“PESCI, PESCATORI, PESCIVENDOLI E CONSUMATORI” DI GIORGIO CORATI – Approccio “C0/C9” al consumo sostenibile dei prodotti della pesca.

Un possibile modello socio-economico di comportamento del consumatore socialmente, intenzionalmente ed ecologicamente più sostenibile1

 di GIORGIO CORATI ♦

Le risorse ittiche sono bene comune, di proprietà collettiva, le cui caratteristiche di rivalità e non escludibilità danno origine a ciò che è stato definito “tragedia dei beni comuni” (Hardin, 1968),2 cioè a sovrasfruttamento e insostenibilità. In merito, considerando le risorse ittiche come bene comune globale, in una sua Dichiarazione, il Parlamento europeo (2012)3 ha invitato la Commissione europea a condurre una campagna informativa a favore dei cittadini europei e a promuovere interventi legislativi orientati a garantire l’utilizzo sostenibile della risorsa. Non da ultimo è interessante rilevare che, in antitesi al significato di insostenibilità, negli studi scientifici la definizione di sostenibilità riferita alle risorse naturali è per lo più genericamente connessa ai limiti biologici o alla scarsità. In questo articolo il termine sostenibilità è ritenuto un concetto esteso al comportamento di consumo di prodotti della pesca.

 

Nella generale e ampia discussione sulla sostenibilità in termini di consumo efficiente ed efficace delle risorse naturali, molte ricerche e studi scientifici internazionali di distinti ambiti disciplinari si occupano del comportamento del consumatore. Posto che il comportamento di consumo è potenzialmente ancora orientato all’insostenibilità in senso lato; considerato che nella letteratura scientifica esistono sia lavori che convergono sull’individuazione di difficoltà di varia natura a cui il consumatore va incontro lungo il sentiero della sostenibilità del consumo sia lavori che rilevano un bisogno di informazione nella dimensione comportamentale del consumatore; allora, un quesito che può essere posto è se, nella letteratura scientifica internazionale, esistano studi e ricerche che focalizzano l’attenzione o propongono azioni concrete utili, alternative al “consumo come al solito”, e alle quali il consumatore possa affidarsi, per prendere decisioni di consumo maggiormente orientate alla sostenibilità.   

Dare una risposta in merito a tale quesito suppone, ovviamente, un’indagine approfondita nella letteratura scientifica internazionale con la consapevolezza, tuttavia, che sia pressoché impossibile dare una soluzione esaustiva ad una ricerca.

In breve, questo articolo intende soddisfare un bisogno di informazione del consumatore, in merito a delle modalità di consumo sostenibile di prodotti della pesca da cattura locale e “di prossimità”, focalizzando l’attenzione su possibili azioni di consumo concrete utili, alle quali il consumatore stesso possa conformarsi oppure che possano essere ritenute adeguate, ai fini di un adattamento al cambiamento nello stile di consumo. L’articolo è parte di un più ampio lavoro di studio che comprende anche una revisione di studi e di indagini sul comportamento di consumo di prodotti ittici proposti nella letteratura scientifica internazionale da diverse discipline scientifiche. Allo stato attuale, comunque, nella letteratura non sembra esistere alcun analogo lavoro scientifico e, comunque, chi scrive non ne conosce l’esistenza.

 

Nella letteratura scientifica, un’indagine condotta da studiosi dell’organismo di ricerca internazionale Global Footprint Network (Altiok, Murthy, Iha & Galli, 2021)4 riporta che un numero crescente di studi indica che il modo in cui le società umane producono, trasformano, distribuiscono, consumano e sprecano il cibo sono aree di intervento chiave per invertire le tendenze insostenibili in corso. L’indagine, che pone l’accento su come fare per ridurre le ”impronte ecologiche” del consumo nell’area mediterranea, oltre che essere molto interessante, può essere utile ai fini di una riflessione in termini di comportamento di consumo. Il tema legato agli impatti negativi, che il comportamento di consumo esercita sulle specie ittiche e sull’ecosistema marino, ad esempio, può essere strettamente associato alla formulazione, alla declinazione e alla possibilità di diffusione di modalità concrete e utili ai fini di un consumo alternativo al “consumo come al solito”. È da considerare, inoltre, che in uno studio sul cambiamento dell’attuale consumo di cibo e della pratica di produzione verso una traiettoria di sostenibilità (Solér, 2012)5 è riportato che l’attuazione di azioni individuali di consumo, rispetto alla propensione al cambiamento dei consumi alimentari, è, tuttavia, fortemente influenzata dai significati e dalle norme culturali. Inoltre, nello studio è sostenuto quanto sia sostanziale che i consumatori sappiano riconoscere, comprendere e valorizzare le caratteristiche degli alimenti prodotti in modo sostenibile, al fine di considerarne l’acquisto.

