Dottor Toti! Ad un mese dalla morte.

di ENRICO CIANCARINI

Lo salutavo così, alzando il tono della voce, con quell’esclamazione, “Dottor Toti!”, presa a prestito da una nota pubblicità televisiva.

Trascorso un mese dalla scomparsa del dottor Odoardo Toti, provo a riordinare i ricordi che mi uniscono a lui, che ho frequentato quotidianamente, in una sovrapposizione fra rapporti professionali e quelli legati alla comune passione per la ricerca storica, il tutto consolidato in un’amicizia durata un quarto di secolo.

Nel 1995 avevo assistito all’intervento che il Dottore aveva tenuto nell’ambito del convegno organizzato dal Comune per il cinquantesimo anniversario della morte di Carlo Calisse, lo storico di Civitavecchia. Alle elementari, il maestro, mio padre Patrizio, amava dettarci brevi passi della Storia calissiana per insegnarci a scrivere e nello stesso tempo approfittava per trasmetterci piccoli frammenti di storia della Città. L’amore che nutro per la Storia forse deriva da quei dettati e soprattutto dall’abbonamento a Storia Illustrata che Papà mi regalò, un’ottima rivista di storia con valenti autori e di facile lettura anche per un adolescente.

Nel 1997 riesco finalmente a trasformare la passione nella laurea in Lettere, indirizzo storico. Il relatore della tesi è il professore Giuseppe Monsagrati a cui devo l’amore per la ricerca storica, avermi fatto conoscere e apprezzare gli archivi dove è custodito il nostro Passato. Volevo diventare un ricercatore storico, dilettante ma formato. Il professore mi ha permesso di farmi le ossa nella redazione di alcune voci per il Dizionario Biografico degli Italiani della Treccani.

A fianco della ricerca per la Treccani, volevo dedicarmi allo studio della storia di Civitavecchia nei secoli più vicini a noi, di materiale edito ce n’era poco. La Farmacia Toti è situata a pochi metri da casa e perciò mi venne spontaneo presentarmi lì e chiedere di poter collaborare con il Dottore in qualche ricerca storica.

Il dottor Toti, l’ho sempre appellato così, mi accoglie con la sua nota affabilità e cortesia. Mi informa che in quel periodo è stato contattato dal Comune di Tolfa per preparare un volume celebrativo sui centocinquanta anni dell’Insorgenza antifrancese del piccolo comune collinare e di Civitavecchia. All’opera partecipano Carlo De Paolis e Nando Bianchi (lui poi pubblicherà da solo). Mi offre di aderire al progetto. Decisamente, mi sono presentato al momento giusto. Da entusiasta neolaureato mi trovo a collaborare con i due senatori della storiografia civitavecchiese, Toti e De Paolis. È un anno di appassionate ricerche portate avanti in alcune biblioteche romane sfogliando i giornali giacobini del 1799. Il risultato è edito dal Comune di Tolfa nel 1999.

Nel 1998 fondiamo l’Associazione “Traiano 2000” insieme a Giovanni Massarelli ed altri amanti di Civitavecchia. I cartelli bianchi che ancora oggi descrivono i luoghi più interessanti di Civitavecchia dal punto di vista storico sono un’iniziativa di quell’associazione, molti di essi sono scritti da Toti.

Nella premessa al secondo volume della sua Storia di Civitavecchia, edito nel 1996, Toti auspicava la costituzione di un gruppo di studiosi locali per lo studio dei secoli diciannovesimo e ventesimo, “il cui studio richiederebbe un impegno assai maggiore che per vari motivi, non ultimo il tempo necessario, sento che da solo non saprei affrontare”. All’appello rispondemmo in tre, tutti relativamente giovani, ma alla fine rimasi solo io.

