“L’EVENTO”        

di MARINA MARUCCI

Ultimamente  mi è capitato di leggere il libro ”L’evento “ di Annie Ernaux, premio Nobel 2022 per la letteratura. E’ un piccolo romanzo  che narra le vicende di una studentessa ventitreenne che nel 1963 è costretta a percorrere le strade clandestine per poter interrompere la gravidanza. In quegli anni in Francia l’aborto era considerato illegale e la stessa parola impronunciabile non trovava posto nel linguaggio ufficiale.  L’evento, racconto  autobiografico, restituisce alla protagonista “un’esperienza umana totale “ come scrive l’Ernaux, mettendo in evidenza   le peripezie  della giovane donna alla  ricerca disperata e solitaria di una soluzione, tra l’ambiguità dei medici e  delle istituzioni, la drammaticità dell’incontro con la mammana e l’impossibilità di parlarne con   la propria madre, appartenente alla   generazione dominata  dal senso del peccato e della vergogna sessuale.

“Può darsi che un racconto come questo provochi irritazione, o repulsione, che sia tacciato di cattivo gusto. Aver vissuto una cosa, qualsiasi cosa, conferisce il diritto inalienabile di scriverla. Non ci sono verità inferiori e se non andassi fino in fondo nel riferire questa esperienza contribuirei a oscurare la realtà delle donne, schierandomi dalla parte della dominazione maschile del mondo”.

Con queste parole Annie Ernaux esprime  in modo forte ed incisivo la motivazione che  le ha fatto scrivere e pubblicare il libro, in cui  la trama entra  nei particolari di quell’esperienza , dagli insani tentativi  usati dalla protagonista per procurarsi l’aborto ed il rapporto con la mammana, anche lei una donna, denominata “fabbricante di angeli”.

L’autrice  descrive lo squallore del luogo dove avvenivano le interruzioni, il suo ritorno perché  l’intervento non era andato a buon fine per difetto del metodo usato, l’ulteriore strazio e le sue nefaste conseguenze,  insomma  racconta tutto  il pericolo dovuto  alla clandestinità di quell’esperienza.  Il fatto che siano passati molti anni e che tale narrazione  appartenga al passato non rappresenta,come sottolinea la scrittrice ,“un motivo valido per lasciarla sepolta”.

Con la scusa che oggi le cose sono cambiate, perché c’è una legge sia in Francia, Legge Veil del 1975,  aggiornata nel 2001, che  in Italia, la legge N.  194 del 1981, sottoposta a referendum,  molto spesso le vittime di un tempo non trovano  memoria e vengono  dimenticate.

E’ sotto gli occhi di tutti l’attacco scellerato che sta subendo  la legge 194  in questo momento storico in Italia,  ed allora  vogliamo veramente  tornare a far stendere le donne su i lettini delle mammane o far operare  i dottori, cosiddetti cucchiai d’oro,  nelle cliniche riservate soltanto  a coloro che hanno la possibilità di pagarsela?  E non soltanto , possiamo  lasciare che i residui abortivi vengano sepolti in un cimitero, magari  con su scritto  il nome della madre che li ha prodotti, come è successo a Roma ?

Invito a leggere questo breve racconto, intriso di lirismo e rabbia per la violenza subita  sul  suo corpo, che come quello di tutte le donne ritengo sia sacro, inviolabile senza il proprio consenso.

Negli anni’ 70 uno degli argomenti che il movimento femminista  sviluppò fu proprio la conoscenza  e la  riappropriazione del proprio corpo,  perché non esserne consapevoli  spesso porta a delegare la nostra salute, le nostre libere scelte.  Anche  se oggi le donne sono più informate, non è del tutto vero che  riescano a gestire la loro sessualità  e scegliere la  maternità con maggior consapevolezza ,   soprattutto se lasciamo che i Consultori famigliari, luoghi di formazione negli anni 80/90 delle giovani generazioni, rimangano soltanto degli asettici ambulatori.

MARINA MARUCCI

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