In questo senso, per quanto concerne i prodotti della pesca, è da ritenersi estremamente utile la definizione e la condivisione di un modello socio-economico di comportamento del consumatore che sia socialmente, intenzionalmente ed ecologicamente più sostenibile. Possiamo aggiungere che evidentemente non basta una generica informazione al consumatore o la predisposizione di etichettature maggiormente “informate”. Affinché possa gestire il proprio comportamento di consumo, “dal basso verso l’alto”, occorre che il consumatore abbia percezione di consapevolezza e comunque l’intenzione e la volontà di attuare un cambiamento. Affinché il consumo sostenibile possa diventare una pratica regolare, è necessario cambiare gli stili di vita (Laurett, do Paço & Mainardes, 2019).6 Senza dubbio, il consumatore ha bisogno di comprendere concretamente il senso e il significato della sollecitazione al cambiamento del proprio comportamento di consumo ­di prodotti della pesca. Necessita informazioni puntuali sul consumo (e anche sulla produzione) sostenibile e su come fare per “sentirsi” utile in merito, anche rispetto al perché o rispetto ai motivi per i quali mettere in pratica un comportamento di consumo “rinnovato”, definibile come sostenibile. 

Allo stato attuale nella letteratura scientifica internazionale, sembra che non esista alcun lavoro scientifico e, comunque, chi scrive non è a conoscenza di lavori scientifici che focalizzino l’attenzione su azioni di consumo concrete utili, alle quali il consumatore possa conformarsi oppure che possano essere ritenute adeguate, al fine di prendere decisioni di consumo maggiormente orientate alla sostenibilità ed alternative al “consumo come al solito”. Rispetto alla possibilità eventuale di poter colmare tale vuoto di proposta, questo breve articolo rivolge al consumatore un quadro concettuale di azioni concrete, denominato Approccio “C0/C9al consumo sostenibile dei prodotti della pesca (Fig.1) che rappresenta un “Codice di buone pratiche di consumo dei prodotti della pesca” basato su strategie di economia circolare.

Nel tentativo di soddisfare in tal modo un bisogno del consumatore, l’Approccio “C0/C9” è un elemento di novità che rappresenta un modello socio-economico di comportamento che nelle intenzioni possa essere socialmente, intenzionalmente ed ecologicamente più sostenibile. Si tratta di un “Codice di buone pratiche di consumo dei prodotti della pesca”, le cui azioni concrete, definite “AttuAzioni C0/C9” e considerate come “buone pratiche”, sono adattate da un complesso di strategie di economia circolare (Potting, Hekkert, Worrell & Hanemaaijer, 2017)7 e costituiscono il “Quadro delle 9C”. L’adattamento si ritiene un presupposto rilevante nel rapporto tra produzione e consumo (Tab.2). Tali azioni sono orientate al consumo del maggior numero possibile di specie ittiche, al fine di favorirne la biodiversità, riducendo nel contempo sia lo spreco e lo “scarto” ittico sia l’eccessivo utilizzo incentrato soltanto su poche specie ittiche ritenute maggiormente commerciali.

