BENALTRISTI, MALPANCISTI E CERCHIOBOTTISTI
di ROBERTO FIORENTINI ♦
Il benaltrismo è un espediente retorico che consiste nell’eludere un tema o un problema posto in una discussione, adducendo semplicemente l’esistenza di altre problematiche più impellenti o più generali, spesso senza chiarirle specificamente.
In genere nel moderno gergo politichese vengono chiamati malpancisti coloro che non si trovano in sintonia con la direzione del partito in merito ad alcune scelte. Quindi per disciplina non si oppongono ma nel contempo sono contrari alle decisioni del partito.
Il Cerchiobottismo invece è la tendenza a destreggiarsi cercando di non prendere una posizione netta, in modo da non scontentare nessuno. La parola fu coniata dal giornalista Giovanni Valentini, nel 1996, a partire dall’espressione dare un colpo al cerchio e uno alla botte. “Dare un colpo al cerchio e uno alla botte” significa non sbilanciarsi fra due parti avverse, scegliendo opportunisticamente di non suscitare critiche o malcontenti, accordando un po’ di ragione qua e là.
Nel dibattito che imperversa in tv e sui social network (ed anche sul nostro blog), a proposito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, di benaltristi, malpancisti e cerchiobottisti ne troviamo a bizzeffe. C’è sempre qualcuno pronto a dire che il problema è ben altro e risiede in scelte del passato, in comportamenti di anni, spesso di decenni fa, da parte di questo e di quest’altro. C’è, ovviamente, anche una pletora di persone che sono pronte a dire: “ovvio che dobbiamo aiutare l’Ucraina, ma dobbiamo farlo con le armi?” E nel dire queste parole l’espressione del viso denuncia un fortissimo maldipancia. Poi ovviamente ci sono quelli che “né con quello, né con quell’altro”. “Ovviamente Putin ha torto, ma anche Zelenski…” “Sono contro l’invasione, ma dei nazisti ucraini ne vogliamo parlare?”
Francamente tutta la discussione in corso in Italia sul pacifismo, sulla resa, sull’invio o meno di armi alla resistenza ucraina, persino se si possa parlare di resistenza nel caso dell’Ucraina, mi sembra assai singolare e atipica, con punte di teatro dell’assurdo. Come, ad esempio, le posizioni dell’ANPI contrarie all’invio delle armi. I nipoti dei partigiani non vogliono aiutare chi difende il proprio Paese dai carrarmati dell’invasore. Fortuna che nessuno negli anni ’40 in USA la pensava così. C’è poi la curiosa e certamente interessante questione dei canali Telegram, dei politici e degli influencer che giustificano l’invasione russa e che sono spesso gli stessi che contestavano l’obbligo vaccinale e le restrizioni anti Covid. Premesso che il rischio di cadere nella trappola delle generalizzazioni è dietro l’angolo (all’interno del panorama No Vax, come di quello dei “pro Putin”, si articolano posizioni tra loro diversissime), ciò che posso ipotizzare è che il fil rouge consista in una visione complottistica del mondo, una sorta di coerenza del “pensiero disallineato” che giustifica il grado di filoputinismo di alcuni personaggi politici, influencer e canali mediatici noti finora per aver avallato posizioni, tra cui fake news, che essi stessi definirebbero “disallineate” con il “pensiero unico”. Trovo molto interessante ed anche un filino inquietante che il canale Telegram “Esercenti No Green Pass”, con oltre 35 mila seguaci, abbia iniziato a fare copia-incolla di messaggi e commenti anti Nato, anti Usa. In questi messaggi si parla del popolo ucraino come di una vittima degli interessi geopolitici statunitensi contro i quali l’invasione russa si porrebbe come una soluzione necessaria, anche alla luce dei crimini di guerra perpetrati dal 2014 a oggi, nel Donbass, dai reparti militari neonazisti dell’esercito ucraino nei confronti della popolazione russofona. Non voglio cadere nel complottismo inverso ma mi viene spontaneo pormi una domanda: è ipotizzabile che ci sia almeno una “continuità antropologica” tra il No Vax, il No Green Pass e il filorusso?
Sono perplesso. Di fronte alle bombe che distruggono case e scuole e uccidono bambini non penso che sia il momento di porre distinguo, interrogativi, dubbi e posizioni ambigue. Da un lato c’è un paese, l’Ucraina, con un leader eletto democraticamente che vuole essere vicino al nostro modo di vivere, vuole essere europea, aperta, moderna. Dall’altra c’è un paese, la Russia, governata da oltre vent’anni da uno spietato capitalismo di stato e da uno stesso uomo dal potere quasi assoluto. Uno ha invaso l’altro e ne sta sistematicamente distruggendo le difese, colpendo indiscriminatamente militari e civili, perché ha deciso che vuole per sé parte dell’altro paese e che non può permettere che l’Ucraina decida liberamente da che parte stare. Non è semplicistico. È semplice. E poi, sapete, con tutti i difetti che ha il nostro sistema, con tutti i limiti e le disparità, io sono contento di vivere dove vivo. E non in Russia. Oppure in un paese islamico. E capisco perché gli ucraini vogliano vivere come noi, dove ciascuno può decidere di dire qualsiasi castroneria gli passa per la testa, senza rischiare di finire in galera. O peggio.
ROBERTO FIORENTINI
Chiaro, semplice, efficace, condivisibile.
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Non ricordo chi lo disse ma mi sembra appropriato per i tempi che viviamo. “A ognuno i propri fatti, non solo le proprie opinioni”
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mi scuso per il ritardo, Roberto, ma vorrei rispondere venerdì.
Ovviamente sono d’accordo con le tue tesi esposte molto efficacemente.
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