RUBRICA “BENI COMUNI”, 34. COME NON CONSENTIRE UNA COSTRUZIONE ALTA 42 METRI AL POSTO DEL “VECCHIO, DECREPITO, FATISCENTE E CADENTE” OSPEDALE DEL CINQUE-SEICENTO (1970)

di FRANCESCO CORRENTI ♦

La “Relazione al progetto del restauro della chiesa di San Giovanni di Dio nel complesso degli antichi ospedali – Criteri progettuali ed interventi previsti” da me presentata alla tavola rotonda   del 31 maggio 1991 parla chiaro:

“Lo stato attuale della chiesa e degli annessi locali della sacrestia presenta una situazione di degrado non dovuta a dissesti, agenti atmosferici o altre cause naturali o provocate dall’abbandono del monumento (salvo alcune tracce d’umidità nella parte bassa delle pareti), ma quasi esclusivamente agli atti di vandalismo compiuti da ignoti nel corso dell’ultimo ventennio. La scomparsa del soffitto originario, sostituito da un solaio, lasciato a vista, di putrelle in ferro e laterizi si deve, invece, ai lavori di adattamento eseguiti negli ultimi anni di attività dell’ospedale, nel tentativo di adeguare l’antico edificio, senza alcun riguardo per le sue caratteristiche strutturali ed architettoniche, alle esigenze sanitarie.

“L’opera di restauro, quindi, deve prevalentemente prevedere interventi di ripristino, anche utilizzando parti superstiti degli elementi decorativi, oltre ad un’adeguata eliminazione dell’umidità, mediante risanamento e impermeabilizzazione dei locali interrati sottostanti la chiesa, in origine destinati a sepolture. Lo stato attuale del monumento e gli interventi da attuare sono illustrati negli elaborati grafici, comprendenti anche la ricostruzione grafica dello stato originario, estesa alla facciata esterna, modificata nella prima metà di questo secolo. Per tale ricostruzione si sono utilizzati alcuni preziosi documenti fotografici di fine Ottocento. La facciata sarà ripristinata secondo le linee originarie, eliminando l’incongrua, sproporzionata apertura balconata e reinserendo l’orologio con campana ch’esisteva, come s’è detto, nella parte terminale, nell’oculo che conteneva in altra epoca un’immagine sacra.”

“Oltre che sulla facciata, alcuni interventi sulle murature sono previsti all’interno della chiesa, per il ripristino di parti manomesse. Per le opere marmoree danneggiate dagli atti vandalici è previsto il rifacimento delle parti irrecuperabili ed il restauro degli elementi superstiti. Per le pareti dipinte a tempera e gli stucchi è prevista una serie di operazioni che comprendono:

  • il fissaggio della pellicola pittorica, mediante nebulizzazione di legante acrilico in diluizione al 3% con acqua distillata;
  • la pulitura a secco della superficie pittorica con spugne ed altri prodotti appropriati;
  • il consolidamento del supporto murario, con iniezioni di resina acrilica;
  • il ripristino delle parti mancanti d’intonaco con stuccatura di lesioni, fori, ecc., mediante una prima base costituita da malta composta da due parti di sabbia di fiume, una parte di pozzolana superventilata, due parti di calce grassello, più una carica di legante acrilico, e rasatura finale a livello con malta composta da due parti di polvere di marmo ed una parte di calce grassello, più una carica di legante acrilico;
  • l’integrazione pittorica delle lacune e delle zone di colore caduto, mediante pigmenti in polvere puri, legati con resina acrilica;
  • la protezione finale di tutta la superficie pittorica con opportuni prodotti applicati a spruzzo.