Tab.28

 Approccio “C0/C9al consumo sostenibile dei prodotti della pesca

 “Macro azione”: Massimizzazione del valore delle specie ittiche e utilizzo degli scarti

 “AttuAzione C9” / Consumo Etico – Approccio tattico

Motivazione: L’interesse del consumatore a comprendere l’importanza della sostenibilità del proprio comportamento di consumo nel tempo e la determinazione a dare seguito a un “comportamento di consumo rinnovato”, in una visione proattiva e di benessere sociale, sono di sostegno all’adozione e al miglioramento continuo di buone “pratiche di consumo”. In questo senso, attraverso il Consumo Etico, il “consumatore rinnovato” rende manifesti la sua azione concreta e il suo sostegno etico a favore della biodiversità, nell’utilizzo di specie ittiche generalmente considerate di “scarto”, nonché la sua attenzione per il consumo intra- e intergenerazionale. Favorisce, inoltre, la gestione della frazione di scarto ittico proprio in un’ottica di maggiore sensibilità ambientale e di maggiore efficienza nell’utilizzo delle risorse ittiche. In tal caso, il sentimento di responsabilità etica e il senso di urgenza concretizzano l’azione anche rispetto alla possibilità di conferimento della frazione di scarto/rifiuto ittico proprio presso una struttura di raccolta dello scarto/rifiuto ittico biologico domestico o presso un centro di immagazzinaggio per scarti ittici organici derivanti dalle “catture indesiderate” dell’attività di pesca, cioè di prodotti della pesca provenienti da catture commerciali che non possono essere destinati al consumo umano, o un centro di raccolta dei residui di lavorazione di biomassa ittica o di sottoprodotti derivanti da attività di trasformazione principale o dello scarto biologico a seguito della pulizia effettuata dal pescivendolo all’atto della vendita, al fine del successivo riutilizzo della frazione organica e dei cosiddetti nutrienti. Si tratta di recuperare un valore che può generare ulteriore valore in nuovi cicli produttivi la cui utilità si esplica a favore di tutti, sostenendo la creazione di catene di valore circolare e conciliando le attività del settore della pesca e della trasformazione dei prodotti della pesca con l’equilibrio naturale delle specie ittiche e l’ecosistema marino.

Qualora la struttura non esistesse, la sua creazione potrebbe essere considerata un’opportunità e come tale valutata nell’ottica di una simbiosi tra “buone pratiche di produzione” e “buone pratiche di consumo” oltre che in un’ottica di “simbiosi alieutica” in analogia alla simbiosi industriale.

La motivazione è riferibile non soltanto a scarti/rifiuti costituiti da testa, pelle, coda, pinne, lische e viscere, bensì, in senso lato, anche all’utilizzo gastronomico di specie ittiche considerate di “scarto” o che in genere sono, per così dire, “dimenticate”, che tuttavia rappresentano una valida fonte alimentare e contribuiscono a limitare il consumo di specie sulle quali si incentra maggior interesse commerciale.

AttuAzione”: Si tratta della volontà di attuare e intraprendere in prima persona un consumo sostenibile di prodotti della pesca al fine di contribuire eticamente al mantenimento della biodiversità di specie in un’ottica intra- e intergenerazionale, dopo aver compreso responsabilmente cosa e come fare per attuare un “comportamento di consumo rinnovato”. Si tratta, altresì, di conferire gli scarti organici del consumo domestico dei prodotti della pesca in quanto, in caso di mancato o parziale consumo, possono essere utilizzati per la produzione energetica e quale residui di processo di produzione energetica come ammendante o fertilizzante oppure gli scarti organici possono essere usati come materia prima seconda per prodotti sostenibili in altri settori economici attraverso l’utilizzo di tecnologie e processi innovativi per la produzione, ad esempio, di imballaggi, cosmetici, integratori per mangimi animali o altri prodotti.

Qualora esista una struttura di raccolta dello scarto/rifiuto ittico biologico domestico o un centro di immagazzinaggio per scarti ittici organici derivanti dalle “catture indesiderate”, cioè di prodotti della pesca provenienti da catture commerciali che non possono essere destinati al consumo umano, o un centro di raccolta dei residui di lavorazione di biomassa ittica o di sottoprodotti derivanti da attività di trasformazione principale o dello scarto biologico a seguito della pulizia effettuata dai pescivendoli all’atto delle vendite al pubblico, al fine del successivo riutilizzo della frazione organica e dei cosiddetti nutrienti, conferirvi gli scarti/rifiuti del consumo domestico di prodotti della pesca può essere un approccio che, inoltre, tende a contribuire alla creazione di ulteriore valore che altrimenti andrebbe perso. L’“AttuAzione” è correlata a tutte le altre.

