità del prodotto sia a carico del richiedente. Va da se che tale onere, se é affrontabile da una multinazionale della chimica alimentare, lo é molto meno per i produttori del cosiddetto ‘cibo tradizionale’ vietnamita piuttosto che di qualche altro paese in via di sviluppo o sottosviluppato. Questa evidente differenza fra le due tipologie di cibo, e le pressioni che la globalizzazione ha prodotto, ha portato ad una nuova versione del regolamento del ‘Novel Food’ che contempla ora procedure ed oneri diversi fra i ‘cibi tradizionali’ e quelli inventati. In buona sostanza oggi é più facile introdurre in Europa cibi ‘tradizionali’ di paesi terzi. Fondamentalmente si riconosce che se i grilli sono comunemente mangiati da milioni di persone non europee senza evidente rischio per la salute, non si vede perché non debbano essere ‘salubri’ per gli europei. Ciò non vuol dire che non ci sono controlli sulla sicurezza alimentare, ma solo che le procedure sono semplificate e comunque ulteriori verifiche possono, per regolamento, sempre essere richieste all’EFSA, l’ente europeo che si occupa della sicurezza alimentare, prima che questo ne certifichi la salubrità.

Come in questi ultimi tempi accade spesso, quello che viene dall’Europa, o forse é meglio dire dalla UE, vien visto come qualcosa che ci é estraneo, se non addirittura come una imposizione, un sopruso prodotto da chissà quale interesse non dicibile. A volte magari lo é, e sarebbe disonesto non ammetterlo, ma da ciò a farne una regola per qualsiasi cosa scenda da Bruxelles ce ne passa. Nel  nostro caso si tratta di accettare come ‘commestibile’ qualcosa che già lo é per milioni di persone. Questo non vuol dire che “ci faranno mangiare cavallette senza dircelo”. Per fortuna pare che abbiamo una delle legislazioni più severe in fatto di alimentazione. Possiamo contare su una dettagliata documentazione che accompagna i prodotti, una etichettatura che dettaglia tutti gli ingredienti presenti in quel prodotto. Piuttosto il consumatore dovrebbe fare un mea colpa per la scarsa abitudine a leggere e comprendere le etichette. Nel caso specifico dei grilli ecc…, nelle prescrizioni di etichettatura che accompagnano questi ‘nuovi alimenti’, c’é quella riguardante gli allergeni poiché questi insetti risultano pericolosi per chi é allergico/a ai crostacei e agli acari della polvere ecc…, per cui appare se non altro improbabile che questi insetti finiscano nel nostro piatto ‘volutamente’ senza apposita indicazione. Per altro c’é anche da considerare il costo elevato di questi prodotti (24 E per 150 grammi di grilli), cosa che, se anche il costo si dovesse abbattere, sarebbe tale da renderne necessaria la ‘evidenziazione’ come cibo proteico, non certo per il consumo di massa, tant’è che si usano per le ‘barrette energetiche’ destinate magari a chi richiede un contributo speciale di proteine, ed é proprio una barretta quella che Samanta Cristoforetti addenta in una foto diffusa nei social. Si può anche comprare del pane agli insetti, ma la loro presenza é la motivazione all’acquisto e la giustificazione per il prezzo levato, quindi sarà ben evidente. É ragionevole quindi pensare che nessuno metterà mai della farina di grillo nel nostro pane e, se mai fosse usato, sarebbe ben pubblicizzato, cosa obbligatoria, sia per evitare reazioni allergiche inattese che sarebbero disastrose per il commerciante, non solo per il consumatore, sia perché gli insetti si collocano in quel mercato di nicchia di coloro che cercano prodotti ‘particolari’ e che sono disposti a pagarli.

Certo c’é una questione culturale evidente che ci pone sulla ‘difensiva’ rispetto a queste novità. Non é il nostro cibo, non é nelle nostre abitudini e tradizioni e sarebbe disonesto tacerlo, ma é altrettanto disonesto porsi nella posizione di chi denuncia il tentativo di avvelenamento o il tentativo di cancellare le italiche tradizioni. Nessuno ci vuole avvelenare e nessuno vuole cancellare, magari con un perverso e nascosto disegno a lungo termine, le nostre tradizioni alimentari e le nostre abitudini a tavola. Si tratta solamente di permettere, a chi lo volesse, di cibarsi di altro in tutta sicurezza. Per altro non si tratta proprio di una novità, certi insetti già sono presenti nella nostra dieta, alcuni in modo involontario, infatti una quota involontaria di insetti é tollerata nel cibo, insetti che capitano nelle confetture nella farina ecc… altri invece sono già autorizzati ed utilizzati ad esempio come coloranti ecc…

