“PAROLE DI DONNA” A CURA DI VALENTINA DI GENNARO E ANNA LUISA CONTU – LO STUPRO  COME ARMA DI GUERRA.

di MARINA MARUCCI

Definizione di stupro, dal latino stuprum: “Atto di congiungimento carnale imposto con violenza, quindi un delitto commesso da chi usa in modo illecito la propria forza, la propria autorità, costringendo a subire o a compiere atti sessuali contro la propria volontà”. La violenza sessuale è considerata un grave crimine dalla Corte Penale Internazionale e viene ufficialmente condannata dalle legislazioni  nazionali dei Paesi aderenti all’Organizzazione delle Nazioni Unite. Se questo tipo di violenza viene usata durante i conflitti, come mezzo per sottomettere ed umiliare la popolazione dei territori occupati,  viene considerata un crimine di guerra, come definito  nel 1949 dalla Quarta Convenzione di Ginevra, ed in seguito integrato ed esteso dai Protocolli  Aggiuntivi  del 1977 ai conflitti interni, soprattutto per quanto riguarda “gli oltraggi alla dignità della persona, specialmente ai trattamenti umilianti e degradanti, lo stupro, la prostituzione forzata e qualsiasi offesa il pudore”. La relazione dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale  che tratta il tema, definisce la violenza sessuale o stupro come “invasione”: “L’autore invade il corpo di una persona con condotta risultante nella penetrazione, anche di ridotta entità, di ogni parte del corpo della vittima o dell’autore con un organo sessuale, o dell’apertura anale o genitale della vittima con ogni oggetto o ogni altra parte del corpo.(…)  L’invasione è eseguita con la forza, o con la minaccia della forza o della coercizione, come quella causata dalla paura della violenza, della costrizione , della prigionia, dell’oppressione psicologica o dell’abuso di potere , contro le persone stesse o altre o prendendo vantaggio di un ambiente coercitivo o contro persone incapaci di dare un genuino consenso”. Spiegazione estremamente esaustiva, ad ampio raggio.

E di invasione possiamo parlare in modo appropriato, citando proprio la guerra tra Russia ed Ucraina, ancora in corso, che vede usare da parte degli “invasori” la più antica arma di guerra: lo stupro, appunto. Nelle situazioni di conflitto il rischio di subire violenza sessuale è estremamente elevato. Abusare delle donne è considerata una ricompensa per i soldati,  come  accadde nella seconda guerra mondiale ad opera degli irregolari della V Armata  del generale francese Juin,  i   “famosi” Goumiers nordafricani,  che  seminarono orrore e stupri in Ciociaria; (vedi foto)  da lì il nome di “Marocchinate” attribuito   alle donne  vittime di tali barbarie, a cui il governo Italiano non ha mai risposto in modo adeguato.   Soltanto dopo la guerra in Bosnia- Ersegovina, dove l’uso della violenza sessuale  è stato utilizzato  come pulizia etnica per annientare la popolazione musulmana e disgregare intere famiglie,   nel 1993 un gruppo di deputate europee presentò alle Nazioni Unite la proposta di riconoscere lo stupro come crimine di guerra. Il 23 settembre 1998 il Tribunale penale internazionale dell’ONU per il Ruanda ha stabilito che la violenza sessuale è un crimine di guerra.

Casi di violenza sessuale di massa sono  ancora presenti nei territori dell’Ex Jugoslavia, della Cecenia, del Darfur e dell’Iraq.  A volte anche gli uomini ne sono vittime. Uno studio su 6.000 internati a Sarajevo ha evidenziato che l’80% di loro era stato stuprato.

La mente corre a Stupri di guerra, potente libro scritto nel 2002 da Karima Guenivet, studiosa franco algerina.  L’obiettivo del suo racconto è quello di dimostrare, attraverso casi storici recenti già citati, come la violenza sessuale in guerra sia un’arma che costituisce un crimine contro l’umanità, ma al tempo stesso sia uno strumento di offesa e umiliazione specifica del sesso maschile contro quello femminile. Sei anni dopo l’uscita del libro, con la risoluzione  n. 1820 del 19 giugno 2008 l’ONU  dichiarerà ufficialmente lo stupro perpetrato in guerra come un reato bellico specifico, una violazione dei diritti umani universali riconosciuta e sanzionata a livello globale.

Malgrado i tribunali internazionali, l’ONU, l’impegno di ONG e le istituzioni preposte nel mondo, facciamo ancora i conti con quest’arma, usata da sempre. Nei miti greci  e romani si parla di rapimenti seguiti da violenza sessuale, come Persefone da parte di Ade,  mentre la ninfa Dafne, piuttosto che farsi stuprare da Apollo, preferì rinunciare alla vita e trasformarsi nell’albero dell’alloro; nel mondo latino il ratto delle Sabine fu uno stupro di massa organizzato dai romani, dove alle donne non fu certamente chiesto se fossero d’accordo, per citare soltanto alcuni esempi.

Non sembra che  il sesso maschile  abbia  acquisito  maggiore consapevolezza in tutti questi secoli.   L’offesa al corpo femminile viene sistematicamente perpetrata dalla  logica bellica maschilista –  patriarcale, e considerata  un “effetto collaterale”,  come  scrive Guenivet: “Per molto tempo, troppo tempo, le violenze sessuali sono state oggetto di quella tolleranza riservata alle fatalità . All’uscita del libro alcuni giornalisti mi hanno ripetuto lo stesso discorso. Un discorso che ignora i fatti e considera tale crimine una banalità accessoria nella guerra, un non evento”. L’istinto di sopravvivenza della specie maschile utilizza spesso il possesso del corpo dell’altro, in questo caso delle donne , mostrandolo come un trofeo, come la conquista che  legittima la  propria  esistenza. Il genere femminili è diverso, sicuramente meno aggressivo, per questo motivo   molte donne sono riuscite  ad organizzarsi, non facendosi  risucchiare dalla logica dominante: le Donne in nero, per esempio,  movimento nato alla fine degli anni ‘80 in Medio Oriente, hanno fatto del rifiuto della guerra e della violenza una scelta politica.

Nel suo recente discorso davanti al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la rappresentante speciale sulla violenza sessuale nei conflitti, Pramila Patten, ha mostrato  uno  sconvolgente resoconto  dell’uso devastante dello stupro come arma di guerra: “La violenza sessuale e lo sfruttamento continuano a essere usati come tattica di terrore, infliggendo sofferenze a lungo termine alle sopravvissute e alle loro famiglie. Da quando l’invasione russa è iniziata a febbraio, oltre cinque milioni di ucraini, per lo più donne e bambini, sono fuggiti dal paese, cercando rifugio in Europa e oltre.(..). Nel caos e nella confusione delle stazioni ferroviarie e di altri snodi, è fin troppo facile per gli sfruttatori mescolarsi senza soluzione di continuità nella folla di persone ben intenzionate che offrono aiuto legittimo”.

Sento  risuonare le parole di Simone de Beauvoir, che scrisse nel Secondo sesso: “La superiorità è stata concessa al popolo che uccide, e non a quello che procrea”.

(La foto dell’articolo rappresenta le donne Ciociare stuprate ed è tratta dall’archivio del Centro Documentazione Donna di Modena).

MARINA MARUCCI