AttuAzione C8” / Consumo Consapevole – Approccio strategico

Motivazione: Il Consumo Consapevole è riferito alla consapevolezza che pervade una “buona pratica di consumo” tende a favorire con chiarezza un consumo adeguato al proprio bisogno e maggiormente sostenibile in un’ottica sociale anche per le generazioni attuali e per quelle future.

AttuAzione”: Si tratta di scegliere specie cosiddette “minori” o meno note e specie considerate di “scarto”. In genere la scelta può garantire qualità nutrizionali e organolettiche simili a quelle di specie considerate maggiormente “commerciali” dall’attività di pesca che sostituiscono ovvero di quelle specie maggiormente sfruttate. La scelta determina tendenzialmente anche un beneficio maggiore per il consumatore, in quanto il prezzo di mercato generalmente non valorizza pienamente le specie considerate di “scarto” e le specie cosiddette “minori”. L’“AttuAzione” è strettamente correlata alle “AttuAzioniC0 Consumo Alternativo ed equo, C1 Consumo Informato e C2 Consumo Responsabile.

“Macro azione”: Rispetto del ciclo vitale naturale delle specie ittiche

 “AttuAzione C7” / Consumo Costruttivo – Approccio tattico

Motivazione: Il Consumo Costruttivo è un comportamento che sostiene la scelta di prodotti della pesca catturati dalla flottiglia peschereccia locale, nonché quelli lavorati e trasformati localmente e lo scarto biologico a seguito della pulizia effettuata dal pescivendolo all’atto della vendita. Obiettivo del Consumo Costruttivo sono maggiormente quelle specie considerate di “scarto” e quelle specie catturate con tecniche che mitigano gli impatti negativi sull’ecosistema marino.

Qualora esista una struttura di raccolta dello scarto/rifiuto ittico biologico domestico o presso un centro di immagazzinaggio per scarti ittici organici derivanti dalle “catture indesiderate” dell’attività di pesca, cioè di prodotti della pesca provenienti da catture commerciali che non possono essere destinati al consumo umano, o un centro di raccolta dei residui di lavorazione di biomassa ittica o di sottoprodotti derivanti da attività di trasformazione principale o dello scarto biologico a seguito della pulizia effettuata dal pescivendolo all’atto della vendita, la possibilità di conferimento della frazione di scarto/rifiuto ittico proprio potrebbe sostenere la simbiosi tra “buone pratiche di produzione” e “buone pratiche di consumo”.

AttuAzione”: Si tratta di preferire prodotti della pesca autoctoni provenienti da specie considerate di “scarto” e da specie cosiddette “minori” e da specie catturate con tecniche che mitigano gli impatti negativi sull’ambiente marino. La stessa preferenza può certamente essere accordata ai prodotti della pesca lavorati e trasformati da imprese locali, oltre a, se possibile, conferire il proprio scarto/rifiuto domestico.

Qualora esista una struttura di raccolta dello scarto/rifiuto ittico biologico domestico o un centro di immagazzinaggio per scarti ittici organici derivanti dalle “catture indesiderate”, cioè di prodotti della pesca provenienti da catture commerciali che non possono essere destinati al consumo umano, o un centro di raccolta dei residui di lavorazione di biomassa ittica o di sottoprodotti derivanti da attività di trasformazione principale o dello scarto biologico a seguito della pulizia effettuata dai pescivendoli all’atto delle vendite al pubblico, al fine del successivo riutilizzo della frazione organica e dei cosiddetti nutrienti, conferirvi gli scarti/rifiuti del consumo domestico di prodotti della pesca può essere un approccio che tende a migliorare anche la collaborazione tra consumatore e produttore. L’“AttuAzione” è correlata a tutte le altre.

AttuAzione C6” / Consumo Utile – Approccio tattico

Motivazione: Il Consumo Utile privilegia l’utilizzo di tutte le specie da cattura locale o “di prossimità” che non sono considerate maggiormente “commerciali” dall’attività di pesca, evitando, per quanto possibile, il consumo di specie considerate in declino o in pericolo, minacciate o vulnerabili, perché il Consumo è Utile se contiene qualsiasi minaccia alla capacità biologica delle popolazioni ittiche di riprodursi e accrescersi.

