“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI – DERRY FC, LA SQUADRA DEL GHETTO CATTOLICO.

di STEFANO CERVARELLI

Se è vero che nel calcio, in particolari situazioni, il pallone, per l’importanza che può avere la sua gestione per le sorti sportive, diventa pesante, ci sono paesi e stadi dove la sfera di cuoio è ancor più pesante; non certo perché si giochi con un pallone irregolare, bensì per il peso storico e l’eventualità, non certo remota, di scatenare violenti scontri politici (e fisici) tra tifosi.

E’ il caso di Derry, nell’Irlanda del Nord, dove  il più delle volte la partita non termina nello stadio, ma si protrae nella vita di tutti i giorni.

Da queste parti un gol sovente basta per dare via a disordini e provocazioni sulle tribune che si trasformano all’esterno dello stadio in vere guerriglie, al punto da far impallidire i più violenti ultras nostrani.

Il clima,  veramente avvelenato, scaturisce dal dualismo identitario che taglia in due la realtà nord irlandese, trovando di che alimentarsi anche nel calcio.

Dalla fine degli anni sessanta, fino agli anni novanta, il conflitto tra le due comunità, unionisti protestanti da una parte, repubblicani cattolici dall’altra, ha distrutto famiglie intere, causando oltre 3.000 vittime e 50.000 feriti; l’accordo di pace firmato il Venerdì Santo del 1998, non è certo servito, purtroppo, a smorzare nuove tensioni che, come dicevo prima, si avvertono e si moltiplicano anche negli stadi, dove il minimo che può accadere sono cori di scherno violento tra le opposte tifoserie: unionisti protestanti contro repubblicani cattolici.

Un’idea di quale ruolo abbia nelle turbolenze, non solo di questa città,  il verde rettangolo di gioco ce la offre il libro di Gianluca Cettineo “Derry City F. C. repressione e rivolta” ( Urbone Publishing pag. 308 euro 15 ) la cui recensione, accompagnata dal commento, è apparsa sul quotidiano Avvenire.

La copertina poi offre una chiara idea del contenuto; si parla infatti di: ”Una squadra scomoda nata nella parte ritenuta sbagliata dell’Irlanda del Nord”.

A questo punto ritengo necessario un brevissimo passaggio storico.

Tutto iniziò nel 1600 quando gli inglesi portarono avanti il loro piano di colonizzazione, dal quale non sfuggirà neanche il nome della città: da Derry cambiò in Londonderry, in omaggio alla capitale dell’impero britannico.

I secoli passano tra soprusi nei confronti della cultura locale gaelica e cattolica; nel 1921 arriva una nuova beffa  con il trattato anglo-irlandese; l’Ulster viene diviso: tre contee entrano a far parte dello stato libero d’Irlanda, le rimanenti sei restano legate al Regno Unito, formando l’Irlanda del Nord.

Derry rimane chiusa, intrappolata per sole tre miglia all’interno dell’Irlanda del Nord.

A farne le spese della nuova situazione a quel punto fu anche, inevitabilmente, il club della Comunità repubblicana che ha il cuore nella zona nota come “Bogside”.

L’anno di nascita della società con il nome Derry F.C. è il 1928, i colori delle maglie, bianche con righe rosse, provengono da quelli dello Sheffield United, in onore a Billy Gillespie, ex stella della squadra inglese.

Un Irlanda del Nord, sorta per essere un patria unionista e monarchica, non poteva certo essere tollerato che la minoranza indipendentista e cattolica potesse emergere, in qualunque settore, compreso il calcio.

Il primo club a fare le spese del proprio successo fu il Belfast Celtic che nel 1948 venne costretto a scomparire, letteralmente.

Non passò molto tempo che nel mirino venne messo anche il Derry; l’ostracismo nei suoi confronti si accentuò quando il club si laureò campione dell’Irlanda del Nord per la prima volta, nel 1965.

Era un trionfo che andava ben oltre l’ambito sportivo e questa naturalmente dava fastidio, come del resto accadeva ogni qualvolta una squadra, legata ad ambienti indipendentisti, saliva in notorietà; inoltre era inaccettabile per l’elites unioniste-repubblicane che i club di stampo repubblicano tesserassero giocatori di qualsiasi confessione religiosa; infatti i Glaswsgow Rangers di Scozia o il Linfield esclusero, fino agli anni novanta, dalle loro formazioni, calciatori cattolici.

L’osticità nei confronti del Derry salì d’intensità nell’estate del 1965 quando il club fece il suo debutto in quella che allora si chiamava Coppa dei Campioni; un traguardo davvero impensabile; il ghetto del Bogside, luogo dei disadattati e degli oppressi, povero, con la disoccupazione dilagante, i pub fumosi dove  padroneggiava l’alcolismo, era riuscito ad avere la propria squadra nella massima competizione europea.

Una festa che la Lega calcio nord irlandese non tardò a rovinare; senza adottare nessuna giustificazione, lo stadio del Derry, il Brandywell, fu dichiarato non idoneo per le competizioni europee; al club venne chiesto di giocare la gara di ritorno degli ottavi di finale (contro l’Anderlecht) a Belfast.

Il club ovviamente rifiutò, venendo cosi squalificato dalla competizione.

Derry è anche la città del “Bloody Sunday”.

Domenica 30 gennaio 1972 i paracadutisti britannici spararono contro indipendentisti disarmati nel corso di una manifestazione, facendo 14 vittime, metà delle quali  minorenni.

La strage – riconosciuta dal governo inglese solo nel 2010 – inspirò agli U2 una ballata alquanto struggente, piena di rabbia e speranza.

Il 1972 fu anche l’anno nel quale il Derry City F.C mise fine alla sua presenza nel campionato nord irlandese; l’anno prima, il club, dopo una lunga serie di scontri con la tifoseria unionista, era stato obbligato a giocare le proprie  partite interne  a Coleraine, città a maggioranza protestante.

L’esilio al quale fu costretto gravò anche sulle casse societarie, determinando una crisi finanziaria insostenibile, al punto che la società dovette ritirarsi dal campionato.

Ma un club che era l’espressione di una comunità, delle sue passioni, del suo orgoglio non poteva abdicare al suo ruolo e così sulla spinta dei suoi tifosi, tredici anni dopo arrivò il giorno della rinascita: l’otto settembre del 1985 il Derry, con il lasciapassare della Fifa, fece il suo esordio in una lega calcistica “straniera”, quella irlandese, realizzando così, su un campo di calcio, il sogno repubblicano.

Oggi Derry è l’unica città ad avere due squadre di calcio militanti in campionati di nazioni diverse: il Derry City, che milita nel campionato irlandese, e l’Institute FC, squadra dei protestanti, che gioca nella lega nord irlandese.

Il ritorno del Derry fu contrassegnato nel 1989 da una leggendaria tripletta, allorché la squadra conquistò campionato, coppa di lega e coppa nazionale.

Un anno memorabile per i caldissimi tifosi biancorossi, che non potranno certo dimenticare.

Tifosi che sono stati letteralmente il punto di forza della società, che, grazie al loro apporto, al loro calore e alla loro generosità, è riuscita a  sopravvivere , tenersi in piedi  nei momenti più cupi della sua storia, ed ai quali deve la sua rinascita.

Una comunità che, segregata, messa all’angolo, ha trovato nel pallone, anche se tante volte questo era “pesante” il suo riscatto.

STEFANO CERVARELLI