LE ROTONDE,PRASSI O IDEOLOGIA?
di LUCIANO DAMIANI ♦
Qualche giorno fa é stato pubblicato su questo Blog un articolo dell’amico Francesco Correnti sui “Magici tondi e cerchi magici: roundabout, rotatorie, rotonde o rondò nella storia urbanistica di Civitavecchia”. Il tema mi pare interessante e degno di attenzioni nelle discussioni urbanistiche o comunque quando si dibatte su certi aspetti della città.
Giustamente la ‘rotonda’ ha anche una funzione che attiene all’aspetto della stessa sia che abbia in se un contenuto o che sia semplicemente ornamentale. Dalle nostre parti non é che possiamo dire di averne di significative, anzi, in attesa di comprendere come verrà allestita la rotatoria all’ingresso del porto possiamo certo dire che non abbiamo allestimenti significativi, anzi in alcuni casi le microbiche dimensioni delle stesse non consentono alcuna installazione, neppure un alberello. Ad incremento di quelle, in qualche modo monumentali, citate da Francesco ne aggiungerei una che ho avuto l’occasione di incontrare e fotografare in un giro in Alsazia: nei pressi di Colmar vi é un rondò con al centro una riproduzione della Statua della Libertà, evidentemente in onore del suo autore Frédéric Auguste Bartholdi nato appunto a Colmar. Dalla foto se ne può intendere la dimensione, del resto anche la rotonda non é che sia piccola, noi dobbiamo contentarci di Venere e Bacco di misura proporzionata alla rotonda che li ospita.
Ma non é proprio questo il tema che mi appassiona, preferirei di gran lunga allestimenti vegetali con alberi piante e fiori, questione di gusti. Quello che invece mi interessa é ciò che attiene all’utilità urbanistica, insomma, a che servono le rotatorie ed in specie quelle di Civitavecchia? A quale necessità rispondono? Sono una coerente espressione della visione urbanistica o della non visione degli amministratori che si sono susseguiti? Rispondono ad esigenze reali e contingenti o fanno parte di un ‘piano organico’.
C’é da dire che, per quanto é dato sapere, la nostra città non si é dotata di un piano del traffico da perseguire nel tempo con una precisa e preordinata sequenza di step, nel quale siano inserite appunto le ‘rotonde’ con specifiche funzioni ed inserimenti organici. Sembra piuttosto che, nel tempo, queste siano state ‘pensate’ meramente per risolvere criticità automobilistiche essendo avulse da progetti per altro inesistenti o forse chiusi in un qualche cassetto. Dovessimo considerare le rotonde quanto di meglio le amministrazioni abbiano partorito in tema di traffico, non potremmo non pensare che sono davvero poca cosa poiché intervengono affatto sui ‘flussi di traffico’ per possibilmente ridurli do organizzarli, si limitano piuttosto ad eliminare gli apparati semaforici considerandoli come ‘ostacoli’ allo scorrimento delle automobili. In realtà gli ultimi fulgidi esempi di gestione del traffico che hanno preso forma in quelle micro rotatorie, tanto micro che le auto possono tranquillamente attraversare l’incrocio senza neppure una minima sterzata, sembra rispondano maggiormente alla incapacità finanziaria del comune di mantenere in efficienza i semafori, non per niente le rotatorie hanno seguito di qualche giorno i guasti degli impianti semaforici. Insomma, le ultime rotonde sembrano piuttosto nate dal vuoto delle casse comunali. “Bambole non c’è una lira”. A prescindere dal motivo occorre pensare alla funzione dei semafori per capire se l’utilizzo delle rotonde sia una valida alternativa. Laddove si pensasse che il semaforo servisse solo alla sicurezza degli automobilisti, per evitare lo scontro, potremmo dire che i rondò risolvono il problema, ma non possiamo far finta di non sapere che il semaforo ha anche la funzione di permettere un attraversamento sicuro dei pedoni, un flusso pedonale sicuro. Qui da noi, evidentemente, i pedoni non ci sono, o non son degni di attenzione e sicurezza tanto che mentre prima potevano godere, aspettando il proprio turno, di un attraversamento sicuro garantito dal ‘rosso’ per le auto, con l’avvento delle rotonde, il pedone, oltre che allontanarsi dall’incrocio, deve attraversare su strisce pedonali, spesso assai poco visibili sperando di essere visti. La cosa é tutt’altro che certa, specie la sera e se si indossa un capo scuro. Non é raro poi vedere pedoni, poco usi a questo tipo di situazioni, attraversare l’incrocio percorrendo la striscia tratteggiata che delimita la corsia della rotonda, qualcuno dovrebbe porre un cartello che dica:
“IL PASSAGGIO PEDONALE È PIÙ IN LÀ”. Manca poi una chiara segnaletica orizzontale che restituisca evidenti passaggi pedonali. Nella foto si vede bene che le strisce iniziano in un punto, poi si interrompono per riprendere più avanti, insomma la confusione…., regna. Il fatto che la segnaletica sia ‘gialla’ indica che tutto é provvisorio, c’è speranza quindi che si torni ad una qualche normalità. Si ripareranno i semafori, che per altro sono ancora lì, o si sistemeranno definitivamente le rotonde? Non é dato sapere.
