La legge 194/78 è patrimonio di tutti.
di VALENTINA DI GENNARO ♦
“La stanza tua piena di fiori
Gianna Nannini
A quarantatré anni dalla sua adozione, il pieno accesso all’interruzione volontaria di gravidanza come prevista dalla legge resta ancora da garantire. Per molti l’accesso all’IVG in Italia sembra una pratica di facile fruizione e a richiesta. Ma non è così.
Uno dei problemi maggiori rimane l’obiezione di coscienza, che per i professionisti sanitari è prevista proprio dalla stessa legge 194, ma che arriva ad una media del 70% in Italia, con picchi del 90%, del personale sanitario.
E spesso, contrariamente alla legge, viene allargata anche alle pratiche mediche che precedono o seguono l’intervento. Soprattutto per quanto riguarda il certificato medico, i certificati medici, necessari all’accesso all’Interruzione volontaria di gravidanza.
L’iter legislativo che portò all’approvazione nel 1978 della legge 194 non fu affatto facile o lineare. Avvenne innanzitutto in un arco temporale di anni difficili per l’Italia, inizia alla camera dei deputati ancora infuocata dal dibattito dopo l’uccisione a Ponte Garibaldi di Giorgiana Masi e si concluse l’anno successivo, dopo i 55 giorni del sequestro Moro e dal dibattito parlamentare che ne seguì. Su iniziativa di un parlamentare socialista, Vincenzo Balzamo, e con il sostegno di PLI, DP, PRI, PCI, PSDI e indipendenti di sinistra e con relatori di maggioranza Giovanni Berlinguer(PCI) e Antonio Del Pennino (PRI), mentre ad opporsi fu il controrelatore di minoranza Pino Rauti (MSI).
Il disegno di legge Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza, è così legge dello Stato. Legge che resistette anche al tentativo di abrogazione con l’indizione di un referendum promosso dal Movimento per la vita.
Il 17 maggio 1981 più del 62% dei votanti si espresse per il mantenimento della legge.
Quello che non si può non citare parlando dell’iter che portò alla promulgazione della legge che sancisce il diritto ad autodeterminarsi nelle proprie scelte di salute riproduttiva, è il grande movimento di donne che lo resero possibile.
Prima di allora, per millenni, dalla notte dei tempi, le donne hanno abortito in clandestinità, in situazioni igieniche precarie, a rischio della propria vita, quando non la persero davvero, o nel lusso di cliniche private, a pagamento. Le innumerevoli morti per “ago duro”. Morti per emorragia, per setticemia o per embolia. Gli aborti venivano praticati in camere operatorie improvvisate, o bevendo rimedi casalinghi, infliggendosi da sole ferite all’utero.
Le storie delle famiglie, di tutte le famiglie, sono costellate di ricordi di aborti clandestini.
In Italia Adele Faccio e Emma Bonino furono arrestate dopo essersi autodenunciate alle autorità per aver praticato aborti.
Dopo quarantatré anni di difesa continua di un diritto delle donne, il diritto a ricorrere ad una pratica per la loro salute riproduttiva in un ambiente sicuro, gratuito, seguite da personale sanitario e medico. Dopo che il diritto all’aborto è stato incrinato anche dalla possibilità, legge in alcune regioni italiane, di seppellire tutti i residui abortivi anche senza il consenso della donna, ora arriva il ddl di Fratelli d’Italia.
Il disegno di legge Menia titola: ‘Modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica ad ogni essere umano.
Codice che prevede che la capacità giuridica si acquisisca “al momento della nascita”.
La precedente proposta di Fi a prima firma di Maurizio Gasparri e depositata a ottobre prevede il ‘riconoscimento della capacità giuridica del concepito’. Mentre un altro testo presentato dal capogruppo della Lega Massimiliano Romeo all’articolo 3 prevede, tra l’altro, che “il concepito è riconosciuto quale componente del nucleo familiare a tutti gli effetti”. Accanto a queste una proposta di Isabella Rauti di FdI chiede l’istituzione, il 25 marzo, della “Giornata del nascituro’.
Alcuni giorni fa una donna ha ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza a Vigevano. Ed è stata obbligata a firmare un foglio per la sepoltura dei suoi residui abortivi altrimenti non avrebbero potuto procedere. Nel modulo di legge: “nel percorso intrapreso per il riconoscimento della dignità del feto.”
È palesemente, quindi, in corso una sistematica battaglia contro la legge 194/78. Che non è solo la legge dell’aborto. È la legge anche, per esempio. che ha instituito i consultori familiari, che da avamposto per la salute riproduttiva e il sostegno alle donne, sono diventati ora per lo più un ambulatorio prettamente solo di pratiche mediche.
Dal 1978 il ricorso all’aborto è via via sempre più diminuito, confutando il fatto che la possibilità legale di aborto ne renda esponenzialmente maggiore il ricorso.
Le donne hanno sempre abortito e continueranno a farlo. L’aborto legale gratuito in ospedale ne protegge la salute, la vita. È un diritto.
VALENTINA DI GENNARO
❤️❤️❤️ verrà un giorno che tutte le morte di cucchiaio e di ago duro usciranno dalle tombe di pietra….
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