RUBRICA – “BENI COMUNI” – 16. SE NE VEDONO DI TUTTI I COLORI, CON CORRADO PLACIDI. UN LUOGO PER LEGGERE E MOLTO ALTRO…

a cura di FRANCESCO CORRENTI

Premessa del curatore

Corrado Placidi è nato a Roma il 9 luglio 1936. Quindi il conto è presto fatto. Nel 1962 si è laureato in architettura e l’anno dopo è stato iscritto all’Ordine degli architetti di Roma con il numero 1530. Io, laureato cinque anni dopo, ho la matricola 1970. Oggi che l’Ordine ha un nome ben più lungo, anche l’elenco degli iscritti si è molto allungato. Gli ultimi APPC di Roma e provincia hanno numeri sopra 18.000.

Quindi, Corrado Placidi è un architetto. Potrei dire: è anche un architetto, a rileggere il suo curriculum che elenca progettazioni in tutti i campi della professione (dal 1960 al 2000 nello studio “G.R.A.U – Gruppo Romano Architetti Urbanisti”, di cui è stato fondatore), consulenze (per la Gescal, la Camera dei Deputati, la Società Autostrade) e collaudi (opere sovvenzionate dal Ministero dei Lavori Pubblici e dalla Cassa per il Mezzogiorno), ma anche pubblicazioni, oltre che di architettura, in materia di tutela paesaggistica, ambientale ed archeologica, e in attività di volontariato. Infatti, dal 1989 all’impegno e al tempo dedicati all’attività professionale si unisce l’attenzione verso il mondo del volontariato e dei consumatori, in importanti attività che divengono poi a tempo pieno:

– Presidente dell’Associazione culturale “Monte dei Cocci” difesa, salvaguardia e valorizzazione del Monte Testaccio nell’omonimo quartiere di Roma / giugno 1989 – dicembre 1995;

– Presidente, nel collegio di presidenza, del “CODACONS – Coordinamento delle Associazioni dei Consumatori” / 1995 –  giugno 1998;

– Presidente “ATIR – Associazione per la Tutela delle Istituzioni della città di Roma e dei romani”, per il pieno e libero godimento e fruizione della città di Roma / 1995 – giugno 1998;

– Presidente dell’Associazione culturale ed ambientale “Trevignano per Trevignano – Tre per Tre”, da marzo 2003 (l’associazione fa parte del Coordinamento delle associazioni ambientaliste del lago di Bracciano).

Corrado Placidi ha dato il suo apporto prezioso anche a Civitavecchia, perché è stato incaricato, con Vittoria Calzolari, Renato Amaturo, Mario Ghio e Arnaldo Massarelli, quale tutor del gruppo di giovani architetti che ha lavorato nel mio ufficio, di pensare, insieme a noi del Comune, ad un uso nuovo, diverso, intelligente, del centro storico, della trincea ferroviaria, del lungomare, della marina, dell’area Italcementi e d’altre parti strategiche della città, nell’ambito dei programmi finanziati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e in particolare del PIAU/programma innovativo in ambito urbano “Porti e stazioni”. Ora voglio anche io tentare un esperimento – che in realtà è sempre stato il motivo principale di questi scritti – ossia utilizzare il Blog come fosse la Bibliopterix di Corrado e di Daniela, ossia un luogo in cui si possa – oltre che leggere, vedere fotografie o disegni, apprendere notizie o fatti storici, commentare le idee degli altri per apprezzarle o discuterle – anche parlare dei molti problemi che pone il vivere in una città, di cui purtroppo da tempo non si è più parlato. In una prossima puntata, proverò a stimolare, ridandogli la parola, una discussione corale.

“BIBLIOPTERIX” ovvero la biblioteca per Bracciano nuova. Architetto Corrado Placidi.

