I CANTASTORIE TRADITI — COME SI DISTRUGGE IN CINQUANT’ANNI E SPICCI UNA CIVILTÀ COSTRUITA IN TREMILA ANNI.
di EZIO CALDERAI ♦
Terza parte
Capitolo 22: L’insensata follia della Prima guerra mondiale, generatrice della Seconda. L’Europa
nelle mani di due terribili autarchie: nazismo e comunismo. Churchill, Roosevelt, Truman, Marshall
dimostrarono che la politica o è coraggio o non è.
Un epilogo dolceamaro e inaspettato
All’inizio del 2020 mi capitò di leggere una notizia che mi sorprese, una di quelle che preferiresti non trovare su un giornale.
L’Università di Oxford stava meditando di eliminare dagli studi umanistici la lettura dei classici, in primo luogo Omero e Virgilio. Oxford da tempo aveva aperto i propri corsi superiori a scuole di buon livello, ma non proprio d’eccellenza, perché la cultura classica non restasse monopolio assoluto dei rampolli delle élites formati a Eton.
Delle buone intenzioni, tuttavia, sono lastricate le vie dell’inferno.
Sempre meno ragazzi studiavano greco e latino al liceo, in pochi erano in grado di leggere l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide. Quelle facoltà si stavano progressivamente svuotando.
Si sa, pochi altri hanno la concretezza degli inglesi: il consiglio dell’ateneo giunse alla conclusione, in poche battute, che le facoltà debbano adattarsi al mutamento dei tempi. In altre parole, quelle umanistiche, fortemente specialistiche, dovevano essere soppresse.
Più o meno contemporaneamente l’Università di Cambridge affrontò lo stesso problema.
Entrambi gli atenei non si accorsero che avevano scoperchiato il vaso di Pandora.
***
Essendo ai comandi, farò atterrare la mia macchina del tempo nel 1800. Nella storia dell’uomo non ci sono epoche di serie A e di serie B, secoli bui e secoli luminosi, tutti sono egualmente pieni di interesse, scenario della vita quotidiana di uomini e donne alla ricerca di miglioramenti, anche infinitesimali, di condizioni di vita per noi inimmaginabili. Lo faranno gli storici francesi degli Annales, ma ci vorrà ancora più di un secolo ed il loro focus privilegiato, inoltre, era il Medio Evo.
Più e meglio lo faranno grandi scrittori. Se vogliamo sapere come i poveri diavoli vivessero nel 1800 a Parigi dobbiamo leggere Victor Hugo, o, se preferiamo Londra, Charles Dickens.
Il 1800, tuttavia, sembrò aprire uno spiraglio a questa massa senza speranze, se non l’aldilà, che trovavano rappresentato da 500 anni sulle grandi Cattedrali gotiche e nei dipinti dei grandi maestri italiani, fiamminghi, spagnoli. Questi inediti spiragli schiudevano nuovi orizzonti verso condizioni di vita migliori, non soltanto materiali, ma addirittura di partecipazione alla vita delle comunità, a volte ai processi produttivi, all’alfabetizzazione.
L’’800 non sarebbe stato possibile se non ci fosse stato il ‘700, caratterizzato da due fenomeni straordinari: il primato della musica, le grandi elaborazioni e dichiarazioni di diritti di fine secolo.
Nel ‘700 Napoli è considerata la capitale europea della musica e non solo. Nel solco di grandi compositori del ‘600 come Monteverdi e Corelli, i musicisti del barocco, Pergolesi, Alessandro e Domenico Scarlatti, Vivaldi e innumerevoli altri, conquistano l’Europa, la lingua italiana s’impone nell’opera fino alla eresia di Mozart, al quale, tuttavia, si deve perdonare tutto.
Anche in Europa, specie in Germania e in Austria, si imposero compositori destinati all’immortalità, da Georg Friedrich Hendel a Johan Sebastian Bach, da Franz Josef Haydn ad Amadeus Mozart e a Ludwig van Beethoven.
Perché l’importanza della musica? Facile, è un linguaggio universale.
