La transizione dell’auto

di LUCIANO DAMIANI

La lotta al riscaldamento globale non può non passare anche per l’autotrasporto, tant’è che ovunque si favorisce, con il classico e consueto meccanismo dei bonus, il passaggio all’auto più o meno elettrica. Ma cosa significa, nella vita quotidiana, abbandonare l’auto termica per l’auto elettrica? Basta applicarsi un poco, curiosare nel mondo dell’auto elettrica e cercare riscontri dai suoi possessori per comprendere che si tratta di una transizione importante anche nelle abitudini, o meglio, nel modo di spostarsi.

Se è vero che Mercedes, al salone dell’auto di Monaco ha dichiarato che non svilupperà più auto ibride ma solamente elettriche, dobbiamo considerare che chi acquistasse oggi un’auto a combustione farebbe un pessimo acquisto, un acquisto senza futuro un futuro che inizierà a proporre limitazioni d’accesso, come del resto già fa per le auto obsolete, sempre più frequenti ed una svalutazione rapida del valore dell’auto, dipende da quanto velocemente la transizione al CO2 free si svilupperà. Sempre al salone di Monaco pare che le auto a combustone siano già destinate ad un mercato di nicchia.

Sul tema c’è però gran confusione, corre l’obbligo quindi di specificare intanto le tipologie dei veicoli che utilizzano l’energia elettrica, per capire di cosa parliamo. Ci sono 4 tipi di veicoli, Hybrid, Full Hybrid, Hybrid Plug-in ed Elettrico.

Il primo tipo utilizza il motore elettrico come supporto del motore a combustione che è comunque sempre acceso, il full hybrid identifica quei veicoli che possono muoversi con il solo motore elettrico per brevi percorsi a bassa velocità (tipicamente cittadini), le batterie si ricaricano tramite il motore a combustione. Le auto “Plug-in” hanno batterie che permettono autonomia maggiore (circa 100 km) e possono essere ricaricate con la spina ad una presa di corrente, la classica colonnina oppure la presa di casa. Le auto solamente elettriche non hanno il motore termico ma solo l’elettrico con un pacco batterie che consente una autonomia che varia dai 250 ai 450 km. Ed è su quest’ultime (le elettriche pure) che occorre porre il focus, essendo le uniche che rispondono realmente alla necessità di abbattere le emissioni di CO2 ed è per queste che è richiesta una transizione della mentalità, le ibride hanno comunque il motore a noi familiare che continua a produrre CO2 e non richiedono alcun cambio di mentalità.

La domanda che per prima si pone rispetto a queste auto elettriche è quella relativa all’autonomia, io stesso, imbattendomi in un signore che stava collegando la sua Tesla alla colonnina, non ho potuto fare a meno di chiedergli quanta autonomia quell’auto avesse, c’è poi una seconda FAQ che la gente si pone, ed è quella relativa alla ricarica, dove ricaricare. La seguente domanda poi è relativa al tempo necessario per ricaricare il pacco batterie. Ci sono poi altre domande, ad esempio il come ed il quando che vanno indagate per comprendere cosa vuol dire avere un’auto elettrica e, per chi avesse intenzione di fare il gran passo, per comprendere bene a cosa si va incontro.

Chi cercasse una risposta univoca e chiara si accollerebbe un’ardua ricerca, tante sono le variabili, ma in questo mondo pieno di applicazioni per smartphone c’è chi aiuta, chi riesce a dare risposte ai nostri quesiti, a patto che siano ben posti. Le variabili sono molte dalla capacità delle batterie delle singole auto alla pesantezza del piede ed allo stile di guida.

Ci sono auto con capacità di 50 Kw ed altre che l’hanno da 30 Kw, non ci si può attendere da una city car l’autonomia di una grossa berlina. Finchè si rimane in città e la sera si attacca il veicolo alla ricarica di casa, non ci sono problemi di autonomia, ma quando ci si allontana occorre pianificare, avere ben coscienza di quanta strada si farà e dove si possono ricaricare le batterie. In questo ci aiutano le applicazioni che possiamo installare nel nostro smartphone, una di queste si chiama “Nextcharge” che, come suggerisce il nome, serve a dirci quando e dove ricaricare. Nell’applicazione si imposta il modello dell’auto, il percorso, la velocità che si intende mantenere, il peso aggiuntivo ed altre variabili e questa restituisce il limite dell’autonomia e la localizzazione delle colonnine, tipo delle prese ed altre informazioni, compreso il tempo di ricarica necessario per il pieno d’energia, il costo ed il gestore.

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Simulazione di percorso con colonnine disponibili lungo di esso. Tratto dall’applicazione Nextcharge.

