La veritaaaa!
di ANNA LUISA CONTU ♦
La verità in tasca o sotto le scarpe. Siamo la nazione che ha accettato il dogma della verginità della Madonna e dell’infallibilità del Papa. Quindi abituati e istruiti a non porre domande imbarazzanti o considerare inutili le mille sfaccettature della realtà e ciò che si nasconde dietro l’apparenza delle cose un’illusione.
Ciò che scrive Roberto nel suo articolo, accolto anche con entusiasmo da molti amici, mi sconcerta a partire dall’ultima affermazione sulla superiorità del nostro modo di vivere in Occidente e nell’ esaltazione di un eurocentrismo ed etnocentrismo che tante aberrazioni ha causato nella storia umana. Se possiamo godere di libertà e benessere in questa parte di mondo, chi abbiamo fatto piangere?
Nessun dubbio, nessun interrogarsi sulle cause di questa nuova guerra in Europa, un evento foriero, se non si userà moderazione intelligente, di ancora più tragici esiti. Molti negano che sia esercizio inutile ricercare le motivazioni che spingono gli uomini e le donne ma anche le nazioni ad agire come agiscono. E allora è come se attraversassimo la vita come ciechi fidandoci della parola di chi può raccontare quello che vede e quello che vede è quello che lui interpreta.
In quello che sta accadendo in Ucraina “ È di per sé evidente chi sono gli aggressori e chi sono gli aggrediti, così come i crimini di guerra all’interno di una guerra che di per sé è un crimine totale. Questa immediata evidenza é solo un aspetto della conoscenza/comprensione dell’evento”. Così Paolo Favilli su il manifesto di mercoledì 6 Aprile .
Ma esigere altri livelli di comprensione ti arruola nell’esercito di quelli che Roberto, utilizzando orrendi e abusati neologismi, chiama opportunisti, attori di un teatro dell’assurdo, inquietanti amici di Putin in continuità antropologica con i no vax, che per me è insulto superiore agli “alienati” che usa il Corriere della Sera.
Su quello stesso giornale leggo una notizia che mi pone domande sulle immani distruzioni delle città con dentro tutti i suoi abitanti. Quella notizia racconta che un carro armato ucraino nascosto tra i palazzi ha semi distrutto una colonna di tank russi. “Nascosto in mezzo ai palazzi”, quindi non si sta combattendo in campo aperto, ma le città diventano scudi, schermi contro l’invasore. Come meravigliarsi allora di tutte quelle distruzioni? Due eserciti si stanno cannoneggiando in mezzo alle case. È una cosa orribile e chiama due responsabilità.
Poi sento qualcuno dire che all’interno della guerra d’aggressione della Russia contro l’Ucraina si combatte una parallela guerra civile col suo portato di vendette personali, atrocità del vicino contro il vicino . Sarà vero? Non lo so. Io non ho la verità in tasca né sono un’anima bella che si ritrae dal pensiero della bestialità umana. So però che le guerre si combattono anche costruendo la figura del nemico come mostro e al mostro si possono attribuire tutte le atrocità che raccontano i cronisti dalle martoriate città ucraine .
Caro Roberto, scrivi che è tutto molto semplice in Ucraina. Ti invidio perché non ho la tua stessa fede. Io sono sempre stata atea.
ANNA LUISA CONTU
Grazie Lisa.
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Lisa, in effetti mi sembra che ci sia una forsennata, irrazionale corsa a soffiare sul fuoco. Leggo con preoccupazione dichiarazioni di uomini di governo, di opinionisti da ogni parte tese a screditare, a delegittimare il nemico, classificandolo come il male assoluto, con una escalation di parole ed una sterile esibizione di muscoli che a me pare abbiano cementato l’odio e il consenso interno, con la guerra come unica soluzione possibile. E’ questa la lucidità politica necessaria per uscire dalla crisi?
Sono convinto che sia giusto schierarci con il popolo ucraino, sono sempre stato incline a stare dalla parte dei deboli contro i prepotenti; quindi aiutiamolo con le sanzioni e con le armi ( il mal di pancia a me viene, non ci posso fare niente sono stato sempre un pò delicato, ma me lo tengo). Ma non mi piacciono le guerre ideologiche e manichee dei buoni contro i cattivi, anche perchè i buoni non sono sempre stati buoni e i cattivi non sempre cattivi. Le crociate lasciamole al Medio Evo.
Purtroppo una delle patologie psichiatriche più comuni è la perdita della memoria recente per determinati fatti ed azioni: si chiama “amnesia dissociativa”.
Enrico Iengo
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Enrico ❤️
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Ti ho risposto su Facebook, quindi non mi ripeto.