“Gli interventi saranno preceduti da analisi scientifiche per identificare i pigmenti e le malte, per una migliore conoscenza delle tecniche esecutive e dello stato di conservazione (stratigrafie, analisi mineralogiche, analisi dei sali solubili). Il coro ligneo all’ingresso della chiesa, probabilmente, dovrà essere integralmente ricostruito, nulla essendone recuperabile dopo l’incendio doloso subito, almeno in base ad una prima valutazione, da verificare con i tecnici dell’Istituto Centrale per il Restauro. Non sembrano, infatti, applicabili le tecniche di ricostruzione delle parti carbonizzate con l’applicazione di “mattoncini” in legno incollati alla membratura e tra loro in strati orizzontali e poi sagomati secondo le linee originali, data la conformazione e la ricchezza decorativa dell’opera. Sarà redatta una relazione finale, corredata di documentazione fotografica, su tutte le fasi e le operazioni che saranno eseguite per l’intervento di restauro. A lavori compiuti la chiesa, non più officiata dall’epoca del trasferimento della struttura ospedaliera, sarà gestita dal Comune per attività culturali, utilizzando la navata con i suoi annessi per conferenze, concerti e mostre (una mostra permanente sarà dedicata alla storia del monumento).”

Per giungere alla situazione dei positivi e concreti progetti di restauro del 1991, ci sono voluti vent’anni di non facili… come chiamarle? lotte, battaglie, guerre? prove di pazienza, di tenacia, di fermezza, di rigore? Soprattutto, senso del dovere, del bene pubblico, della correttezza e dell’onestà intellettuale (oltre all’altra), a contrastare i continui tentativi sia di “benevolo coinvolgimento”, sia di intimidazione. C’è stata di mezzo l’istituzione della Ripartizione Urbanistica (1968, su impulso del segretario generale Rino Gracili) per attuare il nuovo PRG finalmente approvato, la formazione culturale di chi ne ha organizzato l’attività (1969), la limpida e ferma azione di contrasto (1970) alla prassi consolidata negli anni della ricostruzione dal 1945 al ’70, appunto, e la mostra-convegno “Civitavecchia da salvare” (1971), con le due tesi di laurea “Dopo Traiano” e le relazioni poi pubblicate nel 1972. Con gli studi sul centro storico e il porto monumentale, il sostegno delle Soprintendenze affidate a personalità nuove e non compromesse, l’apertura mentale e l’appoggio dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo, la collaborazione dell’Associazione Archeologica “Centumcellae” e la crescita politica avvenuta tra il 1971 ed il 1991, con le giunte presiedute da Mario Venanzi, Archilde Izzi, Ennio Piroli, Fabrizio Barbaranelli e Valentino Carluccio, con assessori come Alfio Insolera, Roberto Tamagnini, Giorgio Vercesi e, per breve tempo, Mauro Dutto.

La situazione del 1970-71 (anno del clamoroso arresto del sindaco Guglielmini per fatti ben lontani da quelli che saranno all’ordine del giorno vent’anni dopo) vedeva ancora presenti mentalità, atteggiamenti e abitudini legate alle prassi della ricostruzione, in cui erano prevalse, durante le gestioni commissariali, le deroghe al piano urbanistico, alle norme edilizie, alle leggi ed ai criteri del buon governo, delle buone pratiche, del buon senso. Scarsa, in quei periodi di assenza dell’indirizzo politico e della partecipazione democratica, la correttezza amministrativa come il rispetto per i valori tradizionali del sentimento religioso. Il che ha portato, in diverse parti d’Italia, proprio ad opera di alcuni esponenti dell’autorità diocesana, ad episodi di forte scontro con i soprintendenti più fedeli ai loro compiti istituzionali. Ne abbiamo visto alcuni casi esemplari nella puntata n° 8 del 24 marzo 2022 di questa rubrica (Dillon e Guiotto). Molte aree al centro di Civitavecchia sono ancora spazi liberi, nello stato di vuoto lasciato dallo sgombero delle macerie, là dove la ricostruzione ha incontrato ostacoli per complicazioni condominiali o d’incompiutezza burocratica, come il caso di alcuni lotti nel cuore storico cittadino, a piazzetta Santa Maria, a via Stendhal, sul viale Garibaldi, dove resta inedificato il grande quadrilatero in cui era situato il Grand Hôtel delle Terme e dove pure un progetto del Genio Civile del 1951 aveva previsto di sistemare il nuovo municipio, in una prestigiosa posizione baricentrica e qualificante, ben presto abbandonata e lasciata alla più elastica iniziativa dell’imprenditoria privata.

