NESSUNO CORRE PIÙ VELOCE DI UN PROIETTILE

di GIORGIO LEONARDI

Non faceva così tanto caldo a Stoccolma il 5 maggio del 1912, quando si inaugurarono i Giochi della Quinta Olimpiade. Pierre de Coubertin, il cui nome diventerà proverbiale, assisteva sorridente alle gare dalla sua tribuna d’onore, in qualità di Presidente del Comitato Olimpico Internazionale.

Non c’era molto caldo, ma a riscaldare gli animi dei tanti appassionati ci pensarono le gare, e soprattutto un omone americano, di sangue misto, nativo dell’Oklahoma, che si chiamava Jim Thorpe. Thorpe era il prototipo di sportivo a tutto tondo, agile e robusto al tempo stesso, determinato e competitivo, capace di primeggiare in molti sport. Alle Olimpiadi di quell’anno sbaragliò tutti gli avversari proprio nelle due discipline multiple che erano state appena introdotte nel programma: il pentathlon e il decathlon. Vinse due ori, stupì il mondo intero e venne acclamato in patria come un eroe, sfilando a Broadway tra due ali di folla in delirio. Gloria effimera. Qualche mese dopo venne fuori la notizia che Thorpe, prima delle Olimpiadi, aveva percepito un piccolo compenso per giocare una partita a baseball, cosa che lo qualificò come “atleta professionista”, pertanto le medaglie gli vennero revocate. Thorpe cominciò anche a bere e a inanellare disavventure nella vita privata. Quando mise fine alla sua attività sportiva si trovò a fare lavori umili, come il manovale o la comparsa nei film western. Era un uomo finito e profondamente malato. Nel 1953, nella roulotte che usava come casa, ebbe un infarto e ci rimase secco. Trent’anni dopo la sua morte ottenne una giusta riabilitazione con la restituzione delle medaglie. La storia sa essere, talvolta, colpevolmente intempestiva.

Jim Thorpe a Stoccolma nel 1912 corse veloce, ma qualcuno sapeva correre più di lui. Nella squadra francese c’era un ventiquattrenne, brevilineo e dal fisico compatto. Si chiamava Jean Bouin. Non era propriamente un velocista, la sua specialità era il mezzofondo, ma arrivava all’appuntamento olimpico con un bottino di record mondiali, tra cui quello sui 10.000 metri piani. Contrariamente a Thorpe, però, quelle non furono le sue Olimpiadi, vinse solo un argento e tornò in patria deluso. Anche qui, tuttavia, la storia stava tessendo le sue trame. Ben più grandi e drammatiche. Nel 1914 in Francia la Prima guerra mondiale bussava alle porte con colpi di cannoni tedeschi. Bouin fu chiamato al fronte. Approfittando di una disfunzione cardiaca congenita avrebbe potuto essere assegnato a un’unità ausiliaria, ma rifiutò per imbracciare le armi sul fronte, in prima linea, con il 163° reggimento di fanteria che si posizionò vicino al confine con la Germania. Non fu una fortuna per lui essere un atleta, perché a Bouin venne assegnato il pericoloso compito di correre tra le linee per consegnare dispacci. Il 29 settembre del 1914, dopo la prima battaglia della Marna, mentre i suoi scarponi scalpicciavano veloci sul terreno fangoso, una raffica di mitraglia, forse partita per errore dalla stessa trincea amica, lo colpì e lo uccise sul colpo. Bouin è ora ricordato e celebrato in tutto il Paese.

Ci sono vari modi di essere eroi. Jim Thorpe e Jean Bouin lo erano diventati in modo diverso. Il primo provando che si può eccellere in molte discipline, il secondo dimostrando che nessuno corre più veloce di un proiettile.

GIORGIO LEONARDI

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