Sono anni d’intensa collaborazione. Il Dottore vuole terminare la sua Storia ripercorrendo lo stesso periodo storico che ha indagato Carlo Calisse, dalle origini al 1870. Nasce così il quarto volume, da Pio VII alla fine del governo pontificio (1800-1870) che pubblichiamo nel 2000. Interessante leggere le prime righe della sua “Introduzione”:

“Con la raccolta e il riordino degli avvenimenti storicamente più significativi della nostra città che si sono succeduti tra la ‘fondazione’ traianea e la singolare esperienza dell’assedio francese del 1799, concludevo in tre volumi editi rispettivamente nel 1992, 1996 e 1997, una lunga fatica iniziata nel lontano 1956, con la rilettura critica dell’oscuro periodo a cavallo del IX secolo”.

Carlo Calisse e la sua Storia di Civitavecchia, edizioni del 1898 e del 1936, sono al centro della rilettura e revisione critica del Dottore, forte della sua lettura diretta dei luoghi di Cencelle. La sua prima missione nel mondo degli studi storiografici è quella di svelare quei angoli oscuri degli avvenimenti epocali per Civitavecchia che portarono alla rinascita dell’antica città sul mare.

Toti nel 1958 dà alle stampe la prima pubblicazione “La città medievale di Centocelle” edita dall’Associazione archeologica Klitsche de la Grange di Allumiere. Due piccole curiosità: il libro è stampato dalla Tipografia della Repubblica dei Ragazzi; Toti esprime “un particolare riconoscimento alla signorina Nanda Bramucci di Civitavecchia per la preziosa traduzione di alcuni testi latini” (La Bramucci sarà la mia professoressa d’italiano al Liceo Classico, la stessa scuola frequentata dal Toti alcuni anni prima).

Il Dottore con le sue osservazioni e scoperte archeologiche sul campo a Cencelle, con il suo accurato studio dei documenti, ha la pretesa di revisionare quanto scritto dal professor Carlo Calisse e dagli altri storici che avevano scritto che Cencelle sarebbe vissuta solo quarantacinque anni per poi essere abbandonata dai suoi abitanti ritornati nella Città vecchia convinti dall’ottimo consiglio del vecchio marinaio Leandro.

Nel suo lavoro del 1958, Toti dimostra ampiamente che la città Leoniana “visse molto a lungo, e che la tradizione cara ad alcuni storici non ha alcun fondamento”. Storici che creano “indicibile confusione per chiarire la quale è stato necessario esaminare più obiettivamente possibile e con serenità di intenti i documenti pervenutici, massimamente le fonti dirette”. Qui il giovane Toti dimostra l’approccio scientifico alla ricerca storica che gli viene anche dagli studi universitari nel campo della farmacia, la precoce maturità di studioso, il coraggio di mettere in discussione quanto scritto dal Calisse, ancora oggi considerato da molti il “mostro sacro” della storiografia cittadina: “il problema delle origini di Civitavecchia deve essere riveduta alla luce di una critica obiettiva e non contaminata da dannoso campanilismo. Il Calisse non ha potuto disconoscere che la città Leoniana continuò a vivere ma crede ridotta a misero castello”. Toti dimostra che “i rimaneggiamenti ed i rifacimenti alle opere murarie e per numero e per ampiezza attestano per Centocelle una vita molto lunga, più di quanto vuole la tradizione cara ad alcuni autori”.

Per la verità anche il Calisse sembra nutrire dubbi su quanto aveva scritto: nell’edizione del 1898 scrive che “una commovente tradizione popolare ha conservato la memoria di ciò che avvenne in quel solenne momento” e cioè il consiglio degli abitanti di Cencelle, con gli anziani che siedono all’ombra di una quercia e qui decidono il ritorno alla Città vecchia. Nell’edizione del 1936, ampiamente riveduta e corretta, il senatore sbiadisce le sue convinzioni affermando che “qui si apre il campo alla leggenda, alla tradizione”.

