“So ‘n zucchero!”

di VALENTINA DI GENNARO
Questa è la storia di mia nonna Norvegia, per tutti Assuntina.
Norvegia aveva una gemella, Svezia.
In realtà, all’anagrafe Svezia era lei, ma quando pochi giorni dopo la nascita, la gemella morì, il padre, a cui piaceva di più il nome Norvegia, dichiarò la morte di Svezia.
Quando una zingara le chiedeva di leggerle la mano, lei scanzonata diceva: “io risulto morta. Non ci sta niente da leggere.”
Una storia d’amore grande la sua e di mio nonno. Lui portuale, lei, invece. vendeva la frutta e la verdura.
“Come so ste pesche Assuntì?  ‘n zucchero!”
Durante la seconda guerra mondiale teneva la borsa nera e una osteria con il vino annacquato.
Più o meno negli stessi giorni in cui a Roma viene uccisa, il 3 marzo del 1944,  Teresa Gullace, mio nonno, Alfredo Fulvi, portuale comunista, viene rastrellato e fatto salire su una camionetta davanti la casa del fascio, a largo Cavour.
Teresa, l’abbiamo vista con le fattezze di Anna Magnani in “Roma città aperta”: è un simbolo di quella resistenza civile e popolare che è parte essenziale della Resistenza tutta.
Avvisano mia nonna.
Assuntina soffriva di forte emicranie e proprio quel giorno aveva un attacco.
Scende di corsa per strada, con una fascia intorno alla fronte che serviva a tenere ferme delle fette di patata.
Per lei, fruttivendola, un rimedio infallibile per il mal di testa.
Minaccia di qualcosa il podestà fascista all’orecchio.
Alfredo scende incolume dalla camionetta.
Non rivelò mai a nessuno cosa gli disse.
Dopo la ricostruzione democratica, quando si avvicinavano le elezioni, mio nonno tornava a casa con l’indicazione del voto del PCI.
Assuntina diceva che avrebbe votato per chi voleva  e basta.
Ma poi votava comunista anche lei.
Uno scherno continuo tra innamorati.
E la sera tutti sotto in via dei Bastioni, a vedere il cartellone con i risultati delle votazioni.
Da lei ho preso le emicranie e la risata.
VALENTINA DI GENNARO