RUBRICA – “BENI COMUNI” – 5. Parco dell’Uliveto.

di FRANCESCO CORRENTI

Catalogo Documenti Utili: Programma di un seminario sul paesaggio (prof. arch. Vittoria Calzolari e prof. ing. Mario Ghio, dicembre 1999).

Un anno da dimenticare, il 1978. Uno dei più tremendi di quegli anni di piombo (1965-1980, per adottare la cronologia più condivisa), seguito ai già tragici precedenti, che avevano visto – per darne un panorama molto sommario – le devastanti alluvioni di Firenze e di Venezia ei terremoti del Belice e del Friuli; i colpi di Stato, le guerre civili, le invasioni militari e le guerre tout court nella Repubblica Dominicana, in Grecia, nel Vicino Oriente, in Libia, in Vietnam, in Cecoslovacchia, in Cile; i ferimenti e gli assassinii di uomini politici, di servitori dello Stato, di giornalisti, di manifestanti…; le stragi di Milano, di Fiumicino, di Brescia, dell’Italicus (quella di Bologna avverrà nell’80), per fermarci all’Italia; e i sequestri, gli scandali politici, le violenze di ogni tipo. Non meno cupo, inquietante, il clima del ’78, fin dall’inizio. E a marzo, il 16, l’assassinio dei cinque agenti della scorta e il rapimento di Aldo Moro in via Fani, gli angosciosi giorni seguenti (1), il ritrovamento del corpo il 9 maggio in via Caetani e poi le dimissioni del ministro dell’Interno Cossiga a maggio e del Presidente Leone, a giugno. Avvenimenti incredibili, assurdi, inconcepibili in altri tempi, eppure reali. Si vive in una realtà che lascia sgomenti e quei fatti possono essere tollerati, a viverli o a ripensarci o a leggerli, come diceva Vincenzo Cerami (2), solo perché sappiamo che sono veri, perché – citava Edgar Allan Poe – «se fossero fantastiche invenzioni, ce ne ritrarremmo con orrore».

Ma il 9 luglio, l’elezione di Sandro Pertini a Presidente della Repubblica segna un momento di schiarita, un segno di speranza e di fiducia. Certo è che da allora, nel mio ricordo, anche l’attività quotidiana negli uffici del Comune di Civitavecchia migliora, si riapre all’ottimismo. Ed è appunto nel segno di quella ventata di ottimismo che, appena venuto a conoscenza della circolare n° 817 del 15 settembre 1978 emanata dall’Assessorato allo Sport, Turismo e Problemi della Gioventù della Provincia di Roma per l’assegnazione di contributi per “verde attrezzato”, predispongo la proposta di provvedimento dell’amministrazione per la partecipazione del Comune. A spingermi, conoscendo l’insolita ampiezza dei fondi stanziati, è stato il professor Mario Ghio (3), allora presidente del Consiglio direttivo – di cui faccio parte – della Sezione Lazio dell’INU/Istituto Nazionale di Urbanistica, che ho voluto come consulente per l’organizzazione generale del campus scolastico nello studio di un altro progetto in corso, quello per la costruzione della nuova sede dell’Istituto Statale d’Arte in località Poligono del Genio, al quale collaborano anche la preside Anelia Pinna, i vari docenti e gli stessi studenti.

Il sindaco è Ennio Piroli, vice-sindaco e assessore all’Urbanistica Vincenzo Ciro Iovine e assessore ai lavori pubblici Ercole Arcadi. Dato che proprio l’anno prima abbiamo felicemente terminato i lavori di sistemazione del Parco della Resistenza, nel cui antico rustico casale ho posto l’insolita sede del mio ufficio (la «Dacia»!) – con il restauro del viale pergolato sette-ottocentesco che è un tratto della Via Aurelia d’epoca traianea – è unanime il loro parere di localizzare il nuovo progetto di parco attrezzato nel Piano di zona n° 2/Uliveto, il moderno quartiere che si sta realizzando con alcune cooperative edilizie e con i finanziamenti delle leggi per l’edilizia economica e popolare, al margine meridionale del “nucleo urbano centrale”.