Qualora esista un centro di immagazzinaggio per scarti ittici organici derivanti dalle “catture indesiderate” dell’attività di pesca, cioè di prodotti della pesca provenienti da catture commerciali che non possono essere destinati al consumo umano, o un centro di raccolta dei residui di lavorazione di biomassa ittica o di sottoprodotti derivanti da attività di trasformazione principale, il Consumo è Utile anche se sostiene il conferimento di quanto rimane dal proprio mancato consumo o del residuo alimentare del prodotto (testa, pelle, coda, pinne, lische e viscere), sottraendolo per quanto possibile alla discarica.

AttuAzione”: Si tratta di privilegiare specie da cattura locale o “di prossimità” che tendono ad essere poco frequenti nella dieta alimentare ovvero un comportamento di consumo che mette in discussione il “consumo come al solito”. Si tratta, altresì, di conferire il proprio scarto/rifiuto ittico o quanto rimane dal mancato consumo presso una struttura di raccolta dello scarto/rifiuto ittico biologico domestico o un centro di immagazzinaggio per scarti ittici organici derivanti dalle “catture indesiderate”, qualora questa esista.

Nell’ottica della sostenibilità ambientale, la gestione dello scarto/rifiuto, dello “scarto ittico biologico” e del cascame ittico, nonché il riutilizzo dei nutrienti derivanti possono rappresentare un’efficienza socialmente utile nell’uso e nell’utilizzo delle risorse naturali, al fine di un successivo utilizzo nella produzione di altri sottoprodotti o prodotti, generando utilità e valore per tutti. Utilità e valore sono definiti dal rapporto tra materia prima seconda recuperata e da riutilizzare e materia prima da estrarre, cioè un rapporto positivo a favore della materia prima seconda. L’“AttuAzione” è correlata a tutte le altre.

AttuAzione C5” / Consumo Solidale o Prosociale – Approccio tattico

Motivazione: Il Consumo Solidale o Prosociale tende a consentire la diffusione della condivisione di “buone pratiche di consumo” e di un sentimento comunitario rispetto al concetto di sostenibilità in senso lato del consumo, sostenendo conseguentemente una visione integrale di “sviluppo economico” e sostenibilità riferita alla produzione nell’ambito del contesto socio-economico di riferimento. Si tratta di un comportamento di consumo che tende a miglioramenti di benessere soggettivo e sociale e di maggiore qualità nell’utilizzo del prodotto. È da ritenersi importante e possibile anche lo sviluppo di una maggiore concorrenza nel mercato incentrata su aspetti associati alla sostenibilità delle risorse e alla soddisfazione del consumatore. Ciò è posto rispetto alla possibile analisi di materialità da ricercare al fine di evidenziare gli aspetti rilevanti che potrebbero favorire anche una più stretta relazione tra consumatore e gli altri portatori di interesse del mercato ittico.

AttuAzione”: Si tratta di privilegiare il “prodotto locale fresco” o “di prossimità” e il “pescato di stagione”. Tale approccio può tendere a consentire un partecipato sviluppo economico locale sostenibile e una più ampia coesione sociale all’interno della comunità locale. Si può assimilare a una sorta di “reciprocità” che tiene insieme bisogni e mutuo interesse. L’“AttuAzione” è correlata a tutte le altre.

AttuAzione C4” / Consumo Sostenibile – Approccio tattico/strategico

Motivazione: Il Consumo Sostenibile tende a garantire la disponibilità della risorsa e dunque dei prodotti della pesca nel tempo, favorendo riproduzione e accrescimento delle specie ittiche nel rispetto dei loro propri tempi biologici naturali, favorendo le relazioni che intercorrono all’interno della catena alimentare marina (catena trofica) di riferimento e favorendo l’equilibrio tra la biodiversità di specie e l’ecosistema marino in generale. Il Consumo Sostenibile valorizza la risorsa che è parte del capitale naturale che gli uomini hanno ricevuto dalla natura nonché bene comune.

