Giornata mondiale della Terra, 22 aprile (Earth Day)
di GIORGIO CORATI ♦
La Giornata mondiale della Terra è un evento ricorrente il 22 aprile di ogni anno a favore della sostenibilità ambientale e della salvaguardia del Pianeta Terra.
Le attività economiche e umane in generale producono sviluppo, crescita economica e ricchezza, oltre a dare impulso a un miglioramento del benessere. Si tratta di effetti positivi, senza dubbio. Tuttavia, gli esseri umani esercitano delle alterazioni sostanziali e crescenti sulla Terra, da cui originano effetti diretti e indiretti sul suo sistema (Vitousek, Mooney, Lubchenco, & Melillo, 1997).1 In questo senso, da tempo ormai, si è compreso che vengono generati anche effetti negativi ovvero “pressioni negative” di rilievo sugli ecosistemi naturali. Questi vengono notoriamente usati, anche, come fonte di fattori di produzione, prelevando risorse naturali e materie prime (comunque utili) e come recettori di scorie e scarti di produzione e di consumo. In tempi recenti, nell’ottica del paradigma di economia circolare, delle strategie mirate di produzione e di riuso, cosiddette di circolarità in una visione di sostenibilità, supportano e favoriscono la minimizzazione dell’uso e dello scarto delle materie e di materiali, nonché delle emissioni climalteranti. La sostenibilità è, tuttavia, non soltanto una prerogativa dell’attenzione posta agli ambienti naturali, bensì anche agli ambienti sociali ad essi correlati in cui gli esseri umani vivono e anche agli ambienti sociali in cui il lavoro crea valore, ricchezza e benessere materiale. Certamente si è dinanzi a un cambiamento epocale in cui, a torto o a ragione, volenti o non, tutti saranno chiamati a cimentarsi in prima persona.
L’epoca attuale è dunque contrassegnata da un dilemma, quello sulla capacità portante della Terra di poter fornire le risorse che gli esseri umani necessitano per vivere “domani” e in futuro. Si tratta del dilemma globale sulla sostenibilità dell’uso e dell’utilizzo delle risorse naturali e degli ecosistemi (mari e oceani compresi). Considerando genericamente soltanto l’aumento crescente dei consumi, a ciò sono connessi i concetti di impronta ecologica2 e di earth overshoot day;3 in questi termini, però anche la crescita costante della popolazione mondiale non è da sottovalutare.
La parafrasi di un monito, espresso dall’economista Daly, tratto da La soglia della sostenibilità. Ovvero quello che il Pil non dice (Pulselli, Bastianoni, Marchettini, & Tiezzi, 2007),4 che riguarda l’importanza della transizione verso un’economia sostenibile, al fine di scongiurare il rischio di incorrere in una catastrofe ecologica che avrebbe ripercussioni sugli stili di vita degli uomini, ha anticipato cronologicamente la definizione degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile,5 sostenendo che è importante che gli esseri umani compiano una transizione verso un’economia sostenibile per poter continuare a operare anche in futuro, ponendo attenzione ai limiti biofisici inerenti all’ecosistema globale.
Lo sviluppo economico è, oggi come mai, al centro di dibattiti, di strategie e di politiche pubbliche. È connotato da una duplice dimensione, l’una di tipo quantitativa e l’altra di tipo qualitativa. Sotto l’aspetto quantitativo, con lo sviluppo economico molteplici ambiti delle attività umane hanno subìto notevoli cambiamenti, in termini di produzione e di consumo, creazione e distribuzione di reddito e di capitale umano (da cui temi correlati e interrelati quali povertà estrema, disuguaglianza, inclusione sociale, salute, istruzione, accesso al cibo) e poi ancora in termini di sicurezza, infrastrutture e ambiente (che in sé racchiude temi e problemi connessi agli ecosistemi, al clima e alla biodiversità). In particolare, nel contesto di cui si parla, l’aspetto qualitativo ha assunto sempre più rilevanza, all’insorgere di problemi e di necessaria gestione di situazioni spesso anche contingenti di tipo sociale e ambientale come, ad esempio, l’inclusione e la coesione sociale, le disuguaglianze e la necessità di tutelare e salvaguardare l’ambiente.
Sen (2000 [1999]) 6 ha analizzato gli aspetti qualitativi dello sviluppo economico, introducendo il concetto di sviluppo umano, cioè un approccio che s’incentra sulla necessità di dedicare la giusta attenzione allo sradicamento della povertà e alla lotta contro le disuguaglianze, affinché la persona, assieme allo sviluppo delle competenze, possa agire in modo libero e responsabile all’interno di un’azienda o di una istituzione in cui vive, realizzando il proprio benessere personale, oltre che quello economico e produttivo, in un contesto di sostenibilità. Nel 1990, l’ONU ha approfondito il tema dello sviluppo umano in termini più ampi e il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Umano (UNDP)7 ha elaborato il suo primo Rapporto identificandolo come il processo di continua eliminazione di vincoli che impediscono alle persone di agire liberamente e di poter realizzare stili di vita in accordo alla propria natura e ai propri valori. Attraverso questo approccio è stata data attenzione e importanza, non solo ai mezzi dello sviluppo, ma in particolare ai fini, quali il benessere e la libertà degli esseri umani.
Con la visione dello Sviluppo sostenibile8 di fine anni Ottanta del Novecento, a livello globale si è consapevolmente compresa la necessità di un concreto cambiamento rispetto alle consuetudini e alle convenzioni nelle attività economiche ed umane in genere. Al fine di motivare l’umanità verso un cambiamento di tipo epocale, ciò che attualmente è definibile come una linea di condotta, e non soltanto un auspicio, è un’etica o meglio un ethos che non considera più come imprescindibili ed esclusivi, per la natura dell’essere umano, soltanto i concetti economici di profitto, utilità e crescita economica costante nel tempo come risolutori del benessere. A torto o a ragione, nel senso comune il benessere è inteso più come benessere materiale che in un senso olistico come benessere soggettivo (esistenziale). Ritenendo possibile che il concetto di benessere soggettivo abbia per così dire contorni “sfumati” e possa essere confuso con il benessere materiale, per comprenderlo ci si può riferire, ad esempio, alla definizione generica di “qualità della vita”. In questo senso, il benessere soggettivo è considerato un dominio in un approccio multidimensionale attraverso cui l’ISTAT9 misura il benessere delle persone. In ogni modo a confutare qualsiasi dubbio è intervenuta la definizione di Obiettivi di Sviluppo sostenibile (ONU, 2015)10 per affrontare e risolvere a livello planetario un insieme di questioni importanti e sostanziali per l’umanità, la biodiversità, gli ecosistemi ed il pianeta.
GIORGIO CORATI