Anche questa denominazione è nuova, frutto della terminologia che, come Ripartizione Urbanistica, stiamo via via istituendo nello studio attuativo del PRG – il Piano regolatore generale approvato nel 1967 ed entrato in vigore a febbraio del 1968 – ponendo particolare attenzione alla morfologia urbana quale conseguenza della plurisecolare evoluzione dell’assetto urbanistico e al problema di adeguare lo stesso piano alle prescrizioni del decreto interministeriale sugli standard, subentrato nella legislazione in materia, di cui proprio il professor Ghio è stato l’ideatore.

D’altra parte, dai primi del ’77, le nuove norme per l’edificabilità dei suoli introdotte dalla legge 28 gennaio 1977, n° 10 (la famosa Bucalossi), offrono l’occasione di porre il Comune di Civitavecchia all’avanguardia nella sua interpretazione ed applicazione. Il mio commento con le istruzioni operative è pubblicato, già 15 giorni dopo l’emanazione della legge, dalla Lega per le Autonomie ed i Poteri Locali e distribuito a tutti i Comuni italiani, mentre le misure attuative ed i parametri adottati dall’Amministrazione con varie delibere sono presi a modello da molti altri Comuni del Lazio. La stessa tempestività aveva caratterizzato la collaborazione della Ripartizione Urbanistica con l’Assessorato al Commercio, retto dal dinamico Ferruccio Smeraglia, per ottemperare alla legislazione sul commercio in sede fissa e ambulante. La relazione Programmi pluriennali e rete distributiva: adempimenti e proposte, lo studio Una politica d’intervento per l’attuazione dei piani commerciali (pubblicato sul periodico “Alternativa politica”) ed i criteri del tutto nuovi che abbiamo seguito nella rilevazione dello stato di fatto e nella localizzazione pianificata dei punti di vendita diventano riferimenti metodologici in materia per gli altri enti locali.

Non sono i soli risultati di un impegno lavorativo molto intenso. Ormai da tempo, l’Amministrazione, visti i risultati raggiunti dai numerosissimi progetti elaborati, ha incaricato un gruppo di miei preparati colleghi romani – Nazzareno Centini, Simonetta Corongiu e Paolo Taffi, cui poi si aggiunge Maurizio Mozzetti, tutti docenti in istituti di formazione professionale o nella nostra facoltà –, di collaborare con l’Ufficio, affiancando i geometri già di ruolo o vincitori del concorso appositamente bandito, che sono Luigi De Paolis, Nello Flamini, Luciano Gargiullo, Carmine Scandale. Inoltre, c’è il personale amministrativo che proviene dagli uffici del Pincio. La Ripartizione Urbanistica comunale è così l’ufficio più giovane del Comune e tra quelli con i quali ci dobbiamo confrontare: gli altri Comuni, il Consorzio Autonomo del Porto, la Capitaneria, gli uffici centrali di Roma, della Provincia, della Regione e dello Stato, i Ministeri, il Genio Civile, le Soprintendenze e così via. Come gli enti che operano sul territorio: l’ENEL, le varie società, gli imprenditori del settore edilizio, tanti altri. Non dimenticando il Tribunale Civile e Penale e la Procura della Repubblica che vi opera. Intensamente… Ed anche per loro, riusciamo a pianificare una localizzazione idonea e coerente con una più logica concezione delle attrezzature direzionali.

Ma qui devo chiedere scusa se, nel riferire gli avvenimenti di allora, citerò fatti ai quali ho partecipato e lavori di cui mi sono occupato. Si tratta di cose lontane e tuttavia con effetti notevoli e duraturi nell’evolversi delle cose, non solo localmente, per cui ritengo utile ricordarle. Senza, da parte mia, veramente, alcun intento autoreferenziale.

Questa la cronologia dei fatti, progetti e relazioni, provvedimenti comunali:

– 18 novembre 1977: il Consiglio comunale adotta la deliberazione n° 500 con cui viene approvato il Piano d’intervento comunale per l’occupazione giovanile nei settori dei servizi socialmente utili, in applicazione della legge 1° giugno 1977, n° 285. Con lo stesso atto è istituito il “Centro di documentazione urbanistica sull’assetto del territorio e la storia urbana (C.d.u.)”, organismo comunale di ricerca e diffusione delle conoscenze in materia di territorio.