AttuAzione”: Si tratta di privilegiare specie ittiche le cui popolazioni non siano in declino o in pericolo, minacciate o vulnerabili all’intensità di pesca, perché la minaccia alla capacità biologica delle popolazioni ittiche di riprodursi e di rinnovarsi nei tempi naturali è da rifiutare. L’attenzione posta al consumo di “pescato di stagione”, meglio se di “origine locale”, è da ritenersi una soluzione e dunque una “buona pratica” di consumo che aiuta a mantenere costante ed entro limiti biologici di sicurezza la dimensione delle popolazioni ittiche quale valore da mantenere nel tempo anche a vantaggio delle future generazioni. L’“AttuAzione” è correlata a tutte le altre e in particolare alle “AttuAzioniC1 Consumo Informato, C2 Consumo Responsabile,  C3 Consumo Critico o  Proattivo e C8 Consumo Consapevole.

AttuAzione C3” / Consumo Critico o Proattivo – Approccio tattico/strategico

Motivazione: Il Consumo Critico o Proattivo è direttamente connesso alla volontà di agire in prima persona senza attendere gli altri e di attuare un reale cambiamento nelle proprie decisioni di scelta e consumo, oltre a mantenere un comportamento valutativo rispetto a quanto fanno gli altri consumatori (qualcuno potrebbe agire meglio), nonché incidere sul miglioramento del benessere generale comunitario.

AttuAzione”: Si tratta di privilegiare specie catturate da attività di pesca selettiva a minore impatto ambientale oppure da pesca selettiva nel senso di specie cosiddette “minori” e specie considerate di “scarto” catturate su richiesta esplicita del consumatore, per sostenere un maggiore livello di riproduzione e incremento delle specie ittiche e la migliore conservazione possibile degli areali marini. Utilizzare una specie diffusamente preferita non dovrebbe comportare un benessere soggettivo particolare e, se si considerano come fondamentali l’importanza e il mantenimento di un buono stato di biodiversità, allora meglio utilizzare specie ittiche cosiddette “minori” o meno ricercate, specie considerate di “scarto” o affatto richieste e soprattutto quelle con caratteristiche nutrizionali e organolettiche similari alle specie considerate maggiormente “commerciali” dall’attività di pesca. L’“AttuAzione” è correlata a tutte le altre.

“Macro azione”: Consumo ottimale dei prodotti della pesca

AttuAzione C2” / Consumo Responsabile – Approccio tattico/strategico

Motivazione: Il Consumo Responsabile impone un ripensamento nelle scelte e delle modalità di consumo e il passaggio da una logica soggettiva di prezzo più conveniente o di praticità fine a sé stessa a una visione olistica con più attenzione alla diversità di specie, ai propri costanti bisogni,a quelli della generazione attuale e di quelle future.

AttuAzione”: Si tratta di intraprendere e attuare un comportamento di consumo virtuoso, già consapevole e informato. Privilegiare specie provenienti da catture locali e “pescato di stagione”, affinché le dimensioni delle popolazioni ittiche su cui si incentra l’attività di pesca (lo stock) si mantengano costanti ed entro limiti biologici di sicurezza. Tra le specie, privilegiare quelle con ciclo vitale naturale “breve” e quelle con taglia almeno superiore alla taglia minima prevista per Legge. Tali approcci tendono a consentire la riproduzione naturale delle specie, un più rapido accrescimento e il loro reclutamento nella biomassa produttiva. L’“AttuAzione C2” è strettamente correlata alle “AttuAzioni C1 Consumo Informato e C8 Consumo Consapevole.

 “AttuAzione C1” / Consumo Informato – Approccio tattico/strategico 

Motivazione: Il Consumo Informato si basa sulla consapevolezza che si acquisisce nel corso del tempo, frutto della raccolta del maggior numero di informazioni possibili, e sulla responsabilità etica che scaturisce da scelte ponderate e valutate.

AttuAzione”: Si tratta di consumare specie le cui biomasse sono ritenute costantemente in equilibrio biologico, al fine di un duraturo ed efficiente utilizzo nel tempo. L’informazione puntuale e la riduzione costante di eventuali asimmetrie informative sono precondizioni basilari. L’“AttuAzione C1” è strettamente correlata alle “AttuAzioniC2 Consumo Responsabile e C8 Consumo Consapevole.

