LA STORIA SI RIPETE
di PAOLA LIBERATORI ♦
Siamo praticamente a pochi anni dalla fine dell’ottocento e si guardava al nuovo secolo in arrivo come al portatore di speranze esaudite. I contemporanei di allora erano ottimisti, accarezzati dall’entusiasmo della Belle Epoque caratterizzata dalla pace e benessere generale. Nelle capitali europee era il periodo della vita brillante, del vigore nelle attività artistiche. La popolazione trovava varie possibilità e occasioni di divertimento in un totale miglioramento della vita quotidiana. Tutta l’Europa viveva un clima di spensieratezza e fiducia nel progresso, il quale aveva favorito la crescita industriale ed economica, che stava coinvolgendo anche le classi meno abbienti. Era un periodo in cui nessuno poteva immaginare che, a distanza di pochi anni, lo speranzoso ottimismo sarebbe naufragato come il Titanic! Voglio raccontarvi la storia di una donna, consona al suo tempo, ma determinata e forte. Se fosse vissuta in questa epoca probabilmente si sarebbe distinta per diritti e doveri. Era il 1° giugno del 1894 quando Lucia diede alla luce Maria, l’unica figlia che sarebbe sopravvissuta dopo la morte di altri figli entro il loro primo anno di vita. Allora la mortalità infantile era molto elevata rasentando in certe zone il 40%, i bambini morivano per gastroenteriti, malattie infettive, problemi respiratori, eppure di figli se ne facevano tanti e le famiglie erano numerose. Un giorno che Maria, ancora piccola, chiese alla mamma il motivo per cui lei non aveva fratelli e sorelle, Lucia le rispose che erano stati chiamati da Gesù e volle farle vedere la fotografia di una sorellina: in un cassetto aperto di un mobile, con un vestitino bianco, dormiva, ormai per sempre, una neonata di pochi mesi… Maria la guardò e rispose che quella era una bambola e che anche lei ne voleva una uguale . Gli anni passarono, la famiglia non era abbiente ma decorosa, Lucia rimase vedova e Maria incontrò Giovanni, l’unico uomo della sua vita, marito e padre dei loro 8 figli, uno dei quali morto ancora neonato. Quando Mussolini fu nominato Presidente del consiglio del Regno d’Italia, la giovane coppia aveva già quattro figli e in attesa di un quinto. Giovanni , dedito interamente al suo ruolo di capofamiglia, si dava da fare. Faceva il fuochista di locomotive a vapore, un lavoro duro che consisteva nello spalare senza sosta quintali di carbone per immetterlo nel forno e aveva imparato il lavoro di tappezziere per arrotondare le entrate. Maria cresceva amorevolmente i figli e gestiva la casa. Giovanni, lavorando per le Ferrovie di Stato, aveva la tessera del partito fascista ma era estraneo all’attività politica, aveva tempo solo per la famiglia lui! Un brutto giorno però gli si presentarono degli squadristi per imporgli qualcosa che esulava dalla sua natura, esigevano da lui atti di intimidazione che non condivideva. Si rifiutò e fu punito con percosse e olio di ricino, non perse il lavoro solo per l’interessamento di un’autorevole persona che lo aveva conosciuto e apprezzato quando aveva lavorato per lui come tappezziere. Arrivarono gli altri figli, arrivarono gioie e dolori come succede in ogni esistenza. Un drammatico incidente domestico segnò per anni la vita di Maria e di una sua figlia. Quel giorno i ragazzini erano piuttosto vivaci e turbolenti, giocavano e si rincorrevano, ogni tanto litigavano e una figlia pensò bene di sfuggire a un fratello gettandosi ad abbracciare la madre… che però stava togliendo una pentola d’acqua bollente dal fuoco. L’acqua si riversò sulla ragazzina che ne rimase ampiamente ustionata: furono lunghi anni di cure e di pene a livello psicologico nell’accettare la presenza indelebile di alcune cicatrici. Anni dopo scoppia la seconda guerra mondiale. Dopo un bombardamento una delle figlie maggiori non torna a casa. Ha 24 anni, sposata con due bambini di 1 e 5 anni. Tutti i familiari la cercano ovunque. Dopo tre giorni viene ritrovata in un fossato, dove era stata scaraventata dall’esplosione di una bomba, ma ormai era troppo tardi, spirò tra le loro braccia. Dopo la guerra, la vita continua a maniche rimboccate. Un figlio adolescente trova lavoro in una mensa americana. Ogni giorno torna a casa portando quantità abbondanti di cibo regalatogli dai soldati americani, una fortuna perché Giovanni sta male, il carbone respirato in gran quantità se lo sta portando via. Solo dopo diversi anni si seppe quanto costò quel cibo al figlio di Maria… Perché racconto questa storia che forse vi ha annoiato o perlomeno intristito? Perché la storia si ripete, sempre! Cambiano i tempi, i luoghi, le persone, restano sempre le guerre, le vessazioni, le difficoltà in seno alle famiglie, resta la povertà, resta… quel che resta della politica. Le esperienze del passato potrebbero, e dovrebbero, insegnarci tante cose, invece di lasciarcele scivolare addosso o addirittura rifiutarle perché scomode. Non ho inventato nulla, è una storia vera, i personaggi sono veri, nella loro genuinità, nei loro valori, nella loro forza! E’ una fetta di vita in cui emerge una grande donna, Maria, mia nonna e un grande uomo, Giovanni, mio nonno. E’ semplicemente un omaggio a loro e a ogni essere umano, qualunque sia la sua provenienza, che sia disposto nelle difficoltà a misurarsi con la vita.
PAOLA LIBERATORI
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