Insomma il viaggio va pianificato, occorre specialmente ricercare la colonnina che permetta di passare un certo tempo senza eccessiva noia. Si perchè le soste sono mediamente di un’ora o mezza qualora si trovassero colonnine rapide e se l’auto permette la ricarica rapida. Meglio quindi fermarsi in un centro cittadino piuttosto che in un piazzale deserto. La pausa per il rifornimento è una vera e propria pausa ed occorre pianificarla bene, ci si può fermare per il pranzo, oppure per farsi due passi in centro. Per andare da Roma a Milano, ad esempio, potrebbe essere necessario fermarsi due o tre volte ed è meglio immaginare prima cosa fare in quel tempo di sosta. Non solo occorre anche decidere quale velocità mantenere, infatti, grazie all’app di cui ho detto, ho fatto delle prove aumentando la velocità impostata di 10 km/h. La risultanza è stata che ad ogni aumento di 10 km/h l’autonomia si riduceva di 30 km. Da questo si evince che se invece di tenere gli 80 ci stabilizziamo sui 110 avremo un calo di autonomia di 90 km. e questo, in un viaggio di alcune centinaia di chilometri, potrebbe costarci una sosta supplementare. Ovviamente ciò non è proprio così definito, ci sono molte variabili da considerare, ma rende bene l’idea su come occorra cambiare mentalità di viaggio, insomma schiacciare il pedale dell’accelerazione potrebbe non farci arrivare prima, occorre gestire l’autonomia.

Anche le soste saranno diverse, la fermata per andare in bagno e prendere il caffè sarà sostituita da una passeggiata in centro, un pranzo al ristorante o magari lo shopping in qualche centro commerciale. Da mettere in conto anche il fatto, tutt’altro che infrequente, che la velocità di ricarica non sia quella promessa.

A sentire chi ne sa di più anche lo stile di guida, accelerazioni e frenate, dovrà essere sostituito dall’andatura regolare e dalle dolci variazioni senza toccare il freno che, se lasciamo frenare il motore, la batteria si ricarica con l’abbrivio dell’auto.

Acquistare l’auto elettrica richiede una preventiva informazione, un tale in un social chiese: “ho comprato l’auto elettrica, come faccio a ricaricarla?”, assicuro che è vero.

Le colonnine hanno vari gestori: ENELX, Ionity, Becharge ed altri. In genere ogni gestore distribuisce le sue card da avvicinare alla colonnina per sbloccare la presa e permettere l’addebito, la presa si può anche sbloccare con le apposite app che oltre allo sblocco permettono l’addebito sulla carta di credito impostata al momento della registrazione. Il costo varia attorno ai 0,40 euro per KW (un’auto con una batteria da 50 Kw richiede circa 20 euro per il pieno verosimilmente circa 350 km). Da aggiungere una tariffa (0,01) a minuto, per scoraggiare l’utenza a lasciare l’auto connessa alla colonnina inutilmente. Ci sono applicazioni che possono essere utilizzate per più gestori così che non avrete bisogno di avere un pacchetto di schede nel cassetto o una applicazione per ogni gestore. Ci sono anche  abbonamenti forfettari ed erogazioni gratuite, come ad esempio Telepass che offre un pieno gratis al giorno.

Qualora si volesse acquistare un’auto elettrica è bene chiedersi con quale velocità questa permette la ricarica. Non tutte possono essere caricate rapidamente ad esempio nelle colonnine rapide che si stanno installando nelle autostrade, ma non solo, anche gli attacchi non sono tutti uguali, occorre quindi sapere quali collegamenti l’auto supporta. Non servirà a nulla scegliere una colonnina con la ricarica veloce (30 minuti) se l’auto non la supporta. Questa è un’altra cosa che occorre controllare quando si decide a quale colonnina allacciarsi durante il viaggio. Le applicazioni indicano anche il tipo di presa.

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Descrizione delle prese disponibili in quella postazione, oltre al tipo è indicata la potenza ed il costo della ricarica, se la postazione è libera ed altre info. Tratto dall’applicazione Nextcharge.

Altre domande poi sono frequenti, la questione delle batterie è spesso tirata in ballo dai fautori del motore termico. Che fine fanno? Quanto durano? Lo sviluppo di questo tipo di alimentazione, ha già messo in moto iniziative che si occupano di riciclare e rigenerare le materie prime di cui sono composte le batterie e sempre più si svilupperanno tecnologie adatte allo scopo, ed anche le batterie potranno certamente subire modifiche relative alla loro sostenibilità. Riguardo la durata c’è da dire che in genere le case le garantiscono per otto anni, ovvero, se negli otto anni la capacità si riduce sotto l’80% vengono sostituite in garanzia, tanto che qualcuno suggerisce di stressarle proprio per cambiarle gratuitamente. Alcuni dicono che superano tranquillamente i dieci e dodici anni con un calo poco significativo, vedremo negli anni futuri, ma c’è da dire che con le formule d’acquisto attuali, che ti permettono di cambiare l’auto dopo un certo numero di anni, il problema della durata delle batterie non sembra, nonostante l’elevato costo, un problema fondamentale.

Avremo modo di vedere gli sviluppi di questo nuovo tipo di mobilità, ancora da noi largamente minoritaria, probabilmente nella nostra città ci sono forse più colonnine che auto elettriche (al netto delle auto dell’AP che ha nel porto le sue colonnine) abbiamo 7 colonnine pubbliche con almeno due postazioni ognuna, intanto facciamoci una idea di cosa andiamo incontro nel caso ci venisse in mente di cambiare auto.

La domanda finale è: “siamo disposti a cambiare mentalità?”.

LUCIANO DAMIANI