LA BOMBA ATOMICA ED IL DESTINO DELL’UOMO

di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦

Quale colpa abbiamo commesso: ad uomini folli si è permesso di azionare il meccanismo di distruzione di massa dell’umanità!

Una constatazione drammatica ma ovvia dal momento in cui scienziati hanno confezionato bombe atomiche per essere azionate dal politico di turno disturbato mentalmente. L’arsenale è talmente ampio e sparso geograficamente che disporre del  politico folle rientra nelle possibilità e dunque è misurabile in termini probabilistici. Dopo decenni sembra essere giunto il momento di una probabilità che ha superato i livelli di guardia.

Questi i dati di fatto del momento che stiamo vivendo e che conosciamo tutti a perfezione stante il bombardamento dei media .

Vorrei partire da questi eventi per fare alcune considerazioni  tralasciando l’argomento della follia del “decisore finale” su cui tutti si concorda, per evidenziare il “ problema dell’origine” che ha condotto ad  una situazione che pone l’intero pianeta a rischio, in ciò riallacciandomi al discorso sul “tramonto dell’Occidente”.

Il problema dell’origine, risiede nella “falsa coscienza” di pensare che la scienza e la tecnologia siano saperi “avalutativi”, che si debbano interessare solo e soltanto di “fatti”, che decidano solo su cosa si può o non si può fare(ricordo quanto sia ormai accettato nella filosofia della scienza il concetto: “non esistono fatti, esistono interpretazioni”).

La bomba atomica, cioè la possibilità della totale distruzione, sembra incarnare storicamente la potenza del nulla in questa età. Per questo diventa tema di pensiero. Il pensiero si rifugia nella domanda : che ne è dell’uomo se il rischio che nel tempo gli è assegnato lo annienta? ( Così scriveva Jaspers poco dopo Hiroshima. Il titolo del suo libro è “La bomba atomica ed il destino dell’uomo”).

Tento di dare un ordine logico al ragionamento sintetico circa le responsabilità della tecnologia.

!. L’ordine degli strumenti ( prodotti di consumo, mezzi di investimento, armi,…) ha superato in importanza l’ordine degli scopi per i quali quegli strumenti dovevano servire. Siamo ormai giunti al punto che gli scopi non hanno più rilievo: si producono strumenti solo per produrre strumenti, gli scopi non hanno rilievo. L’agire finalizzato ha ceduto il passo al “produrre” come mera produzione di risultati, pura autoreferenzialità.

  1. L’arsenale degli strumenti prodotti dall’uomo non può non essere utilizzato!! Se l’uomo escogita un mezzo possibile questo non può non essere portato avanti fino al suo completamento e, dunque al suo utilizzo.
  2. L’utilizzo degli strumenti è conseguente al primato della volontà di potenza ovvero il dominio dell’uomo sulle cose e sugli esseri umani e non.
  3. Allo stato dei fatti la tecnica non garantisce più di evitare la distruzione del pianeta (bomba atomica, collasso ecologico). Il principio per cui si identificava la virtù etica con la conoscenza scientifica si è rivelato falso. Sull’agire scientifico necessita un controllo esterno che eserciti una “weberiana” etica della responsabilità circa le conseguenze delle scoperte e degli strumenti tecnici.
  4. A questo punto la domanda chiave: esiste un “potere frenante” che tenta di introdurre valori e scopi attuando un’etica della responsabilità sulla scienza e la tecnologia? La risposta è deludente. L’ONU è impotente. La Chiesa Cattolica è in declino nonostante gli accorati appelli del Papa. Le altre Chiese bisbigliano o sgomentano le turbe con i loro fondamentalismi assurdi. USA e Cina potrebbero esercitare il potere frenante ma sono parte in causa. Le popolazioni non vogliono pensare e preferiscono, per superstizione, essere molto ottimiste rifugiandosi sui problemi ci “casa propria” o inneggiando ad un astratto pacifismo idealistico ignorando la drammaticità del punto 5! Eppure quanto sarebbe necessaria una mobilitazione di tutti i popoli ora nel momento più allarmante prima che sia troppo tardi. Una mobilitazione ben più imperativa di quella che si è svolta per l’ecologia planetaria. Una mobilitazione che sostituisca il potere frenante “istituzionale”.

 

Se riusciremo a superare (come tutti ci auguriamo) il momento di ”probabilità non bassa” del nucleare il problema che si porrà alle generazioni  che verranno sarà, ancora una volta, quello rendere più umano l’Occidente (valga sempre la constatazione: Oriente = Occidente in fieri).

  CARLO ALBERTO FALZETTI

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