LA SUPERBIA
di ANNA LUISA CONTU ♦
La superbia è, nella definizione del vocabolario Treccani , “ esagerata stima di sé e dei proprî meriti (reali o presunti), che si manifesta esteriormente con un atteggiamento altezzoso e sprezzante e con un ostentato senso di superiorità nei confronti degli altri” .
È un vizio capitale, non perché così la consideri la teologia cattolica, ma perché se presente in qualcuno che abbia una qualunque responsabilità può causare disastri impensabili. Chi considera se stesso di intelligenza superiore non ascolterà mai il giudizio di chi dice “ Stai sbagliando, forse è meglio agire diversamente”.
La superbia non ha, però, a che fare con la ideologia del “Io so io e voi nun sete un cazzo”, dove quello che vi si esprime è l’orgoglio e il privilegio di casta, il diritto di nascita a godere di quei privilegi che sono ingiustizia per tutti gli altri.
La superbia è un sottoprodotto dell’orgoglio, un peccato quasi veniale, di mediocre levatura delittuosa. E infatti Dante colloca i superbi nel purgatorio condannati ad abbassare la cresta, a portare sulla schiena pesanti massi mentre girano inutilmente in tondo.
Giorgia Meloni, nostra attuale presidente del Consiglio, ne è provvista in abbondanza. Certe sue posture “ducesche”, certe espressioni urlate nelle manifestazioni politiche non sono creazione di un marketing politico che trasforma una sfigata della Garbatella in Margaret Thatcher, la lady di ferro. È che lei è proprio così, con una superbia che sprizza da tutto il suo corpo, con un concetto della propria superiorità intellettiva che le fa trattare il Papa come se fosse lo zio col quale si scherza e si gioca da quando si era bambini.
Però la superbia ha la sua legge del contrappasso: facilmente si trasforma in ridicolo. Mettete la sua presenza al G7, i sette grandi, riuniti a Hiroshima . Ci crede davvero che è lì per rimettere il mondo in sesto, per definire l’ordine mondiale che fa comodo all’Occidente, a mandare velate minacce contro la Cina, che sarà pure una democrazia popolare a partito unico, ma sfama, istruisce e cura un miliardo e seicento milioni di persone. Lei è lì insieme a tutti quei “grandi” che hanno escluso tutti i grandi del pianeta, per economia o per numero di abitanti: la Cina, l’India, il Brasile , il Sudafrica. La Russia, poi, è stata cancellata dal consesso umano. Lei è superbamente in mezzo a loro.
Poi vedi una foto in cui il presidente degli Stati Uniti d’America la prende per mano come una nipotina e a me viene in mente la storiella degli elefanti che corrono all’impazzata nella savana. Il rumore e la polvere prodotti sono terrificanti. Un topo, ai bordi, chiede dove vanno e che fanno. E un elefante si volta mentre corre e gli risponde: “ Vie’ con noi, siamo a fa ‘n casino”.
Meloni è stata in Giappone per giorni e giorni a bearsi nella sua superbia e intanto centinaia di migliaia di persone in Italia erano sotto l’acqua che invadeva le case, le città, le campagne. Morti e sfollati, la pioggia che continuava a scendere e lei, la Prima Ministra, non ha sentito il dovere di interrompere il viaggio fra i “grandi” e ritornare in Italia. Nessuno gliene ha chiesto ragione.
E le migliaia di persone coinvolte nell’alluvione non avevano necessità di richiedere la sua presenza perché l’Emilia Romagna, anche se la regione più cementificata, tra le tantissime nel paese, è ricca di servizi, infrastrutture, capacità di organizzazione, velocità di mobilitazione. E lo Stato Italiano, che non è di proprietà del governo in carica, in tutte le sue ramificazioni, protezione civile, vigili del fuoco, esercito, sanità , volontariato, ecc reso efficiente dalle tante disgrazie che ci colpiscono, per conformazione del suolo, per la sua fragilità dovuta al super sfruttamento, per il cambiamento climatico, ha risposto in autonomia.
Ciò che si chiede al governo è di tirare “fora li palanchi”.
ANNA LUISA CONTU
Anna Luisa capisco il disappunto che esprimi e che condivido, ma è già un gesto di pietosa generosità attribuire alla Meloni il peccato capitale della superbia. Suona quasi come una nobilitazione: lo stesso Dante, notoriamente di destra, lo attribuisce a sé stesso come senso troppo sviluppato del Sé. La povera Giorgia si sforza grottescamente di costruire il suo e lo fa con i mezzi di un guitto improvvidamente arrivato sul palcoscenico del mondo.. E ricorre alle strategie del guitto:mimica facciale , messe in scena nel palco del Palazzo, giochi di sonorità vocale, strabuzzamenti oculari di “kucesca” memoria, cameratismo verso chi tratta come sua “spalla” nella recita, anche se è il papa.. Ormai più che irritarmi sento una grande pena per un popolo che DEVE essere rappresentato da lei. Appunto:rappresentato dalla sua sceneggiata romana. Comprese le foto preconfezionate dal suo staff sui luoghi della tragedia! A muoverla sono la paura e l’insicurezza mascherate da spocchia. E queste sono la vera tragedia. La nostra. Un abbraccio di “simpatia”
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Grazie, Caterina, per il tuo commento. In fondo diciamo le stesse cose quando descriviamo Giorgia Meloni come il povero attore che si pavoneggia e si agita sulla scena che Shakespeare descrive nel Macbeth. Io , però, da provinciale isolana, noto in lei quell’arroganza e quella superbia che è di molti nativi della capitale. È innato e può rasentare il ridicolo come certi personaggi verdoniani.
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Cara Luisa il tuo scritto mi ha fatto venire in mente un paio di persone di nostra conoscenza😂😂😂😂😂😂😂e qui mi taccio😂😂😂😂😂😂
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😂😂😂😂😂😂
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