“PESCI, PESCATORI, PESCIVENDOLI E CONSUMATORI” DI GIORGIO CORATI – 2022, Anno internazionale della pesca artigianale e dell’acquacoltura (IYAFA, 2022)

di GIORGIO CORATI

 La pesca è forse l’ultimo legame che rimane tra l’uomo e i suoi antenati del paleolitico. Nei secoli l’allevamento e l’agricoltura hanno cambiato moltissime varietà animali e vegetali da allora presenti, mentre le specie ittiche, in larga parte, sono ancora le stesse, con eccezione di quelle poche specie rispetto alla totalità esistente che l’uomo è riuscito a allevare o tenta di farlo. Tra le principali specie marine allevate o sulle quali sono svolti tentativi di allevamento a fini di produzione, ad esempio, vi sono la spigola o branzino, l’orata, il mitilo o cozza, la vongola verace, l’ostrica concava, l’ostrica piatta, il salmone, il rombo chiodato, il gambero tropicale, il pangasio, la mazzancollagiapponese”, la mazzancolla tropicale, la mazzancolla indopacifica, lo storione, l’ombrina, l’ombrina boccadoro, il cefalo volpina o muggine, il cefalo bosega o bosega, il pagro, il pagello fragolino, il dentice, il pagello o pezzogna, il sarago maggiore, il sarago pizzuto, la ricciola, la sogliola, il rombo liscio o soaso, la gallinella o cappone, la cernia di fondale o dotto, la cernia, la cappasanta o conchiglia di san giacomo.

Da un punto di vista commerciale, l’alternativa al pescato viene dunque dall’acquacoltura che è attuata sia su attività di produzione (crescita e accrescimento) sia di ingrasso (nel Mediterraneo riguarda soprattutto l’anguilla e il tonno rosso) attraverso tre differenti tipologie di allevamento definite “intensiva”, “estensiva” e “semi-intensiva”. Il criterio alla base della distinzione è basato sul regime alimentare piuttosto che sulle densità di affollamento dei pesci in vasca o in gabbia (anche gabbia in mare). Riguardo all’attività di pesca è interessante la figura e il ruolo del pescatore artigianale ovvero del pescatore che svolge il proprio mestiere utilizzando una piccola imbarcazione dotata di attrezzatura diversa da quella della pesca che si avvale di una rete da traino.

In merito, con l’obiettivo di porre in risalto il ruolo delle imprese dei pescatori artigianali e degli allevatori ittici su piccola scala e dei lavoratori ittici,1 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) ha dichiarato il 2022 Anno Internazionale della Pesca Artigianale e dell’Acquacoltura (IYAFA, 2022) e il “lancio” è avvenuto lo scorso 31 marzo 2022.2

Per la Food and Agricolture Organization (FAO), che quale ente dell’ONU si occupa di celebrare l’Anno in collaborazione con altre importanti organizzazioni e organismi di ambito ONU, sia le piante acquatiche sia le specie ittiche rappresentano patrimonio culturale e tradizione gastronomica.

Le specie ittiche, in particolare, sono considerate come alimenti fondamentali, imprescindibili e indispensabili3 [e anche in questo senso le specie dovrebbero essere considerate “risorse”, ndr.].

L’Anno internazionale intende porre in risalto il ruolo delle imprese dei pescatori artigianali – che operano a livello di comunità locale e in genere sono di tipo familiare o gestite da un piccolo gruppo di pescatori – e degli allevatori ittici su piccola scala in termini di implicazioni positive rispetto, tra l’altro, all’eliminazione della povertà e all’uso sostenibile delle risorse ittiche.4

Rispetto alla povertà, è noto, tra l’altro, che diverse popolazioni vivono in zone geografiche in cui l’economia dipende principalmente da tali attività di prelievo e raccolta e in cui le condizioni di vita sono anche e spesso legate al buono stato del mare.

Si tratta, evidentemente, di riconoscere con maggior forza il giusto valore del mestiere del pescatore e l’importanza socio-economica delle attività della pesca artigianale e dell’allevamento ittico su piccola scala che hanno difficoltà oggettive nel resistere alla concorrenza di più grandi organizzazioni del settore della pesca e dell’allevamento nel mercato ittico globale.

