Elly e le sorelle iraniane   

di ANNA LUISA CONTU ♦

La rivoluzione delle donne iraniane mi induce a riflessioni che, forse, non hanno base teorica o solidità politica .  Ma tant’è.

E queste riflessioni si intrecciano con la nostra storia, con la storia della sinistra italiana, al suo modo di essere nella contemporaneità.

Le donne iraniane, nella loro ribellione, hanno portato la più intransigente critica al patriarcato, al sistema che regge la società clerical-capitalista  che le tiene in una condizione di minorità, decide sul loro corpo e sulla loro autodeterminazione . Partendo proprio dal corpo che è l’essenza dell’essere donne, hanno voluto affermare che il CORPO FEMMINILE non è un errore della natura, non è una variabile impazzita che deve essere nascosto per non “sturbare” l’equilibrio razionale del maschio.

Le loro parole d’ordine e i loro obiettivi , dopo l’assassinio di Masha Amini per un velo portato diversamente dagli obblighi, sono diventati obiettivi dell’intera società, sono diventati liberatori per le donne, gli uomini, le ragazze e i ragazzi anche essi costretti in una vita di divieti ( “vietato vietare “ era uno degli slogan del ‘68 in Occidente ), di restrizioni, di rapporti segregati con le loro coetanee .

Se questa non è una rivoluzione, che cos’è una rivoluzione ? ( M. Serra ) .

La lotta per la liberazione del genere umano dall’oppressione si è incarnata in soggetti, classi sociali, forme e idee , e senza ripercorre tutto il cammino della Storia , il proletariato,  nel 1871 con la Comune di Parigi si impose come classe egemone e , nonostante la repressione, la sua replica, in Russia nel 1917, fu vincente .

In tutte le rivoluzioni la presenza e l’apporto femminile fu importante ma esse non ebbero libertà, ricacciate nel ruolo cui le ha destinate da sempre il patriarcato.

Anticipata dal pensiero, dalla filosofia femminile, dalle pratiche di milioni di donne nel mondo, le donne iraniane hanno costruito, con le loro parole d’ordine,  la guida non violenta ma audace  della prima rivoluzione di massa di un’intera società che le ha riconosciute egemoni .

È la rivoluzione del 21 secolo, la modalità in cui le masse chiedono libertà, uguaglianza, vita degna? A me piace pensarlo e mi piace pensare che l’ardore , il coraggio di quelle donne , di quelle ragazze,  insieme al dolore per le tante vittime della repressione, abbia contagiato anche la nostra esausta sinistra: il Pd arrocato nelle sue sezioni,  la sinistra- sinistra impegnata a dilaniarsi e a ridursi alla totale ininfluenza.

Lo scontro sulla segreteria Pd tra Bonaccini e Schlein non era il solito stanco rituale il cui risultato era già scontato.

Un partito che nel corso degli anni, col cambio del nome, si era spostato sempre più a destra, si faceva dissanguare dall’ossessione per le compatibilità, sposava senza critica il neoliberismo, abbandonava la sua base sociale  e i suoi elettori alla solitudine pubblica, diventava estraneo alle nuove generazioni. Dai tempi di Berlinguer ai cancelli della Fiat occupata dagli operai nel 1980, io non ricordo una iniziativa del partito che sia stata dirompente.

Nel frattempo, orfane di un grande partito di sinistra, le persone si organizzavano su singole problematiche, l’ambiente, la scuola, il sociale , il femminismo, la difesa degli ultimi, il lavoro sugli immigrati in comitati, gruppi, associazioni, comunità, che solo in parte, avevano rappresentanza politica.  Finchè i cittadini e le cittadine trovarono inutile l’esercizio del voto.

I militanti e gli iscritti del Pd, verso i quali nutro rispetto e amicizia, che si sono espressi per un diverso segretario, non vedevano tutto quell’agire nella società, tutto quel formicolio di resistenti alla marea montante del neofascismo e del razzismo. E in quella disfida a due ,  ecco Schlein che pronuncia parole di sinistra mai più sentite, che parla di partito femminista, un partito trasformativo per tutti, non solo per il destino del leader o della leader.  E in questa sua battaglia  porta entusiasmo, fermezza e fierezza che diventano contagiosi.

Che cambiamento con quei segretari che in televisione apparivano già sconfitti, con un eloquio “ razionale” incomprensibile ai più.

Gli elettori si sono messi in fila ai gazebo perchè aspettavano da tanto qualcuna che sparigliasse le carte, che mandasse all’aria il tavolino, che esprimesse la radicalità necessaria per i tempi che corrono.

Spero, solo, che non deluda le persone che, come me all’esterno, attendono la nascita di un grande partito di sinistra .

Spero che Elly non si faccia fagocitare da quelli interessati a che niente cambi.

Spero che Elly non si farà mettere il ginocchio sul collo.

ANNA LUISA CONTU

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