MOHAREBEH:  INIMICIZIA CONTRO DIO.

di CARLO ALBERTO FALZETTI ♦

Impiccare perché si è nemici di Dio!

Il vero delitto contro Dio è sentenziare che esista un delitto contro Dio.

Se esistesse un delitto contro Dio questo non potrebbe che essere giudicato nel” foro interiore”, mai in quello pubblico perché nessuno sa bene cosa sia Dio in sé.

Pensare di conoscere il pensiero di Dio,  pensare di essere soggetti della comunicazione divina,  pensare di giudicare in merito a questa comunicazione costituiscono le miserie dell’ antropocentrismo.

Pensare che i criteri morali umani siano omologati a quelli di Dio è la più sottile vera bestemmia che supera incommensurabilmente il pronunciare il nome di Dio affiancandolo a predicati animali.

Un Dio non dovrebbe avere morale umana: se l’avesse a che servirebbe Dio?

Dio è in quanto Mistero. Dio è il Totalmente Altro (Ganz Andere).In Dio e nel Sacro non può aver domicilio il principio di non contraddizione. Dio è “coincidenza degli opposti”. Manipolarlo non solo è blasfemia ma, soprattutto, è ignoranza grave (“Il dio è giorno e notte, inverno e estate, guerra e pace, sazietà e fame…”.)

Secondo il mito Veterotestamentario Dio non vuole che l’uomo conosca il Bene ed il Male. Ne deriva, seguendo questo mito, che la morale, creata dall’essere umano, è un artificio per meglio vivere dignitosamente in comunità, ma non è la Verità.

Per Giobbe, si legge, Dio è semplicemente amorale (nel senso ” oltre la morale”),dunque incomprensibile. Conoscere la volontà divina è un assurdo.

Premesso tutto questo ovvio strumentario di facile reperibilità ne deriva che:

  • per la morale umana l’atto iraniano è mostruoso ,infame ed espressione di tracotanza del potere.
  • per la ragione umana l’atto è semplicemente espressione di pura ignoranza teologica.
  • per la giustizia umana l’atto è indice di grave psico-patologia (sovente un disturbo narcisistico della personalità).

Ribellarsi ad esso otre che socialmente e giuridicamente legittimo è una devozione verso la saggezza che l’umanità ha faticosamente elaborato nel tempo.

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Una cosa sembrerebbe essere certa:  siamo alle prese, ancora una volta, con il dramma irrisolto del “fondamentalismo”. Ma, attenzione!

Il fondamentalismo: pensare di esser certi che Dio esiste, pensare di essere certi che Dio non-esiste, pensare di essere certi che questa sia la realtà, che esiste certezza nel “dover essere”,che la storia sia “sicuramente” un tempo dotato di senso o che il futuro possa essere “dedotto” semplicemente dal presente.

 Fondamentalismo: rifiutare il dubbio metodico per farsi intristire dal dubbio scettico.

 Fondamentalismo: apertura alla incertezza( “I dwell in possibility”, E. Dickinson).

CARLO ALBERTO FALZETTI 

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