RUBRICA “BENI COMUNI”, 21. FIUMICINO/FIUMARETTA. 2. I FATTI
a cura di FRANCESCO CORRENTI ♦
Cosa fatta capo ha… A volte però le cose non hanno né capo né coda… o meglio, secondo gli antichi, in cauda – nella coda – venenum, il veleno, l’imbroglio, il veneficio… che è diverso da beneficio. Un unico commento, volendo stare al fatto, data la notizia della puntata precedente. La centrale Enel della Fiumaretta a Civitavecchia era stata progettata come quella di Fiumicino dal celebre ingegnere Rodolfo Morandi ed era stata segnalata come opera del “patrimonio architettonico”, cioè di interesse culturale e documento tecnologico, proprio per le sue strutture metalliche e per la possibilità di essere riutilizzata a fini pubblici di carattere culturale, quale esempio di archeologia industriale ma con destinazioni coerenti con le caratteristiche dei suoi spazi esterni ed interni, nella variante numero 30 al PRG adottata nel 2000 all’unanimità dal consiglio comunale sulla spinta di fortissimi (potrei dire “impellenti”) impulsi culturali, che risultavano utili in quella vigilia elettorale. È stata poi dichiarata inefficace e praticamente revocata, quando altre pulsioni hanno guidato il voto consiliare della maggioranza.
Ma indipendentemente dalle valutazioni storico-critiche di regolamenti e norme urbanistiche, le decisioni pratiche sono state ben diverse. Senza tenere alcun conto della possibilità di realizzare, ad esempio, un interessantissimo museo dell’energia, mantenendo intatte le attrezzature e le apparecchiature all’interno ed all’esterno, la centrale è stata in gran parte smantellata, demolendo le strutture nonostante la celebrità dell’autore, distruggendo addirittura il grande corpo principale (un grande contenitore ottimo per qualunque uso), salvo che per la parte necessaria a sorreggere l’altro corpo di fabbrica, quello degli uffici, per qualche tempo utilizzati dall’ufficio tecnico comunale come propria sede, peraltro scomodissima per i cittadini e tutti gli utenti, ma assai comoda per il personale, finalmente senza i consueti problemi dell’angustia degli spazi di lavoro. Per usare un’immagine metaforica, si potrebbe dire che, finalmente, ci si poteva stendere su un’ampia poltrona imbottita e allungare le gambe sulla scrivania, come si vedeva una volta nei film yankee.
Senza neppure tener conto di quanto potevamo vedere già attuato a Roma alla Centrale Montemartini o al MACRO, a Torino al Lingotto, a Prato al Museo del Tessuto e biblioteca comunale nella grande fabbrica Campolmi dei tessuti, a Catania alle “Ciminiere” (ex raffineria di zolfo), a Parigi alla Gare d’Orsay trasformata da Gae Aulenti nel Musée d’Orsay, «raffinato scrigno dell’Impressionismo e del Post-Impressionismo francese», o in centinaia di posti al mondo dove si era tenuto conto del valore storico, culturale, antropologico e simbolico del patrimonio industriale dismesso e delle problematiche legate alla sua tutela e al riutilizzo degli spazi. Posti in cui le tracce materiali, gli spazi e le strutture delle «cattedrali del lavoro», i macchinari, i manufatti, le infrastrutture produttive e le fabbriche, hanno «acquistato il ruolo di fonti documentarie per gli storici dell’economia e della tecnica, del lavoro e dell’impresa, dell’architettura e dell’ingegneria», con la comprensione e il riconoscimento del loro valore, del vantaggio economico della sopravvivenza di tali tracce, portando a suggestivi e sempre vantaggiosi esempi di riuso, basati sulla convergenza dei diversi fattori, umani e ambientali, e sul gradimento collettivo delle operazioni realizzate.
Anche perché i “vuoti” determinati dalle dismissioni degli stabilimenti si trovano spesso in luoghi nevralgici delle città, la cui riutilizzazione può divenire una risorsa strategica per il riassetto di nuovi equilibri urbani, se per di più arricchita dal mantenimento e dalla conversione funzionale di spazi, strutture, forme con qualità di alto impatto estetico ed emotivo. Ed è stato questo, esattamente, l’ulteriore aspetto di cui non si è saputo (voluto?) tener conto a Civitavecchia, forse-forse non per semplice adesione e adagiamento su modelli affaristici del passato, ma per veri e propri limiti mentali di comprensione dell’evoluzione culturale avvenuta in altre realtà sociali. Da ciò, il rifiuto, anzi la noncuranza “ideologica”, per quanto pensato da molti giovani architetti di Civitavecchia e della Tuscia nelle loro tesi di laurea su altri luoghi strategici delicatissimi e a rischio della città, come in particolare il complesso dello stabilimento Italcementi, presentate nel 2014 e nel 2015 ai convegni “Punti di fuga” nel “Centro storico” della Guardia Costiera in Fortezza. Dove, nonostante il luogo senza problemi di raggiungibilità, la risonanza degli eventi, la forte presenza d’un pubblico di “addetti ai lavori” e di tantissimi rappresentanti delle altre amministrazioni pubbliche, si è dovuta constatare la tangibile assenza degli assessori locali del momento, benché invitati gentilmente da persone di loro gradimento.
