Laudato si’: un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale
di MARIO AGOSTINELLI ♦
L’Associazione compie in questi giorni quasi sette anni. Anni intensi, di promozione dell’ecologia integrale, della giustizia sociale, di formazione, e di impegno. Nata attorno all’esperienza della Casa della Carità di Don Colmegna, che da anni accoglie emigrati e fragili nella periferia milanese, si è rivolta a persone di diverse culture ed esperienze, che hanno condiviso la richiesta di un profondo cambiamento strutturale – economico, sociale, politico – che il messaggio di papa Francesco rivolgeva a comunità ed a singoli individui, senza distinzione tra credenti e non credenti. Attraverso percorsi di incontri ed azioni mirate, il messaggio della “Laudato Sì” e, poi, della “Fratelli Tutti” si è inverato in un rapporto solido oltre ogni steccato, insediandosi in tutte le province lombarde con un convinto intento di superamento (anche per quanto riguarda lo specifico politico e sindacale) delle diffidenze che ancora permangono tra mondo cattolico e mondo laico impegnato sul terreno della politica e della democrazia sociale.
In un ambito prevalentemente locale, ma aperto a contributi regionali e nazionali, l’Associazione è entrata a far parte di una larga rete di soggetti collettivi, consapevoli della stretta connessione fra giustizia climatica e sociale, rese centrali da una elaborazione che, prendendo le mosse dal Cantico delle creature di Francesco d’Assisi, segna l’abbandono della visione antropocentrica che caratterizza la nostra cultura, richiamandoci alla necessità di un’alleanza per il clima, la Terra e la giustizia sociale.
Dopo aver indicato le profonde connessioni tra pace, accoglienza, tutela ambientale, giustizia sociale, lavoro degno, rispetto della natura, lotta alla povertà e sostenibilità dei consumi, si è intrapreso un percorso di pensiero e di azione incardinato sull’ecologia integrale, che abbraccia il vivente e prende a guida la sapienza dei popoli indigeni, detentori di un rapporto con il pianeta e i suoi abitanti oggi pressoché estirpato dalla cultura occidentale e dalla sua vocazione predatoria.
Si tratta di un discorso rivoluzionario, che esce dagli specialismi – anche quelli umanitari – per dirci che distruzione del pianeta, guerre, corsa al riarmo, migrazione forzata, sfruttamento del lavoro a tutte le latitudini, cultura dello scarto, spregio del vivente, primato della finanza e violazione dei diritti civili e sociali sono fenomeni strettamente interconnessi. Quasi un programma politico, in stretta relazione con i valori della nostra Costituzione, ma assente, nella sua globalità, dalle agende di chi ha il compito istituzionale di rappresentare i cittadini.
E’ d’obbligo, in particolare nel tempo attuale, raccogliere e rendere proficuo ogni sforzo di fronte allo sgretolamento, quando non alla palese aggressione, della cultura che si fonda sulla civiltà dei diritti, resa fragile, dopo essere stata costruita a protezione dai precipizi che la Seconda guerra mondiale e la Shoah ci hanno mostrato possibili nel cuore d’Europa e nella modernità.
«Un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri».
Uno spettro si aggira infatti per l’Europa, ed è lo spettro della povertà – povertà materiale, simbolica ed educativa. É una povertà fatta anche di retribuzioni inadeguate, alienazione del lavoro, disoccupazione giovanile, imposizione di tempi di impiego e di vita, che minano la convivialità e lo stesso esercizio della democrazia. Fingere che non ci riguardi ha lasciato un enorme numero di uomini e di donne privi di rappresentanza; esposti – come scriveva Hannah Arendt – a cadere dalla dimensione della libertà a quella del bisogno, deviando verso l’assolutismo.
In questi sette anni le cose non sono migliorate sul nostro pianeta: la pandemia, la guerra, le catastrofi climatiche, l’emigrazione forzata, ci ricordano ogni giorno come tutte le crisi siano connesse tra loro, in un sistema complesso di interdipendenza. La consapevolezza sta forse crescendo, nella popolazione, ma troppo lentamente, mentre i governi non hanno fatto passi avanti significativi verso sistemi di produzione e di consumo sostenibili. Perciò una transizione energetica accelerata è stata colta tra le priorità.
Di fronte all’incrudelimento di linguaggi e comportamenti è stato promosso nella scuola e nella società un discorso di mitezza e solidarietà, sulla scorta di un libro dal contenuto programmatico e dal titolo significativo: “Niente di questo mondo ci risulta indifferente”.
Un testo che ha fatto da guida a cicli scolastici in quaranta scuole nelle quali l’Associazione si è fatta carico di produrre slides video e documenti tuttora a disposizione. I temi trattati sono di facile sintesi:
- Ambiente e beni comuni, poiché «il degrado ambientale e il degrado umano ed etico sono intimamente connessi».
- Migrazioni, poiché «i migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa».
- Povertà ed economia dello scarto, poiché “c’è un’«intima relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta».
- Il vivente, poiché «noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale».[1]
Si è resa visibile una modalità di lavoro propositiva e continuativa, che sappia radicare sul territorio pratiche di relazione e al contempo promuovere una rete di cittadinanza – sul piano nazionale, europeo e internazionale – per la difesa della Terra e la giustizia sociale, promuovendo contatti e campagne affinché vengano promulgate azioni e leggi a difesa dei diritti umani, dei diritti della natura, del vivente e degli animali, della lotta alla povertà, dell’accoglienza, della giustizia sociale e ambientale, dell’illegalità del possesso delle armi nucleari e della loro conseguente messa al bando.
L’obbiettivo è quello di connettere associazioni, movimenti, organizzazioni, attivisti e studiosi che si occupano delle tematiche che trovano armonica collocazione nel contesto indicato per farne patrimonio formativo, educativo, culturale e sociale.
[1] Laudato si’, § 89.
MARIO AGOSTINELLI
Era tempo propizio, kairos, che l’amore per la Terra che ci ospita per il breve momento di ciascuna esistenza, si sciogliesse dal legame “ecologico”.
L’ecologia come è nata nei paese anglosassoni era espressione della egoità, della salvaguardia del sistema tecnologico e produttivo minacciato dal suo stesso modo di operare. Mera autoconservazione. Certo lecita per evitare la distruzione suicida.
Ma nulla di più. Non per amore della Natura in sè ma solo evitare che Natura diventi matrigna impedendo il suo sfruttamento controllato.
Il pensiero ecologico continua a vedere il monte come cava, il mare come pesca, il sottosuolo come miniere, la foresta come cellulosa.
Distanza abissale dal primo vero discorso pro Natura di Francesco.
Discorso che riprende l’antichissimo rispetto pre-socratico per la Physis intesa quale fondo eterno ove l’essere accade.
La novità della stella di Assisi è evidente il cristianesimo trinitario dove la cifra dell’Amore viene declinata in misura nuova e potente.
Vorrei poter proseguire, ma non mi sembra il momento “opportuno”.
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L’anomimo è carlo alberto
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