– 23 novembre 1977: Giornata Culturale di Civitavecchia. 9-10:30, visita al Forte, aperto al pubblico. 10:45-12: visita al centro storico (mostra fotografica, arte grafica, S. Nicola: arredi del Venerdì Santo, Associazione Centumcellae). 16-19, incontro-dibattito. Il sindaco di Roma Giulio Carlo Argan è rappresentato dall’assessore al centro storico Vittoria Calzolari. Relazione dell’assessore alla cultura Alfio Insolera. Poi relazione d’ufficio Inquadramento dei problemi di programmazione e gestione nel settore dei beni culturali e della riqualificazione del territorio comunale.

– 20-22 aprile 1978: partecipazione del Comune al Convegno Nazionale INU di Venezia, con presentazione di una relazione sulle attività in campo urbanistico.

– 10-17 maggio 1978: Storia urbana di Civitavecchia, conversazioni per il corso di archeologia promosso dall’Associazione Archeologica “Centumcellae”, Civitavecchia, Biblioteca comunale, pubblicate in “Corso di Archeologia. Sintesi delle conversazioni didattiche”, Civitavecchia 1978.

– 11 maggio 1978: Cultura e partecipazione nella tutela dell’ambiente, conferenza in occasione della mostra “Impressioni su Civitavecchia”.

– 27 maggio 1978: Convegno “Analisi, intervento e riuso del patrimonio edilizio esistente” promosso dalla Provincia di Roma e dall’INU a Tolfa. Relazione del Comune di Civitavecchia Il comprensorio di Civitavecchia, Tolfa, Allumiere e Santa Marinella.

– 5-6 luglio 1978: dibattito pubblico sui problemi di conoscenza e governo del territorio promosso dalla Sezione Lazio dell’INU, con la partecipazione dell’Istituto di Scienze della Terra della Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Roma, Orto Botanico. Relazione Geografia d’insieme degli insediamenti e area metropolitana di Roma.

– 23 luglio 1978: pubblicazione del volume Il territorio (urbanistica, edilizia residenziale, tutela dell’ambiente) negli adempimenti previsti dal DPR n° 616/1977 attuativo della legge n° 382/1975, di G. Cocco, S. Coco, F. Correnti, F. Malfatti, F. Merloni, M. Morisi, P. Urbani; prefazione di Alberto Predieri), pp. 168, Edizioni delle Autonomie, Roma 1978.

Inoltre, dai primi di febbraio ’78, in relazione al programma pluriennale che il Comune dovrà approvare, nella consapevolezza del condizionamento e del valore pregiudiziale che assume la conoscenza dei tempi e dei modi dell’intervento statale e regionale per la programmazione comunale, è stato istituzionalizzato il confronto continuo con tutti gli enti operanti nel territorio e quindi si svolgono, a Civitavecchia, conferenze dei servizi con cadenza quindicinale (l’ultima si terrà il 2 maggio 1980), per la periodica verifica delle attuazioni programmate e per rendere coerenti e coordinati tra loro gli interventi pubblici e privati. Proprio in questa sede, il 6 marzo, il Comune riesce a risolvere il problema del vastissimo imbonimento previsto dal Piano regolatore portuale per realizzare le nuove banchine, prescrivendo che venga utilizzato il materiale roccioso estratto dall’ENEL per impiantare il grande parco serbatoi. Si ottiene così il duplice scopo di porre le premesse per attuare, senza necessità di reperire finanziamenti, l’espansione a nord del porto – altrimenti con tempi imprevedibili – e di localizzare brillantemente e senza inutili danni ambientali la discarica di quell’enorme scavo. In sostanza, l’idea è scaturita dalle considerazioni che avevo fatto sui lavori del porto di Centumcellae, scoprendo che il volume del materiale scavato per ottenere il bacino della darsena equivaleva esattamente a quello dell’isola artificiale, l’antemurale, e del braccio sinistro, il molo del Bicchiere (200 mila metri cubi). Traiano (e Apollodoro?) possono ritenersi soddisfatti.

