IL TEATRO ITALIANO….
di LUCA GUERINI ♦
In che situazione si trova il Teatro Italiano? Tutti leggendo questo incipit vi siete dati una risposta e penso di riuscire ad indovinarla, non perché sia un mago od abbia chissà quali poteri. Quindi direte “Guerini, ma di che ci vuoi parlare stavolta. Vuoi forse dirci che 2+2 fa 4 e dobbiamo darti la nostra attenzione?”. Assolutamente però vorrei portare la mia testimonianza e cercare di innescare con voi alcune riflessioni. Innanzitutto dobbiamo essere specifici non mettere insieme Allevi e la cover band di Biagio Antonacci perché fanno del rumore più o meno gradevole. Anche qui sembra un’ovvietà: le categorie son sempre esistite. In questi due anni c’è chi ha continuato a fare il suo “lavoro artistico” anche pur non avendo talento e chi pur avendo talento ha smesso e ha accettato soluzioni di ripiego per continuare a vivere, in fondo s’ha da magnà. Nel mondo dello spettacolo, dispiace dirlo, non c’è un gran senso di meritocrazia, si basa molto sul “essere al posto giusto al momento giusto ”o al contrario “ essere nel posto sbagliato al momento sbagliato”. A febbraio scorso, forse ve ne ho parlato, avevo fatto una vignetta che graficamente esprimeva la richiesta di Equità e non di Uguaglianza. Banalizzo: non si possono adoperare le stesse leggi per un reading di poesie a Montebello (da qualche parte esisterà) ed un concerto in Piazza Trilussa a Roma ed organizzare entrambe le cose non può richiedere la stessa mole di adempimenti. Così non è stato, indipendentemente da come uno la pensi e non voglio entrare in quel vespaio, si può mangiare all’aperto senza green pass, si può andare ad un parco senza green pass, ma se in quel palco un attore recita il green pass diventa obbligatorio. Favorevoli o contrari c’è una legge ed ovviamente va rispettata per non incorrere a multe (pari al massimo del possibile incasso della serata) che l’organizzatore non può sobbarcarsi quindi, cari spettatori, se volete entrare il green pass serve. Avendo diretto la stagione estiva (una settantina di date in piccoli e piccolissimi comuni della provincia di Pesaro, Ancona e Rimini) ho avuto un po’ la cartina tornasole della questione. Ve la racconto: a maggio siamo stati i primi a ripartire nelle Marche con lo spettacolo “L’ultimo giorno del circo” al teatro Nuovo Capodarco di Fermo. Nei primi mesi a vincere è stata la grande voglia di tornare alla normalità, di riprendersi gli spazi, la socialità, c’era molta affluenza e negli stand si vendevano i nostri libri. W la Cultura! W gli attori che sono stati penalizzati! Un cambio evidente c’è stato attorno al 20 luglio quando è stato annunciato che ad agosto sarebbe stato necessario avere il green pass. Le ragioni? Io penso che taluni abbiano letto questa decisione più restrittiva rispetto allo scorso anno come un’evidenza di una situazione più grave, altri non essendosi vaccinati si sono allontanati semplicemente, altri hanno preferito evitare i contatti e quello che è evitabile “in fondo si sta bene anche al ristorante, non per forza serve ascoltare qualcuno che dice qualcosa”. Le evidenti contraddizioni hanno fatto il resto. Questo ha portato che a Ferragosto quando pensavamo di avere il normale boom (questi paesini si riempiono di turisti e villeggianti) non c’è stato. Il settore danneggiato è stato di nuovo danneggiato. A settembre qualcosa si muove, s’è capito che bene o male dobbiamo fare i conti con questa situazioni e, come ci dicevano dalla tv, che ancora per un po’ (quanto?) ci si dovrà convivere. Quindi te li vedi questi filantropelli arrivare in fila manco il venerdì santo col tesserino in mano pronti a farsi sparare dai nostri smartphone. Lo spettacolo inizia e per un’ora ci si dimentica ciò che abbiamo vissuto. Meglio così. A proposito tra i testi che Skenexodia propone quest’anno c’è “Ivan Il’ic” ovviamente tratto dal racconto di Tolstoj. Non so se tutti sapete la storia: il giudice a seguito di un banale incidente domestico inizia