É PERMESSO? SONO UN MIGRANTE

di LUCIANO DAMIANI

É ricominciata la stagione del braccio di ferro fra il governo respingente e le ONG che vorrebbero scaricare sulle nostre banchine orde di migranti muscolosi. Ma noi, che rispettiamo le leggi umanitarie, accogliamo solo chi é ‘fragile’, che poi li abbiamo fatti sbarcare tutti di fatto non vuol dire nulla, abbiamo tenuto il punto, ma erano tutti fragili.

É ricominciata la stagione dei porti chiusi in TV, il dramma umano che continua da anni senza soluzione di continuità, diventa spettacolo da prima pagina a differenza dei molto più discreti ‘fermi amministrativi’ che hanno tenuto in precedenza le navi delle ONG ancorate alle banchine per settimane e settimane. Invece di impedirne l’arrivo se ne impediva la partenza, nel disinteresse dei media e del popolo della sinistra. Insomma questa destra ha bisogno di farsi vedere muscolosa e scusate se mi vengono in mente le iconiche pose da macho italico di un tal Benito.

Dico sempre che i giornalisti non dovrebbero esprimere opinioni ma raccontare i fatti, ed io, che non ho la presunzione di definirmi ‘giornalista’, ho voluto comunque cercare i fatti, stimolato in questo dalla solita discussione sugli altri paesi che non si prendono i migranti e su Malta che non apre il suo porto. Il focus della discussione sembra infatti essere sempre quello attorno alla questione di chi ‘se li prende’. Se da una parte sembra da tutti ammesso che in realtà, nonostante gli accordi, la redistribuzione dei migranti non ha funzionato, dall’altro lato non sono invece chiari a tutti i numeri dell’accoglienza nei vari paesi europei. Per alcune persone, forse molte, se non troppe, gli altri paesi non si prendono migranti, a queste persone pare che passano tutti da noi e qui rimangono. I numeri, però, le statistiche, dicono un’altra cosa, ma proprio una cosa ben diversa. Del resto anche i migranti raccolti dalle ONG sono una minima parte rispetto al totale degli arrivi, ma la discussione attorno a loro é tale da far pensare che fermate le ONG abbiamo risolto il problema dei migranti. Nel frattempo che si discute altri ne arrivano con navi mercantili, per proprio conto con barche e barchini o recuperati da navi militari italiane.

Presi da soli certi dati possono essere fuorvianti, paragonarsi ad esempio a Malta nel numero dei migranti accolti, come purtroppo qualcuno fa, nasconde probabilmente una certa dose di disonestà intellettuale per l’evidente motivo del rapporto di grandezza fra il nostro paese e Malta. Occorre quindi integrare il singolo dato numerico della quantità di rifugiati accolti con un dato significativo che possa configurare un rapporto maggiormente rispondente ad una valutazione obiettiva. Rapportando il numero dei rifugiati alla popolazione abbiamo già un quadro più verosimile rispetto all’impatto dei rifugiati nei vari paesi e quindi utile per fare un confronto. Si può anche far di meglio magari considerando la ricchezza pro capite, la disoccupazione ecc…

Se per numero assoluto (296.000 rifugiati) il nostro paese nella UE é 5° dopo Germania, Polonia, Francia e Repubblica Ceca, se facciamo un rapporto con la popolazione, il nostro paese scende drammaticamente nella classifica al 17° posto attestandosi su un valore dello 0,5% (1 rifugiato ogni 200 abitanti) contro lo 0,9 della Francia, il 2,11 di Malta il 2,69 della Germania ed addirittura il 3,21 della Polonia (che però risente grandemente dell’accoglienza degli Ucraini). A farci compagnia, in quei bassi livelli di classifica, ci sono i cugini spagnoli con uno 0,56.