Roberto
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Credo rappresenti per tutti noi una prova di maturità e serietà sostenere le proprie ragioni con la passione suscitata da eventi così drammatici. Stento tuttavia a comprendere esitazioni, perplessità, una continua ricerca di argomenti che ridimensionino la gravità di quanto sta accadendo e le responsabilità chiaramente definite dal fatto che esiste un solo aggressore e un solo aggredito. Forse è l’influenza del pensiero dell'”offensive realism” di Mearsheiler ricordato da Lisa qualche giorno fa a proposito di una citazione tratta dall’Economist. Francamente tutto mi sarei aspettato tranne che l’ultimo dei machiavellici, il più cinico teorico delle ragioni della forza contro le ragioni della ragione, fosse associato alla causa del pacifismo.
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John Joseph Mearsheimer (non Mearsheiler), mi scuso dell’errore di battitura… ma la sostanza rimane. E’ il teorico del “realismo d’attacco” (offensive) predicato dai falchi della Scuola di Chicago! Se lui è un pacifista io sono il Dalai Lama.
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Caro Nicola, mi dispiace sinceramente che tu scambi per esitazioni, perplessità e non consapevolezza della gravità della situazione in Ucraina ciò che è semplicemente il tentativo di ragionare proprio sulla gravità di ciò che sta accadendo, senza che le passioni prendano il sopravvento e si perda di vista ciò che è il reale obiettivo che credo tutti noi auspichiamo: la pace. La tua e la mia storia, dirlo è superfluo, è intrinsecamente contrapposta all’idea di pensiero unico. Mi piacerebbe ragionare con te e con gli amici del blog sulle cause di questa guerra e su come uscirne, senza però giudicare come incomprensibile ciò che è tentativo di capire e ricerca di una difficile verità. Nel ribadire che sto con il popolo ucraino e con la sua difesa contro l’aggressore, permettimi di di confessarti che tendo per mia inclinazione naturale a diffidare delle questioni semplici. E’ la complessità che mi appartiene, la convivenza è certamente più faticosa, ma mi garantisce maggiormente l’illusione di avvicinarmi alla verità e di essere in pace con la mia coscienza..
Enrico
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Caro Nicola, innanzitutto ti ringrazio del tuo commento e sono d’accordo con te che ognuno possa esprimersi con la passione che lo/la anima senza essere classificato in categorie improbabili.
1. Io non ho esitazioni o giustificazioni, so bene chi è l’aggressione o l’aggredito, semplicemente mi rifiuto di partecipare alla generale mostrificazione del nemico, che sai bene essere una delle strategie usate in guerra e che Enrico Iengo delinea così bene
2. Mi rifiuto di essere parte del partito del PUB, partito unificato dei bellicisti. Sono con le persone di buona volontà ( purtroppo sempre più esigue ) che spingono per trattative, trattative e trattative.
3. La citazione dello studioso ( che io non conosco nè ho mai letto) sull’Economist era consona al mio ragionamento sulle cause di questa guerra. Se uno dice una cosa giusta non è che guardo il suo pedigree , a meno che sia non Hitler.
Con stima, Anna Luisa
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Diffido da sempre del pensiero unico e credo che la complessità non solo appartenga alla natura delle cose ma contenga in sé la chiave di lettura per comprendere il cambiamento. Quello che mi lascia interdetto (non mi riferisco a nessuno degli intervenuti: è una considerazione “di contesto”) è piuttosto una specie di diffusa assuefazione all’orrore, una resistenza a riconoscere la sconvolgente rilevanza dei fatti: l’ invasione militare di uno Stato sovrano, la prima guerra combattuta nel cuore del’Europa da più di settant’anni, stragi che ricordano Guernica… Quanto a Mearsheimer consiglio di risparmiarsi la fatica della traduzione: i suoi argomenti si trovano in fotocopia negli articoli di Orsini.