Qui mi rifaccio a quanto ho già scritto nelle pagine di Chome lo papa uole… per descrivere l’atmosfera di quegli anni della sofferta rinascita e quelli del nostro subentrare, da giovani tecnici e giovani amministratori, con forti convinzioni morali, professionali e politiche, nella conduzione degli enti pubblici, in sostituzione delle generazioni precedenti, con la volontà di correggere i risultati deludenti, demoralizzanti, spesso deprecabili del loro operato.

La città che abbiamo di fronte è stata sconvolta. Il quasi romanzesco intrecciarsi di ruoli e di connessioni storiche tra i monumenti cittadini ha avuto ulteriori sviluppi. Il bombardamento del 14 maggio 1943 e quelli successivi hanno devastato atrocemente la città, distruggendo quasi completamente il suo volto secolare. Non poche, preziosissime reliquie degli antichi monumenti sono state però distrutte nel dopoguerra dalle scellerate decisioni che guidano la ricostruzione in totale contrasto con il piano di Luigi Piccinato (1945): quanto non aveva fatto a Civitavecchia il “piccone fascista” – per la discreta sensibilità e la cultura di podestà come Francesco Cinciari e Ilario Cordelli –, quanto non hanno fatto le “fortezze volanti” alleate e le truppe tedesche in ritirata, è compiuto dalla speculazione edilizia e dagli stessi organismi pubblici o ecclesiastici che dovrebbero, invece, tutelare il patrimonio culturale e spirituale salvatosi tra le macerie della città e del porto. Si demoliscono, così, le parti ancora intatte (come la facciata settecentesca ed il campanile medioevale) della chiesa matrice e se ne decide l’assurda ricostruzione “fuori sito”, nell’area della Rocca, cui il Comune rinuncia, in “cambio” di un ridicolo locale pensile da costruire, tra gli squallidi casermoni in deroga, sul Lungoporto. Anche il Municipio secentesco è sostituito da un caseggiato di otto piani per civile abitazione. La possibilità di ricostruire una sede comunale di rappresentanza nel centro storico è ormai cancellata.

Per far comprendere il clima in cui la relazione alla tavola rotonda del ’71 di Odoardo Toti e la mia, fortemente critiche sull’operato delle pubbliche amministrazioni, lanciarono le proposte per una nuova politica dei beni culturali e ambientali, è molto opportuno rileggere il testo dell’interrogazione presentata al Sindaco l’anno prima, nell’ottobre del 1970, che riguarda proprio il tema di cui ci occupiamo. E che ora ho illustrato – per maggior chiarezza – con la foto e il fotomontaggio della pagina precedente, dove ho inserito un edificio di “civile” abitazione simile a quello ipotizzato dall’interrogante, ripreso nelle linee “ignare di architettura” (definizione dell’arch. Rossella Foschi) da uno di quelli incombenti su Lungoporto Gramsci, ove i 42 metri auspicati son dati da 14 piani più attico e superattico come “premio partita”.

Il sottoscritto, consigliere comunale, interroga la S.V. per conoscere se, nell’imminenza della liberazione della sede ospedaliera del vecchio, decrepito, fatiscente e cadente edificio, non intenda proporre l’approvazione d’una modifica del piano regolatore della zona “U”, allo scopo di poter utilizzare vantaggiosamente l’area del vecchio edificio su piazza Calamatta. Difatti, essendo intenzione dell’Amministrazione (ospedaliera) di abbattere la vecchia costruzione e di costruirvi sopra, in permuta, un grande edificio allo scopo di poter disporre di locali nuovi, oltre che di ambienti per la farmacia aperta al pubblico, in misura tale da consentire un congruo reddito mensile che concorra a ridurre la retta ospedaliera, il sottoscritto ritiene che, tenuto conto che l’area di proprietà dell’Ente sorge su un quadrilatero, che a monte insiste una chiesa con grande cupola e quindi con un’altezza del progettato fabbricato di circa 42 metri, non verrebbe a togliere la vista ad alcuno, si potrebbe ad avviso dell’interrogante, deliberare, in via eccezionale, l’aumento del limite massimo dell’altezza del progettato edificio portandolo dai 15,50 consentiti ai 42 metri occorrenti. L’interrogante fa presente che i fabbricati adiacenti sono stati pressoché tutti costruiti in deroga al piano di ricostruzione e pertanto non dovrebbe essere difficile adottare i provvedimenti atti a consentire una costruzione alta 42 metri.

