Intervista a Letizia Leonardi sulla biografia Yeghishe Charents – Vita inquieta di un poeta
a cura di PAOLA ANGELONI ♦
Ci sono vite che sono destinate a incontrarsi, sebbene in tempi e circostanze diverse. Parliamo della giornalista e scrittrice civitavecchiese Letizia Leonardi e di uno dei più grandi esponenti della letteratura dell’Armenia sovietica Yeghishe Charents. Uno scrittore finora poco conosciuto in Italia e che è stato recentemente protagonista nella sala Odeion del Museo d’arte classica (facoltà di Lettere e Filosofia) dell’Università la Sapienza di Roma, grazie alla presentazione di due interessanti volumi. Un evento organizzato dall’Ambasciata della Repubblica d’Armenia in Italia e dallo stesso ateneo capitolino, con la partecipazione dell’attore, regista e sceneggiatore Carlo Verdone. Altri relatori sono stati: l’Ambasciatore della Repubblica d’Armenia Tsovinar Hambardzumyan, il Rettore della Sapienza Antonella Polimeni, il Direttore del Dipartimento di Archeologia della Sapienza Giorgio Piras, Domenico Polito della casa editrice Leonida, che ha pubblicato il volume Io della mia dolce Armenia, il traduttore delle opere di Charents Alfonso Pompella, Filippo Orlando della casa editrice Le Lettere che ha pubblicato Yeghishe Charents – Vita inquieta di un poeta e Letizia Leonardi autrice della biografia Yeghishe Charents – Vita inquieta di un poeta con la prefazione di Carlo Verdone.

- Letizia Leonardi, come è maturata l’idea di raccontare la vita di questo importante poeta armeno e perché la prefazione di Carlo Verdone?
Ho fatto la conoscenza di Yeghishe Charents a seguito della pubblicazione della traduzione del libro Mayrig di Henri Verneuil, nel 2015, in occasione del centenario del genocidio armeno. Grazie al successo di questa storia, che racconta di una famiglia scampata al massacro del popolo armeno durante la prima guerra mondiale, l’anno successivo sono stata invitata a Yerevan per fare da madrina d’onore, insieme all’attrice Laura Efrikian, all’inaugurazione della stanza del Grand Hotel Yerevan dove lo scrittore Yeghishe Charents ha vissuto dal 1928 al 1935, fino a due anni prima della sua tragica e misteriosa morte. Dopo aver appreso la sua storia ho deciso che sarebbe stato interessante farla conoscere anche in Italia. Ho chiesto all’attore, regista e sceneggiatore Carlo Verdone di scrivermi la prefazione perché ho inserito nel libro alcune poesie di Yeghishe Charents, tradotte dallo storico e critico letterario Mario Verdone, padre di Carlo. Lui molto gentilmente ha accettato.
- Cosa ti ha colpita di questo autore tanto da decidere di scrivere la biografia Yeghishe Charents – Vita inquieta di un poeta?
Il suo temperamento, il suo grande talento e la sua drammatica fine. Yeghishe Charents nella sua breve vita ha visto tutti gli orrori del mondo. È nato nel 1897 quando i massacri hamidiani erano appena terminati con 300 vittime armene, ma aveva 11 anni quando è avvenuta la strage di Adana che ha lasciato sul campo 30 mila morti. Appena diciottenne si è trovato di fronte le scene raccapriccianti del genocidio del suo popolo, che lo hanno segnato e che sono state raccontate nella sua prima importante opera, anche dal punto di vista storico, che è la Leggenda Dantesca. E poi tutto è culminato con la sua misteriosa morte, vittima delle purghe di Stalin. Un autore che, nel carattere, mi ha affascinato per i suoi ideali, i suoi entusiasmi per quella che considerava una giusta causa e per le sue fragilità.

- Dal titolo della prima opera di Charents, Leggenda Dantesca, sembra che ci sia una sorta di legame con il nostro Paese. È così?
Sì, in effetti c’è un legame diretto tra Yeghishe Charents e l’Italia. Lui amava la nostra letteratura, Aveva come fonte di ispirazione e guida il nostro sommo poeta Dante Alighieri, del quale in casa aveva il busto. Conosceva molto bene le opere di Ugo Foscolo, tanto che possiamo notare delle similitudini tra la poesia A Zacinto di Foscolo e l’ode di Charents Io della mia dolce Armenia, entrambe un omaggio alla propria terra, la manifestazione di un comune sentimento di amor patrio. Ma poi Charents ha anche visitato l’Italia. È stato a Roma, a Napoli e a Venezia.
È stato difficile scrivere questa biografia, l’unica in lingua italiana?
Chi fa per la prima volta una cosa ha sempre delle difficoltà in più. Quando ho iniziato a scrivere questo libro, in lingua italiana su Yeghishe Charents non era disponibile alcuna notizia, tranne il libro Odi Armene, con alcune poesie tradotte dal professore Mario Verdone. La mia quindi è stata una ricerca fatta sul campo, che ha avuto come fulcro la Casa Museo Yeghishe Charents di Yerevan. Mi sono recata in Armenia, ho visitato i luoghi del poeta, ho parlato con la nipote Gohar Charents e con amiche e amici che mi hanno raccontato aneddoti, episodi di vita dello scrittore, testimonianze e curiosità, alcune tramandate per via orale. È stato molto emozionante e coinvolgente. Con tutte le persone che hanno collaborato con me, anche per la traduzione dei testi che ho consultato, si è instaurato, non solo un rapporto professionale, ma soprattutto un bellissimo rapporto di amicizia. Dopo 86 anni dalla morte del poeta, l’interesse per questo scrittore è sempre più forte, sono stati pubblicati altri libri con le sue opere. Consiglio di leggere anche il primo volume (il secondo è in lavorazione ndr) dell’antologia delle sue opere poetiche Io della mia dolce Armenia di Leonida Edizioni, della quale io ho curato la parte biografica, in modo da poter apprezzare, non solo il Charents uomo ma anche il suo talento come poeta e scrittore.
- Grazie, Letizia, per averci introdotto al talento ed al temperamento del poeta armeno, come autrice della sua biografia ” Yeghishe Charents_ Vita inquieta di un poeta”. Grazie, perché rendi ragione di eventi tragici del popolo armeno attraverso la tua ricerca sul campo in Armenia. Ci hai fatto capire attraverso le tue esperienze di impegno civile e letterario questo grande amore che provi e soffri per il popolo armeno. Aspettiamo come sempre le tue testimonianze di impegno intellettuale, con il nostro sicuro interesse a leggere “Vita inquieta di un poeta” e “Io della mia dolce Armenia”, da te curato nella parte biografica.
PAOLA ANGELONI