Ad opportuna memoria dell’interesse di quelle tesi di laurea, ho il piacere di riportarne qui a seguire, per migliore comprensione dei lettori ed amici di SpazioLiberoBlog, almeno il nome degli autori e l’argomento degli studi progettuali svolti:
- Alessandro Alessi, Progetto di recupero dell’edificio industriale dismesso dell’ex cementificio Italcementi a Civitavecchia e la politica urbanistica espressa dalle azioni delle amministrazioni comunali;
- Danilo Di Gennaro, Il caso Italcementi: una buona occasione di rigenerazione urbana;
- Elisa Fochetti, Dalle ipotesi di studio alla realtà delle attuazioni nel caso della pianificazione del porto e della città di Civitavecchia;
- Elisa Focone, Recupero dell’ex area industriale della Società Italcementi nel Comune di Civitavecchia;
- Laura Rosati, Mare, Porto, Città. Progetto di recupero della Darsena Romana nel Porto storico di Civitavecchia;
- Giulia Schietroma, Danni bellici e ricostruzione nei centri storici del Lazio.
Su di esse abbiamo ancora discusso nel convegno “Buone pratiche e sinergie interregionali” del 28 maggio 2019, promosso dalla Soprintendenza nella Sala delle Colonne di Palazzo Patrizi Clementi a Roma, ma è mia intenzione inserirle in una pubblicazione specifica ed esporle nel Centro di documentazione di prossimo allestimento, secondo una tradizione che il Centro ha sempre onorato, collazionando e documentando una vastissima produzione di ricerche e di elaborazioni accademiche esemplari che vanno dagli anni Sessanta fino all’ultima edizione con sede a Civitavecchia del periodico “OC/quaderni del CDU”, nel 2005. In quella sede, sono state pubblicate ed esaurientemente illustrate con testi e immagini le tesi degli architetti Raffaella Carli, Luisa Curella, Alessia D’Amico, Ester Fanali, Monica Galeotti, Michele Galice, Manuela Mari, Roberta Vannicola, che hanno potuto anche svolgere per diversi anni un utile apprendistato, assistito da borse di studio, presso l’Ufficio Consortile Interregionale della Tuscia, in strettissimo collegamento con il Dipartimento Territorio, Urbanistica e Beni Culturali del Comune di Civitavecchia e con gli uffici associati di Viterbo, Orvieto e Pitigliano.
Attraverso tale collaborazione, è stato possibile condurre a termine e mantenere poi aggiornata la verifica della fattibilità e coerenza urbanistica dei programmi previsti sul territorio di Civitavecchia e sull’intero ambito interregionale e delle loro integrazioni. Verifica – con monitoraggio e rendicontazione finanziaria abbinati alla graduale progettazione attuativa e direzione lavori degli interventi – condotta da quei giovani professionisti a progetto non solo con i predetti uffici capifila locali, con quelli centrali delle quattro province o aree metropolitane e delle tre regioni, ma anche con gli organismi dei Ministeri interessati, dalle Direzioni generali delle Infrastrutture e Trasporti a quelle dei Beni Culturali, nei vari settori ed articolazioni delle Soprintendenze e dei Poli Museali (poi Direzioni Regionali Musei). Un lavoro di concertazione, gestito e controllato dalla direzione generale consortile, praticamente unico in Italia per ampiezza geografica, entità di amministrazioni e di soggetti, numero di interventi e di professionisti e addetti coinvolti, rigore normativo e rispetto del cronoprogramma, assurto a modello di buone pratiche esemplari e innovative.
L’eccezionale esperienza professionale ha visto un parallelo riscontro di analisi metodologica e teorica, confrontata all’esterno nei seminari “Punti di fuga”, con l’apporto di tutor di altissimo livello scientifico e accademico: Renato Amaturo, Vittoria Calzolari, Mario Ghio, Corrado Placidi. Continua ed anch’essa di alto valore formativo e di risultato, è stata la proficua collaborazione con gli uffici ed i consulenti dell’Autorità Portuale, in particolare il gruppo di attuazione del PRP (già frutto di concertazione tra Comune, Autorità e Genio Civile OO.MM. con il riconoscimento della Targa Gubbio 1990) e della riqualificazione ambientale e del restauro urbanistico ed architettonico del Porto monumentale (architetti Marisa Bonfatti Paini, Paola Moretti, Ettore Piras), con grande attenzione per gli aspetti strutturali e marittimi (ingegneri Giorgio Croci, Alberto Noli, Giuseppe Solinas).