AttuAzione C0” / Consumo Alternativo ed equo – Approccio tattico/strategico

Motivazione: Il Consumo Alternativo ed equo favorisce “buone pratiche di consumo” e promuove sviluppo e crescita sostenibili attraverso il rispetto per le specie ittiche e per i pescatori virtuosi che lavorano con etica. Si tratta di un comportamento che esprime “autointeresse” e, tuttavia, definibile lungimirante verso la disponibilità futura delle risorse ittiche.

AttuAzione”: La proposta di vendita potrebbe non essere accettata, perché o la tecnica di cattura è ritenuta non sostenibile dato l’impatto sull’ecosistema marino o la specie in oggetto non proviene da cattura locale o è tra quelle ritenute in precario equilibrio biologico (in declino o in pericolo, minacciate o vulnerabili all’intensità di pesca) o non risulta come “pescato di stagione”.

Per assicurare il mantenimento a lungo termine di tutte le specie ittiche e di quelle sfruttate intensamente, nonché favorire una costante capacità riproduttiva delle specie, utilizzare specie sostitute, specie cosiddette “minori” o meno note e specie considerate di “scarto”, limitando l’utilizzo di specie considerate maggiormente “commerciali” dall’attività di pesca, le quali si riferiscono a quelle specie maggiormente sfruttate. Anche dal punto di vista gastronomico, è importante verificare la possibilità di scelta di/tra specie affini, similari o sostitute che possono rivelarsi altrettanto gustose e versatili in gastronomia (anche in quella tradizionale). L’“AttuAzione” è correlata a tutte le altre “AttuAzioni”.

 GIORGIO CORATI

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Bibliografia
1 L’articolo qui proposto è parte di un più ampio lavoro di studio che comprende anche una revisione di lavori analoghi proposti nella letteratura scientifica internazionale.
2 Hardin, G. (1968). The Tragedy of the Commons. Science, New Series, Vol. 162, No. 3859 (Dec. 13, 1968), pp. 1243-1248. American Association for the Advancement of Science. http://www.jstor.org/stable/1724745.
3 Parlamento europeo (2012). Dichiarazione del Parlamento europeo del 18 aprile 2012 sulle risorse ittiche come bene comune (C.1). Sito web consultato il 24 marzo 2021: https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-7-2012-0129_IT.html. https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-7-2012-0129_IT.pdf.
4 Altiok, S., Murthy, A., Iha, K. & Galli, A. (2021). Reducing Mediterranean Seafood Footprints: The role of consumer attitudes. Ocean and Coastal Management 214 (2021) 105915. https://doi.org/10.1016/j.ocecoaman.2021.105915.
5 Solér, C. (2012). Conceptualizing sustainably produced food for promotional purposes: A sustainable marketing approach. Sustainability, 4(3), 294-340. https://doi: 10.3390/su4030294 · Source: RePEc.
6 Laurett, R., do Paço, A.M.F. & Mainardes, E.W. (2019). Sustainable Consumer Lifestyles/Sustainable Consumption. In Leal Filho, W., Azul, A., Brandli, L., Özuyar, P. & Wall, T. (eds). Responsible Consumption and Production. Encyclopedia of the UN Sustainable Development Goals. Springer, Cham.
https://doi.org/10.1007/978-3-319-71062-4_20-1.
7 Potting, J., Hekkert, M., Worrell, E. & Hanemaaijer, A. (2017, p.5, figura 1). Circular Economy: Measuring Innovation in the Product chain. Titolo originale Planbureau voor de Leefomgeving. The Hague. PBL Netherlands Environmental Assessment Agency. PBL n.2544.
8 Bibliografia:
Corati, G. (2021). “Quadro di riferimento C9 per un consumo ittico sostenibile” in Il comportamento di consumo rispetto alle risorse ittiche. Il consumo nell’ambito del Compartimento marittimo di Civitavecchia. Tesi di Laurea Magistrale in Economia Circolare. Curriculum Blue Economy. Università degli Studi della Tuscia, Viterbo, Italia.
Il “Quadro di riferimento C9 per un consumo ittico sostenibile” è adattato da Potting, J., Hekkert, M., Worrell, E. & Hanemaaijer, A. (2017, p.5, figura 1). Circular Economy: Measuring Innovation in the Product chain. Titolo originale Planbureau voor de Leefomgeving. The Hague. PBL Netherlands Environmental Assessment Agency. PBL n.2544.