In tale contesto, prende forma il progetto del parco, impostato su una successione di assi prospettici che determinano i percorsi pedonali e gli allineamenti delle attrezzature (anfiteatro polifunzionale e pista di pattinaggio, edificio degli spogliatoi e dei servizi, campi sportivi, piste e spazi per attività fisiche libere e per esercitazioni ginniche, aree per la conversazione, la lettura e la didattica all’aperto, dove assi visuali e punti di fuga coincidono con alcune emergenze volumetriche e con elementi naturali o murari in funzione di quinte che scandiscono i ritmi delle aperture sui filari di ulivi o le fioriture squillanti delle Bougainvillea. Il complesso del parco costituisce un fulcro di servizi per il tempo libero, il gioco e lo svago per le varie fasce di età lungo la direttrice di collegamento pedonale tra il “nucleo urbano centrale” ed i quartieri dell’espansione a sud (Campo dell’Oro, San Gordiano e Boccella, ossia, rispettivamente, le zone residenziali n° 10, n° 11 e n° 12 del PRG). L’antico uliveto, al cui margine su via Rodolfo Morandi (tronco della cosiddetta Mediana) si articola la parte costruita del Parco pubblico, protende i suoi filari verso il fosso di Zampa d’Agnello e dell’Infernaccio, a sua volta elemento naturale di separazione verde e di collegamento funzionale con l’altra zona residenziale pianificata. Esso dovrà divenire in futuro – attraverso molteplici interventi di restauro ambientale e di rimboschimento, di creazione di percorsi, di sistemazione dei numerosi siti archeologici e di recupero dei diversi antichi casali presenti – una delle ramificazioni del sistema costituito dal complesso dei rilievi collinari dei Monti della Tolfa che, appunto attraverso le vallate torrentizie, si dirama in direzione della pianura e raggiunge la costa tirrenica.

Il progetto è terminato alla fine di ottobre e viene approvato dalla Giunta con delibera n° 1705 del 4 novembre 1978 per un importo di circa 287 milioni di lire. Molta soddisfazione provoca in tutti noi la comunicazione del contributo di lire 187.400.000 (euro 96.784 in moneta attuale) concesso in tempi rapidissimi dalla Provincia di Roma con deliberazione n° 3340 del 20 dicembre 1978. Il primo lotto, finanziato con il contributo ottenuto, ammonta a lire 150 milioni ed il secondo, finanziato con mutuo contratto dal Comune ammonta a lire 113 milioni. Si aggiudica l’appalto l’impresa dell’ing. Ubaldo Quartullo. I lavori iniziano subito dopo la presentazione del progetto al pubblico e alla stampa, il 7 ottobre 1979, alla “Festa dell’Unità”. Un terzo lotto di circa 90 milioni è poi approvato nel 1981. La direzione di lavori è assunta direttamente da me e ciò mi consente di seguire con cura le lavorazioni e di introdurre alcune innovazioni. Così, avendo visto in Porto, sul Molo del Lazzaretto, una grande turbina abbandonata, ottengo dalla cortesia dell’ingegner Salvatore Meca, dirigente del Consorzio Autonomo per il Porto, che venga donata al Comune e portata nel parco. Dipinta con un colore squillante, debitamente ancorata al suolo, diviene una scultura decorativa.

La fine dei lavori è data a dicembre del 1982 e rappresenta la soddisfazione d’un progetto utile alla città realizzato, ma anche una delle prime delusioni, un forte dispiacere, motivo di collera per la stupidità del vandalismo gratuito, che purtroppo vedrò tante altre volte e che ho già documentato qui: gli infissi in legno di Douglas del fabbricato dei servizi, posti all’interno per sottrarli anche alla vista, qualche tempo dopo la fine lavori li troviamo divelti e irrimediabilmente danneggiati.

Non ho parlato di altri avvenimenti accaduti nel 1978, troppo importanti per queste pagine di cronaca locale. È l’anno che vede tre Papi succedersi sul Sacro Soglio, mentre a Civitavecchia il lutto colpisce la famiglia Barbaranelli e l’intera comunità, con la scomparsa di Fernando, grande personalità, che non ho conosciuto di persona, ma cui devo io stesso ammirazione e riconoscenza.

