“CHE AMBIENTE CHE FA” DI LUCIANO DAMIANI – UE, il mercato delle emissioni e la direttiva sull’efficientamento degli immobili
di LUCIANO DAMIANI ♦
Mentre siamo impegnati a discutere sul prezzo della benzina o, se vogliamo, sulla mancata promessa elettorale, in ambito UE, ma meglio sarebbe dire EU, si procede con alcune iniziative di un certo rilievo per il prossimo futuro in particolare due, la prima delle quali é l’accordo raggiunto fra il Parlamento Europeo ed il Consiglio sul EU Emission Trading System (Sistema Europeo di Commercio delle Emissioni), la seconda di cui saremo in molti chiamati ad occuparci é la ripresa del procedimento relativo alla direttiva che si occupa dell’efficientamento energetico degli immobili. Mentre il primo é passato quasi inosservato… e direi a torto, per il secondo si sta sviluppando la polemica, inevitabile quando si vanno a toccare certi argomenti, il “portafoglio degli italiani”. Ma andiamo con ordine.
Lo scorso dicembre, il Consiglio ed il Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo che va a modificare il sistema di commercio delle emissioni di CO2, lo modifica coinvolgendo anche le importazioni nella Unione tramite il CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism), in italiano Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere. Vale la pena di ricordare, in modo semplice e comprensibile, cosa sia, ovvero in cosa consista l’EU ETS ovvero il sistema di commercio delle emissioni, finora in vigore. Nella UE le attività che emettono quantità di CO2 sono chiamate a pagare una sorta di permesso di immettere CO2 in atmosfera, per così dire un tot al chilo. Questi permessi possono essere venduti ad altre aziende. Facciamo il caso che l’azienda di Tizio faccia dei lavori di efficientamento, o riduca la produzione per un qualche motivo, questo ridurrà la propria produzione di CO2 per cui potrà vendere le quote di permessi in esubero ad altre aziende che in quel momento magari hanno bisogno di produrre maggiormente. Questo avviene all’interno della UE, ma il mercato delle emissioni non ha influenza sui beni importati entro i suoi confini.
Con questo accordo anche questi dovranno adeguarsi al sistema. I beni interessati sono principalmente quelli ‘energivori’, quindi ferro, acciaio, energia e idrogeno, fertilizzanti ecc… a meno che già non paghino un ‘pegno’ esplicito relativo alle emissioni di CO2. Il ‘paniere’ dei prodotti interessati si allargherà anche ai carburanti e quindi non solo ai trasporti ma anche al riscaldamento degli edifici. Al momento, all’interno della UE, alcune produzioni beneficiano di sconti o quote gratuite per sostenere la concorrenza alle produzioni extra UE, quando anche queste dovranno adeguarsi al meccanismo le quote gratuite o scontate verranno parimenti e progressivamente rimosse. Questa rimozione di benefici avrà luogo in modo progressivo, secondo una tabella definita, a partire dal 2026 per raggiungere il 100% nel 2034.
Alcune riflessioni vanno fatte per comprendere quanto saremo coinvolti dagli effetti di questo accordo, una di queste é che la UE fa sul serio rispetto alla lotta alle emissioni industriali, step e scadenze sono ben definiti, non si tratta cioè di mera espressione d’intenti, l’altra é che questo produrrà un aumento nel prezzo dei beni direttamente interessati e quindi anche quelli indirettamente coinvolti. Di questo i politici UE sono coscienti, tanto che fra gli accordi é stato firmato anche quello di un “Fondo Sociale per il Clima” di quasi 87 miliardi di Euro per lo stesso periodo 2026/2034: “Per aiutare le famiglie a basso reddito a passare rapidamente a forme di trasporto e riscaldamento più pulite in modo da non essere colpite ingiustamente dalla misura”. L’accordo prevede dal 2027 un ‘mercato parallelo delle emissioni, per i combustibili fossili utilizzati per alimentare le auto e scaldare gli edifici. Per questa parte é stato pensato un paracadute che interverrebbe sul mercato delle emissioni qualora il prezzo del gas naturale superasse i 106 Euro per MWh nel mercato di riferimento.
