RUBRICA – “BENI COMUNI”

di FRANCESCO CORRENTI

Questa rubrica è dedicata a tutte quelle “cose” che appartengono alla comunità, alla generalità dei cittadini e che devono interessarci proprio per questa loro essenza. Le definizioni sono innumerevoli, ma qui ci riferiamo al dettato della nostra Legge fondamentale, la Costituzione della Repubblica Italiana. I nostri Beni sono compresi nella materia dell’Articolo 9 della Costituzione, che dichiara:

«La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.»

Sono i beni “nostri”, di tutti. Nel senso di “Italia nostra” e non di “cosa nostra”. Di tutti ma non di ciascuno come singolo, privato. Quindi da rispettare perché anche degli altri. In particolare, la rubrica vuole parlare del comune patrimonio culturale e storico-artistico del nostro territorio (nazionale, regionale e locale) da studiare, proteggere e tramandare integro nel futuro. Una rubrica basata su domande e risposte, da entrambe le parti, in cui possa anche trovare spazio il dialogo – divenuto raro – tra cittadini e istituzioni, tra “esperti” e “non addetti ai lavori”, tra persone di buona volontà, sugli argomenti suddetti ma con attenzione all’attualità, alle questioni di cui si interessa l’opinione pubblica, ma anche a quelle di cui non si interessa nonostante la loro importanza ed a quelle dimenticate, per dare un contributo alla ricostruzione della “memoria storica”. Per tentare di vedere con occhi diversi quello che spesso guardiamo senza vederlo.

Per maggiore chiarezza, riporto le parole di Stefano Rodotà (Il diritto di avere diritti, Laterza, Roma-Bari 2012, pp. 115-116):

I beni comuni sono «a titolarità diffusa», appartengono a tutti e a nessuno, nel senso che tutti devono poter accedere a essi e nessuno può vantare pretese esclusive. Devono essere amministrati muovendo dal principio di solidarietà. Incorporano la dimensione del futuro, e quindi devono essere governati anche nell’interesse delle generazioni che verranno. In questo senso sono davvero «patrimonio dell’umanità» e ciascuno deve essere messo nella condizione di difenderli, anche agendo in giudizio a tutela di un bene lontano dal luogo in cui vive.

Siamo europei e, quindi, la rubrica – per trarne utili suggerimenti metodologici e per opportuni confronti con la nostra legislazione e le nostre prassi – terrà e darà conto di come il tema è affrontato negli altri Paesi della Comunità, a cominciare dalla Francia, dove l’interesse per il valore patrimoniale dei monumenti, degli oggetti d’arte, dei beni culturali, nato dalla Rivoluzione, ha suscitato nel XIX secolo la creazione d’una amministrazione incaricata di catalogare, proteggere, restaurare e offrire al pubblico un patrimonio divenuto, appunto, bene comune. Superando la sua dimensione monumentale e artistica, il campo dei «Monumenti storici» si è poi considerevolmente allargato dall’archeologia all’etnologia, dalla fotografia ai luoghi della memoria, fino a comprendere ogni aspetto ed espressione della creatività, ponendo l’accento sulla necessità e sulla difficoltà delle scelte che permettono di conservare e far vivere un’eredità di cui tutti noi siamo responsabili davanti all’avvenire. Cercando, senza presunzione e senza preconcetti, di offrire un contributo alla individuazione di buone strategie e di buone pratiche.

FRANCESCO CORRENTI