Certo il tema non si può esaurire così, l’impatto sociale non si esaurisce solo nei numeri di presenza ma ci sono valori che vanno considerati quando si parla di migrazioni significative. Un tema che viene considerato nelle discussioni sui migranti é quello della disoccupazione, il migrante che porta via il lavoro, c’é quindi da chiedersi quanto una migrazione di questa importanza possa avere influenza rispetto a quel tema. Sempre spulciando le statistiche ho messo a rapporto l’incidenza dei rifugiati con il tasso di disoccupazione, che per il nostro paese si attesta al 7,9. Chi pensasse che i migranti incidono notevolmente sulla disoccupazione (ci tolgono il lavoro) dovrebbe ricredersi perché in questa classifica siamo fra i meno colpiti, solo la Spagna lo é meno di noi, questo a causa del tasso di disoccupazione più alto (12,6) che rende, in rapporto, meno significativa l’immigrazione. Su questo tema dell’occupazione, chi ne risente di più sono quei paesi che hanno un tasso di disoccupazione basso ed una incidenza di migranti maggiore, in altre parole gli effetti sull’occupazione sono più sensibili in quei paesi caratterizzati da una bassa disoccupazione ed un’alta incidenza dei rifugiati sulla popolazione. Chi ha un alto tasso di disoccupazione ed una bassa incidenza di rifugiati sulla popolazione non dovrebbe temere effetti importanti sui livelli occupazionali. Invece non sono pochi coloro che temono che “i migranti ci tolgono il lavoro”, in valori assoluti magari si ma in termini relativi di certo non ne tolgono più di quanto non accada in altri paesi. Fra coloro che maggiormente potrebbero temere questo c’é proprio la tanto criticata Malta ma anche la Bulgaria, la Germania, la Repubblica Ceca, la Polonia, la Svezia ecc..

L’unico motivo statistico per il quale potremmo essere autorizzati a lamentarci del flusso dei migranti é forse il nostro debito pubblico, secondo solo alla Grecia, che può farci pensare che potremmo non essere in grado di accogliere come dovremmo la quantità di immigrati che entrano nel nostro paese. La domanda “siamo in grado di accogliere dignitosamente tutti i migranti che arrivano?” non ha una facile risposta, ma non é forse vero che abbiamo accettato di accoglierli in cambio di concessioni e supporto finanziario?

In realtà abbiamo un problema gestionale evidente rispetto a queste migrazioni, una volta arrivati li stipiamo nei centri d’accoglienza stracolmi oltre ogni limite. Molti lasciano questi centri e diventano ‘fantasmi’ come fantasmi sono quelli che approdano senza essere intercettati, fantasmi che ingrossano le fila dei migranti clandestini o irregolari che dir si voglia.

Ci sono statistiche anche per questa tipologia. Eurostat ci propone per il 2020 un totale di clandestini identificati dalle forze dell’ordine europee di 557 mila unità, per la gran parte in Germania 118 mila, Francia 104, Ungheria 89 e Spagna 72. Il nostro paese si attesta su valori più bassi: 23 mila, lo 0,04 percento della popolazione, ovvero un clandestino ogni 2.500 abitanti. Nella classifica dell’incidenza sulla popolazione ci attestiamo attorno al 14° posto fra i paesi considerati. Potremmo ipotizzare che le nostre forze dell’ordine non sono particolarmente impegnate nel controllo della clandestinità, potremmo, e forse certamente é così, ipotizzare che quel valore sia particolarmente sottostimato, resterebbe comunque minore rispetto ai dati relativi agli altri paesi, in particolare Germania e Francia. Non mi azzardo in certezze statistiche sui clandestini per via della scarsa affidabilità dei valori espressi, mi limito a considerare che, anche se il valore degli irregolari in Italia fosse doppio o triplo di quanto riportato sarebbe comunque nettamente minore di quello riportato per gli altri paesi, significativamente Germania e Francia, per altro la scarsa affidabilità dei dati vale anche per questi.