L’utilizzo in città di rotonde al posto dei semafori indica chiaramente la priorità per le amministrazioni, la volontà di privilegiare il cittadino\elettore automobilista a discapito del ‘pedone’; forse che il pedone non vota? Più probabilmente perché il pedone fa meno rumore, é evidentemente abituato a subire, passivamente sopraffatto dalla forza che evidentemente ha l’automobilista che può contare su un motore che ‘romba’. Conosco gente che quando é a piedi é tranquillissima ma quando é alla guida dell’auto cambia indole, diventa subito nervosa ed aggressiva e, si sa, la politica é più sensibile ai toni alti piuttosto che a quelli sommessi, anche se con maggior ragione.
La rotonda dunque é l’espressione della supremazia dell’auto|automobilista sul pedone, vecchio, bambino, disabile, carrozzine e carrozzelle. Una equilibrata politica urbanistica su questo vedrebbe invece l’uso di semafori nel centro urbano e i rondò nella periferia esterna laddove il traffico non si debba confrontare con una quantità di pedoni di varie e differenti capacità motorie.
In una città non molto più grande della nostra, Tubinga, che ben conosco, si é scelta una modulazione progressiva che va dall’assoluto pedonale del centro storico, dove neppure si può entrare in bici, all’uso esclusivo delle auto dove gli attraversamenti sono su livelli superiori o inferiori al piano stradale. Il livello periferico é quello che ospita i rondò che effettivamente rendono il traffico più scorrevole e sicuro, l’auto é comunque costretta a rallentare ma può oltrepassare l’incrocio in sicurezza e senza la possibilità di trovarsi un pedone fra le ruote.
É evidente che laddove auto e pedoni si possano trovare in contemporanea sulla sede stradale, è il più debole dei due quello che va ‘protetto’. Qui da noi, invece, il pedone é del tutto ignorato visto che a fronte dell’installazione delle rotonde spesso neppure sono state spostate le strisce pedonali, né messe in maggiore evidenza. Altrove sono invece installati anche semafori puramente pedonali, senza cioè che vi siano incroci, ma semplicemente per permettere l’attraversamento sicuro: il pedone arriva, preme il pulsante e scatta il rosso per le auto, il tutto regolato in modo opportuno.
Posto che la modalità degli incroci dovrebbe essere oggetto di un ‘piano del traffico’, é evidente che la determinazione di togliere tutti i semafori dall’ambito urbano risponde alla volontà non nascosta, di soddisfare i desiderata degli automobilisti e la non volontà di considerare le peculiarità e i diritti del pedone, al limite della ‘scelta ideologica’. Voglio però pensare che non sia, in realtà, una ‘scelta ideologica’ ma che si tratti di una mera incapacità o insensibilità. Resta però il fatto che in un’epoca che vede il pedone sempre più spesso guadagnare spazi urbani, la nostra città sembra andare decisamente controcorrente.
LUCIANO DAMIANI
Finalmente un articolo che prende spunto da un altro di diverso autore e tratta l’argomento sotto altre angolazioni! Proprio quello che a mio parere dovrebbe essere il blog: un rincorrersi di pareri, considerazioni e riflessioni a sostegno o integrazione e completamento di quelle precedenti, per stimolare discussioni e ragionamenti a tutto campo. Quindi grazie a Luciano, è un plauso per aver posto in evidenza la ratio politico amministrativa di alcune scelte dalle nostre parti. D’altra parte va tenuto presente che una certa influenza la avuta anche l’aspetto economico per chi le ha progettate all’interno dell’ufficio tecnico. Attualmente sono nelle Marche e ieri ho visitato il centro storico di Macerata ed anche lì come in tutte le regioni le rotatoria sono ormai presenti in qualunque incrocio. Alcune ben fatti e suggestivi altri meno. Forse gli incidenti che erano un problema di incroci sono in buona misura diminuiti.
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Sono stata a Colmar questa estate e ricordo bene la rotonda con la copia della Statua della libertà, una vera rotonda che funziona invece da noi se prendi la litoranea per Tarquinia incontri una serie di micro rotonde il cui scopo, se torni a notte fonda, è quello di farti tirare dritto scassando l’auto così poi carrozzieri meccanici ed elettrauti avranno assicurato il lavoro….. e qualche volta anche gli Ospedali
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