Il valore storico-artistico del “decrepito edificio” viene completamente ignorato, come pure il fatto che, in base alle leggi vigenti, la vicinanza della “grande cupola” dell’Orazione e Morte, pregevolissima opera del barocco romano, è di insuperabile ostacolo alla sopraelevazione delle costruzioni circostanti e non già un motivo a favore, perché essa stessa “toglie la vista” agli altri edifici. Quale capo dell’Ufficio Urbanistico comunale, io stesso preparai la risposta all’interrogazione e lo feci nell’unico modo che l’arroganza e l’assurdità della tesi avanzata mi consentivano:

“L’Ufficio Urbanistico ha, da tempo, inviato alla Giunta una proposta per l’acquisizione dello storico edificio dell’Ospedale Civile, al fine di destinarlo, dopo gli opportuni restauri e l’eliminazione delle superfetazioni, ad attività culturali e civiche, rilevando contemporaneamente la necessità di promuovere un’azione di riqualificazione e di tutela del centro storico, del quale il complesso ospedaliero rappresenta una delle parti ancora integre, anche nel suo contesto ambientale, e di particolare valore artistico. L’ormai diffusa coscienza civile, di cui l’amministrazione comunale deve essere interprete e promotrice, impone una pronta soluzione di questo problema che, infatti, è indice preciso del livello culturale e sociale di una collettività. Non potendo supporre che la proposta avanzata dal consigliere di apportare una variante al P.R.G. allo scopo di demolire il complesso antico e costruire su quell’area un blocco edilizio alto 42 metri, cioè di quattordici piani, a ridosso del residuo tratto dei bastioni sangalleschi e della splendida chiesa della Morte, di fronte alla purtroppo straziata Rocca ed ai resti della darsena romana, sia effettivamente reale, debbo ritenere che essa voglia essere un “rimprovero” alla Giunta, in termini ironici e polemici, per non avere ancora affrontato il problema della tutela del centro storico.”

Per un’inquietante coincidenza, alle pressioni che da alcune parti venivano fatte sugli organi comunali, per “utilizzare vantaggiosamente” l’area degli antichi ospedali, si accompagnarono una serie di incursioni di ignoti e sacrileghi vandali, che devastarono l’intero edificio, accanendosi in particolare sulla chiesa di San Giovanni di Dio, dove furono sminuzzati i fregi marmorei e le balaustre, spogliati gli altari, manomessi i sepolcri sotto la pavimentazione e in altri vuoti e bruciato il portale ligneo intagliato con la soprastante cantoria, elegante e raffinata opera di artigianato artistico del Settecento. Chi non abbia visto personalmente lo scempio perpetrato, non può immaginare le condizioni in cui furono ridotti, in ogni loro parte, gli antichi ambienti ospedalieri, all’interno e all’esterno: quello che fino a poco tempo prima era pur stato un complesso sanitario funzionante, per quanto superato e trascurato, con le indecorose “protuberanze” dei volumi igienici in aggetto sulle facciate, decadde in pochi mesi in uno stato che, normalmente, solo decenni di abbandono e di incuria avrebbero potuto produrre.

Nel dicembre del 1972 inviai al Sindaco pro tempore, Mario Venanzi, che aveva accolto con vivissimo interesse gli appelli del comitato “Civitavecchia da salvare”, un dettagliato programma di interventi, da attuare con la collaborazione della Soprintendenza competente, che prevedeva una prima fase conoscitiva, consistente nel rilievo del monumento, per la quale avevo ottenuto l’apporto del corso di tecnologia della Facoltà di Architettura, disponibile ad assegnare agli studenti, come tema dell’anno accademico, appunto lo studio dell’ospedale civitavecchiese.

