ARTICOLO 23: ANTICIPO DEL TFS – Ne vogliamo parlare? E parliamone!
L’articolo prevede che si possa chiedere l’anticipo della liquidazione, con una sorta di trasferimento del credito, cioè la banca verserà al richiedente tutta o parte della ‘buona uscita’, e rientrerà dei danari dall’ente erogatore alla maturazione del trattamento di fine servizio, ovvero il giorno in cui il richiedente ne sarebbe venuto altrimenti in possesso. Interessi minimi concordati negli accordi con lo Stato ed un recupero fiscale rendono la cosa interessante per chi volesse andare in pensione con quota100.
La cosa è stata allettante per molti, del resto non sono pochi coloro che di questi tempi hanno qualche problema da risolvere, un figlio da aiutare, un mutuo da colmare e quant’altro, del resto è del tutto normale che ognuno si faccia i conti e faccia scelte secondo le proprie esigenze, è questa è davvero una opportunità.
Ma chi ci ha fatto di conto non poteva immaginare a cosa sarebbe andato incontro.
Ci hanno spiegato che uno poteva andare sul sito dell’INPS, fare la domanda di quantificazione del TFS, e con la certificazione andare in banca ed avviare le pratiche per l’anticipo.
I primi figli di ‘Quota100’ hanno salutato i colleghi ad agosto 2019, molti di questi o moltissimi hanno aperto le pagine dell’INPS per avviare la procedura ma hanno trovato la funzione inattiva, una dicitura in rosso recitava più o meno: “Non disponibile in attesa della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del DPR………”.
Passano i mesi, la gente inizia a spazientirsi e a pentirsi di essere andato in pensione con l’aspettativa di denari che invece non arrivano. Nascono gruppi specifici sui social ed un fiume di improperi percorrono la rete.
Qualcuno, addentrato all’ambiente previdenziale, inizia a fornire informazioni. C’è sempre qualche ufficio che deve metterci l’imprimatur, ognuno di questi sembra prendersi il massimo tempo disponibile, ogni timbro è un pezzo di potere. Ci si organizza, inizia il ‘mail bombing’, dove arriva la pratica arrivano i bombardamenti di mail e di telefonate, stiamo parlando di centinaia di persone che scrivono e telefonano, a volte anche uscendo un po’ fuori dalle righe della buona educazione, ma come dargli torto?
Il decreto viene prima respinto dalla Corte dei Conti che chiede delucidazioni, passato quel passaggio comincia il giro dantesco delle varie autorità: il Garante della Privacy ha qualcosa da dire e chiede chiarimenti. Poi c’è il Garante della Concorrenza ecc.. Ad ogni step superato il sollievo viene subito cancellato dall’ostacolo seguente.
Un brutto ostacolo si annuncia: l’accordo con l’Associazione Bancaria ABI. Alle banche questo decreto non piace, impongono clausole e cercano garanzie, non si fidano dello stato, manco loro.
Il decreto convertito così recita:
“….alle banche o agli intermediari finanziari che aderiscono a un apposito accordo quadro da stipulare, entro 60 giorni dalla data di conversione in legge del presente decreto, tra il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell’economia e delle finanze, il Ministro per la pubblica amministrazione e l’Associazione bancaria italiana, sentito l’INPS……”
Il 30 marzo 2019 il decreto è stato convertito in legge, entro il 30 maggio seguente l’accordo doveva essere firmato. L’accordo è stato chiuso ben più di un anno dopo.
Tutti contenti? Manco per niente e non solo per le clausole inserite. Una di queste permette alle banche di rifiutare le domande dei singoli richiedenti nel caso questi siano iscritti nel registro dei cattivi, ne hanno facoltà. Questa clausola ha mandato su tutte le furie non poche persone, di questi tempi non son pochi coloro che hanno avuto problemi economici, e magari la liquidazione era per questi l’ancora di salvezza.
Passato questo scoglio occorre redigere la convenzione per il fondo di garanzia, a tutela delle banche aderenti, dello Stato non ci si può fidare e le banche vogliono stare coperte. Una prima bozza gira per i vari uffici, passano altri giorni e settimane finalmente si arriva alla versione definitiva. Tutti contenti? Un sospiro di sollievo? Manco per niente, ricomincia il giro degli uffici, si nuovo ogni ministro un timbro, ogni garante di qualche cosa un altro timbro… e continua la pressione di mail e telefonate.
Non sto a dire i tanti ostacoli che neppure il concorso Ippico Piazza di Siena ne ha tanti.
Finalmente si può chiedere all’INPS la certificazione 22 mesi dopo la pubblicazione della legge, meno male che era “urgente”.
Nel modulo del portale dell’INPS occorre scegliere la banca cui si desidera rivolgersi, l’elenco è ben nutrito, non arriva al numero di 10. Non una banca importante, piccoli istituti locali tipo: ‘Banca di Regalbuto’, ‘Banca di Credito Cooperativo di Capaccio’ ed altri ameni istituti bancari.
Ognuno cerca di capire cosa fare, per la gran parte non ci sono agenzie nelle vicinanze, e poi pare che prendano solo clienti del territorio, gran parte di queste sono di ‘Credito Cooperativo’ e da statuto non potrebbero avere clienti ‘fuori piazza’.
Il povero cittadino è spiazzato, non sa a chi rivolgersi. Le grandi banche interpellate informano che non aderiscono oppure: “stiamo studiando quale tipo di pacchetto proporre” ed altre risposte vaghe: ‘non abbiamo ancora ricevuto disposizioni, le faremo sapere’.
Chi sta inviando ora la domanda sa che INPS ha 90 giorni di tempo per rispondere, poi con la certificazione in mano, dovrà contattare la banca ed iniziare un’altra procedura che richiederà ancora altro tempo. I primi fruitori di Quota 100 sono andati in pensione ad agosto 2019, molti di loro contando sulla promessa dell’anticipo della liquidazione. Sono passati quasi 16 mesi e sono ancora all’inizio del percorso, solo ora possono iniziare l’iter senza certezza alcuna sul fatto che vada a buon fine e quando.
Il titolo della legge recita: “Disposizioni urgenti in materia di reddito di cittadinanza e di pensioni.” e meno male che sono “urgenti”.
Morale della storia: ancora una volta lo Stato tradisce i suoi cittadini, non è il porto sicuro e rassicurante che dovrebbe essere, è invece una macchina senza controllo, sembra procedere da se, con i suoi meccanismi ed i suoi tempi in barba ad ogni buona intenzione ma più probabilmente grazie alla incapacità di chi dovrebbe averne il controllo, di chi dovrebbe istruirlo, lo stato procede come un cavallo che va dove gli pare avendo in groppa un fantino incapace. La fiducia è una cosa seria ed occorre meritarsela, non basta affacciarsi ai balconi o sventolare leggi come se fossero trofei di caccia, occorre ben altro.