Nel contesto globale, il pescatore artigianale è colui che tramanda per lo più i suoi saperi oralmente come un’arte. Soprattutto il pescatore artigianale esercita un mestiere importante per il sistema alimentare e socio-economico locale e questo suo ruolo certamente merita attenzione e il giusto riconoscimento. Inoltre, negli ultimi anni, il pescatore ha mostrato grande attenzione all’ecosistema marino come, ad esempio, nel recupero di oggetti in plastica dal mare e nel contribuire, con informazioni preziose rilevate in mare, al lavoro della ricerca scientifica che si occupa di specie aliene e di biodiversità marina. Per comprendere meglio il significato dell’attività economica di tale tipologia di pesca è utile rifarsi alla normativa italiana (Mipaaf, 2016),5 che definisce la piccola pesca artigianale come “la pesca praticata da imbarcazioni di lunghezza fuori tutto inferiore ai 12 metri” [di stazza lorda inferiore alle 10 tonnellate] “abilitate all’esercizio della pesca costiera locale (entro le 12 miglia dalla costa) con uno o più attrezzi da pesca” […]. Si tratta di attrezzi talvolta tipici della tradizione locale di pesca come la rete incastellatacombinata ovvero di attrezzi che, rispetto a quelli in genere utilizzati nell’ambito del Compartimento marittimo di Civitavecchia6 sono le “reti da posta calate (“ancorate”), reti da posta circuitanti, reti a tramaglio, incastellatecombinate, nasse e cestelli […] (Art.1.1). La stessa normativa inserisce la piccola pesca artigianale nel contesto più ampio della cosiddetta piccola pesca, che oltre a comprendere quella artigianale, è specificata come l’attività di pesca che utilizza la “piccola rete derivante” e il “palangaro fisso” (Art.1.2) [anch’esse utilizzate in ambito compartimentale, ndr.] e dunque un’attività praticata da piccole imbarcazioni che non utilizzano attrezzi trainati. In ambito locale della costa laziale generalmente la piccola pesca è condotta a livello di piccole imprese familiari di pescatori. In genere le difficoltà di tale settore della pesca possono rilevarsi, ad esempio, in maggiori costi tendenziali legati a un aumento del costo del carburante o a inefficienza di sistemi produttivi obsoleti (dai quali dipende l’evoluzione qualitativa delle catture) oppure dovute a stili di consumo sempre più orientati a prodotti surgelati ovvero a prodotti esteri. Tali difficoltà, nel contesto competitivo, generano condizioni di inefficiente concorrenzialità al punto che per le piccole imprese l’abbandono dell’attività di lavoro si rivela l’unica soluzione possibile, dando origine a ripercussioni socio-economiche negative a livello di comunità locale. Anche dalla pesca e dal consumatore si attende e si auspica che, dall’uso sostenibile ovvero dalla sostenibilità del livello e della qualità del prelievo delle risorse ittiche fino all’utilizzo ovvero al consumo sostenibile (e in merito vi sono forti segnali da parte del consumatore, ndr.), si giunga a un progressivo aumento di consapevolezza comunitaria e globale rispetto all’importanza che rivestono per la vita attuale e futura dell’uomo e del pianeta sia il mantenimento della biodiversità marina sia il buono stato gli ecosistemi acquatici intesi come fini, nonché l’utilità di azioni mirate ovvero di “buone pratiche” sempre più adeguate a sostenere tali fini. In merito il Codice di Condotta per la Pesca Responsabile (FAO, 1995)7 sostiene che “la pesca, compresa l’acquacoltura” è un’attività dell’uomo che “fornisce una risorsa vitale di cibo” […] “e di benessere economico per le persone di tutto il mondo, per le generazioni presenti e future” […]. Anche per questo l’attività della pesca “dovrebbe […] “essere condotta in modo responsabile” (Introduzione). Anche la Commissione europea, con il Codice europeo di buone pratiche per una pesca sostenibile e responsabile (2004),8 propone come obiettivi quelli, tra gli altri, di “contribuire alla conservazione degli stock preservando al contempo la pesca professionale” […]; “contribuire in modo sostenibile alla creazione di benessere ed occupazione nelle regioni a forte dipendenza dalla pesca”; “sviluppare una cultura di buone pratiche di pesca e fornire norme di pratiche comportamentali per quanti esercitano attività di pesca” […] (p.7). Inoltre, dal lato del consumo certamente vi sono consumatori che apprezzano la possibilità di acquistare direttamente dai pescatori e dunque il pescato di origine locale. Vi sono consumatori orientati alla biodiversità che sono alla ricerca di azioni concrete da intraprendere o attuano già un consumo sostenibile dei prodotti della pesca attraverso modalità che si possono definire “buone pratiche” sia di acquisto sia di consumo e che hanno a riferimento talvolta specie dal minore interesse commerciale di altre. Tenuto conto dell’importanza che riveste per alcuni l’origine del pescato, tra le specie ittiche “presenti” nella zona di pesca associata all’area del Compartimento marittimo di Civitavecchia (zona di pesca FAO 37.1.3.) vi sono, tra le molte, anche specie che a volte non incontrano il favore del consumatore ovvero che sono considerate specie “minori” o “di scarto”. In particolare si possono elencare specie, dalle carni saporite e gustose a seconda dei gusti personali, che rientrano in ricette tipiche della tradizione gastronomica civitavecchiese e che possono essere catturate anche con gli attrezzi della piccola pesca, quali: aguglia, alalunga, boga, cheppia, corvina, grongo, lampuga o corifena, lanzardo o sgombro occhione, leccia stella, luccio di mare o barracuda, menola, molva, murena, musdea o mostella, occhiata, pagello mafrone, pagello o pezzogna, pagro, palamita, pesce castagna, pesce lucertola, pesce prete o lucerna, pesce san pietro, pesce serra, polpessa o polpo macchiato, potassolo o melù, salpa, sciarrano o perchia, sciarrano, suro o sugarello (varie specie), tanuta, tombarello o biso, tonnetto o allitterato, tordo (varie specie), zanchetta o suacia.

