“CHE AMBIENTE CHE FA” DI LUCIANO DAMIANI – IL VERDE CHE VERRÀ……. COL NUOVO GOVERNO
di LUCIANO DAMIANI ♦
E dunque si é insediato il nuovo governo, prende il posto di un governo di intese extra large che non ha brillato, occorre dirlo, per rivoluzionarie iniziative sulla rivoluzione verde. Non ha brillato perché, forse la pecca più importante in questo tempo di transizione ecologica, non é riuscito a risolvere quei freni burocratici che nel nostro paese, da tutti riconosciuto, sono forse il maggior ostacolo allo sviluppo. Leggendo qua e là, ad esempio, ci si imbatte nel problema che ancora blocca le ‘comunità energetiche’, realtà di persone, uffici o enti che si uniscono nella produzione autonoma di energia verde mettendola a fattor comune. Queste realtà, rivoluzionarie, pur essendo previste proprio nell’ottica del Green New Deal, non riescono a passare alla fase operativa, pur bussando fortemente alla porta della burocrazia, per l’assenza dei decreti e regolamenti necessari. In questi giorni, secondo Legambiente, su 100 comunità energetiche (CER) mappate, soltanto 16 hanno terminato l’iter burocratico riscuotendo anche gli incentivi previsti.
Il Presidente Meloni ha proposto alle Camere il suo discorso programmatico sul quale ha chiesto e ottenuto, ovviamente, la fiducia. Tocca quindi ascoltarlo attentamente per percepire quale sia il reale atteggiamento di questo governo rispetto alle questioni ambientali.
Nel suo intervento la premier richiama la necessità di interventi strutturali evocando le “procedure bloccate da lustri da una burocrazia cieca e da una visione ideologica francamente incomprensibile” che secondo il Primo Ministro ci costringono a realizzare “con urgenza e grosso impatto il rigassificatore di Gioia Tauro” basterebbe, dice, che l’opera venisse dichiarata di importanza strategica. L’impianto sarebbe in grado di processare sino a 16 miliardi di m3 anno: “per iniziare, nel nostro sud, quell’HUB energetico nazionale ed europeo con cui ci siamo presentati agli italiani”, opera che serve a “guadagnare tempo” ma poi “occorrono misure di medio termine che ci rendano indipendenti, penso alla ripresa delle estrazioni di gas nazionale…”. Bisogna realizzare “la gas release ferma da oltre un anno per ragioni ideologiche…. Ce lo chiedono le aziende”.
Ma il gas inquina…. “Non é che se lo estraggono le altre nazioni il gas inquina di meno….. lo paghiamo di più”.
Deo gratias si riconosce che il gas inquina, ma inquina lo stesso se lo estraggono gli altri, tanto vale che ce lo estraiamo da noi che così lo pagamo de meno (alla romana). Non é che dice “inquina si ma de meno” no dice proprio che “ce costa meno” come dire che la cosa importante é il costo, non la capacità o meno di alterare il clima o inquinare l’ambiente. L’idea di realizzare un impianto fisso di rigassificazione a Gioia Tauro sta lì a dimostrare come l’ipotesi di abbandonare le fossili, gas compreso, non é proprio nelle corde del governo. Se potessero farebbero qualcosa anche per continuare ad usare il carbone. Per fortuna la UE ha detto che non é una fonte energetica sostenibile, a differenza del gas ma come strumento transitorio.
Continua… “Dopo di che ovviamente bisogna tener conto delle indicazioni europee per il potenziamento delle rinnovabili…..”
Segue con una sorta di elencazione degli ostacoli che si frappongono, che ritardano la messa a terra degli impianti per le energie rinnovabili.
Ma poi c’é sempre un “anche quì” o se vogliamo un “ma però”.
“Credo che debba essere chiaro che la sostenibilità ambientale debba andare di pari passo con la sostenibilità sociale e la sostenibilità economica”. “Non possiamo pensare di demolire filiere di eccellenza produttiva nazionale per assecondare obiettivi che sono stati stabiliti prima della guerra ed in un contesto completamente diverso da quello con il quale ci interfacciamo oggi”. “Non ci renderemo mai disponibili a passare dalla dipendenza dal gas russo alla dipendenza dalle materie prime cinesi”, “non mi pare una strategia intelligente” e segue: “In Italia bisogna investire sulla produzione delle componentistiche essenziali alla realizzazione degli impianti rinnovabili”, e termina dicendo che “queste priorità saranno tra le prime che porteremo avanti”.
Arriva poi il pezzo di sintesi del discorso: “Sono favorevolissima al fatto che l’Europa lavori per arrivare ad una diminuzione dello 0,8 delle emissioni, ma non sono d’accordo che lo faccia legandosi mani e piedi ad alcune fra le nazioni più inquinanti al mondo…… credo che l’Italia e l’Europa debbano lavorare davvero perché le emissioni, che sono globali, globalmente diminuiscano”.