É vero che ci fanno un po’ schifo, ma non é altrettanto vero che sulle nostre tavole già la tradizione nostrana propone cibi altrettanto ‘schifosi’? Non fanno forse parte della nostra tradizione gli intestini del vitello con il loro contenuto, le zampe di gallina, i sanguinacci, le rane, le lumache, il formaggio con i vermi e, se vogliamo andare verso l’antico, addirittura la colatura di alici, il ‘garum’ dei romani? Non sono un po’ schifose anche tutte queste cose? E che dire ad esempio della carne di cavallo, cibo assolutamente consueto in alcune parti del paese ed assolutamente non pronunciabile altrove? Insomma anche noi mangiamo cose schifose, insomma la questione degli insetti é più che altro un fatto culturale! Noi, uomini moderni, dovremmo essere aperti agli scambi che, in fondo, il cibo é cultura. Considerare l’ammissione di questi cibi come “un attentato alla nostra tradizione e alla salute” oppure come “una imposizione dei poteri forti” ribaltando tutto sulla Europa che “ci vuole ammazzare” o che “ci vuol privare delle nostre tradizioni e delle nostre eccellenze gastronomiche”, vuol dire voler imporre la propria visione della vita se non esercitare una cosciente disonestà intellettuale, che poi nessuno i ci obbliga a nutrirci d’insetti, ma tant’é reagiamo come se fossimo obbligati. Atteggiamenti simili a quanti respingono l’idea di doversi vaccinare contro il COVID, o forse é semplicemente la scarsa propensione ad uscire dalla propria ‘confort zone’ fatta di abitudini e scelte senza possibilità di sorprese come potrebbe essere, appunto, l’idea di vaccinarsi per il COVID, il solo pensiero di un qualche possibile effetto avverso é tale da far accettare il rischio del contagio e delle sue possibili gravi conseguenze, non solo, siamo portati a credere a qualsiasi che scrivesse di danni alla salute o fantomatiche lobbies delle cavallette.

E così già girano sui social i post con i grilli nella pasta e nel pane ecc…. Alcuni addirittura fanno i nomi di marchi che già, a nostra insaputa, utilizzano quelle farine nei loro prodotti, ovviamente senza lo straccio di una prova, di un documento. Un video della Fondazione Barilla, chiaramente umoristico, sull’uso degli insetti, é stato lo spunto per l’ennesima campagna denigratorice, si dice shit storm, diffusa nei social, terreno dove, si sa, i boccali i, che sono tanti, abboccano, si invita a boicottare quella pasta perché contiene, come fosse certo, farina di grillo. Sul sito etsy.com la quotazione della farina di grillo “gusto naturale” é quotata 20 Euro per 200gr, ossia 100 Euro al Kg. Se davvero Barilla usasse una quota di farina di grillo nella sua pasta costerebbe come minimo tre volte tanto, ma tant’é gli haters non amano documentarsi.

Se invece siete gente moderna, aperta alle sperimentazioni ed alle altre culture potete trovare ricette per fare il pane oppure provare a fare degli spiedini di cavalletta e sperimentare così una cucina ‘diversa’. Personalmente sono dell’idea che le cucine altrui andrebbero gustate sul posto, sarebbe meglio, sappiamo come le cucine straniere vengano modificate per incontrare i gusti degli abitanti del posto (una volta a Dubrovnik mi portarono delle lasagne sommerse da cipolle crude), per cui se mai mangerò cavallette lo farò là dove é comune… probabilmente mai. Intanto domani andrò dal macellaio ad ordinare la pajata per condirci i rigatoni come fanno a Roma e andrò a comprare la colatura di alici per condire gli spaghetti come fanno a Cetara, ognuno si goda le proprie schifezze, ma senza precludere l’accesso preconcetto a quelle altrui.

Nelle due autorizzazioni che seguono, fra l’altro sono indicate le tipologie di cibo nei quali possono essere impiegati e le specifiche della etichettatura

Autorizzazione del grillo comune:

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:32022R0188

Autorizzazione della larva gialla della farina:

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:32022R0169

REGOLAMENTO (UE) 2015/2283 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO

del 25 novembre 2015

relativo ai nuovi alimenti e che modifica il regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:32015R2283

Il video della Fondazione Barilla origine della campagna mediatica di denigrazione

https://youtu.be/xiPIjfga9Ec

LUCIANO DAMIANI

https://spazioliberoblog.com/