L’Anno internazionale della pesca artigianale e dell’acquacoltura può essere un’opportunità per conoscere più a fondo i temi associati alla pesca e le interrelazioni tra portatori di interesse, ambiente marino e sostenibilità del consumo. L’Anno internazionale sicuramente può essere considerato come un passo importante lungo la traiettoria verso il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (ONU, 2015)9 e in particolar modo verso gli Obiettivi n.14 e n.12 i cui traguardi in termini di successo dipendono anche e soprattutto da quanti partecipano al cambiamento di “stile di consumo”, allontanandosi dalla logica del “fare come al solito” (o come dicono gli Inglesi, dalla logica del “business as usual”).

GIORGIO CORATI

NOTE
1 FAO. Sito web consultato il 07 aprile, 2022. https://www.fao.org/artisanal-fisheries-aquaculture-2022/home/en/
La traduzione è mia.
2 FAO. Sito web consultato il 07 aprile, 2022. https://www.fao.org/asiapacific/events/detail-events/en/c/1841/
La traduzione è mia.
3 FAO. Sito web consultato il 07 aprile, 2022. https://www.fao.org/artisanal-fisheries-aquaculture-2022/home/en/
La traduzione è mia.
4 Ibidem. La traduzione è mia.
5 Mipaaf, DM 7 dicembre 2016 (Art.1, commi 1, 2). Disciplina della piccola pesca e della piccola pesca artigianale. G.U. Serie generale n.151 del 30 giugno 2017.
6 DPR 152/2015 (Art.2, Tabella B). G.U. del 29 settembre 2015. Serie generale n.226.
Nota: Il Compartimento marittimo di Civitavecchia è una delle Circoscrizioni territoriali marittime del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Fa capo alla Giurisdizione litoranea della Capitaneria di Porto; i suoi limiti territoriali si estendono lungo la costa tirrenica del Lazio dal Comune di Montalto di Castro incluso al Comune di Ladispoli incluso. La Direzione marittima è istituita a Civitavecchia.
7 FAO. Codice di Condotta per la Pesca Responsabile. Roma. 1995.
Code of conduct for responsible fishing. (in Introduction). Sito web https://www.fao.org/3/v9878it/v9878it.htm. La traduzione è mia.
8 European Commission, Directorate-General for Maritime Affairs and Fisheries, Codice europeo di buone pratiche per una pesca sostenibile e responsabile, Publications Office, 2004.
9 Per informazioni sugli Obiettivi ONU si veda il sito web https://unric.org/it/agenda-2030/.
NOTA: L’Agenda è un “programma di azione per le persone, il pianeta e la prosperità con obiettivi e traguardi misurabili”. In particolare, l’Obiettivo/SDG n.14 è orientato a “conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile”, in quanto l’impatto delle attività umane sui mari è rilevante in termini di inquinamento e di esaurimento tendenziale delle risorse ittiche, mentre l’Obiettivo/SDG n.12 è orientato a “garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo” con azioni tese a promuovere tra l’altro l’efficienza delle risorse e una migliore “qualità di vita” per tutti (ONU, 2015).