L’attenzione dei media é però, in questi giorni, rivolta alla direttiva che si occupa dell’efficientamento degli immobili, la direttiva, già da qualche tempo proposta, ha ripreso a camminare suscitando non poche polemiche ed un gran numero di emendamenti. La direttiva prevede che tutti gli edifici, pubblici e privati raggiungano la classe di efficienza energetica “E” per il 2030, “D” nel 2033 e la neutralità energetica nel decennio seguente. Considerando che la gran parte degli edifici italiani sono di classe “F” e “G”, ovvero le due classi più basse, é evidente come l’impatto di questa direttiva potrà essere davvero importante, per non dire travolgente, la maggior parte dei proprietari di immobili dovranno investire somme davvero significative nel prossimo decennio, ovvero già nei prossimi anni. Non varrà però per tutti, ci sono esenzioni, ad esempio, per gli immobili storici, per le chiese, le case vacanza e per quegli edifici che per ovvi motivi non possono essere ristrutturati per rispondere alla direttiva.
La direttiva prevede si sanzioni, ma queste andranno stabilite dai singoli stati secondo le situazioni, evidentemente, contingenti. Di certo, il mancato adeguamento porterà ad un certo decadimento del valore dell’immobile, cosa per altro che appare del tutto logica. La direttiva, ovviamente, interessa anche le nuove costruzioni che andranno realizzate secondo i criteri energetici, viste le tempistiche viene da pensare che già i prossimi saranno progettati per la massima efficienza se non addirittura per la neutralità energetica prevista tra gli anni 40 e 50.
Questa misura ha suscitato un vespaio anche a livello del Parlamento Europeo, più di mille sono infatti gli emendamenti per cui é lecito pensare che ne potrebbe uscire largamente modificata. Nel nostro paese il dibattito sta prendendo i noti toni polemici, “é una patrimoniale mascherata”…. é una delle frasi che si sono lette e sentite, dette magari con una dose di disonestà intellettuale poichè la UE non sta imponendo alcuna sanzione e tantomeno alcuna tassa, saranno invece i paesi membri, per loro conto, a decidere quali misure adottare nei confronti di chi non adempie coerentemente alla direttiva e non é detto che siano tasse o sanzioni economiche. Questo governo é fra quelli che osteggia questa misura, e non potrebbe essere diversamente visto il bacino elettorale che rappresenta e la vocazione europea non proprio spiccata, specie per le questioni ambientali, vedi ad esempio i distinguo sulle auto elettriche viste come un grave pericolo per i livelli occupazionali nostrani e la scarsa propensione a considerare la questione ambientale la priorità delle priorità. Non è infatti raro ascoltare dichiarazioni che mettono in dubbio le responsabilità antropiche sui cambiamenti climatici, dichiarazioni che financo mettono gli stessi in discussione, eppure i bonus per l’acquisto delle auto elettriche sono stati rinnovati da questo governo, contraddizione o espressione di una reale volontà di percorrere la strada del cambiamento?
Piuttosto la direttiva sarà verosimilmente origine di ulteriori aiuti all’edilizia che, d’altro lato, potrebbero portare ad un incremento dei prezzi del settore edile.
La transizione ecologica, se ancora ci fosse bisogno di dirlo, ha un costo e nemmeno basso, ma é un costo che occorre affrontare. Certo i governi hanno il compito, affatto semplice, di trovare i modi ed i tempi giusti ed efficaci, ma lo debbono fare nella consapevolezza che la questione ambientale é la questione delle questioni, già ci sono i segnali chiari di un’altra precoce stagione siccitosa, sempre più siccitosa.
L’allargamento del mercato delle emissioni e l’efficientamento energetico degli edifici, paiono essere due importanti momenti di questo processo, quanto efficaci nella lotta al cambiamento climatico non ci é dato sapere, forse, secondo alcuni, sono del tutto inutili avendo ormai superato il ‘punto di non ritorno’, eppure fosse non muoversi con decisione sarebbe, comunque, un comportamento profondamente criticabile, non fare nulla sarebbe come attendere passivamente che gli eventi ci travolgano come se la società potesse pensare di godere quel che si può per gli ultimi anni che rimangono.
Ma l’uomo é un essere che si contraddice per natura, la contraddizione é insita in lui, tant’é che mentre da un lato afferma con forza la lotta contro i cambiamenti climatici, dall’altro alimenta guerre e tensioni, ogni riferimento é del tutto voluto.