Le sonate di Scarlatti echeggiano nei bassi di Napoli, le fughe di Vivaldi percorrono le calli di Venezia, le arie di Mozart sono sulla bocca dei viennesi, senza distinzione di età, sesso e condizione sociale, poi la fioritura dei Teatri, accessibili sempre di più al popolino e le locande teatrali.
Nello scorcio finale del secolo, infine, vennero approvati due documenti che ti davano la sensazione che gli uomini, dalla notte dei tempi, non avessero pensato ad altro fino a quel momento: la Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d’America nel 1778, la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino, nel 1789 all’inizio della Rivoluzione francese.
***
Il XIX secolo, come dicevo, sembrava promettere all’umanità una nuova età dell’oro.
Napoleone Bonaparte è l’erede del «secolo dei lumi» e della Rivoluzione Francese, i cui ideali esporta in Europa, dove, dopo il suo passaggio, nulla sarà più come prima.
Napoleone non è soltanto un genio militare, rivoluziona la giustizia, l’amministrazione, si circonda degli uomini migliori di Francia, giuristi, ingegneri, architetti, archeologi, letterati, artisti, conosce e applica la matematica, entra nel letto di Maria Walewska, ma quando i suoi uomini sono isolati dalla peste non c’è giorno che non passi da loro.
La grandezza e la lungimiranza di Napoleone può essere misurata sulla fondazione nel 1805 de La maison d’education de la Legione d’honneur pensata per le figlie dei soldati e ufficiali caduti nella battaglia di Austerlitz e poi a tutte le ragazze figlie dei francesi insigniti della Legion d’honneur.
Ancora oggi è tra le migliori scuole di Francia ed è riservata alle ragazze: Napoleone stava duecento anni avanti al suo tempo per la considerazione che aveva per le donne.
Alla sua morte seguì la restaurazione, intorno alla metà del secolo ci furono moti rivoluzionari, un conflitto tra Francia e Prussia nel 1870, che si concluse con la sconfitta della Francia e la dissoluzione dell’impero di Napoleone III, il ritorno della Repubblica, ciò malgrado le condizioni di vita per strati crescenti della popolazione, sia in Francia che in molti altri paesi europei, migliorarono sensibilmente grazie all’incremento dei commerci e alle produzioni industriali.
La modernità, predicata dal grande Còrso, pur tra dolorose battute d’arresto, alla fine s’impose.
In Francia e in Inghilterra ci fu una fioritura letteraria paragonabile solo a quella che ci fu in Russia, in condizione, tuttavia, radicalmente diverse. Tutte le arti, da quelle figurative alla musica, conobbero eguale splendore, mai visto in precedenza in quella dimensione e diffusione. Il ritratto di Adele Block Bauer, «la signora in oro», di Gustav Klimt, ti commuove per il destino di quella donna elegante e felice cui i nazisti tolsero crudelmente la vita, e ti riconcilia, alla pari delle ninfee di Claude Monet, con l’universo. Come seppero fare Ludwig van Beethoven con la Nona Sinfonia, Claude Debussy con le clair de lune e les preludes, Pietro Mascagni con l’intermezzo.
Altrettanto accadde in Germania, in Austria, in Boemia.
Filosofi di diversa ispirazione erano impegnati nella costruzione di modelli, che avrebbero dovuto guidare la vita degli uomini nei secoli a venire. Almeno così pensavano.
Le idee circolavano rapidamente, i divertimenti presero un posto importante nelle grandi città, Parigi diventò la città della Belle Epoque e del Can Can, Vienna viveva nei suoi meravigliosi Caffè.
Opera, cafè chantant, teatro, grandi parchi di divertimenti come il Prater di Vienna con la sua ardita ruota alta 65 metri. Il secolo si chiude con il trionfo francese all’Esposizione Universale del 1889 quando venne inaugurata e aperta al pubblico la Tour Eiffel, alta 300 metri. Ancora oggi domina il cielo di Parigi e, dal fatidico 1889, è stata visitata da 250 milioni di persone.
I giornali andavano a ruba e divennero gli strumenti per una conoscenza sempre più vicina a quella di massa. Librerie meravigliose favorirono queste tendenze.
Il cammino inarrestabile del progresso e della felicità s’interrompe bruscamente 25 anni dopo.
EZIO CALDERAI (CONTINUA)