Il Parco pubblico dell’Uliveto (“Parco della Cooperazione” ora “Parco dei Martiri delle Foibe”) in alcune foto del 1982 (in alto in bianco e nero) e del 1996 (a colori). La planimetria di progetto con le direttrici di allineamento. La foto aerea (Google Maps). il progetto e la realizzazione del Monumento ai Martiri delle Foibe (9.11.2004). In basso, l’«Occhio del Passante» e la copertina del volume Verde per la città (Ghio – Calzolari, 1961).

Note:

(1) Quell’episodio feroce mi colpì sul momento e lasciò un segno, anche dopo, di cosa non estranea, come tanti altri fatti di cronaca dolorosi ma distanti, perché vi furono coinvolti due amici, due compagni di scuola dell’istituto Massimo, il giornalista Paolo Frajese, telecronista Rai a via Fani, e padre Antonio Mennini S.J., confessore del presidente della DC e, in quei drammatici giorni, secondo molti, “postino segreto” dei messaggi dalla “prigione del popolo”, che impartì al prigioniero la comunione poco prima dell’assassinio. La Santa Sede, in seguito, lo tenne lontano dall’Italia, nominandolo nel servizio diplomatico vaticano in Congo e Turchia, poi nel 2000 (anno in cui è elevato da papa Giovanni Paolo II arcivescovo titolare di Ferento) viene inviato quale nunzio apostolico in Bulgaria e nel 2002 rappresentante pontificio nella Federazione Russa, fino a raggiungere nel 2009 l’istituzione di relazioni diplomatiche bilaterali e la creazione della nunziatura a Mosca. Nel 2008 è nominato anche nunzio in Uzbekistan, quindi nel 2010 in Gran Bretagna. Dal 2017, nella Segreteria di Stato, è responsabile dei rapporti tra Santa Sede e Italia.

(2) vedi l’articolo di Massimo Raffaelli, Vincenzo Cerami e la grande bruttezza, «il venerdì di Repubblica», XXXV, 1767, 28 gennaio 2022, p. 98-99.

(3) Mario Ghio, nato a Torino il 1° luglio 1920, ingegnere, professore ordinario già titolare della cattedra di Urbanistica e Pianificazione Territoriale alla Facoltà di Architettura dell’Università degli studi di Firenze, presi-dente della Sezione Lazio dell’Inu/Istituto Nazionale di Urbanistica, esperto e consulente del Ministero dei LL.PP. nella redazione di leggi e decreti in materia urbanistica (è stato l’inventore dei famosissimi “standard ministeriali”), insieme alla moglie Vittoria Calzolari è stato anche uno dei maggiori studiosi del paesaggio italiano e della disciplina per i parchi e le zone protette (del 1961, Verde per la città, opera fondamentale tuttora validissima, e poi gli studi per il Parco dell’Appia Antica, in cui sono stati affiancati da Antonio Cederna e da tutta “Italia Nostra”, e il centro storico di Roma e tanto altro. Essendo stato nei primi anni dell’Università allievo di Vittoria Calzolari, ho lavorato per lui come disegnatore da studente d’architettura, l’ho poi frequentato assiduamente come membro del consiglio direttivo Inu sotto la sua presidenza ed ho voluto, dal 1977-78, che soprintendesse al gruppo di lavoro da me istituito per la progettazione dell’Istituto Statale d’Arte e poi, nel 1980, dei piani attuativi del quartiere di San Liborio, ottimo esempio di insediamento urbanistico con ampi spazi verdi, parcheggi e servizi, nonostante le varianti apportate in seguito per aumentare le cubature residenziali. Di grande importanza il suo apporto alla formazione dei giovani architetti collaboratori del mio ufficio per i programmi suddetti, i cui primi risultati sono stati illustrati nel 2005 nella mostra e nel convegno “Progettare in Comune”, insieme agli altri tutor: Renato Amaturo, Vittoria Calzolari, Arnaldo Massarelli e Corrado Placidi. I risultati finali di queste iniziative sono documentati e pronti da anni per essere pubblicati. Sono in attesa che il Comune di Civitavecchia, nelle cui casse sono depositati dal 2002 i fondi vincolati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (ottenuti con il progetto interregionale PRUSST dei cento Comuni da me diretto e coordinato), renda disponibile la somma residuale necessaria per la loro utilizzazione, come stabilito nel 2014.

