“CRONACHE DALLA TERRA DI MEZZO” a cura di Piero Alessi – Favorire il ricambio generazionale nell’artigianato per dare slancio al sistema produttivo
di ALESSIO GISMONDI ♦
Il tema economico del momento come u è: come utilizzare le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per rendere più robusta la ripresa e dare nuovo slancio al sistema Paese. Credo che un tema ineludibile sia il ricambio generazionale nel tessuto produttivo. A partire dall’artigianato, dai mestieri della tradizione. E’ fuor di dubbio che il saper fare e il saper creare qualità e bellezza debbano coniugarsi con la capacità di innovazione e la digitalizzazione.
C’è però un punto fermo: le cose più vive che esistono da sempre e che resteranno per sempre, le hanno create le mani che hanno agito sulla materia. Le mani degli artigiani, che nel tempo, anche negli anni più
difficili, hanno dato senso e concretezza a bisogni diffusi.
Questo è il momento di lavorare sui modelli sociali, perché tutti, soprattutto i giovani, acquistino consapevolezza del fatto che in Italia siamo bravi nel fare e che il made in Italy, espressione del valore dell’artigianalità, è tra i brand più prestigiosi nel mondo.
La manifattura è, e continuerà ad essere, un settore trainante dell’economia. Il movimento anagrafico delle imprese in questo comparto registra segnali positivi, seppure ancora timidi: aprono nuove piccole attività, molti artigiani che stanno uscendo dalla drammatica crisi
determinata dalla pandemia grazie alle loro doti di flessibilità e di adattamento, cercano personale. Il problema di complicata risoluzione, è la mancanza di manodopera qualificata dovuta alla scarsa attrazione che i mestieri tradizionali esercitano nei confronti dei giovani.
Per non deprimere le potenzialità delle imprese nella fase attuale e non disperdere un patrimonio umano e produttivo straordinario, oltre che rivedere gli strumenti di incentivazione per chi assume (un solo esempio: bisogna rivedere i limiti di età per i contratti di apprendistato), diventa un imperativo investire nella cultura e nella formazione.
Noi di CNA in rappresentanza dell’artigianato e della piccola e media impresa, partecipiamo a questa sfida, confrontandoci costantemente con i diversi livelli istituzionali e promuovendo iniziative concrete.
Istituzioni, scuola, università, imprese e forze sociali devono saper lavorare insieme nell’ottica di costituire un sistema che giovi all’economia del paese.
Siamo impegnati, in sede di Commissioni parlamentari, nella discussione sulla riforma degli Istituti Tecnici Superiori, convinti che il potenziamento degli istituti professionali avrà un effetto positivo sulla competitività del sistema produttivo e sull’occupazione. Abbiamo infatti chiesto che le imprese artigiane siano presenti, attraverso le proprie Associazioni, nelle Fondazioni ITS, affinché si possa ottenere il massimo vantaggio per la nostra economia dall’opportunità offerta dal PNRR, che prevede un
investimento di 1,5 miliardi per incrementare il numero degli ITS, potenziare i laboratori con le tecnologie 4.0, formare i docenti, per lo sviluppo di una piattaforma digitale nazionale per le offerte di lavoro rivolte agli studenti in possesso di qualifiche professionali.
Sulla formazione e sul passaggio generazionale interviene anche il disegno di legge per la valorizzazione e il rilancio dell’artigianato artistico e tradizionale in discussione in Parlamento (primo firmatario il senatore Stefano Collina), il cui percorso è stato costruito proprio con la CNA.
Ricordo solo alcune proposte:
– il riconoscimento, da parte delle Regioni, della qualifica di bottega-scuola alle imprese artigiane il cui titolare disponga della qualifica di maestro artigiano o di mestiere (previsto nel Lazio ma non ancora operativo);
– prevedere che la scuola secondaria di secondo grado possa ospitare in maniera sistematica l’insegnamento dei maestri artigiani o di mestiere e che nell’istruzione artistica e professionale sia introdotto un supplemento pratico di formazione, tale da poter stimolare e accrescere negli studenti la
consapevolezza del lavoro di domani;
– assicurare la trasmissione intergenerazionale del saper fare artigiano e promuovere le condizioni che rendano effettivo il diritto al lavoro delle nuove generazioni, introducendo una serie di vantaggi, dallo sgravio contributivo totale per l’intera durata del contratto professionalizzante al regime agevolativo di neutralità fiscale nel caso di cessione di azienda a titolo oneroso.
Negli ultimi anni, a livello territoriale, abbiamo contribuito, attraverso la struttura accreditata del proprio sistema, CNA Sostenibile, a formare persone disoccupate nei settori tradizionali – lavorazione della ceramica, del legno e del ferro – in chiave di innovazione, grazie alle risorse europee.
Si è trattato di percorsi formativi che hanno unito teoria e pratica (lo stage si è svolto nelle botteghe artigiane) e che hanno appassionato tanti giovani, al mondo dei mestieri d’arte.
L’artigianato sta vivendo la sfida della modernità. Per vincerla, abbiamo bisogno delle nuove generazioni, delle loro energie creative e della loro intelligenza.
ALESSIO GISMONDI
Ciao Alessio, come ben sai, sono stato, anche se per un breve periodo, dal 1990 al 2002, artigiano in Civitavecchia. Rientravo nella mia città dopo varie esperienze personali. Sostituivo mio padre andato in pensione, in verità i miei genitori, nonostante i miei 40anni, erano ancora preoccupati del mio futuro, così : Papá lavora e io mi iscrivo all`artigianato al posto suo.
Un dramma. Già in fase iniziale, aspettando il vigile che avrebbe dovoto vedermi al lavoro, scopro che avendo aspettato troppo il controllo e non avendo cosí rispettato i tempi della burocrazia,di essere stato sanzionato di un milione di lire, ho pianto, hanno poi annullato la pratica e fatto una nuova apertura. Che dire avrei voluto fare una bella ditta, anche se al lavoro ero novello,ma il DNA e il maestro mio padre, era come avessi sempre lavorato. Quello che più mi colpì, la gran quantità di lavoro sommerso, da parte di lavoratori dipendenti, il famoso doppio lavoro. Anche se nel 90 iniziava la crisi eonomica di lavoro ce n`era tanto. Quello che non capivo questa illegalitá,questi sotterfugi che di fatto davano alla cittá una impronta di poco sviluppo: economico, culturale, urbano, i guadagni andavano tutti sottobanco ai privati. Ho fatto anche un gara pubblica di appalto con il comune, tutte ditte di Civitavecchia, sapevo di aver fatto l`offerta migliore, destituito l`asserrore, annullano tutto, il lavoro lo ha fatto un ditta da fuori. Ho chiuso la ditta quando non riuscivo piu´ ad entrare con l`auto nel mio cortile, si cominciava a parlare di carbone pulito. Chiudevo una azienda in attivo, avevo in corso belle offerte,contratti da firmare, assumere personale. É la mia cittá piu di tutto che non mi é piaciuta. ciao ti saluto
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