I CANTASTORIE TRADITI — COME SI DISTRUGGE IN CINQUANT’ANNI E SPICCI UNA CIVILTÀ COSTRUITA IN TREMILA ANNI.

di EZIO CALDERAI ♦

Capitolo 26: L’islamismo scuote l’Occidente.

   Il fanatismo ha la forza dei venti descritta da Virgilio, una forza che piega e affonda qualsiasi nave.

   Degradato a brezza il marxismo, si leva furioso Borea, il più forte e freddo dei venti dei romani, e porta con sé l’islamismo, che dominerà la fine del secolo scorso e l’inizio di quello che stiamo vivendo. La cosa curiosa è che a soffiare sono sempre gli stessi.  

   La concezione salvifica della religione arma, in senso letterale, la rinascita dell’Islam, che cominciò a sedurre le coscienze dei giovani, favorita, nei paesi arabi, dall’emarginazione del popolo e, in quelli europei, specie Francia e Gran Bretagna, dai discorsi infuocati degli Imam in molte Moschee, per lo più finanziate dalle monarchie teocratiche della penisola arabica e dalla Turchia.  

   Solo la storia, a patto che non resti un solo vincitore, riuscirà a spiegare cosa accadde e forse un secolo non basterà.   

   In Francia, in particolare, i movimenti di rivolta contro la democrazia liberale nascano tra i figli di famiglie emigrate dal Maghreb fin dai primi decenni del secolo scorso, di cittadinanza francese ormai da almeno ottant’anni e profondamente inserite nel tessuto economico e sociale della Republique

   Buona parte dei nipoti sembra aver fatto un’altra scelta.   

   Ai nostri giorni, opportunità, lavoro, diritti non bastano, troppo pochi i giovani che riescono a raggiungere uno status sociale all’altezza delle fasce medio-alte della popolazione, troppi quelli che formano famiglie di diritto musulmano, spesso e volentieri comprando le mogli nei paesi di religione islamica, troppi quelli che vaneggiano della reconquista della penisola iberica annunciata dagli Imam, troppi quelli che prenderanno la strada del medio-oriente per raggiungere Al Qaeda o l’Isis.    

*** 

   Tutto era già accaduto duecento anni prima e ricominciò come si fosse alzata una tenda polverosa.  

   Alla fine del ‘700 in Arabia Saudita nasce un movimento coranico fondamentalista, il wahhabismo, che si estende rapidamente in tutti gli altri paesi arabi. Diventerà particolarmente importante in Egitto con il nome di “Fratelli Musulmani”, che si divideranno in Salafiti e Wahhabiti, entrambi, però, in competizione per la guida di un movimento che nella seconda metà del ‘900 ha per obbiettivo la distruzione dell’imperialismo americano e l’affermazione della legge coranica in Europa.  

   Le imprese di Arafat incoraggiano la formazione di numerosi gruppi armati, che reclutano e addestrano volontari, comprano armi, esplosivi. Il primo fu Al Qaeda, poi verranno Hezbollah e Hamas, di osservanza iraniana, entrambi qualificati terroristici dall’ONU. Poi venne Daesh o Isis, nuovo califfato, distrutto dopo una guerra sanguinosa dagli eroici combattenti curdi e dalle aviazioni russe e americane.  

   Questo fenomeno tentacolare fu trascurato dagli Stati Uniti, mentre gli europei non gli dettero nessun peso. Eppure, Al Qaeda consumò due sanguinosi attentati in importanti capitali africane, Nairobi e Dar es Salam, sempre nei pressi delle ambasciate americane, nel 1998.  

   Ci sarebbe voluto il mostruoso attacco alle Torri Gemelle di New York nel 2001, che seguiva un attentato fallito pochi anni prima, per capire che il terrorismo islamista era diventato il pericolo più grave per l’integrità dell’occidente.

   Francia e Gran Bretagna lo capirono presto per le innumerevoli vittime causate dai militanti islamisti, ma ebbero una reazione a dir poco timida: la Gran Bretagna arrivò a cedere la propria giurisdizione, sebbene per reati minori, alle Corti Islamiche, che giudicano sui musulmani, anche in tema di famiglia, con le garanzie per le donne che si possono intuire; la Francia malgrado quel che successe nel 2015, prima nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo e poi nel teatro-auditorium del Bataclan con centinaia di morti, ha pensato bene di introdurre nel suo codice penale il delitto di islamofobia, così oggi è impossibile persino criticare i cittadini, o anche gli stranieri, di religione islamica.   

   D’altra parte, la seconda metà del ‘900 era nata sotto cattivi presagi. Presto fu evidente per tutti che la pace universale nata dalla Seconda guerra mondiale era diventata poco più di un luogo comune consolatorio. La pace in effetti venne conosciuta soltanto in Europa, ma già nei paesi non appartenenti alla UE, come l’ex Jugoslavia, il sangue corse a fiumi, con l’orrore del genocidio dell’intera popolazione di una città, Srebrenica, soltanto perché di religione prevalentemente musulmana, dove vennero trucidati tutti i maschi da 12 anni in su.  

   Negli stessi anni ’90 del secolo scorso si consumò in Ruanda un genocidio incomparabilmente più grave con lo sterminio in 100 giorni di un milione di uomini e donne di etnia hutu e tutsi.  

   Innumerevoli le guerre regionali, ogni scusa era buona per massacrarsi. Il mercato delle armi nel mondo aveva assunto dimensioni colossali.     

   Spiace dirlo, ma la responsabilità maggiore di questo disordine mondiale, ricade sugli Stati Uniti d’America. I leader del dopo guerra se ne erano andati e quelli che seguirono, ad accezione di Lyndon Johnson e Ronald Reagan, non si mostrarono all’altezza del compito. La guerra in Vietnam segnò per sempre la vita di generazioni di americani e seminò il dubbio nei governanti più deboli.  

EZIO CALDERAI                                                                     (CONTINUA)

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