Fondo di documentazione archivistica e bibliografica sul tema “BENI COMUNI” – CDU

Università degli Studi di Roma “La Sapienza” – Facoltà di Architettura

Aula “Luigi Piccinato”

Seminario di aggiornamento e dibattito
TUTELA E RIQUALIFICAZIONE DEL PAESAGGIO

BOZZA Dl PROGRAMMA (dicembre 1999)

 Relatori

 Massimo Attias, Vittoria Calzolari, Francesco Correnti, Bruno Dolcetta, Alberto Durante, Paola Falini, Stefano Garano, Mario Ghio, Francesco Giovanetti, Massimo Guido, Daniele Iacovone, Paolo Marconi, Alessandra Melucco Vaccaro, Pier Luigi Nigro, Massimo Olivieri, Lorenzo Quilici, Sergio Ulivieri.

  1. 1. La struttura del Seminario in rapporto agli obiettivi ricercati


La struttura proposta per il Seminario tende ad evidenziare come ogni problema e azione di tutela, trasformazione, qualificazione, riqualificazione di singoli oggetti o ambiti estesi sia da mettere in relazione con un contesto costituito dal rapporto fra la struttura fisico-naturalistica e la struttura storico-antropica di un certo ambito territoriale, che si manifestano in modo sensibile e percepibile nel suo paesaggio;

  • con il significato e la rilevanza che ogni problema considerato assume nel contesto stesso;
  • con gli strumenti di controllo e guida dei processi di trasformazione e organizzazione disponibili o conseguibili in un determinato momento culturale e in un determinato momento culturale e in una determinata situazione legislativa, amministrativa, economica;
  • con il grado di conoscenza dei problemi citati acquisito o acquisibile da parte di istituzioni, gruppi, individui questo ampliamento del campo di conoscenza e di giudizio proposto può sembrare complichi il già complicato compito di chi — come i responsabili della tutela del patrimonio culturale — si trova già oggi a dover tenere conto di un intreccio complicato di situazioni: intreccio dileggi, intreccio di responsabilità e competenze, intreccio di interessi,

In realtà gli elementi di non conoscenza complessiva iniziale sono tra le cause prime della lungaggine del dibattito, della incertezza delle scelte, dei contenziosi e ricorsi.

Gli attuali strumenti introdotti per snellire le procedure (accordi di programma, conferenze dr servizio, ecc.) sono spesso viziati proprio dal fatto che i diversi partecipanti e responsabili delle operazioni non dispongono di una conoscenza complessiva e aggiornata dei problemi.

Queste difficoltà sono accentuate dalla tradizionale separatezza tra competenze, poteri, esperienze legati alla conservazione (settori beni culturali e ambiente a vari livelli), alla pianificazione e trasformazione (settori urbanistica, lavori pubblici, amministrazioni locali a vari livelli), alla gestione (settori opere pubbliche, infrastrutture, acque, agricoltura, ecc., a vari livelli).

Sembra dunque utile avviare un discorso su di un tema “olistico” come quello del paesaggio -della sua tutela, del suo “restauro”, della creazione di nuovi paesaggi -partendo dalla ricerca e comprensione delle interrelazioni Ira le componenti del paesaggio e dei diversi paesaggi e confrontando queste interrelazioni da una parte con alcuni capisaldi concettuali e normativi, dall’altra con il riproporsi di casi e temi ricorrenti che ogni responsabile della tutela dei beni culturali deve quotidianamente affrontare.

È dunque altrettanto importante mettere a fuoco:

  • le principali categorie di confronto di tipo concettuale;
  • le categorie e gli strumenti di tipo normativo (leggi, nonne, piani, procedure sia generali che
    di settore);
  • gli strumenti di tipo conoscitivo, descrittivo, documentario;
  • i principali temi e problemi che, sia pure in forma diversa in rapporto alle diverse situazioni territoriali, ricorrono frequentemente e sono oggetto di leggi e procedure generali e specifiche.

