“CHE AMBIENTE CHE FA” DI LUCIANO DAMIANI – LA DESTRA NON FA RIMA CON EUROPEISMO E AMBIENTE
di LUCIANO DAMIANI ♦
Il Governo Meloni non ha fatto attendere neanche un giorno per ribadire l’assoluta fedeltà verso i partner europei e la NATO per quanto riguarda la questione Ucraina, senza neppur fare un minimo di conto di sostenibilità economica e non solo, per tutto il resto mostra la sua veste diametralmente opposta. E la mostra nei fatti e nelle parole.
Lo scenario é quello della neutralità ambientale per il 2050 e tutte le iniziative europee all’interno, o meglio, propedeutiche a questo obiettivo. Non diversamente si distingue su altri temi come ad esempio sulla Direttiva Bolkestein per la quale, le promesse fatte ai ‘balneari’ e non solo, ci porteranno probabilmente a scontare una imminente ‘infrazione’, a meno che i recenti ammonimenti e la risoluzione del Consiglio di Stato non riescano ad obbligare il governo a rendere efficace la direttiva anche nel nostro paese.
Nello specifico dei temi ambientali l’Italia sta incarnando il ruolo di ‘frenatore’. Non che non ci siano paesi in qualche modo contrari al new deal ecologico, ma, per i regolamenti europei che vedono assegnare un peso specifico ai paesi secondo la maggior popolazione, le posizioni del nostro paese sono per questo particolarmente decisive e trainanti.
I temi principali in discussione sono le questioni relative ai trasporti e quelle relative alla efficienza energetica degli immobili. É di questi giorni una riunione, un po’ carbonara, nel senso che é avvenuta fuori dalle prassi della UE, di alcuni paesi contrari alla introduzione delle regole relative alla specifica anti inquinamento ‘Euro 7’ per le auto. 8 paesi fra i quali spiccano per peso specifico Italia e Germania, Polonia, Repubblica Ceca ed altri 4 su 27 completano il quadro di un gruppo di paesi, guidati dall’Italia, nella crociata contraria a questo provvedimento che andrebbe visto nell’ottica strategica di giungere alla neutralità climatica per il 2050. Neutralità che nessun paese nega, nemmeno il nostro. Ma il mantra di questi paesi é: “bisogna essere realisti” a cui segue una lunga serie di ‘realismi’ dai posti di lavoro, alla sudditanza verso la Cina, passando per i costi all’utente. Questo drappello di paesi, forte di una significativa quota di ‘popolazione europea’, ha espresso l’intenzione di fermare questo provvedimento.
Altro campo di gioco che vede il nostro paese protagonista frenatore é quello delle ristrutturazioni immobiliari, ovvero il timing degli adeguamenti alle normative specifiche per il passaggio alle classi energetiche E prima e D in seguito. Il “realismo” é anche quì il mantra di quanti si oppongono a questa ‘idea’, che poi sono sempre gli stessi, Il sogno di un paese più verde, di un futuro sostenibile e di una coraggiosa politica capace di guardare al futuro si sta infrangendo contro gli scogli del calcolo politico ed economico che rende impossibile ogni manifestazione di coraggio e di visione unitaria negli intenti della Unione Europea. Le dichiarazioni del ministro Pichetto Frattin sono complementari a quelle del collega Salvini e della Premier. L’espressione: “È bello ammantarsi di ideali ma in Italia abbiamo circa 31 milioni di unità.” Sembra voler dire all UE che ‘vuol farsi bella con il sedere degli altri’. E ancora “Nessuno mette in dubbio l’obiettivo al 2050 ma si deve procedere per gradi”, una chiara contraddizione d’intenti, non si può pensare di gradualizzare gli step senza mettere quindi in discussione la scadenza temporale dell’obiettivo strategico. Un obiettivo non é credibile se non corredato di tempi certi e step definiti. Sebbene i tempi non possano essere tassativi, é comunque necessario stabilirli per il perseguimento dell’obiettivo finale, senza tempi certi anche gli impegni diventano fumosi ed incerti.
Occorre coraggio ed un grande impegno per superare ostacoli e trovare soluzioni.
Che la destra non faccia rima con europeismo ed ambiente lo si evince da quest’altra dichiarazione di Pichetto Frattin: “Devono essere gli Stati nazionali a valutare il percorso da seguire rispetto al patrimonio immobiliare di ogni Paese.” Stesso concetto espresso in precedenza dalla premier Meloni parlando della cessazione della vendita di auto termiche per il 2035. Insomma non si negano gli obiettivi ma si rivendica la volontà di perseguirli in modo autonomo, evidentemente senza dover sottostare ad una qualsivoglia direttiva europea, siamo allergici ai paletti. Purtroppo conosciamo i tempi del nostro paese e con questo governo l’idea che non ci sarà un vero impegno ambientale é, questo si, una valutazione assolutamente realistica. Che si rivendichi poi l’autonomia decisionale di ogni paese, libera sia nei modi che nei tempi, restituisce un’ulteriore misura dell’ europeismo targato centrodestra. Certamente ogni paese ha le sue specificità, ma queste non possono servire per rivendicare autonomia, debbono invece essere assunte in carico dal processo decisionale europeo ed é quello che va preteso, non l’autonomia decisionale e normativa, ammesso che si sia realmente europeisti, ma questo é un vivo dubbio. Come possa il sovranismo essere europeista é un mistero. Non é certo mistero che l’europeismo della destra é un europeismo federativo nel quale ognuno fa come crede a casa propria prendendo dal consesso solo i vantaggi, vantaggi senza oneri, ma lo ‘spirito europeo’ é evidentemente qualcosa di diverso.
L’Europa, in questo tempo di sfide incredibili, non ha certo bisogno di sovranismi, non ha certo bisogno di paesi incapaci di sognare, e tantomeno di paesi legati e frenati da un elettorato attento alla contingenza dell’odierno. Il ‘buon governo’ non é quello che accontenta gli elettori, ma quello che é capace di affrontare i problemi e di promuovere il futuro, ma la destra non sta facendo rima con europeismo ed ambiente.
LUCIANO DAMIANI
* Foto di copertina presa dal telematico “La Provincia di Cremona”