Odoardo Toti la verità archeologica e storica la urla a pagina 15 della sua prima e fondamentale pubblicazione storica: “Centocelle continuava a vivere come libero comune: QUESTA CITTA’ HA AVUTO UNA SUA VITA ED UNA SUA STORIA CHE NON SI È MAI VOLUTO RICONOSCERE” (in maiuscolo nel libro).

Gli scavi e gli studi che l’Università La Sapienza sta portando avanti in questi anni hanno dato ampiamente ragione a Odoardo Toti e a quanto scritto nel 1958.

L’indicibile confusione spinge il Dottore nel 1992 a pubblicare il primo volume della “Storia di Civitavecchia. Dalle origini agli albori dell’età moderna. Da Traiano a Paolo II”. Nella premessa sottolinea che “la ricostruzione della storia di una città deve scaturire dall’analisi dei documenti e dalla interpretazione, semmai, del perché di avvenimenti che ne hanno condizionato l’assetto nel proseguo dei tempi” perciò “è una storia mutilata della invenzione di Leandro, dell’Ottimo Consiglio, del ritorno degli esuli, di molti sogni miracolosi: invenzioni o errate interpretazioni, che dobbiamo cancellare una volta per tutte”. Il rigore storico e l’attenta lettura dei documenti, sono il suo metodo di approccio alla conoscenza e divulgazione del passato.

Il secondo volume della Storia esce nel 1996, abbraccia il periodo storico che va da Sisto IV a Pio VI. Toti con i due volumi a cui aggiunge l’addenda al primo dedicata a “Centocelle. La città leonina di Centumcellae (Leopoli – Cencelle)” “completa una trilogia, non preventivata dal mio disegno iniziale, che consente una visione in rigorosa successione cronologica, a mo’ di cronaca, dei più interessanti e noti avvenimenti della Storia di Civitavecchia sino alla fine del XVIII secolo”.

Toti afferma di aver così concluso il lavoro di rilettura critica della storia della Città dalle origini al Settecento. Affianca e supera gli storici del passato: Arcangelo Molletti (inedito ma da lui conosciuto e successivamente pubblicato), Frangipani, Torraca, Manzi, Annovazzi, Guglielmotti e Carlo Calisse. La storiografia civitavecchiese si arricchisce di una nuova Storia, aggiornata e più aderente alla documentazione conservata negli archivi cittadini e forestieri.

Afferma più volte che vorrebbe smettere ma la passione per la ricerca non lo abbandona. Asserisce che la responsabilità del nuovo volume ricade su di me, colpevole di averlo trascinato nella nuova impresa editoriale. È vero il contrario: parla dell’affievolirsi della vitalità e dell’entusiasmo, io avrei “riacceso la fiamma che lentamente si lasciava consumare”. È sua l’energia, la forza di volontà che ci permette di realizzare in pochi anni due volumi della Storia: il quarto “Da Pio VII alla fine del governo pontificio” (2000) e il quinto “L’età liberale dal 1870 al 1915” (2003). L’introduzione al quinto volume la firmiamo insieme, scherzando su quanto fatto:

“Novelli Ulisse oltrepassiamo coraggiosamente, o forse incautamente, le centenarie Colonne d’Ercole della storiografia civitavecchiese, un limite che pochi, prima di noi, hanno provato a varcare, limitandosi a studiare e narrare solo alcuni periodi o particolari avvenimenti della recente storia della città”. Finalmente Carlo Calisse non è più fonte e raffronto del lavoro di ricerca ma lui stesso è oggetto di ricerca per il ruolo che ha nelle vicende cittadine a cavallo fra Ottocento e Novecento.

Il quinto è l’ultimo volume della Storia che Toti firma come autore. Nel 2007 il sesto volume “La Prima guerra mondiale e il fascismo dal 1915 al 1939” è firmato solo da me.