Questa parte della replica del Presidente del Consiglio ci restituisce molto chiaramente la posizione del governo, quel “globalmente diminuiscano” sostituisce il “prima gli italiani” tipico del linguaggio populistico con il “prima gli altri”, ovvero la transizione la facessero prima quelli che inquinano di più, che poi la facciamo pure noi. In altre parole dice che l’Europa dovrebbe darsi da fare a rendere sostenibili gli altri paesi prima di fare la rivoluzione ecologica in casa propria.
Una tal posizione ci fa intendere il livello di impegno che questo governo intenderà mettere nel Green New Deal nostrano e nel ruolo che avrà in Europa. Ci piacerebbe poi, per inciso, capire come intende sviluppare la tecnologia legata alla sostenibilità senza, gioco forza, essere dipendente per le materie prime da altri paesi, abbiamo forse giacimenti di terre rare e il popolo non lo sa? Su questo tema il nuovo governo già pone il freno delle considerazioni relative alla “sostenibilità sociale ed economica”: non considera la transizione come qualcosa di trainante ma come, verrebbe da dire, una sorta di malattia per la quale occorre preventivamente proteggersi di modo che la si possa affrontare senza rischi. Purtroppo il cambiamento climatico, ma anche, perché no, le malattie da inquinamento, non attendono le contromisure ad una politica che dovrebbe invece accelerare i cambiamenti virtuosi.
Ma un cambiamento Giorgia Meloni lo vede, il suo sguardo al futuro vede un occasione ghiotta per il sud: “i gasdotti del mediterraneo orientale arrivano nel nostro mezzogiorno, tutto ci manca fuorché vento, mare, sole per le rinnovabili…. Con i soldi spesi bene del PNRR potremmo fare del sud Italia l’HUB energetico d’Europa”, peccato che la filosofia dell’energia sostenibile non è quella di essere trasportata ma di essere prodotta ed utilizzata sul posto, quella che si chiama ‘democrazia energetica’. Questa sua affermazione dell’HUB energetico d’Europa, collegato a vento, sole e mare dimostra quanto scarsa conoscenza abbia questo governo, perché di governo si deve parlare, rispetto ai temi dell’energia sostenibile.
Il ministro Pichetto Fratin, Vice ministro allo Sviluppo Economico del governo Draghi, al termine di un tavolo sull’automotive a luglio di quest’anno, da lui presieduto, dice che “questo é il momento per la svolta verso un futuro moderno oppure per rischiare di rimanere indietro”. Anche il ministro richiama alla realtà delle cose e dice che occorre “definire un percorso molto serio seppur pieno di dubbi”, “dobbiamo farci una ragione della realtà”, “il governo ha bisogno di condividere con le organizzazioni industriali e dei lavoratori”
Sull’idrogeno il ministro sembra prospettare la strada verso l’idrogeno blu visto che “abbiamo due tubi che ci portano il metano” e “ragioniamo sull’idrogeno verde, che é più bello, ma poi c’é l’idrogeno blu. L’idrogeno verde si fa con l’acqua e con tanta energia”. Il ministro non sa o non considera che il surplus di energia sostenibile può essere utilmente utilizzato per produrre idrogeno “verde”. Certo sono questioni in prospettiva di lungo termine, ma se si é timidi già in premessa significa che non ci si crede realmente oppure che si ha paura di programmare un futuro diverso dal presente al quale siamo abituati. Del resto abbiamo sentito dire dal ministro, in occasione della presentazione del bilancio territoriale del Piemonte della società A2A, quella degli inceneritori di rifiuti, per capirsi, che l’incenerimento dei rifiuti é “economia circolare”, e che: “Qualità dei propri consumi significa anche utilizzo al meglio dei propri rifiuti, significa risparmio di energia ma significa anche raccolta e creazione da tutte le fonti compatibili di energia”, mostrando di non capire quale sia il modo virtuale di gestione dei rifiuti che si esplica nella differenziazione spinta e nel riuso di ciò che ancora può avere una vita, proponendo in effetti che tutti i rifiuti bruciabili vadano utilizzati
per creare energia.
Se il Presidente del Consiglio dimostra di non essere particolarmente attratto da una accelerazione della transizione energetica, il suo Ministro dell’Ambiente sembra dimostrare di non sapere di cosa parla e comunque di avere un approccio timidissimo al tema. La sensazione é di manifesta inadeguatezza al ruolo.
Per il nostro territorio dovremmo quindi attenderci nuovamente il tentativo di A2A di riproporre il suo inceneritore, del resto, il sindaco di Roma ha già detto che Roma avrà il suo inceneritore e il ministro per l’ambiente ha detto che portare i rifiuti all’incenerimento per produrre energia é cosa buona e giusta. Non ci resta che attendere un presidente di Regione della stessa risma, tanto fra poco si vota. E meno male che la Meloni non ha parlato di nucleare.
LUCIANO DAMIANI