a riconsiderare la propria vita, le amicizie, i valori e i rapporti umani. Eravamo forse un po’ titubanti e presentare questo testo dopo quello che avevamo vissuto, ma il paragone era evidente. L’umanità è stata costretta a fermarsi e non per una banale caduta da una scala e questo potrebbe trasformarsi in un’occasione, l’occasione di migliorare le brutture del passato e ricominciare con nuovi presupposti. Abbiamo tolto “La morte di” e lo spettacolo è uno dei più apprezzati tra quelli in tournèe. Anche noi siamo ripartiti a settembre programmando un futuro possibile, abbiamo iniziato le prove delle nuove produzioni, programmeremo l’inverno come se fosse stato solo un incubo, pronti a fare bagagli e bagaglini se la situazione precipitasse di nuovo. Si viaggia a vista, ma s’ha dda viaggià. Stiamo facendo il casting per un nuovo cortometraggio che probabilmente gireremo a fine mese, progettiamo, meglio progettare, poi chissà…
LUCA GUERINI
Caro Luca, le tue considerazioni sono lo specchio della realtà che il teatro sta vivendo. La pandemia purtroppo ha messo in luce anche tanti elementi sgradevoli, non ultimo quello della giusta valutazione e considerazione che questo settore merita. Non è infatti possibile, in fase di ripresa, che ancora una volta venga penalizzato. In riferimento alla tua osservazione sulle regole che non possono essere uguali in tutte le situazioni, mi metto al tuo fianco, sarebbe come voler gestire il traffico di un paese di mille persone con lo stesso piano adottato per una metropoli. Questa pandemia ha colpito duramente il vostro settore che è stato il fanalino di coda nella considerazione e valutazione. Ahimè, questo denota la grande carenza culturale esistente anche negli alti vertici, questo rivela come il teatro possa essere considerato a livello di bene d’evasione. Non credo di essere troppo dura con questa osservazione, non sto giudicando, sto solo constatando e la conferma del mio pensiero è arrivata nel notare che il teatro è stato ultimo anche nella riapertura delle attività. Ho trattato molte volte l’argomento, in seguito alle tante richieste in merito. Certamente l’indotto di questo settore è stato sottovalutato. Fortunatamente gli artisti hanno anche la caratteristica di essere fantasiosi e in lockdown si sono tramutati in formichine che lavoravano per provvedere a tempi futuri! Tuttavia ora è il momento di restare sulla strada maestra e di proclamare la nobiltà della storia del teatro, che tra l’altro si è sempre basato su 2 fondamentali elementi: l’attore e lo spettatore, una coesistenza necessaria per la sua vita. Quindi caro Luca sarò sempre al tuo fianco e tu sai che la mia porta e un microfono sono sempre aperti per te in sala trasmissione .
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Caro Luca, sei maturato rispetto ai tuoi precedenti interventi sul teatro, sei diventato più realista e.. surrealista, hai tutta la mia solidarietà!
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Non mi addentro nel tema dei settori “sommersi” dalla pandemia e penalizzati rispetto ad altri in qualche modo “salvati”. Il teatro manca a tutti noi da troppo tempo e siamo tutti convinti-pensando alla sua origine altamente politica-che anche questa difficoltà di ripresa, rispetto ad altri business come il calcio, abbia un senso politico. La morte di Ivan I’lic è una scelta significativa: scritto dopo la morte di un procuratore e in un contesto di morte di molte persone attorno a Tolstoj. Nel mondo rampante di sani funzionari statali e delle loro stolide mogli la morte è presentata come un’incrinatura insopportabile. Doveroso fare i conti con lei e svelare gli autoinganni del vivere. Utile proporne la trasposizione teatrale oggi. Molti i punti di tangenza con la visione alterata dall’isolamento e dall’indifferenza che settori della società manifestano nei confronti dei morti di oggi. Una valida scelta culturale e politica. 👏👏🏛️
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