Il Dottore ne firma la bella prefazione: “quando nel 1958, in giovine età, senza alcuna esperienza storiografica, in modo assai imperfetto, mi avventurai in una revisione di quelle parti della Storia di Civitavecchia che Carlo Calisse dai suoi predecessori aveva attinto in modo irragionevole, non avrei neppure lontanamente immaginato che da quell’incosciente passo, che trovò in un primo momento e per lungo tempo ancora l’avversione tutta provinciale dei locali cultori delle memorie patrie, avrebbe avuto origine una stesura riveduta, corretta ed ampliata sino ai nostri giorni, della storia cittadina, che con questo volume di Enrico Ciancarini prosegue il cammino di una serie che dovrà e potrà essere proseguita con più fortuna e con più dottrina della mia iniziale avventura”. Parole con cui ritorna al suo primo lavoro di ricerca, di revisione storiografica di quanto tanti accettavano e ancora oggi professano dogmaticamente.

Nel 2004 fondiamo la Società Storica Civitavecchiese con l’intento (raggiunto) di rinnovare gli studi storici a Civitavecchia. Per il Dottore è una brillante rivincita su alcune delusioni del passato.

La Società nel 2008 ristampa il primo volume della sua Storia in una snella edizione senza appendici. Lo convinco ad usare il “sempre infernale ma utilissimo computer”. Per dieci anni ho dovuto applicarmi a decrittare la sua scrittura. Quanti suoi appunti riordinati e messi in bella copia.

Nell’ambito dell’associazione, la collaborazione con Toti è feconda di molte altre pubblicazioni. Sono pubblicati l’inedito manoscritto del Molletti, le lettere del Guglielmotti conservate nell’Archivio storico del Comune, la storia della Diocesi di Centumcellae (a causa della quale per un errore tipografico non ci parliamo per un mese).

Insieme curiamo i volumi dedicati a Gaetano Torraca e a Vincenzo Calabrini, personaggi cruciali nella storia civitavecchiese ma ignorati per lungo tempo dai locali cultori delle memorie patrie.

L’ultima opera di Odoardo Toti è “Visconti e camerlenghi a Civitavecchia”, 31 bollettino della Società Storica che abbiamo presentato il 4 gennaio 2021 in occasione del suo novantesimo compleanno. In un post su Facebook m’inviava i suoi ringraziamenti “con paterno affetto”.

In qualche modo ho considerato il Dottor Toti un secondo padre, colui a cui chiedere consiglio nel campo della ricerca storica e in quello della realtà culturale cittadina.

Nel quarto volume della Storia mi dedicava queste parole, che amava ripetermi spesso:

“A Enrico Ciancarini con questo io consegno il compito di proseguire l’opera negli anni a venire, certo che saprà tenere fede al motto leonardiano: ‘Tristo è quel discepolo che non supera il proprio maestro”.

Sicuramente proseguirò l’opera del Dottore nella ricerca storica per i periodi storici in cui mi ritengo affatto preparato ma certamente non potrò superarlo. Un amico mi ha “accusato” di essere poco generoso con Civitavecchia, di coltivare una rigidezza caratteriale nei confronti della città.

Odoardo Toti invece è stato particolarmente generoso con la sua Città donandogli sessant’anni di ricerca archeologica e storica che hanno permesso enormi passi avanti nella conoscenza del passato di Civitavecchia. Mi auguro che Civitavecchia sia altrettanto generosa nei suoi confronti, ricordandolo nei più svariati modi, non dimenticandolo mai.

Permettetemi di concludere questo breve ricordo riportando la bellissima dedica inserita nel secondo volume della Storia di Civitavecchia rivolta ai tre amati nipoti. In quelle parole c’è Lui:

“Il desiderio di sapere dona libertà allo spirito e alla fantasia, inonda l’incertezza della vita terrena e abbaglia la paura della morte, traccia la via del tempo che tutto cancella: dolci ricordi, amori, passioni, odi, invidie, ricchezze e miserie”.

Dottor Toti, arrivederci.

ENRICO CIANCARINI