“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – SPORT E ….. SENTIMENTI

di STEFANO CERVARELLI

Recentemente scrissi del tentativo, non riuscito, di costituire nella nostra città una squadra di calcio femminile a undici.

Erano gli anni ’60 dove forte iniziavano a soffiare venti di libertà, di emancipazione, di eguaglianza, riconoscimento dei diritti, per dirla con un termine in voga allora: emancipazione.

Naturalmente di questo diritto alla totale parità e possibilità se ne fecero portavoce più che altro le donne;  che sempre più reclamavano, a ragione, il diritto di poter praticare attività fino a quel momento permesse in maniera limitata.

Tra queste interattività anche lo sport. La mentalità femminile di allora  non era affatto lontana dal porsi il problema della pratica sportiva,  anzi  sarebbero state ben felicissime di poterla praticare, solo che fosse stata data loro la possibilità,  e non si trattava solo di problemi pratici, logistici, purtroppo le ragazze incontravano difficoltà di ordine familiare e perfino sentimentale.

E’ stato tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo che le donne  hanno cominciato a ritagliarsi un  ruolo importante in discipline sportive prima a loro “estranee”, praticate praticamente in esclusiva dagli uomini, proseguendo sul lungo percorso di emancipazione femminile nello sport.

Lo appurai nel corso di un’inchiesta che a quel tempo feci per un mensile civitavecchiese e che mi portò a parlare con diverse ragazze e ragazzi,

Di questo ne parlai, sotto forma di racconto, in un libro sulla storia dello sport a Civitavecchia, uscito ormai diversi anni fa.

Ne ripropongo la lettura agli amici del blog, sia a comparazione dei mutati amb ienti sociali in cui le ragazze oggi possono fare lo loro scelte, sia, proprio per questo, per rendere  cioè  testimonianza e dire grazie a tutte quelle donne che oggi, superato da tempo gli “anta”, con il loro impegno di allora hanno iniziato a dare “ colpi” reso possibile, (per alcune gli ostacoli si sono rivelati troppo alti)   per l’abbattimento del diaframma che si opponeva tra il loro genere e il desiderio di fare sport.

Diaframma poi, come dicevo prima caduto del tutto nei decenni successivi.

Nel linguaggio e nei vocaboli ho cercato di attenermi, il più possibile, a quello in uso in quegli anni.

La lunghezza del racconto – non eccessiva, non spaventatevi – mi ha imposto di dividerlo in  più parti.

Buona lettura!

SPORT E SENTIMENTI 

La notizia esplose a Civitavecchia con il fragore di una bomba.    

Uno dei primi scopi del “bombarolo” era stato così già raggiunto: portare la novità, far parlare la gente……e la gente ne parlava, altro che se ne parlava; in ogni luogo d’incontro, nelle famiglie, nei posti di lavoro non si discuteva d’altro.

Da quando sui muri della città di Civitavecchia erano comparsi i manifesti, la cittadina era stata pervasa da uno stato di inquietudine, di agitazione che sarebbe stato pari solo ad un  annuncio di un’imminente invasione aliena.

“LA PALESTRA DI GINNASTICA  MODERNA DEL PROFESSOR ALDO VESPA, IN COLLABORAZIONE CON L’OTTICA M. VERGATI, INDICE LA PRIMA LEVA DI CALCIO FEMMINILE RISERVATA ALLE RAGAZZE DAI 16 AI 20 ANNI. PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI PRESSO LA PALESTRA DEL PROF. VESPA SITA ALL’INIZIO DELLA CALATA LAURENTI (INGRESSO PORTO) TUTTI I GIORNI DALLE 16.00 ALLE 18.00. NECESSARIO IL CERTIFICATO DI SANA E ROBUSTA COSTITUZIONE E PER LE MINORENNI L’AUTORIZZAZIONE DEI GENITORI”.

“Ma ti rendi conto? Una squadra di calcio femminile!” esclamò Giovanni, l’anziano gestore dell’edicola posta al  viale, rivolgendosi ai suoi giovani amici che nel corso della loro passeggiata serale si erano fermati da lui un po’ per fargli compagnia e un po’ per dare …….un’occhiata ai giornali.         

“Bisogna riconoscere che il prof. Vespa ne ha di idee e di coraggio!” rispose Roberto mentre sfogliava l’edizione serale di Paese Sera.

“Certo – aggiunse Marco – non dimentichiamoci che è stato lui a lanciare la pallacanestro nella nostra città. Se non fosse stato per la sua intraprendenza e per il suo entusiasmo, probabilmente oggi non potremmo vantare i risultati ottenuti in questo sport”.