Era il duemilasette. A Bracciano nuova si parlava di una possibile biblioteca comunale. Me ne parlava anche un’amica bibliotecaria, Daniela Mantarro, poi direttrice della Biblioteca Casa del Parco (Biblioteche di Roma Capitale), alla Pineta Sacchetti, e referente del Servizio bibliotecario nazionale del Ministero della cultura per la Biblioteca della Casa della memoria e della storia, che voleva sperimentare per la sua tesi di laurea una simile collaborazione per studiare un organismo innovativo. Avevo tempo libero, desiderio di disegnare e progettare ancora. Il tema era interessante e ad un candidato alle elezioni per diventare sindaco, che conoscevo, ho chiesto quale poteva essere il luogo dove inserire il progetto. Il lotto indicatami appariva senza grazia. Era il risultato, non felice, dei ritagli operati da un piano di lottizzazione. Il relitto sfigurato, con una forma complicata e per un terzo della sua superfice occupato da un fosso invaso da rifiuti incongrui e infestante vegetazione, aveva forse una sua velata personalità. Le due ore dedicate a percorrere il lotto, inserito in un’edilizia di scarso pregio, suggerivano i modi d’un suo recupero, arduo ma possibile.

Il progetto della biblioteca per Bracciano nuova da me pensato, disegnato e nominato «Bibliopterix», consisteva in due edifici e un giardino. Il quadrato di base, lato di 26 metri, è diviso in due parti da una stretta via interna. L’edificio, esposto a est, ha una pianta quadrangolare e contiene, al piano terra, il caffè letterario e la lettura giornali, lo sportello informazioni, una sala riunioni per ottanta persone, la saletta prove teatro, le sale di esposizione e al primo piano la segreteria, l’attività “life long learning”, le salette per ascolto musica e la sala per piccoli concerti. L’edificio ovest ha invece un’impronta triangolare e contiene, nei suoi due piani, i locali e i servizi della biblioteca: al piano terra gli uffici, lo sportello prestito libri e lo spazio novità editoriali, le tre sale per fasce di età 0-5, 6-12, 13-18 anni e al primo piano quella per gli adulti con diverse postazioni per computer.

Il quadrato di base è inscritto in un cerchio che contiene i due edifici e lo spazio angolare, ovvero la piazza per incontrarsi, chiamato ovviamente agorà. La copertura dei due edifici è costituita da due coni rovesciati con il vertice in basso (quota di 5,70 metri). I lucernari a vetri colorati che illuminano, dall’alto, i due settori dell’ingresso sono collocati nella parte inferiore del cono mentre in quella superiore ci sono le batterie dei pannelli solari che forniranno l’energia elettrica necessaria.

La struttura, pilastri e travi, di Bibliopterix è in cemento armato al piano terra, ad eccezione della trave in ferro della sala riunioni dell’edificio est e in acciaio al primo piano con travi radiali sagomate in vista sia all’interno che sulla copertura.

La via interna, che separa i due edifici, è parte essenziale del percorso pedonale che, partendo dall’inizio del fosso, a sud, segue la direzione di una diagonale del lotto e raggiunge a nord il confine del lotto situato all’incrocio tra la via Paolo Borsellino e la traversa in prossimità della torre panoramica.

La vegetazione ha un ruolo importante. Le nuove essenze, sulle scarpate rimodellate del fosso, sono messe al posto delle attuali presenze invasive. Il percorso pedonale si conclude con la doppia scala a chiocciola, una per salire e l’altra per discendere che porta alla sommità della torre panoramica a traliccio metallico di colore blu cobalto, con un’altezza pari a quella della biblioteca (quota 9,20 metri). Dalla sua terrazza si aprono le viste sul giardino sottostante e su quello che avviene nell’agorà.

Dopo quindici anni, riguardando oggi il disegno del Bibliopterix, ritengo ancora che l’aver inserito nello stesso spazio le differenti funzioni del centro culturale con una biblioteca di quartiere, potrebbe ancora essere la risposta ai desideri dei residenti. Il luogo dove incontrarsi (l’agorà), dove passare il tempo libero (caffè letterario), avere notizie sugli spettacoli e programmi del comprensorio circostante, discutere dei molti problemi che pone il vivere in un quartiere nuovo e privo di altre attrezzature e soprattutto leggere giornali e riviste, prendere in prestito libri, sentire o fare musica e vedere un movie. Tutto questo potrebbe sempre avvenire, in un prossimo futuro, con Bibliopterix o in un altro nuovo progetto di architettura.

FRANCESCO CORRENTI

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