L’ASSIOMA

di CARLO ALBERTO FALZETTI

A proposito del dibattito su ciò che l’attuale destra va facendo contro i diritti e che, giustamente accalora i componenti del blog, vorrei esporre queste brevi considerazioni. Se a taluno possono sembrare astratte debbo osservare che esse cercano di individuare il fondamento , l’assioma sul quale si fonda l’idea di “democraticità” intesa nel suo valore universale. La smania distruttiva che caratterizza questa fase storica nei confronti della ”supremazia culturale” della parte democratica è dettata dal fatto di dover constatare (nel fondo dell’animo) che tale superiorità esiste “oggettivamente”. E tale oggettività non è frutto di una strategia prodotta ”ad hoc”, ovvero artificiosa e fantastica (come per il Dante del nostro ministro). L’oggettività appartiene alla storia del pensiero umano. Tutto qui!

Vediamone in breve la ragione.

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Quando sciacquature fuoriescono dalle nostre bocche siamo noi, certamente, le sorgenti di esse.

Ma quando riusciamo a produrre qualcosa di armonioso, quando la razionalità riesce a produrre la sua luce più vivace, quando l’ascolto si trasforma in piacere possiamo veramente affermare: questo è il “mio” pensiero?

Se riflettiamo con il distacco, se riusciamo a tenere a bada la nostra irrefrenabile egoità noi potremmo soltanto affermare: questo è ciò che sono riuscito ad intravedere diradando la foschia che avvolge la verità.

Dunque, il pensiero, quando non è mera espressione di vita fisiologica e sensitiva non può essere di” mia” proprietà ma è solo una scoperta, un dis-velamento, un rendere manifesto ad altri ciò che ha una sua proprie luce.

In sintesi, nessun uomo nell’esprimere un concetto di saggezza, un opera d’arte, un testo di valore può dire “questo è il mio pensiero” al posto di esprimersi con  la giusta modalità: “questo sono riuscito a carpire nell’universale”.

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Quando  pronunciamo la parola “io ti amo” possiamo veramente considerare corretta l’espressione? Possiamo affermare che amare sia un presupposto della soggettività? Possiamo affermare che l’amore è un diritto “appropriativo”, un afferrare da parte dell’io un tu? L’amore può essere declinabile come un io che “vuole” un tu? A ben riflettere “Io ti amo “sembra  essere la massima espressione dell’ego dominante! (nella lingua spagnola questo elemento possessivo è chiaro: yo te quiero!!).

Anche in questo caso, dunque, una appropriata espressione sarebbe “io voglio il tuo bene ”ovvero“non sei di mia proprietà e mai potrei vantare un diritto di vita e di morte su di te (si pensi al femminicidio quale dimostrazione della dominanza offesa).

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 Le constatazioni fatte sulle due categorie, il pensiero e l’amore, ci permettono di giungere nel campo proprio della politica e sulla posizione della destra. Ciò che vale per le due categorie si estende anche e soprattutto sul tema dei diritti, argomento sul quale la destra appare non sempre tollerante e negazionista.

Quando evochiamo diritti umani veramente possiamo affermare che qualcuno possa vantare il merito di averli prodotti attraverso il “suo” pensiero? O, piuttosto, non è più appropriato dire che chi ricorre alla universalità del diritto non fa altro che svelare un principio che esiste di per sé?

Il diritto alla vita, Il diritto alla tolleranza, il diritto alla vita dignitosa, il diritto al rispetto al di là del genere, della razza, dell’idea  sono forse produzioni di singoli pensatori, di partiti politici, di gruppi di opinione o, piuttosto, qualcosa di esistente in sé che va solo “svelato”? Essere dalla parte dei diritti umani non potrà mai essere “di parte”.

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In estrema sintesi:  esiste nell’animo umano, nella razionalità dell’uomo qualcosa che non appartiene al singolo e che presenta il carattere  del “venire dal di fuori”  e che può essere solo dis-velato, scoperto non prodotto.

Questo elemento  che supera il sensibile può essere percepito solo ad una condizione: porre da parte l’IO, togliere di mezzo ogni principio di individuazione, ogni possesso, ogni  “egoità” per approdare a quel fondo comune dell’uomo.

Ciò che sorregge chi si propone per l’idea “democratica” (in senso lato e non propriamente partitico) non fa altro che appellarsi ad una tradizione millenaria avversata da tutti i nemici fondamentalisti, laici o religiosi.

Chi, in senso lato, si professa  “democratico” non è detentore di verità, non “produce” il pensiero elevato ma, correttamente, fa essere ciò che dovrebbe essere perché è vero in sé.

Ho scomodato tre categorie, le grandi idee razionali, l’amore, i diritti universali, per mostrare un antico principio: queste categorie non appartengono alle “opinioni”.

L’errore della destra è, nel caso specifico dei diritti,  credere che siano opinioni e non qualcosa di vero in sé.

La destra erra lungo le lande del dominio delle opinioni, ritenendo tutto opinabile. Ed errando è in errore!

( inutile elencare la lunga schiera dei sostenitori dell’episteme, mi limito solo a ricordare ciò che ha scritto Aristotele nel  De Anima ! ).

 CARLO ALBERTO FALZETTI

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