“E poi – disse ancora Roberto – la prima palestra di ginnastica e danza a Civitavecchia,…non dimentichiamoci la danza….,è stato lui ad aprirla. Vi ricordate? Qualche anno fa in quel seminterrato qui vicino in via Cialdi”.

“Se è per questo – riprese Giovanni – non dimentichiamoci che il prof. Vespa è stato anche il primo e finora l’unico a portare la boxe nella scuola”.

“E quando?” domandò Roberto.

“Nel lontano 1946, quando Vespa era un giovane professore di educazione fisica alla Manzi. In fondo ad un corridoio della scuola allestì una sorta di piccola palestra, con tanto di sacco e pungiball, per poter tenere occupati i ragazzi e farli divertire quando il tempo non permetteva di utilizzare il cortile”.

I due giovani ragazzi rimasero sorpresi nell’apprendere questa novità ed ebbero ancora parole di apprezzamento per il professore.

“Però – continuò Giovanni –  però questa volta …. vi rendete conto che stiamo parlando di sport femminile e per di più di calcio? Io questa città la conosco meglio di voi, datemi retta, è falsamente moderna, ma sotto sotto è ancora tradizionalista e per le ragazze, per tanti motivi, non è facile fare sport. Tanto per dirne una: i ragazzi che lavorano possono allenarsi la sera, ma le ragazze…e poi non immaginate le discussioni tra genitori e figlie, per non parlare poi di quei fidanzati che, apparentemente sembrano moderni, ma poi nella realtà non vedrebbero tanto di buon occhio la propria fidanzata correre in calzoncini dietro ad un pallone davanti ad un  pubblico maschile, capace, diciamolo, di apprezzamenti poco gradevoli”.

 “Però nel basket una squadra femminile c’è stata” replicò Roberto!        

“Si – rispose Giovanni – ma era quasi uno sport “carbonaro”, praticato al riparo delle mura della “Conchiglia”, lontano da occhi indiscreti. E poi, parliamoci chiaro, c’era quella banda di ragazzi del Ghetto che giocavano a pallacanestro e che erano sempre lì presenti sul campo, quindi pronti a difendere le ragazze da sberleffi e prese in giro. In questo caso invece………… ti immagini il Comunale durante gli allenamenti e le partite !!!!!”

“Comunque state tranquilli – intervenne Marco- che non mi perderò di certo la prima partita!”

“ Semmai ci sarà una partita!!! “Concluse amaramente Giovanni che nel frattempo aveva finito    di fare la resa e si preparava a chiudere l’edicola.

“ Vedremo” – replicò – Marco, mentre insieme a Roberto si allontanava verso il lungomare.

* * * *

Era una splendida mattina d’inizio ottobre  e le ragazze delle Magistrali, complice un orario ancora provvisorio che permetteva loro di uscire prima, ne approfittavano per scendere verso il centro percorrendo il lungomare, godendosi così un sole ancora quasi estivo.

“Ornella tu che fai? Ci vai a segnarti alla leva di calcio?”

Maria rivolse la domanda all’inseparabile amica, mentre erano sedute pigramente su una panchina a godersi il sole. Il mare davanti a loro era splendido e punteggiato di imbarcazioni.

Ornella, intenta ad osservare le barche a vela che filavano tranquille sull’acqua, non rispose subito.

Allora Maria proseguì “Tu potresti farlo benissimo, sei portata per il calcio….”

“Ti riferisci a quei quattro calci che, quando capita, diamo insieme ai miei fratelli nella piazzetta sotto casa? Ma qui è un’altra cosa; si tratta di sport vero, di giocare partite vere” rispose Ornella, distogliendo lo sguardo dal mare e rivolgendosi all’amica.

“Ma non devi preoccuparti, ci saranno gli allenamenti e poi il professor Vespa è bravo…mio padre ne parla bene!”   

“Certo, mi piacerebbe provarci, tu sai quanto mi piace il calcio, però……mio padre non è amante dello sport;  per lui c’è solo la scuola e la sistemazione con un buon ragazzo, il matrimonio e poi la famiglia. Non vede altro per una donna: immagina se mi manda a giocare al calcio!!!  Tu invece, potresti provare, tuo padre certamente non  ti creerà problemi”.

“Ma io non sono capace di giocare – replicò Maria.

“Però a porta un po’ te la cavi”.

“Si…sai che sforzo a parare i tiri tuoi e dei tuoi fratelli!!!!!

“Beh – fece Ornella –  sei agile e sai cosa ti dico….…già ti ci vedo vestita con il pantaloncini imbottiti, le ginocchiere ed i guanti mentre ti appresti a parare un rigore!”.

Scoppiando in una fragorosa risata le due amiche si alzarono e ripresero a camminare, mentre il mare luccicava d’oro.

(prima parte).

STEFANO CERVARELLI

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