Il resto è vita… Anche per ricordare con affettuosa riconoscenza Maurizio Costanzo, un altro quasi coetaneo che ci ha lasciato in questi giorni e che ci ha accompagnato in tutti questi anni, facendosi interprete sui teleschermi dei nostri sentimenti, delle nostre preoccupazioni, delle nostre aspirazioni, delle nostre speranze.

FRANCESCO CORRENTI

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Bibliografia tematica
Sono riportate in questo elenco, in ordine cronologico, le pubblicazioni che hanno rappresentato la produzione culturale in materia di territorio, urbanistica e beni culturali ed ambientali sulle quali si è articolato, con la partecipazione attiva del Comune di Civitavecchia – tra il 1971 ed il 1995 –, il dibattito pubblico di riflessione sui problemi della ricostruzione postbellica e di proposizione di criteri e metodi per una loro soluzione. La necessità di fornire un quadro completo di quella produzione mi costringe a riportare con molta frequenza lavori svolti da me stesso, il che non vuole tuttavia avere altro scopo di quello semplicemente documentario.
Moretti, Paola, Un intervento per la salvaguardia e la riqualificazione ambientale del porto monumentale di Civitavecchia, tesi di laurea (coordinata) in architettura (Restauro dei Monumenti), Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, relatore Prof. Arch. Guglielmo de Angelis d’Ossat, a.a. 1965-66, esposta alla mostra “Civitavecchia da salvare”, Civitavecchia, Galleria Garibaldi, 1971, e pubblicata in “Civitavecchia da salvare”, Dopo Traiano, Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Civitavecchia, Civitavecchia 1972
Correnti, Francesco, Ipotesi di elaborazione architettonica della fascia costiera del P.R.G. di Civitavecchia (Piccinato, 1961), tesi di laurea (coordinata) in “town-design” discussa alla Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, relatore Prof. Arch. Ludovico Quaroni, a.a. 1965-66, esposta alla mostra “Civitavecchia da salvare”, Civitavecchia, Galleria Garibaldi, 1971
Moretti, Paola, Forte Michelangelo, un progetto di restauro, intervista di Gaetano Coppola, “Il Messaggero” (Cronaca di Civitavecchia), a. XCIII, n° 253, 16 sett. 1971, Roma 1971
Correnti, Francesco, Moretti, Paola, Dopo Traiano, in “Civitavecchia da salvare”, Sezione “La mostra nella Galleria Garibaldi”, Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Civitavecchia, Civitavecchia 1972
Correnti, Francesco, La tutela e l’utilizzazione del patrimonio storico, artistico ed ambientale della zona di Civitavecchia nella pianificazione del territorio, relazione ufficiale alla tavola rotonda “Civitavecchia da salvare”, Civitavecchia, Villa dei Principi, 18 settembre 1971, in “Civitavecchia da salvare”, Sez. “Atti della tavola rotonda”, pp. 2-6, Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Civitavecchia, Civitavecchia 1972
Toti, Odoardo, Stato attuale ed interventi necessari per il ripristino del patrimonio monumentale ed archeologico della zona di Civitavecchia, relazione ufficiale alla tavola rotonda “Civitavecchia da salvare”, Civitavecchia, Villa dei Principi, 18 settembre 1971, in “Civitavecchia da salvare”, Sez. “Atti della tavola rotonda”, pp. 2-6, Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Civitavecchia, Civitavecchia 1972
Correnti, Francesco, Situazione ed interventi necessari per la riqualificazione dell’ambiente e per il recupero del patrimonio storico, archeologico e monumentale del territorio, relazione programmatica per il Comitato “Civitavecchia da salvare”, 8 marzo 1973, Civitavecchia 1973