Certamente é vero che gran parte di quelli che arrivano da noi ci considerano un paese di passaggio per quanto ci riguarda di 296000 rifugiati solo 58000 sono richiedenti asilo nel nostro paese gli altri cercano di arrivare principalmente nei paesi del Nord Europa. Probabilmente la qualità di ‘migranti di passaggio’ complica la situazione, la complica poiché mentre nei paesi di destinazione i programmi di inclusione possono avere un effetto positivo, nei paesi di transito questo non é in gran parte possibile poiché i migranti non vogliono farsi riconoscere e non vogliono neppure essere ‘collocati’ in qualche modo. E’ anche vero però che mettendo fine alla politica degli SPRAR si é azzerato l’unico sistema serio che il nostro paese aveva messo in campo per affrontare il problema dei migranti distribuendoli nel paese. In assenza di politiche attive in questo senso la presenza di migranti non é ammortizzata da nulla e la tendenza di questi a raggrupparsi li rende ‘poco sopportabili’ dalla popolazione che si dovesse trovar in quei luoghi. Io stesso ho avuto timore di entrare nella stazione centrale di Milano al mattino presto, letteralmente presidiata da migranti evidentemente Africani. Mentre altrove si adottano politiche di accoglienza fatte di percorsi specifici a livello nazionale, da noi sembra non essercene l’ombra, la responsabilità di questo non é certo nell’arrivo dei migranti ma nella incapacità della politica di pensare a qualcosa di diverso che vada oltre i centri di accoglienza e gli inutili fogli di via. Almeno per coloro che vogliono fermarsi nel nostro paese, andrebbero attivati dei percorsi, per gli altri, per quelli di passaggio, sta alla diplomazia riuscire a trovare accordi con i paesi di destinazione desiderati. Nel frattempo occorre che vengano gestiti e non abbandonati a se stessi.

Non possiamo quindi lamentarci che gli altri paesi non li prendono, non possiamo farcene un alibi, dobbiamo invece accettare il fatto che sia un problema che dobbiamo risolvere, che dobbiamo affrontare, invece non riusciamo ad andare oltre il lamento diretto verso gli altri paesi, verso l’Europa che ci tratta da cenerentola e, forse, ha ragione Macron dicendo che dovremmo piuttosto essere riconoscenti verso la UE poiché siamo il paese che più ha beneficiato dei fondi della Comunità.

Come non bastasse abbiamo un altro problema di migrazione magari più grave per il nostro paese: é da poco pubblicato il “Rapporto degli italiani nel mondo 2021”, un rapporto che ci racconta della migrazione degli italiani all’estero. Il rapporto ci dice che il 10% dei cittadini italiani risiede all’estero e che nel solo ultimo anno più di 53.000 italiani hanno lasciato il paese. Forse dovremmo preoccuparci fortemente anche degli italiani che se ne vanno.

Abbiamo due migrazioni, una in entrata ed una in uscita, che non sono però complementari, l’una non sostituisce l’altra. Mentre chi va via, spesso, é particolarmente qualificato, chi arriva non lo é. Questo vuol dire che il vuoto creato da chi se ne va non viene riempito da chi arriva, e chi arriva gonfia oltremodo la fascia sociale più bassa del paese, un’area nella quale già si soffre ampiamente di disoccupazione è sfruttamento. Allora c’è da chiedersi se davvero abbiamo bisogno di questo tipo di migrazione, come qualcuno dice, o se invece abbiamo più bisogno di frenare l’esodo di italiani qualificati.

Insomma la sostanza é che senza politici veramente capaci, e non solo in Italia, la complessità del problema delle migrazioni non troverà mai soluzione e le criticità non potranno che acuirsi nel tempo, probabilmente anche in quei paesi virtuosi che finora sembra riescano a gestire meglio i flussi. Di certo non é che con espressioni tipo “é finita la pacchia!” che si affrontano i problemi o che si dimostra di aver preso coscienza della questione. Non si tratta di bloccare le migrazioni, che siano in entrata o in uscita, ma si tratta di riuscire a gestirle, a modularle in modo che non creino criticità ingestibili. E questo si può fare solo intervenendo sulle cause che le generano, non c’è altra via, e bisogna farlo in fretta poiché anche la capacità di gestire le migrazioni dei paesi più organizzati potrebbe venir meno, a maggior ragione in quei paesi che sono meno attrezzati in ogni senso.

Nel grafico l’incidenza percentuale dei rifugiati sulla popolazione

Nel grafico l’incidenza percentuale degli immigrati irregolari (clandestini, migranti con permesso scaduto, migranti che abbandonano i centri accoglienza ecc..)

LUCIANO DAMIANI

* Le fonti dei dati utilizzati per l’articolo: UNHCR, EUROSTAT, Min. Interni, MEF, Trading Economics, Fondazione Migrantes.
* La foto di copertina é presa da ADN Kronos

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