MARIA LETIZIA E LA QUARANTENA – L’AMORE AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

di MARIA LETIZIA

L’amore al tempo del coronavirus

L’autoisolamento non è confortevole. Ci fa piangere, singhiozzare, ridere, rallegrare, scuotere, ruggire, pensare, meravigliarci. Ci rende persone un po’ pazze. Ad ognuno secondo la situazione in cui verrà a trovarsi. Giornate una volta veloci come un turbine, ora scorrono lente anche se le riempiamo di tutto, compreso vedere di seguito quattro puntate di una serie di Netflix, fare ginnastica in streaming, meditare: inspiro, espiro.

Siamo stati disarmati da questo piccolo virus. Non solo socialmente ed economicamente, ma psicologicamente.

La nostra non è la solitudine scelta, quella che serve per ritrovare l’armonia con se stessi, è imposta dalle circostanze, e non basta la tecnologia ad alleviarla. La relazione virtuale non è più un complemento a quella reale, ma è diventato l’unico canale di comunicazione con gli altri, con la natura, con la nostra città.  È la presenza che manca. Abbiamo dovuto mettere a tacere i sensi, quei canali che mettono in contatto mente e corpo. La vita è diventata una serie di cliché.

E se questo è vero per tutti, le situazioni sono diverse, molto diverse.

Beate le coppie che si amano, quelle giovani con figli, quelle anziane che hanno avuto la fortuna di crescere e invecchiare insieme. Il loro nucleo familiare si è ristretto, ma c’è.  Ci sono le carezze, i baci, le angosce condivise. Si dorme insieme, si cucina insieme, ci si sopporta.

Diversa è la situazione per gli amori divisi. Pensiamo ai tanti singoli, per caso o per scelta, che all’improvviso vedono liquefarsi la loro vita sociale e – soprattutto – la persona che condivide con loro sentimenti e sesso.  È diventato impossibile godere di piaceri intensi, sentire l’accelerazione del battito, baciare, toccare la persona amata. Manca tutto ciò che comporta la presenza fisica dell’altro.  Si surroga con le chat, con facetime, con le parole.

Le parole: i whatsapp tra persone che si amano non sono più laconiche comunicazioni organizzative. Si riempiono di parole, di ansimi, di desiderio. Si diventa poetici, romantici, infantili: con il cuore che batte per il gif di due orsacchiotti che si baciano compulsivamente. E le parole rimangono lì, si conservano, si rileggono, si assaporano nell’attesa di vedersi, di vederti nella piccola immagine sul cellulare. E in alcuni momenti la felicità ci arriva sotto forma di “lettere d’amore”. Faremo come Florentino Ariza? Che:

Sconvolto dalla felicità, Florentino Ariza passò il resto del pomeriggio a mangiare rose e a leggere la missiva, ripassandola lettera per lettera più volte e mangiando più rose quanto più la leggeva, e a mezzanotte l’aveva letta così tanto e aveva mangiato così tante rose che la madre dovette stenderlo a terra come un vitello per fargli ingoiare un decotto di olio di ricino.” (L’amore al tempo del colera, G. G. Marquez)

Si sogna, si sognano i baci, si aspettano quelli veri, se nel frattempo non avremo disimparato a baciare.

E poi ci sono gli amanti clandestini.

Vi racconto di loro.

I giorni precedenti il lockdown ho notato uno strano fenomeno: un numero insolito di persone, maschi e femmine, giovani ma non giovanissimi, di mezza età e perfino piuttosto anziani sostavano in fila davanti ai negozi che vendevano telefoni cellulari. Tutti bardati con mascherina e occhiali, si individuava età e sesso dai capelli, dalla postura e dal muovere frenetico delle gambe durante l’attesa

Penserete: normale, vista la necessità di rimanere a casa, avere uno strumento moderno ed efficiente per comunicare, per giocare, fare foto. Invece no. Quelle persone non cercavano l’ultimo modello di Iphone o Lg o altra marca di moda, peraltro già in possesso e ben visibile nelle mani. Erano lì per comprare telefonini economici, quelli che di solito si danno ai nonni, utili per scaricare le app delle chat, fare foto e poco altro. Soprattutto… volevano una nuova sim ricaricabile online, con un nuovo numero di telefono.

Perché mai? vi chiederete Perché due contratti telefonici, e perché un secondo numero privato? L’osservazione aiuta. Sembrano cospiratori, si guardano intorno, scansano gli altri, mantengono le distanze sociali. Una spiegazione me l’ha data una delle persone in quella fila.

Un amante è clandestino se almeno uno dei due è regolarmente sposato, o comunque convivente ufficialmente. Nella forzata unione col partner tradito, la prima cosa è barcamenarsi senza perdere né l’uno né l’altro. Cosa usuale nella vita normale, ma adesso? Come comunicare senza pericolo di essere intercettato dal coniuge, come evitare importuni squilli whatsapp o incursioni nel telefonino casualmente lasciato sul tavolo? Ecco che averne uno ad hoc è la soluzione. Ma come usarlo, come nasconderlo? Facendolo funzionare nell’unico luogo dove è assicurata la solitudine: nel bagno di casa. Con appuntamenti ad orari concordati.

Tradire non si dovrebbe, però si fa. E allora: c’è da augurarsi che entrambi i coniugi siano nella stessa condizione. In quei casi immagino un accordo perfetto, accudimento, gentilezza, sopportazione e alternate incursioni più frequenti al bagno, augurandomi non ne abbiano uno solo.

Se si possiede un cane sarà più agevole: si tirerà a sorte a chi tocca portarlo fuori. Un altro momento utile è la fila al supermercato (uno solo a famiglia) ma più rischioso perché in zona, ed è meglio evitare conoscenti.

Durerà? Dureranno gli amori, che siano o no clandestini? Non è facile mantenere una relazione intima tra partner separati l’uno dall’altro. Nuvole oscure si addensano, e serpeggiano subdoli i dubbi: questo genere di contatto diventerà un nuovo modo di vivere la relazione? L’incertezza farà pensare: “Ne vale la pena?” “Che cosa provo davvero?” 

Gli amori tiepidi in quarantena sono destinati all’estinzione. Gli altri…

 “Quando si verifica un disastro, non ci sono parole magiche che metteranno tutto a posto. Perché se ci fossero, la vita dovrebbe necessariamente essere insopportabilmente vuota e superficiale per accoglierle. Ciò che c’è, è l’opportunità e l’obbligo di amare come non hai mai fatto prima. Quello che c’è, è lo stimolo a portare la vita a un livello superiore. Nei tuoi momenti di sfida più profonda, ti rimane solo ciò che conta davvero. Ed è un posto potente dove stare. Costretto a sperimentare la vita nel peggiore dei casi, ti obbliga ad essere il tuo meglio. Devi fare appello a un livello di forza che non avevi mai conosciuto prima. E poi inizi a lavorarci sopra. Mentre scegli di andare avanti, la vita prende un significato più grande e più profondo. Scegli di amare, e scegli di vivere. Ecco cosa puoi fare, ed è lì che accadrà la vera magia.”  (Ralph Marston)

MARIA LETIZIA