ANATOMIA DI DUE BANDE (XIV)

di CLAUDIO GALIANI

LE RESISTENZE ALLA RESISTENZA

L’antifascismo e la nuova democrazia.

Il 31 marzo 1946 finalmente si svolgono in città le prime elezioni amministrative a suffragio universale, con la partecipazione femminile al voto.

Elezioni Amministrative 1946

Certificato elettorale amministrative 1946.

I risultati premiano i tre partiti popolari di massa, disegnando una nuova geografia del sistema politico.
La maggioranza dei voti si orienta verso la sinistra e il calcolo delle preferenze mostra che il maggior consenso si riversa sui protagonisti della lotta partigiana e su altri che hanno alle spalle una riconosciuta storia antifascista.

Risultati amministrative 1946

Risultati Elezioni Amministrative 1946.

Il PCI risulta primo partito, con 4.654 voti e 13 seggi.
A ruota segue il PSI con 4.412 voti e 13 seggi, terza è la DC con 4.022 voti e 12 seggi. Più modesto è il consenso raccolto dal Partito Repubblicano- Partito d’Azione, che con 787 voti ottiene 2 seggi.
I primi quattro eletti del PCI sono legati all’esperienza partigiana: Fernando Barbaranelli, Antonio Morra, Annibale Foschi, armatore, padre dei tre fratelli della banda Maroncelli, e Augusto Carucci. Anche Nicola Mori è tra gli eletti. Quinto nella classifica è Renato Pucci.

Nelle file del PSI risultano primi eletti Vincenzo Benedetti, Pietro Scala, Ivanoe Caciolli e Pietro Biferali.
Caciolli, portuale, era membro del C.L.N. che ha collaborato con il Sindaco Scala.
Pietro Biferali, facchino, è uno storico dirigente socialista, massimalista. E’ stato consigliere comunale dal 1920 fino allo scioglimento del Consiglio, poi dirigente della Camera del Lavoro e del movimento degli Arditi nel periodo degli scontri contro gli squadristi.

Nella Dc primo eletto, come liberale indipendente, è l’ avvocato Roberto Alessi, che l’anno prima aveva conteso a Scala la nomina a Sindaco. E’ seguito dal dottor Antonino Siligato e da Cheren Gatta.

Il voto esprime un sentimento antifascista profondamente radicato nella popolazione.
Sono numerose le famiglie che hanno sofferto per le angherie e il trattamento subìto dagli oltre 200 antifascisti perseguitati e incarcerati dal passato regime.
Significativo è anche il voto accordato alla lista del P.R.I. – Partito d’ Azione, con due consiglieri, Baldo Baldi e Francesco Giachetta, che presentano alla prima seduta del Consiglio una mozione antimonarchica e a favore della Costituente.
La mozione è approvata con il voto contrario dei due democristiani Alessi e Barbato, a testimonianza del carattere moderato di quel partito.

C’è un fatto, però, che merita attenzione: l’assenza dalla competizione di Ezio Maroncelli.
Il comandante partigiano, attivo nel C.L.N. fino alle sue ultime riunioni, ha deciso di non presentarsi alle elezioni, con una esplicita rinuncia a entrare nel gioco politico-amministrativo.
Continuerà a militare nel PCI, senza assumere incarichi pubblici.

Sono connessi a questo fatto i modi di elezione del Sindaco?
La scelta del PCI, a cui spetta indicare il nome, ricade su Renato Pucci.
A prescindere dalle qualità della persona, viene trascurato il criterio delle preferenze popolari.
E’ una scelta politica, dovuta probabilmente alle esigenze di mediazione con i partiti che formeranno la maggioranza.
Non è però una scelta indolore.
Durante la prima seduta del Consiglio Comunale, il voto per l’elezione del primo cittadino mostra segni di esplicito dissenso all’interno dei gruppi consiliari della sinistra.
Renato Pucci ottiene nello scrutinio 21 voti, contro i 12 indirizzati al democristiano Roberto Alessi.
Due voti vanno al suo compagno di partito Antonio Morra, altrettanti al socialista Ivanoe Caciolli, con un astenuto.
All’inizio della seduta si constata l’assenza di Fernando Barbaranelli e del socialista Galli Bronzetti, giustificati, e di Annibale Foschi, ingiustificato.
Il significato politico è lampante.
La DC vota compatta il suo candidato, non altrettanto fanno i consiglieri del PCI e del PSI.
La formazione della Giunta conferma questa incrinatura.
In nome dell’unità antifascista, istituzionale ma non politica, il PCI ottiene un solo assessorato per Pietro Longhi; due assessorati sono assegnati ai socialisti Spartaco Arciprete e Gino Marconi, due ai democristiani Antonino Siligato e Alessandro Ceccarelli. Vincenzo Benedetti è nominato vice-Sindaco.
Nella Giunta non compare nessun nome legato all’esperienza partigiana.
Non è pensabile che a queste scelte resti estranea la federazione Romana del PCI, che segue con attenzione la politica cittadina.
E’ possibile che in nome del realismo moderato, che sta alla base della solidarietà antifascista, si sacrifichi tutto ciò che può evocare la cultura del ribellismo tanto diffusa nella sinistra cittadina?
Il 26 aprile Barbaranelli diviene segretario della sezione locale dell’ANPPIA, che viene intestata a Paolo Antonini.