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Anche io invidio chi ha certezze su questa guerra. Io non ne ho…anzi più passa il tempo e più emergono cose che con convincono e spaventano. Questa guerra va contestualizzata. Putin non è un santo ma nemmeno Zelensky lo è. Putin non si è svegliato una mattina decidendo di invadere l’Ucraina. E non è solo l’allargamento della Nato che ha provocato la reazione russa. Il problema è che noi non abbiamo una vera e imparziale informazione. Si è solo deciso che Putin è l’aggressore e l’Ucraina l’aggredito. Non è così semplicistica la cosa. In Ucraina c’era una guerra civile che durava dal 2014 e che ha provocato 14 mila vittime. L’America di Biden questa guerra l’ha voluta e provocata armando e addestrando fino ai denti l’Ucraina…Perché? E cosa ci facevano quei laboratori a confine con la Russia, finanziati dal figlio di Biden, con virus pericolosi che l’OMS ha detto all’Ucraina di distruggere? La Russia si è sentita minacciata…come si era sentita minacciata l’America ai tempi dei missili russi su Cuba. Questa guerra, se non si trasforma in un conflitto mondiale, sicuramente fa comodo all’America perché indebolirà l’Europa e la Russia (noi falliremo). Ha avuto l’effetto di allontanare la Russia dall’Europa. La Russia in buoni rapporti con l’UE, che a sua volta ha buoni rapporti con la Cina, rischiava di far perdere il ruolo di primo piano all’America…e gli Usa questo non lo sopportano…E hanno trovato Zelensky, ai minimi storici di consenso che, con questa guerra è diventato un eroe. Zelensky e gli ucraini che combattono pensano di essere in un film ma purtroppo la gente muore davvero. E allora, mentre stava scemando l’escalation e l’intenzione dell’ulteriore invio di armi ecco che arriva la strage di Bucha che non mi convince…perché le riprese satellitari (che fanno vedere i corpi) sarebbero del 19 marzo e quei cadaveri sembravano invece molto recenti. In 19 giorni cadaveri intatti, senza essere sbranati da animali selvaggi o randagi? Senza mosche? Senza segni di decomposizione? Ricordiamoci che ci sono battaglioni neo nazisti capaci di grandi efferatezze…e noi li stiamo armando. Mi agghiaccia il pensiero che la gente creda che in Ucraina ci sia un nazismo buono
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Nella costruzione di un’opinione pubblica orientata a “comprendere” se non a “condividere” le ragioni dell’aggressione russa all’Ucraina gioca un ruolo fondamentale l’azione di sistematica disinformazione e alterazione dei fatti orchestrata dai servizi russi attraverso la maskirovka. Si chiama così la tecnica di camuffamento della verità elaborata in termini di una vera e propria dottrina di guerra e insegnata in tutte le accademie militari. Fu esposta già nel 1944 dall’Enciclopedia Militare Sovietica e successivamente aggiornata e rielaborata dagli strateghi della disinformazione sovietici e poi nazional-putiniani. Peccato che adesso ci siano i droni, le tecnologie satellitari e le testimonianze di osservatori imparziali a smentire la narrazione entomologica del massacro di Bucha. Ma soprattutto è difficile comprendere come una sedicente sinistra possa infierire su un popolo aggredito sostenendo di fatto le ragioni del regime più reazionario d’Europa. Quanto alla popolarità di Zelensky (personaggio per il quale non nutro nessuna particolare simpatia) beh… l’hanno eletto i suoi connazionali. Con il 71% dei voti…
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In mezzo al Truman Show in atto, io mi limito al placido Don, scusate… Caracciolo!
Sono “partigiana ” per Lisa, Enrico e Maria Letizia, of course.
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Ho detto Luca Caracciolo “La fine della pace”.
A proposito, Gianni Riotta iscrive il direttore di Limes a una presunta lista di incauti sostenitori di Vladimir Putin.
Io invece lo sto leggendo per capire di più di questa odiosa guerra.
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Letizia Leonardi ❤️
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Brava Paola, fai bene a documentarti!
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Paola sto leggendo La Russia di Putin della Politjovskaja, come sai uccisa sotto casa sua come regalo di compleanno a Putin. Sto leggendo anche Vite è destino di Vasili Grossman e i libri di Svetlana Aleksievic , nata in Ucraina( Tempo di seconda mano, oltre ovviamente a rileggere Tolstoy) Simonetta
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Cara Anna Luisa, anzitutto grazie per il tuo intervento che non solo apprezzo, ma che per molti versi, faccio mio. Mi permetto di rilanciare. Il primo punto è che il cosiddetto “Occidente” ha espunto da se l’idea di violenza, relegandola a orpello del degrado sociale o occasionale perdita di equilibrio delle forze di polizia. La violenza invece esiste e, semplicemente, la guerra è guerra. I fucili non sparano fiori e la gente muore sul serio. La guerra è la prosecuzione dei rapporti economici e sociali con altri mezzi. Non solo il capitale, ma anche l’odio etnico, come la ex Jugoslavia ci insegna. La nostra colpa è stata fare del pacifismo, che è una cosa seria, ma va continuamente alimentato, sorretto e difeso, un mantra piccolo borghese, dandolo per scontato, religiosamente. Tutti i ragazzotti che vanno in TV a dire “diamo armi” o la benevola accoglienza che si tributa ad uno Zelenski che chiede la no fly zone e che alla risposta “così si arriva alla terza guerra mondiale” risponde placidamente “tanti cavoli”, è emblematica del fatto che la guerra, quindi la violenza, siano un oggetto sconosciuto. La sospensione della leva obbligatoria ha aggravato il quadro. Dei tanti che inneggiano alle armi ben pochi hanno mai preso in mano un fucile, sparato e compreso l’immenso potere distruttivo che gli passava per le mani. Il secondo punto è credere che il cosiddetto “Occidente” sia culturalmente, economicamente, politicamente, un blocco univoco in cui gli americani si comportino da pater familias. Non è così. Gli Stati Uniti vogliono un’Europa debole al pari dei Russi. Il terzo punto è non comprendere che la libertà di espressione e l’espressione della libertà sono due cose molto diverse. Io sono anche libero di esprimermi, ma non posso esprimere la mia libertà. Posso parlare liberamente al mio cane, al mio gatto e ai miei amici. Ma se voglio che le mie idee siano in grado di orientare le azioni del corpo sociale devo avere a disposizione altri mezzi. Dove vengo accerchiato, denigrato, marginalizzato, sospinto a forza verso un’area di pensiero più che minoritaria e come tale irrilevante. Subisco il “trattamento Orsini”. Formalmente, ma solo formalmente, ciò è democrazia. In realtà è una forma di eliminazione delle idee attraverso il linciaggio mediatico. Tutto qui. Spero di aver dato un contributo positivo alla discussione.
