“AGORÀ SPORTIVA” A CURA DI STEFANO CERVARELLI  – QUARESIMA E SPORT

di STEFANO CERVARELLI ♦

L’articolo di questa settimana ha bisogno di un prologo che, mi auguro, possa servire a delineare meglio i contorni nei quali andrò ad inserire queste modeste note.

Sono un uomo di sinistra, cattolico e sportivo; nella mia vita ho sempre cercato di non venire meno a queste mie “tre formazioni” e  sinceramente devo dire che, a volte, ho fatto non poca fatica per conciliarle quando, specialmente le prime due, andavano contrapponendosi tra loro.

Ma devo anche dire che, discorsi di fede e d argomenti riguardanti trascendente a parte, chi vuole praticare il messaggio sociale che scaturisce dai Vangeli, non può che guardare alla politica sociale  perseguita dalla sinistra, quando questa è veramente finalizzata alla persona.

Chi in questo trova motivi di disaccordo, probabilmente  non ha mai approfondito la parola di Gesù. Certo, momenti di contrasto ci sono stati, lì ti trovi solo con la tua coscienza; ma il discorso sarebbe lungo, mentre la mia intenzione è quella di fare una brevissima introduzione all’argomento che tratterò, il cui spunto mi è venuto dal periodo dell’anno nel quale, da pochi giorni, siamo entrati: la Quaresima, momento fondamentale per i cristiani in quanto è quello in cui ci si prepara alla Pasqua, la festività  più solenne e spiritualmente più forte per ogni fedele.

 Leggendo  un articolo apparso sull’Avvenire, mi è venuta  l’idea di fare un parallelismo tra quaresima e sport, perché  a parere mio, si tratta di due impegni, due prove, che richiedono   impegni e caratteristiche simili.

Certamente chi legge potrà restare sorpreso dall’accostamento tra un momento particolarmente dedicato a riflessioni riguardanti il proprio io spirituale, e di  pensieri non certo gioiosi, anzi tutt’altro, e lo sport che della Quaresima può essere definito esattamente il contrario: gioco, allegria, divertimento, svago.

Eppure un’analogia a mio parere c’è.

“Ammesso che sia così-direte ancora voi- come la metti con il tuo essere uomo di sinistra?”.

La risposta è semplice, quasi scontata. Ho già fatto intendere che appartengo all’area cattolica-democratica  che si riconosce nella politica sociale attuata dalla sinistra (naturalmente operando dei distinguo) . Qui  mi sento in dovere di ben precisare che discorsi su fede e trascendente non possono e non debbano trovare spazio, in quanto il mio breve discorso sulla similitudine è limitato al cammino del fedele in tempo di quaresima ed a quello dell’atleta in preparazione ad un evento sportivo.

Ma torniamo all’argomento dell’articolo.

All’inizio della Quaresima il primo brano del Vangelo che si legge è quello delle tentazioni. Cioè di quando Gesù, stando quaranta giorni nel deserto, deve lottare, vincendo, contro le tentazioni di Satana.

Da qui nasce la mia prima riflessione: dalle tentazioni alle quali è attirato  il cristiano, a quelle alle quali sono attirati gli atleti, il passo è breve.

La Quaresima infatti  tra i suoi scopi ha anche quello di rinsaldare, fortificare nel cristiano la capacità, la forza di resistere alle varie tentazioni che la società propone. L’atleta specie in fase di preparazione  per una gara importante, deve avere la stessa forza di volontà, se non vuole vanificare il suo lavoro.

Il tempo santo della Quaresima è quindi affrancabile al tempo di “santità laica” della preparazione di un atleta; il cristiano e l’atleta sono chiamati ad un grande sforzo di volontà, che per il cristiano non può ovviamente poi limitarsi solo a questo periodo, ma da questo deve trarre la forza, alimentata dalla fede e da tutte le altre pratiche liturgiche, per vivere il resto dell’anno nella massima coerenza con l’insegnamento evangelico.  Non siamo certo chiamati alla sequela di Cristo a periodi alterni; l’atleta da questo punto di vista gode di maggiore libertà, sempre che non sia cristiano praticante.

Nei giorni della Quaresima oltre che una “ispezione interna della propria spiritualità”  sono richiesti anche semplici atti di carità, piccoli digiuni di egoismo, di rabbia, di amarezze.

La Quaresima, in altre parole, è un tempo di profonda riflessione, così come in un ritiro ci si prepara

per un importante impegno.

Da qui nasce la convinzione che “vale la pena” fare sacrifici e rinunce; se il fedele, in giorni particolari di questo periodo, è chiamato al digiuno, così l’atleta è chiamato alla rinuncia di qualcosa che gli è particolarmente gradito, ma che non può assolutamente permettersi, almeno nel periodo della preparazione.

Non è forse un allenamento  saper scegliere ciò che è essenziale?

Lo sport insegna come poter raggiungere un obiettivo, mentre il cammino quaresimale insegna a guardare in profondità dentro di noi, in modo da poter capire quale sia il primo, vero obiettivo da raggiungere.

La Quaresima è il tempo utile per liberarci, cristianamente e sportivamente, dalla pretesa di bastare a noi stessi, dalla smania di metterci al centro, di essere ammirati come i migliori, i più bravi, il pensare che solo con le nostre capacità ci possiamo rendere protagonisti della trasformazione del mondo che ci circonda.

Ma questo non dovrebbe valere  anche per chi si dichiara di sinistra?

Permettetemi di concludere con un pensiero da cattolico.

Ci sono molti sport estremi che richiedono accurata preparazione e massimo impegno; vivere la quaresima come sport estremo significa voler sperimentare l’adrenalina che si alza in noi quando diciamo  a Dio sapendo mettere da parte un po’ della nostra volontà per accogliere la sua volontà. Sperimentare il superamento del proprio limite quando ci si fida di Dio più delle proprie forze.

Buona Quaresima cari amici.

STEFANO CERVARELLI