Tra i combattenti
di GIORGIO CARGIULLO ♦
Tra i combattenti della repubblica di Salò ci furono uomini, in particolare giovani spesso vittime della propaganda del regime fascista, convinti di lottare stando dalla “ parte” giusta. A costoro si può concedere la buona fede nella certezza che comunque combatterono non da quella giusta ma dalla “parte” sbagliata, quella condannata senza appello dalla storia, dalla civiltà. La buona fede quindi può essere accettata ma a condizione che a costoro non vengano meno responsabilità oggettive di drammi che anche con la loro scelta causarono all’Italia.
È bene ricordare a chi non lo sa o a chi l’ha dimenticato che la repubblica di Salò venne istituita dopo che i tedeschi liberarono Mussolini da dove era tenuto prigioniero. Portato in Germania concordò con Hitler la costituzione dello stato fantoccio, appunto la repubblica di Salò, controllata e tenuta in piedi dalle truppe tedesche che dopo l’8 settembre 1943 avevano occupato tutto il centro nord dell’Italia. Diedero vita ad un protettorato nazista senza autonomia che in moltissimi casi si rese complice dei nazisti con atti e azioni terribili che seminarono migliaia di lutti tra gli italiani. Non voglio qui ricordare le stragi, le condanne a morte, le fucilazioni sommarie che vennero perpetrate nei 19 mesi di esistenza della repubblica spesso contro italiani inermi. Voglio solo soffermarmi sulla persecuzione messa in atto contro gli ebrei italiani attraverso atti e azioni di cui ancora è bene vergognarsi.
Tra questi è da ricordare un bando emesso alla fine del 1943 che dichiarava gli “appartenenti alla razza ebraica stranieri e nemici dell’Italia”. Sempre di quel periodo il ministero degli Interni della repubblica di Mussolini dispose “il sequestro dei beni di proprietà degli ebrei e anche il loro arresto e internamento”. Quest’ultimo atto di fatto apriva la caccia agli ebrei da parte dei repubblichini di Salò e i catturati finirono nei campi di stermino in Germania.
Nel 1944 la collaborazione tra repubblichini fascisti e nazisti divenne più organica e la caccia all’ebreo molte volte fu opera autonoma di camice nere che dopo le retate trasferirono gli ebrei catturati ai loro alleati tedeschi. Non mancarono comunque anche iniziative personali: delazioni, spiate di singoli contribuirono a consegnare in mani naziste centinaia di infelici, di donne e bambini e inviati nei campi di sterminio.
Questo triste ruolo, questa criminale attività spesso fu opera di quanti agivano sotto la spinta ideologica dell’antisemitismo che in Italia venne istituzionalizzato con le leggi razziali del 1938, ma altre volte venne eseguita dietro il compenso erogato dai tedeschi. Sembra che per ogni “ebreo adulto” fu messa una taglia di 5.000 lire.
Quanti gli ebrei consegnati ai nazisti e inviati nei campi di sterminio da parte di formazioni regolari di Salò o da bande nere di cui in detta repubblica imperversavano? Difficile dirlo anche se studiosi parlano di migliaia e migliaia di catturati e consegnati alle SS germaniche. A Roma dopo la razzia tedesca del ghetto del 16 ottobre 1943 che deportò nei campi di sterminio 1.022 ebrei si calcola che altri 750 vennero rastrellati o denunciati e fatti arrestare dagli sgherri di Mussolini.
Quindi mi domando e domando dove erano quelli in buona fede, cioè quelli che combattevano credendo di state dalla parte giusta quando tutto ciò accadeva? Sapevano o no di queste cose orrende che accadevano nella repubblica per la quale combattevano? E se sapevano perché hanno taciuto? Perché hanno continuato il loro sostegno in armi ad uno Stato che consentiva, anzi in molti casi organizzava tali misfatti. Mi piacerebbe avere una risposta da chi sostiene la loro buona fede e che vorrebbe metterli sullo stesso piano con chi, nelle formazioni partigiane o nel ricostituito esercito Italiano combattevano il nazifascismo.
Nel 1945 dopo la liberazione del nostro paese vennero istituite le Corti Straordinarie d’Assise (CSA) con il compito di giudicare i fascisti collaborazionisti resisi colpevoli gravi eccidi. In Italia vennero giudicati da questi tribunali 21.454 persone e il 27,6% subì una qualche condanna. Nel solo Piemonte 11 CAS svolsero 2.400 procedimenti contro 3.600 persone. Tra le sentenze emesse vi furono 203 condanne a morte, 23 all’ergastolo, 319 a più di venti anni di carcere, 853 tra i 5 e i 20 anni di prigione.
Ricordare tutto ciò anche se in modo sommario è importante perché ognuno di noi deve insegnare ai giovani che tra l’8 settembre 1943 e il 25 aprile 1945 l’Italia è stata campo di battaglia tra i nazifascisti da una parte e gli eserciti alleati e le formazioni partigiane dall’altra. Dalla sconfitta del nazifascismo l’Italia è divenuta libera e democratica. Nonostante tra gli sconfitti vi fossero persone alle quali si accorda la buona fede l’onore va tributato a coloro che invece fecero la scelta giusta, civili e militari, combatterono per liberare il paese dall’oppressione e dalla dittatura e a coloro, circa 650.000, che languirono e morirono nei lager nazisti rifiutandosi di aderire alla repubblica di Salò.
GIORGIO CARGIULLO