Correnti, Francesco, Piano di sviluppo dei settori produttivi. Relazione programmatica, Comune di Civitavecchia, Civitavecchia 1974
Foschi, Rossella, Il porto di Civitavecchia: vicende d’un fulcro urbano, in “Quaderni dell’Istituto di storia dell’architettura”, s. XVII-XVIII-XIX (1970-71-72), nn. 97-114, Ist. di Storia dell’Architettura, Roma 1975, pp. 141-160
Correnti, Francesco, Situazione dei beni culturali e ambientali, relazione all’incontro-dibattito per la Giornata Culturale, Civitavecchia, 23 novembre 1977, Civitavecchia, 1977
Vitalini Sacconi, Vittorio, Gente, personaggi e tradizioni a Civitavecchia dal Seicento all’Ottocento, 2 voll., Roma 1982 (ed. a cura della Cassa di Risparmio di Civitavecchia, Civitavecchia 1982)
Correnti, Francesco, Il porto e la sua storia, relazione ufficiale al convegno regionale “Il porto di Civitavecchia ha un futuro?”, Civitavecchia, Cinema-teatro Galleria, 14 aprile 1983, Consorzio Autonomo del Porto, Civitavecchia 1983
Insolera, Giovanni, Iscrizioni e stemmi pontifici nella storia di Civitavecchia, Civitavecchia, Associazione Archeologica Centumcellae, 1984
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Correnti, Francesco, Indicazioni progettuali per la variante al Piano regolatore portuale, intervento al dibattito “Il porto di Civitavecchia nell’ambito del piano generale dei trasporti”, promosso dal Rotary Club di Civitavecchia, Sunbay Park Hotel, 10 marzo 1988, pubblicato in “Il Tempo”, Lazio, a. XLV, n° 65, 11 marzo 1988, p. 18, Roma 1988
Correnti, Francesco, All’ombra della quercia. Mille e non più mille (quasi)?, supplemento speciale a “O&C”, n° 20, luglio – agosto 1989 per il presunto MC Natale di Civitavecchia, “O&C”, Civitavecchia 1989
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Correnti, Francesco, Insolera, Giovanni, Civitavecchia del Settecento nelle memorie del Padre Labat, “OC – Quaderni del C.d.u.”, a. IX, n. 1, gen.-mar. 1990, Comune di Civitavecchia, Civitavecchia 1990
Correnti, Francesco, Ricerche sulla storia urbana di Civitavecchia: un metodo di anastilosi grafica dei centri storici scomparsi, relazione al convegno di studi “Il Rilievo tra Storia e Scienza”, Perugia, Palazzo dei Priori, Sala dei Notari, 16-18 marzo 1989, pubblicata in “XY, Dimensioni del disegno”, a. V, n. 11-12, 1991, pp. 72-93, Officina edizioni, Roma 1991
Correnti, Francesco, Gaetano Torraca e la storiografia civitavecchiese nel Settecento, introduzione alla ristampa anastatica del volume Delle antiche Terme Taurine esistenti nel territorio di Civitavecchia di Gaetano Torraca, in “OC/quaderni del c.d.u.”, anno X, n° 91/1-4, gennaio-dicembre 1991, Civitavecchia, Edizioni del Cdu, Civitavecchia 1991
Correnti, Francesco, Civitavecchia: il centro storico e il porto monumentale. Studio storico-urbanistico per il piano di recupero, in “AU Tecnologie”, a. II, n. 8/9, marzo-giugno 1992, pp. 100-103, IN ASA – Istituto Nazionale dell’Arredo Urbano, Roma 1992
Correnti, Francesco, Evoluzione storica dell’assetto del territorio dalle origini all’entrata in vigore del PRG (1968) e l’attuazione del PRG dal 1968 ad oggi, Roma Ricerche e Provincia di Roma, Roma 1992
Correnti, Francesco (cura, introduzione e testi), Obiettivo Civitavecchia, 1943-1993. Documenti sulla distruzione e la ricostruzione della città nel 50° anniversario dei bombardamenti, in “OC/ Quaderni del C.d.u.”, Documenti, a. XII, n° 1-4, gennaio – dicembre 1993, Comune di Civitavecchia, Civitavecchia 1993
Correnti, Francesco, Insolera, Giovanni, I viaggi del Padre Labat dalle Antille a Civitavecchia, 1693-1716. (Alla riscoperta di un domenicano francese innamorato degli Italiani), Officina edizioni, Roma 1995