Per facilitare e sollecitare una partecipazione attiva da parte degli iscritti — particolarmente per ciò che riguarda la proposta e la discussione dei temi e problemi — si ritiene utile fornire loro una documentazione relativa ai principali temi e casi di studio che verranno successivamente proposti.
Ciò avverrà con una settimana dì anticipo rispetto all’inizio del Seminario attraverso la messa a disposizione di testi e alcuni schemi di riferimento (in CD o cartacei).

Si allega, a puro titolo orientativo, un elenco di possibili temi ricorrenti,in parte indicati dai futuri partecipanti al Seminario e in parte proposti dagli organizzatori in base alle loro esperienze: trai temi elencati -probabilmente troppo numerosi – andranno selezionati quelli ritenuti più utili.

  1.  Organizzazione dei due cicli seminariali


Sulla base delle considerazioni e dei criteri prima esposti si propone dì organizzarei due cicli seminariali -della durata di 5 giorni ciascuno -secondo lo schema che segue.

Dedicare il 1° giorno:

  • alla presentazione e discussione delle basi concettuali relative al termine paesaggio(o meglio alla triade di termini ambiente, territorio, paesaggio), alla loro evoluzione e alla loro accezione attuale in diversi ambiti disciplinari e istituzionali, evidenziando anche quale sia stato il contributo dato a tali temi dalla recente Conferenza del Paesaggio promossa dal Ministero BCA e dagli organismi europei.

Dedicare il 2° giorno:

  • alla presentazione e discussione dei diversi tipi di strumenti e metodi legislativi e normativi. conoscitivi e documentari;
  • alla enunciazione dei temi e problemi indicati come temi ricorrenti dai partecipanti al Seminario e integrati con altri temi proposti dagli organizzatori e docenti: tali temi saranno verificati negli ambiti territoriali che verranno proposti e studiati nelle giornate successive.

Dedicare il 3° e 4°giorno(e eventualmente la prima parte del 5° giorno):

alla descrizione, da parte dei docenti, di alcuni ambiti del territorio laziale, delle loro principali caratteristiche di struttura fisico-naturalistica e storico-antropica, enucleando i temi ricorrenti che in essi possono essere individuati e messi in relazione con il contesto, con gli strumenti legislativi e finanziari disponibili, con le esperienze compiute (in particolare da parte dei responsabili delle soprintendenze).

Tali temi ed esperienze saranno confrontati con alcuni casi esemplari significativi per la loro coerenza, sperimentati nella regione Lazio o in altre regioni e presentati dai responsabili.

Come ambiti territoriali di riferimento si propongono:

  1. area Tiburtina-Prenestina: cuneo Monti Cornicolani -Aniene -acquedotti – Monti Prenestini;
  2. Campagna romana: cuneo Appia Antica – acquedotti Claudio e Felice – Tuscolana;
  3. Tuscia romana: cuneo costa -pendici dei Monti Sabatini e Tolfetani –
  1. Articolazione delle giornate seminariali, argomenti, contributi didattici, docenti

giorno

Introduzione al Seminario:

Alessandra Melucco Vaccaro –Stefano Garano

Aspetti concettuali e teorici:

idee, concetti definizioni attuali relative al paesaggio e al patrimonio storico-paesistico nella loro evoluzione storica, disciplinare e interdisciplinare.

Mattina e pomeriggio

ambiente, territorio, paesaggio (Vittoria Calzolari);

dal paesaggio sensibile al paesaggio razionale (Massimo Olivieri);

l’idea di paesaggio nella “carta europea del paesaggio” (Marcello Guido);

“paesaggio” e “paesaggi” italiani;

diversi punti di vista disciplinari sul paesaggio

Dibattito


giorno

Mattina: Gli strumenti legislativi. normativi, pianificatori

nuove proposte legislative

rapporto tra i diversi tipi di strumenti di pianificazione (Pier Luigi Nigro)

la pianificazione paesistica nel Lazio: situazione attuale, prospettive (Daniele Iacovone)

pianificazione paesistica nella provincia di Firenze (Sergio Ulivieri).

Presentazione di casi da parte dei partecipanti, discussione.

