GIALLISSIMI – 2/4. Modesta proposta di lettura.
di SILVIO SERANGELI ♦
Mi permetto in questo spazio di indicare alcuni romanzi (e magari gli autori con le loro opere) per una lettura intelligente. Salto a piè pari i classici e le vette delle classifiche delle vendite, e rifuggo dalla colata lavica della quantità di gialli-noir e compagnia cantando che, come si commentava con il libraio: prima tutti poeti ora tutti giallisti! È solo una modesta proposta.
Colin Dexter, L’ultima corsa per Woodstock, Sellerio, 2010, la memoria n. 823.
«Allora bisogna festeggiare» disse Morse. «Signor Westbrook!». Il gestore che stava aspettando fuori dall’ufficio, entrò con passo deciso. «Un doppio whisky». Morse spinse verso di lui il bicchiere. «Lei desidera qualcosa?» disse il gestore rivolgendosi esitante a Lewis. «Il sergente Lewis è in servizio». Sta tutta in questa battuta fulminante la grande simpatia che ho per Colin Dexter ed il suo ispettore Morse, ivi compreso il povero sergente Lewis che fa il lavoro sporco, ha una ammirazione infinita nei confronti del suo superiore, ma non vede l’ora di tornare alla normalità della sua casa dove la moglie gli prepara le sue patatine fritte. Come Morse Colin Dexter, docente di greco e grande appassionato di enigmistica, ama la birra dal gusto floreale, il vino rosso, le parole crociate del Times e Wagner; qualche avventura con grande passione e nessun legame serio. Mi piace questo scrittore e tutti suoi libri anche per le citazioni colte e la grande intelligenza nel costruire trame, personaggi e luoghi. Sempre in cerca di un pub, e sull’orlo dell’alcolismo che lo porterà alla morte, regala improvvise soluzioni e battute al vetriolo: «Una parola cattiva non la si nega a nessuno», e rivolto a Lewis:«Crede che stia perdendo tempo?» e il sergente risponde senza affanno: «Sì signore». I tredici romanzi sono stati pubblicati alla fine degli Anni Ottanta da Longanesi e nei gialli Mondadori, riproposti da Sellerio dal 2010.
Di una breve televisiva, andata in onda all’inizio degli Anni Novanta, con protagonisti John Thaw e Kevin Wathely dovrei avere da qualche parte un paio di VHS che mi aveva registrato Maurizio Colaiacomo.
Maj Sjöwall Per Wahlöö, L’uomo che andò in fumo, Gialli Garzanti 43, 1974, Sellerio, 2009, La memoria n. 776.
Nella prima parte (La pipa di Maigret) di questo mio discorso avevo sottolineato che il mio rapporto con i gialli riguardava il contesto, la narrazione. I marxisti-leninisti, militanti comunisti Maj Sjöwall Per Wahlöö mi hanno fatto conoscere l’altra Svezia, non quella stereotipata e sognata da noi mediterranei. Nei loro dieci romanzi, pubblicati all’inizio degli Anni Settanta da Garzanti e riproposti da Sellerio, c’è una chiara visione sociale e politica dell’altra società svedese: la miseria, nascosta sotto il tappeto, la precocità giovanile, il dilagare di alcool e droga nei ghetti delle grandi città, i figli piccoli allevati da nonni e i nonni relegati e abbandonati nei ricoveri per anziani. Questa affiata coppia, di cui avevo letto un paio di gialli Garzanti diversi anni fa, sono a ragione i padri di Mankell fino all’Oceano sconfinato e, alla fine, ripetitivo e stancante del Giallo Svezia. Il protagonista delle storie è il malinconico Martin Beck, investigatore della squadra di Stoccolma, poi promosso; un matrimonio in pezzi, tormentato dal mal di stomaco, umano e lento, ma tenace. «Era sovrintendente della Polizia di Stato e da otto anni era nella squadra omicidi. C’erano persone che ritenevano che nessuno, in tutto il paese, fosse abile come lui nel condurre interrogatori… Si era innamorato perdutamente e in autunno, quando lei aspettava un bambino, si erano sposati….un anno dopo la nascita della figlia, non era rimasto molto della ragazza allegra e frizzante, e il loro matrimonio era scivolato nella noia. Aveva trascorso nella polizia metà della sua vita» Il suo è il logorante lavoro da detective, senza colpi di scena, volutamente lontano e diverso dai gialli-noir classici.
A far conoscere a Elvira Sellerio i libri di questa coppia geniale fu Andrea Camilleri che li aveva letti, appunto nell’edizione Garzanti.
Passo ora ad alcune proposte più veloci con due autrici a me molto care. E vado a:
Elisabeth George, E liberaci dal padre, Longanesi, 1988, Tea, 2002.
È il romanzo d’esordio di questa scrittrice americana che ambienta le sue storie nello Yorkshire con Lord Asherton, alias Thomas Lynley, protagonista di diciannove romanzi. Una bella squadra, si direbbe, quella che si muove con Lyney nel risolvere i casi più complicati, composta dal sergente Barbara Harves, molto efficiente, rozza, trasandata, single e fisicamente poco gradevole, che fa da contrasto con l’eleganza innata del suo superiore. Del gruppo fanno parte Helen Clyde, la fidanzata di Lynley e il suo caro amico Simon St. James. La scrittura semplice e accattivante, la descrizione dei luoghi, comprese le belle abitazioni e i castelli, e poi Londra, l’impronta scientifica delle indagini sono i caratteri che mi sono piaciuti subito e si trovano in tutti romanzi con la storia del gruppo dei quattro che si sviluppa all’interno e insieme ai casi affrontati. «Lynley era livido di rabbia, ma nella sua voce non ce n’era la minima traccia. Barbara osservò la sua esibizione al telefono con riluttante ammirazione. Un maestro dovette ammettere».
Dorothy Leigh Sayers, Peter Wimsey e il cadavere sconosciuto, Mondadori, 1986.
Alla regina del giallo classico all’inglese, forse seconda solo ad Agatha Christie, fu dedicato a ragione l’onore del numero speciale 500 dei Classici del giallo Mondadori. Anche in questo caso a condurre le indagini è un lord, Peter Wimsey, fratello minore del duca di Denver, un vero dandy che colleziona libri rari, attento alla lettura degli indizi con l’aiuto del suo cameriere personale.
Sono costretto a stringere con queste altre proposte:
P.D.James, Morte sul fiume, Mondadori, 1995.
La campagna inglese, la contea del Dorset e poi il Tamigi e un ritmo lento e sofferto con il capo ispettore Adam Dalgliesh che si sente la morte addosso. Riservato e timido, ma altrettanto determinato nello svolgimento delle indagini, è l’antieroe. Vedovo e solitario, si rifugia nella poesia e scrive versi più che accettabili. Antiche chiese, abbazie in rovina, cieli a perdita d’occhio, il mare e la desolazione delle coste orientali dell’Inghilterra sono sempre lì, presenti con le persone che sembrano galleggiare nella solitudine. Per l’animaccia di mio nonno!!! per dirla con H.M., Sir Henry Merrivale (Dickson Carr) non perdete il John Rebus di Ian Rankin,
la trilogia marsigliese di Jean-Caude Izzo (Chourmo, Marinai perduti, Soléa),
trovate nuove energie nella preziosa collana dei Bassotti del grande giallista Marco Polillo, la piccola biblioteca da salvare con i gialli dal 1910 al 1950.
Un titolo su tutti, il capolavoro di Anthony Berkeley, Il caso dei cioccolatini avvelenati.
SILVIO SERANGELI
*Dalle “mie”copertine originali.