L’unità politica della Giunta si rivela troppo fragile, di fronte alla mole dei problemi che incombono.
Già dopo alcuni mesi emergono attriti tra i partiti di sinistra e la DC sui programmi di ricostruzione, sulla gestione degli alloggi popolari, sui criteri di epurazione degli impiegati fascisti.
L’emergenza abitativa si ripresenta drammaticamente con il crollo di una palazzina a via Trieste, che lascia sepolti nove cittadini.
Tra l’altro, l’Amministrazione deve occuparsi delle prime spinte autonomiste di Santa Marinella e di Ladispoli, che porterebbero a un deciso ridimensionamento del territorio comunale.
Su questo punto nel Consiglio si registra un atteggiamento unitario, sostanzialmente contrario, che punta a dilazionare la decisione.
Tutto si svolge in un clima di forti tensioni sociali, scioperi, conflitti aziendali, prime invasioni delle terre, richieste di accelerare i lavori di ricostruzione per alleviare l’alto tasso di disoccupazione.

Il referendum del 2 giugno 1946 conferma la forza della tradizione democratica e progressista della città. L’opzione per la Repubblica ottiene un risultato travolgente, con il 68,5 % dei voti attribuiti, oltre il 14 % in più rispetto alla media nazionale.

SCHEDA REFEREND

Le contestuali elezioni per la Costituente vedono confermato il primato del PCI con 4.951 voti, seguito dal PSI con 4.891, dalla DC con 4.159. Nell’occasione compie un balzo in avanti il PRI, con 1.580 voti, mentre fanno la loro comparsa l’Uomo Qualunque, 903 voti, e il Movimento Monarchico, 380.
E’ un voto anomalo, se confrontato al dato nazionale che vede assegnato circa il 36% dei voti alla DC, il 21% al PSI e il 19% al PCI, soltanto terzo partito.

L’arresto di Antonio Morra

Il clima politico sta già cambiando e si notano gli effetti sul comportamento della Magistratura.
Il 28 marzo viene arrestato Antonio Morra e tradotto nel carcere di Viterbo, imputato del delitto di istigazione all’uccisione del Commissario prefettizio repubblichino di Barbarano Romano, avvenuta il 5 giugno 1944 durante la liberazione del paese.
Il Decreto di amnistia del giugno 1946, che è servito a scarcerare migliaia di fascisti, non viene considerato per quell’episodio.
Alla notizia, scattano prontamente le proteste e le reazioni di solidarietà popolare verso il consigliere ex-partigiano.
La Camera del Lavoro proclama uno sciopero generale e organizza una manifestazione per richiedere la scarcerazione.
In Consiglio Comunale, con un vibrante intervento Barbaranelli difende il compagno partigiano e lancia un atto d’accusa contro le manovre che vogliono rovesciare gli equilibri politici del paese e trasformare il processo al Fascismo in processo alla Resistenza.

ARTICOLO MESSAGGERO

Articolo Messaggero del 2 aprile 1947.

Il Consiglio approva un ordine del giorno per chiedere la scarcerazione, ma si astengono i consiglieri democristiani. Cheren Gatta, ex collega di Morra nel C.L.N., motiva imbarazzato la sua astensione con l’incompetenza del Consiglio Comunale su quella materia.
Nella successiva seduta del 25 aprile, Morra può riprendere posto nel Consiglio, tra gli applausi dei colleghi e le congratulazioni del Sindaco perchè gli è stata completamente restituita l’onorabilità.

Cade la Giunta antifascista.

Il 1° gennaio 1948 entra in vigore la nuova Costituzione della Repubblica Italiana, prodotto nobile della Resistenza e dell’impegno unitario delle forze antifasciste.
Sul piano politico il percorso unitario si è però esaurito nel giugno precedente con l’estromissione delle sinistre dal Governo De Gasperi.
Nel mese di dicembre sono entrati nel Governo anche i Repubblicani e il PSLI, formazione nata dalla scissione del PSI.
Il corso della politica nazionale accelera la fine dell’esperienza unitaria cittadina, che si conclude il 24 gennaio 1948 con l’uscita dalla Giunta dei due assessori democristiani.
Il dibattito che si svolge in Consiglio su un o.d.g. presentato dal gruppo democristiano rivela le ragioni sostanzialmente politiche delle dimissioni.

I consiglieri democristiani si dimettono dalla Giunta.

Più che sui fatti amministrativi le critiche sono rivolte ai comportamenti del Sindaco e del resto della maggioranza, accusati di trascurare la componente democristiana e di relegarla a un ruolo marginale.
Il ”casus belli” è l’adesione non concordata della Giunta al Fronte dei Comuni Democratici e l’assenza del Sindaco dalla cerimonia organizzata in occasione dell’approdo in porto della 200^ nave della flotta statunitense.
La replica del resto della maggioranza, che ribalta le accuse parlando di autoesclusione della DC e di recondite ragioni politiche, non fa che sanzionare stancamente la fine di un’esperienza politicamente logora.
Cheren Gatta è il più determinato a marcare le distanze e a confermare la rottura.
A completare la confusione interviene la dichiarazione dell’indipendente Alessi, che presenta le dimissioni, respinte dal Consiglio, per dissenso nei confronti del suo gruppo.
Nel mese di febbraio i due assessori sono sostituiti in Giunta da Fernando Barbaranelli e Pietro Biferali, per comporre una maggioranza di sinistra.

Da questo momento il Gruppo democristiano deserta programmaticamente le sedute del Consiglio Comunale, con l’obiettivo evidente di minarne la credibilità e causarne lo scioglimento.

CLAUDIO GALIANI

… continua (il prossimo capitolo (XV) mercoledì 18 settembre 2019)
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