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Grazie Simonetta per il tuo invito alle letture, ma penso che per rivedere prima la nostra visione del mondo, noi dovremmo rinverdire la nostra cultura mitteleuropea classica. Non amo le autrici e gli autori contemporanei, io leggo e rileggo ciò che ho già letto.
Penso che noi dovremmo fare Europa, ma, considerati i grandi interessi economici divergenti, le ingiustizie “di classe”…, le contraddittorie politiche sui migranti, io credo che ciò sia ancora impossibile.
Resta quindi Tolstoj, un grande educatore con i suoi racconti e Padre Sergio(Sergij) era il modesto libretto nella mia modesta casa di origine, oltre al libretto di Malatesta.
Comunque la mia figlia maggiore, la “scientifica” di casa, mi consiglia di… stare attenta al POLONIO.
Buonanotte ❤️
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Cara Paola, non dubitavo tu avessi letto e più volte i classici tra cui Tolstoj, ma anche gli altri. Fanno parte del nostro patrimonio culturale. Mala letteratura non si è fermata, e io ritengo non vadano trascurate le voci di chi questa epoca vive. Per il resto, io non mi sento partigiana e sinceramente non capisco il significato in un contesto dialettico. Forse l’hai usata nel senso : io sono di quella parte cioè ti associ a quelle idee, anche se non specifici quali. Mi sembrano opinioni variegate, a volte buone intenzioni a volte desideri a volte ricordi del tempo che fu… poche volte pragmatiche sul qui e ora( metodo buddista, degli yogi). Liberi siamo di esporre le nostre idee e di polemizzare con chi non la pensa così. Mi hanno insegnato però che un po’ di modestia è autocritica forse non nuoce.
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Cara Simonetta, “partigiana” è tra virgolette per un mio orientamento positivo nei confronti dei commenti di Anna Luisa , Letizia ed Enrico.
Sia Tu, io e Nicola provemiamo, in sociologia, dalla Scuola di Francoforte. Sappiamo come questi intellettuali furono esuli per sfuggire al totalitarismo in Germania, essi rivoldero i loro studi nei confronti di una società di massa, che non era un totalitarismo,ma l’involuzione della democrazia in società di consenso ed affari, con la depersonalizzazione degli individui “compensata” solo dagli indotti consumi.
“Critica”, come vedi, e teoria critica sono termini e concetti divenuti intercambiabili, dat che io li adopero per dare il consenso a commenti diversi e diversificati, contraddittori e quindi dialettica, al contrario della tua “fede”
democratica e di Nicola.
Riguardo al “Qui ed ora” Zen, stai tranquilla,
se saremo coinvolti anche noi nella nostra terra, sarò pronta per i miei nipoti come un Monaco buddista.
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La deprecata fede democratica è quella che ha ispirato gli inglesi a resistere alle bombe di Hitler e i partigiani a impugnare le armi per salvare il loro Paese. Senza quella cocciuta fede democratica forse oggi saremmo ancora tutti in camicia nera. E fu la fede democratica a mobilitare i Vietcong che piegarono l’imperialismo americano (e per farlo non usarono cerbottane, mazzafionde e tric-e-trac). Certo, se non altro non avevano fra i piedi un Orsini di passaggio che avrebbe raccomandato loro di arrendersi alla soverchiante potenza a stelle strisce. Io la mia fede democratica me la tengo ben stretta. Adorno, Horkheimer e Marcuse ci hanno aiutato a capire tante cose. Le abbiamo apprese nel ’68 in quella aule sulle quali (te lo ricordi?) campeggiava la terrificante scritta “Vietcong vince perché spara”. Ma se dobbiamo sfogliare l’album della nostra formazione c’è un nome italianissimo che sarebbe davvero strano dimenticassimo: quello di Antonio Gramsci. Non so se è abbastanza zen per i tempi che corrono, ma mi tengo stretto pure lui.
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