Il crepuscolo del Cav. Manzi 5/finale
di SILVIO SERANGELI ♦
La morte improvvisa di Pietro Manzi lascia la sua famiglia fra mille problemi. Basti pensare che le figlie e i figli sono dei bambini e la madre si trova sola, in ambiente che non sente suo. La famiglia Manzi si è sfaldata. Guglielmo, il fratello più vicino a Pietro, era scomparso nel 1821, con gli altri fratelli i rapporti si erano guastati per questioni ereditarie. Non ho trovato tracce degli otto figli e della madre neppure nelle carte cimiteriali di Civitavecchia, per quello che può essere rimasto dopo le distruzioni dei bombardamenti. Credo che sia verosimile che Angela Coccanari, che era ancora giovane, sia tornata con le figlie e i figli nel porto sicuro di famiglia, a Tivoli.
Il Cav. Manzi, che l’amico Bucci ricorda di aver convinto per un pellegrinaggio a Musignano per ricordare i bei tempi insieme ad Alexandrine de Bleshamp e padre Maurizio da Brescia, non ha voglia di parlare della sua situazione. A differenza di Donato che nelle sue lettere si confida sul futuro dei figli, sui problemi che riguardano la sua attività, il Cav. tiene stretti i suoi problemi, ma lascia quelli che per me si possono considerare due testamenti: la Lettera… a donna Teresa De Rossi Caetani… sopra le ultime scoperte fatte lungo il litorale dell’antica Etruria nello Stato pontificio, del 26 gennaio 1833, edito a Prato nel 1836, e Stato antico ed attuale del porto città e provincia di Civitavecchia, edito a Prato nel 1837. Nella Lettera di venti pagine c’è il ricordo degli incontri a Santa Marinella insieme all’inseparabile Donato Bucci e la descrizione dei ritrovamenti nella sua attività di archeologo-scavatore. È uno sguardo retrospettivo, una pagina conclusiva di un’esperienza irripetibile. Del resto, come dovrà prendere atto Donato nella sua calante attività legata alle etruscherie, è già stato toccato l’apice della spoliazione di massa delle tombe, come la definisce l’archeologo inglese George Dennis. La festa è finita. I ricchi padroni delle terre commerciano in proprio, i buccheri non hanno più mercato. Per il Cav. resta un sogno, una visione, e niente più, quella testa di Apollo che cerca da tanto tempo e crede fino all’ultimo che gli compaia davanti, per mettere a segno il colpo della sua vita, come puntualmente scrive Donato Bucci in una delle sue lettere di cronaca cittadina al console scrittore. È il 9 ottobre del 1838, pochi mesi prima della morte dell’amico comune, egli scrive: «Cet ami n’a jamais pu trouver la tête de son Apollon, qu’il espère pouvoir vendre au roi de Bavière».
Molto dura e amara, una specie di requisitoria documentata, è l’analisi che Pietro Manzi fa dello Stato della sua città, che ama, per la quale si è speso senza sosta. Il suo Stato antico… ricalca i giudizi non solo dei viaggiatori più attenti, ma degli stessi addetti ai lavori potifici come Angelo Galli e Pier Francesco Galeffi. Pietro Manzi osserva la realtà che lo circonda con sconforto con i pescatori locali sparnazzatori, pigri e incapaci di governare quelle paranze donate dallo Stato. Ma è l’assenza di una classe borghese, di una imprenditoria lungimirante che, insieme alla colpevole latitanza dello Stato, che non dà speranze per il futuro.
E il Cav. lo sa bene, attorniato com’è anche sui banchi del Consiglio comunale dagli approfittatori arricchiti, senza nessuna cultura e amore per la città che permette loro di prosperare e di pavoneggiarsi. In fondo è un giudizio non molto diverso da quello di monsignor Vincenzo Annovazzi, ma, almeno lui, crede ancora nell’intervento della Provvidenza. I tempi rimangono bui, gli ideali liberali vengono repressi sul nascere. Gli amici sono sotto stretto controllo dei gendarmi; non c’è molto da sperare. Questo lento crepuscolo si conclude con la morte il 4 di luglio, in un torrido pomeriggio. A lui vengono tributati tutti gli onori. Viene tumulato nella chiesa dei frati cappuccini. Il 30 aprile 1839 l’amico Benedetto Blasi tributa l’Elogio del ch: avvocato Pietro Manzi da Civitavecchia, cavaliere della Legion di Onore, illustre letterato, presidente del Tribunale di Commercio ed Assessore legale in patria detto nella ven. chiesa matrice e parrocchiale de’ RR. PP. Domenicani di S. Maria. Il libretto encomiastico di trenta pagine, stampato da Arcangelo Strambi, reca l’incisione di Pietro Bindi: l’unica immagine rimasta del Cav.. La lapide originaria con altre di personaggi illustri, compresa quella di Donato Bucci, collocata lungo le pareti della chiesa, fu distrutta in occasione dei lavori di sanificazione dall’umidità. È quello che scoprii con Enrico Ciancarini che mi introdusse nell’archivio della chiesa. E proprio ad Enrico è dovuta l’operazione di rifacimento e collocazione della lapide con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio. Una riparazione dovuta alla sciatteria del tempo, un sincero ricordo del Cavalier Manzi.
SILVIO SERANGELI
L’interesse per l’etruscheria è una pagina molto interessante. Vulci è stata oggetto di esplorazioni da quando Luciano Bonaparte ha lanciato questa moda. Le 4 grandi Tenute di Campomorto, Camposcala, Santagostino nuovo e vecchio hanno attirato illustri personaggi romani, civitavecchiesi e locali. I vasi hanno contribuito ad acquistare titoli di marchesato. Candelori prima e Guglielmi dopo. Oggi tutti i musei del mondo hanno quel vasellame vulcente.. Uscire da Civitavecchia per raggiungere il contado doveva essere un’esperienza inappagabile.
Se continui con le Famiglie apri, tramite la loro storia uno spaccato della città interessantissimo facendoci entrare nel vivo. La storia deve poter essere raccontata attraverso tante angolature: documenti istituzionali, municipali, storie delle classi agiate, folklore popolare,devozione, urbanistica, dialetto, tradizioni, gastronomia.lavoro. Avere il tempo e la volontà di illuminare la storia attraverso tutte queste luci!
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