In tal modo, il gruppo di giovani professionisti ha potuto partecipare ad una fondamentale esperienza – insolita a livello di enti pubblici, rara tra le amministrazioni comunali, l’Autorità Portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta e gli enti sovraordinati regionali e statali, unica nella riuscita concertazione tra forze politiche e sociali non omogenee – che ha visto la formazione e l’approvazione di una pianificazione integrata di area vastissima, addirittura interregionale, da cui è derivato anche il completamento degli studi sulla storia urbana sviluppati negli anni con la redazione d’una Carta delle stratificazioni storiche informatizzata e georeferenziata, accompagnata da ricostruzioni e vedute dell’artista Arnaldo Massarelli e da ricerche sistematiche, studi specialistici, inventari e catalogazioni di materiali storici, ristampe anastatiche e traduzioni in lingua italiana di opere rare o antiche, edizioni di manoscritti e altri documenti inediti, trascrizioni, ricostruzioni grafiche, rilievi, con la ricognizione dei beni a cura di cultori della materia e di esperti di chiara fama.
A questi risultati, vanno aggiunti quelli ottenuti dalla struttura operativa nello stesso periodo temporale (1998-2006), nonostante gli ostacoli (e le assurde, demoralizzanti vicende avvenute negli anni precedenti, oggetto di alcuni articoli su questo Blog), che hanno portato ad una serie di successi, di riconoscimenti e di dotazioni strumentali importanti: la variante al programma di recupero urbano del comparto R1 “Pincio” (centro direzionale comunale); il contratto di quartiere e piano di recupero “Campo dell’Oro” (progetto partecipante al bando nazionale del CER, selezionato dalla Regione Lazio e dal CER e finanziato per circa 13 miliardi di lire); l’approvazione della proposta di candidatura del territorio “Litorale Nord” (Comuni di Civitavecchia, Allumiere, Cerveteri, Ladispoli, Santa Marinella, Tolfa) ad area di programmazione integrata ai sensi della L.R. n° 40/99 (protocollo d’intesa firmato e registrato); la trascrizione informatica integrale del PRG e strumenti attuativi, con studi per la formazione del nuovo PUGC (d’ufficio, con i giovani collaboratori e con una equipe di consulenti della Giunta costituita da: Prof. Arch. Francesco Karrer, Ing. Aldo Ferri, Arch. Ernesto Monaco, Ing. Arch. Ugo Rendine, Arch. Amedeo Schiattarella). Il che ha rappresentato un aspetto non secondario di quell’esperienza, collegata alla costante attenzione da parte della direzione dell’Ufficio, nel corso dei tanti anni, per la comunicazione al pubblico delle conoscenze e degli studi, per l’insegnamento e per la didattica. Attenzione che si è esplicata nell’organizzazione di pubblicazioni (“OC/quaderni del CDU” e libri vari), di grandi mostre (Giappone, Lisbona, Monte-Carlo, Venezia, Roma, Perugia, Pitigliano, Orvieto ecc.), di corsi e seminari aperti al pubblico e in sedi istituzionali della formazione, delle Tavole del prof Kronos per insegnanti e studenti, di convegni interregionali “Punti di fuga” con seminari e corsi di aggiornamento. Dal 2006 al 2010, la partecipazione di docenza del modulo “Processi decisionali e gestione urbanistica” del Master di II livello “UrbAm: l’urbanistica nell’amministrazione pubblica, management della città e del territorio” presso il DIPTU, Dipartimento Pianificazione Territoriale e Urbanistica della Prima Facoltà di Architettura “Ludovico Quaroni” dell’Università di Roma “La Sapienza”, ha consentito di ampliare ulteriormente la rete delle sinergie e delle collaborazioni.
N.B.: Mettendo da parte gli inutili rimpianti per le occasioni perdute e trascurando il ricordo di episodi spiacevoli di mancata risposta verso atti di cortesia degli autori delle tesi (in modo eclatante nel caso di Giulia Schietroma), imputabili a inadeguatezza d’alcuni personaggi ai ruoli istituzionali giunti a ricoprire, voglio concludere con le parole del Sindaco pro tempore nel 2012 in Civitavecchia veduta: «A tutti coloro che in vari ruoli hanno contribuito al raggiungimento degli obiettivi, nonostante i problemi incontrati, va la riconoscenza della Città e dell’Amministrazione, avendo dato un forte impulso per il futuro d’una società veramente civile».
FRANCESCO CORRENTI