Pomeriggio

Gli strumenti di conoscenza, rilievo, rappresentazione

il progetto di conoscenza del paesaggio: strumenti e metodi (PaolaFalini)

la cartografia (Massimo Attias)

la manualistica (Paolo Marconi / Francesco Giovanetti)

I temi ricorrenti: presentazione dei temi ricorrenti proposti

giorno

ambiti di studio – temi ricorrenti- confronto con casi di studio esemplari

Area Tiburtina –Prenestina: cuneo Monti Cornicolani – Aniene – acquedotti – Monti Prenestini

caratteri strutturali ambientali e antropici, valori paesistici, problemi e prospettive (Mario Ghio)

il patrimonio archeologico in rapporto ai caratteri del territorio e al paesaggio (Lorenzo Quilici)

Temi ricorrenti: le cave storiche e attuali, le risorse termali storiche e attuali, l’edilizia diffusa dell’abusivismo, i grandi complessi archeologici e storici, le strutture dell’archeologia industriale
Temi di confronto – dibattito

4°giorno

ambiti di studio – temi ricorrenti – confronto con casi di studio esemplari

Mattina
Campagna romana: cuneo Appia Antica – acquedotti Claudio e Felice – Via Tuscolana

i caratteri strutturali ambientali e antropici, i valori storici e paesistici, i problemi e le prospettive dell’area e del parco archeologico dell’Appia Antica – acquedotti (Vittoria Calzolari)

la risorsa acqua e le sue strutture storiche: il percorso dell’Acqua Mariana

l’edilizia diffusa e la riqualificazione del paesaggio dei vigneti

il piano paesistico dell’Appia (Alberto Durante)

Temi ricorrenti: grandi strutture archeologiche e storiche in rapporto alla morfologia e al paesaggio, molteplicità di risorse idriche e loro depauperamento, edilizia diffusa e riqualificazione del paesaggio agricolo, le “unità di paesaggio”

Temi di confronto e dibattito

  • riqualificazione di paesaggi agrari e vigneti collinari in Toscana (Anghiari, Siena, ecc.), riqualificazione del paesaggio agrario nel piano di Belluno (Bruno Dolcetta)

5° giorno

Mattina
Ambiti di studio – temi ricorrenti – confronto con casi di studio esemplari

Tuscia romana: cuneo costa – pendici dei Monti Sabatini e Tolfetani – Civitavecchia

i caratteri strutturali ambientali e antropici, i valori storici e paesistici, i problemi e le prospettive dell’area (Francesco Correnti)

Temi ricorrenti – Temi di confronto e dibattito

Pomeriggio
Dibattito – conclusioni

 

Temi ricorrenti

  • Il problema dei confini: rapporto tra ambiti storico-paesistici, ambiti amministrativi, ambiti di pianificazione;
  • Il bacino idrografico come ambito di pianificazione urbanistico-paesistico;
  • Rapporto tra pianificazione paesistica, qualità del paesaggio, piani e progetti di settore (strade, acquedotti, linee elettriche, ecc.)
  • Rapporto tra caratteri dell’edilizia e caratteri del territorio: tipologie, collocazione in rapporto a morfologia -materiali, volumetrie
  • l’edilizia diffusa in area periurbana. problemi di tutela e riqualificazione delle risorse (acqua, suolo) delle aree interstiziali, dei manufatti
  • i caratteri dell’abusivismo e le possibilità di recupero e riqualificazione
  • le infrastrutture (strade, linee ferroviarie, elettriche, ecc.): qualità dei manufatti, rapporto col territorio e col paesaggio, visibilità
  • i luoghi e le attività di escavazione: la loro “giustificazione”, gli indirizzi, la riqualificazione ambientale, estetica, funzionale
  • i paesaggi agrari storici, la loro conservazione e trasformazione guidata, la loro sostenibilità; conservazione e uso dei manufatti principali e degli “accessori”
  • i manufatti di interesse storico e tecnologico dispersi nel territorio e spesso non classificati:
    il loro legame con il contesto e le risorse primarie (i sistemi dell’acqua e i manufatti relativi)
  • i centri storici in rapporto alle risorse naturali, al territorio, al paesaggio
  • idem per le strutture dell’archeologia industriale
  • i cambiamenti di destinazione d’uso e gli effetti indiretti sull’ambiente circostante e sul paesaggio.

FRANCESCO CORRENTI