E INVECE NIENTE

di

di VALENTINA DI GENNARO ♦

Facevo quel lavoro lì, daje.
Na puttana.
Ero na pornostar.
A fia, a sorella, l’ondina, a regazza, la preside, straniera, casalinga, la stellina, l’atleta.
Ero madre. Nonna, pure zia. Sicuramente moglie, fidanzata compagna.
Ero sempre de quarcuno.
Ero giovane, carina, un po’ c’ero, un po’ ce facevo.
Quasi sempre so stata zittita.
De parlá come l’artri e de esse ascoltata non  è concesso.
Valarè, esse bona. Bona e zitta.
Ma esse madri fanno così, esse madri è così.
Hai voluto la bicicletta?
No. Io volevo la mongolfiera.
So troppo vanitosa, me vestivo co gusto, me truccavo, me facevo i selfie.
Bella, attraente, qualcuno dice pure intelligente.
Anzi. Forse so pure brutta.
A volte facevo sesso, altre l’amore, altre scopavo. Anzi quasi sempre. Pure mo.
Ah poi sì, annavo a ballà, me so pure mbriacata.
Qualche volta pure senza nessuno che me mettesse le mani dentro le mutande.
So stata molestata, accarezzata,
accontentata.
No, le lavatrice non le so fa. Non so stirà, a me non me rilassa.
So stata allontanata. Umiliata, rifiutata mai.
Mi hanno strillato, convinto, dissuaso.
Mi hanno cacciata, non mi hanno assunto, ero sempre troppo quarcosa.
Mi hanno fatto la paternale.
Mi è capitato anche di parlare.
So uscita de notte, con il cane.
Senza cane.
Senza le chiavi di casa strette nelle mani come un’arma.
Ho fatto finta de telefonà, con il cellulare all’orecchio, perché io de notte, da sola, me volevo sentì libera, mica coraggiosa.
Ti ho scritto in chat, ti ho filmato, tu mi hai filmata, un’intimità che era tutta mia.
Poi dice che qualcuno m’ha pure amato troppo.
E come madre mica se fa così. No. Hai sbaiato.
Da quanto era tanto st’amore, dice che “no” non lo potevo dì.
C’ho 50 anni. So vecchia,c’ho pure le rughe. C’ho i capelli bianchi, me se so allargati i fianchi.
C’ho 60 anni e ancora je do, sa.
Aho, dice che i 40 so i nuovi 30.
Allora vojo viaggià.
E invece niente, perché so morta ammazzata.
E nessuna sa manco come me chiamo de cognome.
VALENTINA DI GENNARO
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